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Brohi13

Coronavirus COVID-19

Post in rilievo

Fase 2 in altri paesi:

 

E' esclusa la Svezia perchè da loro non c'è mai stato un vero lockdown nonostante si sia consigliato alla popolazione le classiche regole di distanziamento e igiene.

 

Quoto

L'avvio della Fase 2 è una questione delicata per tutti i Paesi che hanno adottato misure di contenimento più o meno severe per contrastare il contagio del coronavirus. La prima a partire è stata la Cina, da dove tutto è iniziato, ma la normalità è ancora lontana. In Europa le prime misure di ripartenza sono iniziate dopo Pasqua.

 

 

Ovunque l'avvio di una graduale riapertura è accompagnato dal mantenimento di regole di igiene e distanza sociale, spesso con l'obbligo di mascherine. E tutti hanno scelto un processo graduale, che potrebbe comportare variazioni in caso di ripresa dei contagi. "Nessuna data è scolpita nel marmo", ha avvertito la premier belga Sophie Wilmes. In alcuni paesi, sia perché si tratta di sistemi federali come la Germania, o per le differenze territoriali e di contagio, la ripartenza presenta differenze regionali. Ecco un quadro delle scelte fatte:

 

CINA - Primo Paese colpito dall'epidemia, è stato anche il primo a cominciare ad allentare le misure di lockdown con la ripresa di molte attività produttive. Si tratta comunque di un processo graduale, differenziato nelle varie parti del paese, che non è ancora tornato alla normalità. L'11 marzo la provincia di Hubei, dove si trova Wuhan, l'epicentro della pandemia, ha avviato una graduale ripresa del lavoro e la produzione. Il 4 aprile sono stati riaperte alle visite alcuni tratti della Grande muraglia. Oggi sono tornati sui banchi gli studenti delle superiori a Pechino e Shanghai.

AUSTRIA - Il Paese ha già iniziato ad allentare le misure. Il 14 aprile è partita la riapertura di librerie, negozi di abbigliamento, fiorai e ferramenta, a patto che seguano le norme igieniche e di distanziamento sociale. Sui mezzi pubblici e nei negozi è obbligatorio indossare la mascherina. Il ritorno graduale a scuola inizierà il 4 maggio: i primi a tornare in classe saranno i 100mila studenti dell'ultimo anno di liceo. Il 15 maggio toccherà a 700mila studenti fra i sei e i 14 anni. Gli ultimi, il 29 maggio, saranno i 300mila studenti di liceo che quest'anno non dovranno affrontare la maturità. Non ci saranno lezioni tutti i giorni: ognuna delle due metà di una classe seguirà, a settimane alterne, lezioni rispettivamente dal lunedì al mercoledì, e dal giovedì al venerdì. Non ci saranno compiti per nessuno, il programma sarà alleggerito e saranno organizzati corsi di recupero durante l'estate per gli studenti il cui rendimento, durante il confinamento, è peggiorato. Tutti gli allievi di più di dieci anni dovranno indossare la mascherina protettiva all'interno degli edifici scolastici, ma non in classe. Ristoranti e caffè riapriranno il 15 maggio, data in cui riprenderanno le funzioni religiose. I locali per la ristorazione potranno rimanere aperti fino alle undici di sera .

DANIMARCA - il 15 aprile hanno riaperto nidi, scuole materne ed elementari, mantenendo le distanze fra i bambini. Ristoranti, caffè, bar e luoghi di ritrovo rimarranno chiusi almeno fino al 10 maggio.

GERMANIA - La fase 2 è iniziata il 20 aprile con la riapertura di attività commerciali, con una superficie inferiore agli 800 metri quadri, ma anche - a prescindere dalle dimensioni - i concessionari di auto, i negozi che vendono biciclette e le librerie. Ma nel paese, dove molte fabbriche non hanno mai chiuso, viene lasciata grande flessibilità ai singoli land nel gestire la riapertura. In molte regioni - fra cui Sassonia, Baviera e Meclemburgo-Pomerania -è obbligatorio il porto della mascherina nei negozi e sui mezzi pubblici. Sempre il 20 aprile in alcune regioni hanno riaperto gli zoo e sono tornati sui banchi gli studenti dell'ultimo anno in Sassonia, a Berlino e nel Brandeburgo. Le riaperture delle scuole sono progressive e alcuni land aspettano l'inizio di maggio. A Berlino il 4 maggio riapre l'isola dei musei e le biblioteche riprenderanno parzialmente l'attività. Dal 22 aprile sono possibili eventi fino a venti persone, che dovranno essere esplicitamente autorizzati. Dal 4 maggio saranno permessi eventi all'aperto e messe fino a 50 partecipanti. Fino al 31 agosto saranno vietati eventi fra mille e 5mila partecipanti, mentre il divieto sopra i 5mila partecipanti rimarrà in vigore fino al 24 ottobre. In Baviera, uno dei land più colpiti dall'infezione, le autorità sono molto più prudenti ed è già stata annullata l'Oktoberfest.

REPUBBLICA CECA - Il 20 aprile è stata autorizzata la celebrazione dei matrimoni a patto che non vi assistano più di dieci persone, compresi gli sposi e chi officia la cerimonia. Tutti - tranne gli sposi - devono indossare mascherine. Al via anche la riapertura di officine, concessionari e mercati.

STATI UNITI - Negli Usa si procede in ordine sparso, sia per la naturale federale dell'Unione, sia per la mancanza di una chiara leadership centrale da parte del presidente Donald Trump. Il 24 aprile Georgia e Oklahoma hanno avviato l'apertura di parrucchieri ed estetisti. Nel primo di questi due stati sono ripartiti anche centri per i tatuaggi e palestre. L'Alaska ha permesso la riapertura di ristoranti e negozi, ma alcune municipalità hanno mantenuto regole più strette. In Texas hanno intanto riaperto alcuni negozi e ristoranti in sfida alle autorità. In Colorado l'ordine di rimanere a casa si è trasformato in un consiglio ad uscire il meno possibile, con l'apertura di alcune imprese.

ISRAELE - Ieri hanno riaperto parrucchieri, estetisti, negozi al di fuori dai centri commerciali, a condizioni di rispettare le regole del distanziamento sociale e l'obbligo di guanti e mascherine. Ristoranti e chioschi di cibo hanno iniziato a vendere cibo da asporto. Rimangono in vigore le restrizioni di movimento entro 100 metri da casa salvo motivi essenziali. Ma ieri è scattato anche un lockdown di cinque giorni a Beit Shemesh e Netivot, centri abitati da ebrei ultraortodossi dove si sono sviluppati importanti focolai di contagio. E per tutta la durata del Ramadan è stato imposto un coprifuoco notturno delle zone arabe, analogamente a quanto deciso durante la Pasqua ebraica.

SPAGNA - Ieri i bambini spagnoli hanno finalmente avuto il permesso di uscire da casa per giocare e passeggiare per un'ora. Il 13 aprile era stata permessa il 13 aprile la riapertura, in condizioni di sicurezza, dei settori dell'edilizia e di altre attività industriali. Lo stato d'emerga è stato per ora prolungato al 9 maggio.

SVIZZERA - Parte oggi il programma di allentamento delle misure. Gli ospedali possono tornare a effettuare gli interventi rinviati a causa dell'emergenza e potranno riprendere la loro attività studi medici, parrucchieri, centri massaggi, centri estetici, negozi con tutto quel che serve per il 'fai da te', di giardinaggio e di fiori. Gli altri commerci ripartono l'11 maggio. Le scuole dell'obbligo rimarranno invece chiuse almeno fino all'11 maggio. L'8 giugno sarà la volta di scuole post obbligatorie, musei, zoo e biblioteche.

NORVEGIA- Riaprono oggi le scuole elementari dopo che la settimana scorsa erano riapertiti scuole materne e nidi. Nelle classi non possono stare più di 15 alunni e molte attività sono previste all'aperto.

BELGIO - Il 4 maggio riapriranno le industrie e i servizi per i professionisti, ma il telelavoro dovrà rimanere la norma, i cittadini dovranno continuare ad uscire di casa solo per necessità e i maggiori di 12 anni dovranno indossare mascherine sui mezzi pubblici. Sarà possibile fare attività fisica all'aperto, nel rispetto delle distanze, anche con due persone che non abitano nella stessa casa. L'11 maggio riapriranno tutti i negozi. Il 18 maggio riaprono i parrucchieri e si avvia un ritorno a scuola. Torneranno sui banchi le classi alla fine di ogni ciclo, con un massimo di dieci alunni per classe. A questa data è possibile che vengano autorizzate riunioni fra amici a casa e sia ampliato il numero possibile di partecipanti a matrimoni e funerali, così come della pratica sportiva. L'otto giugno se tutto procede bene verrà riavviata l'apertura di bar, ristoranti, cinema e musei, mentre i grandi eventi rimangono vietati fino al 31 luglio.

FRANCIA - Il governo illustrerà domani pomeriggio la 'fase 2' per l'uscita del Paese dal lockdown. Il piano è composto da misure pratiche in sei aree specifiche: salute pubblica, riapertura delle scuole, ritorno al lavoro, imprese, trasporti ed attività culturali e religiose. Le misure saranno accompagnate da un'app di tracciamento dei contatti che dovrebbe essere pronta dall'11 maggio. Il comitato tecnico-scientifico ha espresso riserve sulla proposta di Macron di riaprire progressivamente le scuole a partire dall'11 maggio. Il comitato ha consigliato di ripartire a settembre e ha dato indicazione che durante la 'fase 2' sia obbligatorio indossare la mascherina in pubblico e che per tutti sia disponibile il gel disinfettante per le mani.

GRAN BRETAGNA - Nel Regno Unito si ritiene che sia ancora troppo presto per passare alla fase 2. Tornato oggi al lavoro dopo essere stato contagiato dal covid-19, il primo ministro Boris Johnson ha detto che non è ancora arrivato il momento di allentare le misure, perché una seconda ondata sarebbe ''un disastro''.

https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2020/04/27/fase-come-affrontano-gli-altri-paesi_RgiCuI3dniHCLXOEUYD4uI.html?refresh_ce

 

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7 hours ago, POLARMAN said:

diciamo che sembrerebbe la scelta piup' logica...aperture per regioni...da un lato e' gia' cosi, io ligure posso staccarmi dal vincolo dei 200 mt, posso fare attivita fisica o motoria all'interno del comune di residenza..penso sia la via

ahah scene assurde

dai bisogna prenderla sul ridere, per un po' con i cari di una certa eta' bisognera' prestare molta attenzione purtroppo

Tu pensi nessuno riterrebbe incostituzionale la  riapertura in Basilicata e non in Liguria?

 

paese di costituzionalisti, siamo tutti cassese 

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7 hours ago, Atsu said:

in Piemonte niente take away e niente seconde case almeno fino al 18, poi si vedrà

Niente take away? Come mai...

qui da me il bar Stava pulendo ed a detto che inizia con asporto e take away Lunedi 

la rosticceria ha già riaperto per take away, lunedì asporto...

 

tutti contenti...

 

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Comunque le regole sono chiare e semplici da applicare quando sono inequivocabili

divieto di assembramento , piu di una persona

distanza di almeno un metro in ambiente aperto, almeno due metri in ambiente chiuso
facoltà di visita di parenti fino al 3 grado legale 

possibilità di uscita per attività fisica entro 2 km dal luogo di domicilio

possibilita di accesso a parchI e spiaggie a piedi e sempre nell’ambito dei 2km di cui sopra , col limite di distanza a due metri ( si suda) 

etc etc

 

hanno voluto fare una cosa meno chiara per dare modo di alleggerire la pressione e di consentire qualcosa in più. E subito critiche che non è chiaro...lo era apposta Poco chiaro

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Manca gravemente chiarezza sulla scuola, sulle app ( secondo me ci hanno ripensato...) e sulle mascherine 

hai detto che il loro prezzo viene calmierato, dai...e scrivi che è obbligatoria almeno fino al 1 giugno...

 

io avrei fatto riaprire bar e ristoranti il 25 maggio...ogni settimana un cosa in più...

 

i cinema e teatri il 1 giugno con obbligo di distanza  E termoscanner

una fila si ed una no, un posto si e due no
oppure ogni fila ma un posto ogni 5 e sfalsati tra file ...etc etc..

 

parrucchiere con mascherina e guanti, un cliente alla volta, senza possibilità di sala di attesa 

palestre con  termoscanner ...

 

 

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Quoto

Coronavirus, l’analisi di Harvard sul disastro italiano: “Sfortuna e incapacità dei leader”

Le linee guida e le soluzioni adottate dal nostro governo sono state troppo disomogenee, anche se confrontate su due regioni vicine come Lombardia e Veneto

NEW YORK. «I politici di tutto il mondo lottano per contrastare la rapida pandemia di Covid-19, ma la loro “guerra” è più difficile che mai trovandosi a combattere su un territorio inesplorato. Molto è stato scritto sulle pratiche e le politiche utilizzate in Paesi come Cina, Corea del Sud, Singapore e Taiwan per reprimere la pandemia. Sfortunatamente, in gran parte dell'Europa e degli Stati Uniti è già troppo tardi per contenere Covid-19 nella sua fase iniziale, e i politici faticano a tenere il passo con la pandemia in espansione.

Nel fare ciò, tuttavia, stanno ripetendo molti degli errori commessi all'inizio in Italia, dove la pandemia ha causato un disastro. Lo scopo di questo articolo è aiutare i politici statunitensi ed europei a tutti i livelli ad imparare dagli errori dell'Italia, in modo che possano riconoscere e affrontare le sfide senza precedenti presentate dalla crisi in rapida espansione». La riflessione propositiva è contenuta in una lunga relazione della rivista Harvard Business Review dal titolo “La risposta italiana al Coronavirus”, la cui stesura è stata affidata a Gary Pisano (1*), Raffaella Sadun (2*) e Michele Zanini (3*).

La premessa degli autori è che “nel giro di poche settimane (dal 21 febbraio al 22 marzo), l'Italia è passata dalla scoperta del primo caso ufficiale Covid-19 a un decreto del governo che essenzialmente vieta tutti i movimenti di persone all'interno dell'intero territorio e la chiusura di tutti le attività commerciali non essenziali. In questo brevissimo periodo, il Paese è stato colpito da uno ‘tsunami’ senza precedenti, caratterizzato da un flusso incessante di morti. «È senza dubbio la più grande crisi italiana dalla seconda guerra mondiale».

Una guerra in cui hanno giocato contro due ostacoli: la sfortuna prima, e poi l’incapacità dei leader in Italia di riconoscere l'entità della minaccia e organizzare una risposta sistematica. «Vale la pena sottolineare che questi ostacoli sono emersi anche dopo che Covid-19 aveva già avuto un impatto completo in Cina e alcuni modelli alternativi per il contenimento del virus (in Cina e altrove) erano già stati attuati con successo. Ne emerge un “fallimento sistematico” che rischia di riflettere un più ampio “fallimento nel prendere decisioni in tempo reale in tempi di crisi allargate e ai modi per superarle».

 

Coronavirus, l’analisi di Harvard sul disastro italiano: “Sfortuna e incapacità dei leader”

Le linee guida e le soluzioni adottate dal nostro governo sono state troppo disomogenee, anche se confrontate su due regioni vicine come Lombardia e Veneto

Il Primo Ministro italiano, Giuseppe Conte

 

NEW YORK. «I politici di tutto il mondo lottano per contrastare la rapida pandemia di Covid-19, ma la loro “guerra” è più difficile che mai trovandosi a combattere su un territorio inesplorato. Molto è stato scritto sulle pratiche e le politiche utilizzate in Paesi come Cina, Corea del Sud, Singapore e Taiwan per reprimere la pandemia. Sfortunatamente, in gran parte dell'Europa e degli Stati Uniti è già troppo tardi per contenere Covid-19 nella sua fase iniziale, e i politici faticano a tenere il passo con la pandemia in espansione.

Nel fare ciò, tuttavia, stanno ripetendo molti degli errori commessi all'inizio in Italia, dove la pandemia ha causato un disastro. Lo scopo di questo articolo è aiutare i politici statunitensi ed europei a tutti i livelli ad imparare dagli errori dell'Italia, in modo che possano riconoscere e affrontare le sfide senza precedenti presentate dalla crisi in rapida espansione». La riflessione propositiva è contenuta in una lunga relazione della rivista Harvard Business Review dal titolo “La risposta italiana al Coronavirus”, la cui stesura è stata affidata a Gary Pisano (1*), Raffaella Sadun (2*) e Michele Zanini (3*).

La premessa degli autori è che “nel giro di poche settimane (dal 21 febbraio al 22 marzo), l'Italia è passata dalla scoperta del primo caso ufficiale Covid-19 a un decreto del governo che essenzialmente vieta tutti i movimenti di persone all'interno dell'intero territorio e la chiusura di tutti le attività commerciali non essenziali. In questo brevissimo periodo, il Paese è stato colpito da uno ‘tsunami’ senza precedenti, caratterizzato da un flusso incessante di morti. «È senza dubbio la più grande crisi italiana dalla seconda guerra mondiale».

Una guerra in cui hanno giocato contro due ostacoli: la sfortuna prima, e poi l’incapacità dei leader in Italia di riconoscere l'entità della minaccia e organizzare una risposta sistematica. «Vale la pena sottolineare che questi ostacoli sono emersi anche dopo che Covid-19 aveva già avuto un impatto completo in Cina e alcuni modelli alternativi per il contenimento del virus (in Cina e altrove) erano già stati attuati con successo. Ne emerge un “fallimento sistematico” che rischia di riflettere un più ampio “fallimento nel prendere decisioni in tempo reale in tempi di crisi allargate e ai modi per superarle».

Coronavirus, le 10 risposte dell'epidemiologo Lopalco per capire come proteggersi

 

Riconoscere i proprio pregiudizi cognitivi
«Nelle sue fasi iniziali, la crisi di Covid-19 in Italia non assomigliava affatto a una crisi. Le dichiarazioni iniziali sullo stato di emergenza sono state accolte dallo scetticismo sia da parte del pubblico che da molti politici, anche se diversi scienziati avvertivano già da settimane della potenziale catastrofe che il fenomeno poteva causare». E così, ancora alla fine di febbraio, alcuni importanti politici italiani sfoggiavano strette di mano pubbliche a Milano per sottolineare che l'economia non doveva fermarsi a causa del virus. «Una settimana dopo, a uno di questi politici fu diagnosticato Covid-19, ovvero Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico e presidente della regione Lazio.  

«L'incapacità sistematica di ascoltare gli esperti evidenzia come talvolta i leader - e le persone in generale - affrontino situazioni terribili e altamente complesse in cui non esiste una soluzione facile. Il desiderio di agire fa sì che i leader facciano affidamento sulle loro convinzioni (spesso agendo di pancia) o sulle opinioni del loro cerchio ristretto. Ma in un momento di incertezza è essenziale resistere a tale tentazione e invece impiegare il tempo per scoprire, organizzare e assorbire la conoscenza parziale che è dispersa in diverse tasche di competenza».

Evitare soluzioni parcellizzate e disconnesse
Una seconda lezione che si può trarre dall'esperienza italiana è l'importanza degli approcci sistematici e dei pericoli delle soluzioni parziali. La rivista dell’Università di Harvard  sottolinea come il governo italiano ha affrontato la pandemia di Covid-19 emanando una serie di decreti che aumentavano gradualmente le restrizioni all'interno delle aree di blocco le “zone rosse”, che venivano poi allargate fino ad adottarle per l'intero Paese. «Quando il decreto che annunciava la chiusura dell'Italia settentrionale è diventato pubblico, ha innescato un esodo massiccio nell'Italia meridionale, indubbiamente diffondendo il virus in regioni in cui non era presente. Ciò dimostra, come ormai chiaro a molti osservatori, che una risposta efficace al virus deve essere messa a punto come un sistema coerente di azioni intraprese contemporaneamente. I risultati degli approcci adottati in Cina e Corea del Sud sottolineano questo punto».

Secondo i tre relatori queste regole si applicano anche all'organizzazione del sistema sanitario stesso. Sono necessarie riorganizzazioni dell’intera organizzazione degli ospedali (ad esempio, la creazione di flussi di cure Covid-19 e non Covid-19). «La necessità di azioni coordinate è particolarmente elevata in questo momento negli Stati Uniti».

 

 

Coronavirus, l'esercizio per i polmoni da fare in casa: la spiegazione del medico rianimatore

 

L'apprendimento è fondamentale

 
La rivista procede a una disamina delle risposte nelle due principali regioni colpite dal virus. «La Lombardia, una delle aree più ricche e produttive d'Europa, è stata colpita in modo sproporzionato dal Covid-19. Al 26 marzo deteneva il triste record di quasi 35.000 casi e 5.000 morti in una popolazione di 10 milioni. Il Veneto, al contrario, è andato molto meglio, con 7000 casi e 287 decessi in una popolazione di 5 milioni, nonostante si sia assistito a una diffusione iniziale sostenuta all’interno della comunità», e ha adottato un approccio proattivo al contenimento del virus. Una strategia articolata su più fronti.

 

«Si ritiene che l'insieme delle politiche attuate in Veneto abbia notevolmente ridotto l'onere per gli ospedali e ridotto al minimo il rischio di diffusione di Covid-19 nelle strutture mediche, un problema che ha avuto un forte impatto sugli ospedali lombardi - concludono gli autori - Il fatto che politiche diverse abbiano prodotto risultati diversi in regioni altrimenti simili avrebbe dovuto essere riconosciuto fin dall'inizio come una potente opportunità di apprendimento. I risultati emersi dal Veneto avrebbero potuto essere utilizzati per rivedere presto le politiche regionali e centrali. Eppure, è solo negli ultimi giorni, un mese intero dopo lo scoppio in Italia, che la Lombardia e altre regioni hanno adottato provvedimenti per emulare alcuni degli aspetti dell’ “approccio veneto”, compreso fare pressioni sul governo centrale affinché contribuisse a rafforzare la loro capacità diagnostica».

La raccolta e la diffusione di dati è importante
Un altro dei fattori di criticità con cui il Paese si è trovato ad avere a che fare è quello della gestione dei dati, in particolare in relazione a due aspetti. All’inizio della pandemia, il problema era la scarsità di dati. Più specificamente, è stato suggerito che la diffusione diffusa e inosservata del virus nei primi mesi del 2020 potrebbe essere stata facilitata dalla mancanza di capacità epidemiologiche e dall'incapacità di registrare sistematicamente picchi di infezione anomala in alcuni ospedali. Più recentemente, il problema sembra essere stato di precisione dei dati. In particolare, nonostante il notevole sforzo che il governo italiano ha dimostrato nell'aggiornamento periodico delle statistiche relative alla pandemia su un sito Web accessibile al pubblico, alcuni commentatori hanno avanzato l'ipotesi che la notevole discrepanza nei tassi di mortalità tra l'Italia e altri paesi e all'interno dell'italiano le regioni possono (almeno in parte) essere guidate da diversi approcci di prova.

Queste discrepanze complicano la gestione della pandemia in modi significativi, perché in assenza di dati realmente comparabili (all'interno e tra i paesi) è più difficile allocare risorse e comprendere cosa sta funzionando dove (ad esempio, cosa sta inibendo l'effettiva tracciabilità della popolazione).

Un approccio decisionale diverso
Ecco allora fissati i due pilastri su cui si deve basare la risposta all’emergenza, ovvero le linee guida che è tassativo seguire specie per chi, come gli Usa, si trova oggi ad affrontare la situazione che vi era in Italia settimane fa. «La necessità di un'azione immediata e di una massiccia mobilitazione implicano che una risposta efficace a questa crisi richiederà un approccio decisionale tutt'altro che normale - affermano gli autori -. Se i politici vogliono vincere la guerra contro il Covid-19 è essenziale adottarne uno che sia sistemico, dia la priorità all'apprendimento e sia in grado di replicare rapidamente sperimentazioni di successo e identificare e accantonare al contempo quelle inefficaci. Si tratta di un’azione elevata, soprattutto nel mezzo di una crisi così enorme. Ma data la posta in gioco, deve essere fatto».

1* Gary P. Pisano è docente di Business Administration con cattedra intitola a Harry E. Figgie Jr. e rettore associato della facoltà stessa presso la Harvard Business School. È autore di “Creative Construction: The DNA of Sustained Innovation”.

2* Raffaella Sadun è docente di Business Administration presso la Harvard Business School. La sua ricerca si concentra sull'economia della produttività, della gestione e del cambiamento organizzativo nel settore privato e pubblico. È ricercatrice presso il National Bureau of Economic Research e ricercatrice associata nel programma Ariadne Labs di Harvard T.H. Chan School of Public Health.

3* Michele Zanini è amministratore delegato del Management Lab. È coautore di “Humanocracy: Creazione di organizzazioni straordinarie come le persone al loro interno” (Harvard Business Review Press, di prossima pubblicazione).

La stampa

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Da me pensano di riaprire le scuole, in una sorta di "progetto pilota" per quel che verrà a settembre. Tutto ciò è favorito anche dal bassissimo livello di contagiosità ormai raggiunto.

 

https://www.ansa.it/valledaosta/notizie/2020/04/27/fase-2-certan-riapertura-scuola-ancora-possibile_c731d940-deb7-410f-b543-240d612dac7f.html

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Fino a pasquetta, anche se potevo per motivi lavorativi bellamente fregarmene del lockdown, in un mese e mezzo sono uscito 2 volte a settimana (una per lavoro, una per spesa).

Dal 14 in avanti visto che non condivido per nulla l’operato di chi sta prendendo decisioni sia a livello nazionale che locale, ho ripreso la mia normale vita (tranne ristoranti e palestra, ovviamente 😁 ).

Due cose chiedevo lato salute e mi aspettavo venissero fatte: strutture isolate e dedicate ai pazienti covid e al loro personale sanitario e programma chiaro di test sierologici, é incredibile come non si evidenzi in modo chiarissimo che il 70/80% degli attuali contagiati sia di natura ospedaliera/rsa e di chi ci gravita intorno.

Lato economico: visto che della gestione pubblica non ho mai avuto fiducia, mi sarebbe bastato che venissero pagati gli enormi debiti che lo Stato ha verso aziende private e che fossero aiutate le attività costrette a chiusura forzata totale.

Lato lavoro: ripresa di tutte le attività con regole chiare, serie, di facile attuazione e studiate e condivise con gli imprenditori dei rispettivi settori.

 

Come mi sono approcciato alla libertà che mi sono dato da solo? Con buonsenso, che è l’unica cosa che serve: sono sempre uscito con mascherina, ho evitato i luoghi affollati come mezzi pubblici e supermercati (la spesa l’ho sempre fatta, anche in precedenza in posti locali dove ordinavo telefonicamente o con whatsapp e passavo a ritirare e in un fruttivendolo che conosco e ci andavo in pausa pranzo, da solo), guanti non ne uso perché la faccia non me la tocco e dopo ogni attività mi lavo e/o disinfetto le mani.

Mi son spostato dove volevo, visto in sicurezza chi volevo, fatto quello che volevo.

Non mi ha fermato nessuno, per coerenza col mio comportamento non mi porto più l’auto certificazione, se venissi fermato probabilmente mi multerebbero o forse no, direi semplicemente quello che sto facendo e dove sto andando.

 

Nota finale: sono da inizio epidemia in contatto costante con chi lavora sul campo.

Durante l’evoluzione del contagio è cambiato l’approccio medico, son cambiati i farmaci e le cure, diventa fondamentale intervenire subito ma il risultato è che sempre meno persone hanno bisogno di essere curate in ospedale e in terapia intensiva; non bisogna permettere all’infezione di propagarsi e di arrivare ai polmoni dove fa danni letali.

 

Passo e chiudo che alle 9 esco, buona giornata.

 

 

 

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Quanto mi piacciono tutti quelli che sparano a zero su tutto soprattutto i giornalisti , io volevo vedere se il governo avesse chiuso l Italia  il 1 di gennaio ( dato per scontato che il governo italiano era stato informato già ad inizio anno dell' eventuale rischio del coronavirus) con 0 contagi e zero casi ,  forse ci sarebbero stati meno morti perché le polmoniti di gennaio e febbraio venivano già curate come coronavirus , ma in che condizioni stava  italia  economica oggi ? 

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8 minuti fa, Lorenzojuventino76 ha scritto:

Quanto mi piacciono tutti quelli che sparano a zero su tutto soprattutto i giornalisti , io volevo vedere se il governo avesse chiuso l Italia  il 1 di gennaio ( dato per scontato che il governo italiano era stato informato già ad inizio anno dell' eventuale rischio del coronavirus) con 0 contagi e zero casi ,  forse ci sarebbero stati meno morti perché le polmoniti di gennaio e febbraio venivano già curate come coronavirus , ma in che condizioni stava  italia  economica oggi ? 

A prescindere dal fatto che il virus abbia circolato libero senza che nessuno se ne accorgesse per quasi due mesi è abbastanza chiaro come affrontare il problema oggi: prevenzione, potenziamento della medicina del territorio, interventi repentini ma soprattutto consapevolezza.

 

I giornalisti sono stati anche fin troppo magnanimi finora a mio parere, sono passate cose che si giustificano difficilmente nonostante l'unicità della situazione, ora che si sono fatti i dovuti studi era giusto osare di più anche perchè siamo stati tra i primi a chiudere e la mazzata economica per alcuni settori sarà tremenda specie con aiuti che latitano.

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http://www.ternitoday.it/attualita/coronavirus-e-cascata-delle-marmore-dal-4-maggio-parchi-aperti-si-progetta-come-organizzarsi.html esempio pratico..vogliono riaprire le visite alla cascata per gli Umbri...io ce l’ho a 5 minuti di macchina eh ma se teoricamente non mi posso spostare se non per esigenze ? A sto punto presuppongo che per esigenze si intenda qualsiasi cosa...certo se uno di Perugia vuole venire non credo lo possa fare a piedi 😂 boh in caso faccio andare qualcun altro poi andrò io ahahah. 

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Adesso, Leila88 ha scritto:

http://www.ternitoday.it/attualita/coronavirus-e-cascata-delle-marmore-dal-4-maggio-parchi-aperti-si-progetta-come-organizzarsi.html esempio pratico..vogliono riaprire le visite alla cascata per gli Umbri...io ce l’ho a 5 minuti di macchina eh ma se teoricamente non mi posso spostare se non per esigenze ? A sto punto presuppongo che per esigenze si intenda qualsiasi cosa...certo se uno di Perugia vuole venire non credo lo possa fare a piedi 😂 boh in caso faccio andare qualcun altro poi andrò io ahahah. 

Le esigenze sempre quelle standard rimangono: spesa, salute, motivo grave, hanno giusto aggiunto le visite simil-coniugali (versione carcerati .ghgh)

 

E' un peccato perchè si doveva davvero osare di più, tra l'altro con la storia della ripresa dell'attività sportiva ho sentito un vigile della mia città e dice che si può girare in bici ma solo in città... Il bello è che ci sono un paio di ciclabili perennemente vuote che si connettono con altri paesini e creano un itinerario piacevole da percorrere però immagino che appena varcata la soglia di fine paese inizi il contagio. .ghgh

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4 minuti fa, Raikon ha scritto:

Le esigenze sempre quelle standard rimangono: spesa, salute, motivo grave, hanno giusto aggiunto le visite simil-coniugali (versione carcerati .ghgh)

 

E' un peccato perchè si doveva davvero osare di più, tra l'altro con la storia della ripresa dell'attività sportiva ho sentito un vigile della mia città e dice che si può girare in bici ma solo in città... Il bello è che ci sono un paio di ciclabili perennemente vuote che si connettono con altri paesini e creano un itinerario piacevole da percorrere però immagino che appena varcata la soglia di fine paese inizi il contagio. .ghgh

Lo troverai lì, con la mano tesa .ghgh

Scherzi a parte mi pare tu sia della Martesana, li ci sono davvero bei posti tranquilli e piacevoli dove pedalare.

Anche qui dei paletti francamente inutili ad impedirlo.

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7 minuti fa, Raikon ha scritto:

Le esigenze sempre quelle standard rimangono: spesa, salute, motivo grave, hanno giusto aggiunto le visite simil-coniugali (versione carcerati .ghgh)

 

E' un peccato perchè si doveva davvero osare di più, tra l'altro con la storia della ripresa dell'attività sportiva ho sentito un vigile della mia città e dice che si può girare in bici ma solo in città... Il bello è che ci sono un paio di ciclabili perennemente vuote che si connettono con altri paesini e creano un itinerario piacevole da percorrere però immagino che appena varcata la soglia di fine paese inizi il contagio. .ghgh

Esatto cose fatte a caso proprio, comunque ecco allora data l’attività sportiva ci andrò a piedi e via 😄

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Adesso, Crêuza de mä ha scritto:

Lo troverai lì, con la mano tesa .ghgh

Scherzi a parte mi pare tu sia della Martesana, li ci sono davvero bei posti tranquilli e piacevoli dove pedalare.

Anche qui dei paletti francamente inutili ad impedirlo.

E mi troverà con un dito alzato, quale te lo faccio immaginare.

 

Mi pare esageratamente cervellotico come ragionamento quello di dire sì, va bene l'esercizio fisico ma solo nel comune di residenza, c'è gente che fa ciclismo a livello agonistico e ogni settimana si fa centinaia di km, gente che magari va nei sentieri con le MTB... Queste robe vanno in contrasto con le motivazioni accettate di uscita ma in realtà no? Tra l'altro sono curioso di vedere le famose FAQ del decreto ahah

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Adesso, Raikon ha scritto:

E mi troverà con un dito alzato, quale te lo faccio immaginare.

 

Mi pare esageratamente cervellotico come ragionamento quello di dire sì, va bene l'esercizio fisico ma solo nel comune di residenza, c'è gente che fa ciclismo a livello agonistico e ogni settimana si fa centinaia di km, gente che magari va nei sentieri con le MTB... Queste robe vanno in contrasto con le motivazioni accettate di uscita ma in realtà no? Tra l'altro sono curioso di vedere le famose FAQ del decreto ahah

Uno di quelli sono io... credimi a volte passiamo 9 ore in bici, andiamo in Francia (ce la scordiamo per mesi) ora anche qui confini comunali.

E va già bene che sto in un comune abbastanza esteso, ma ha davvero poco senso. Abbiamo un ciclabile sul mare, molto bella che si estende per diversi comuni, ovviamente negata...

Boh...fatico a capire

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6 minuti fa, Crêuza de mä ha scritto:

Uno di quelli sono io... credimi a volte passiamo 9 ore in bici, andiamo in Francia (ce la scordiamo per mesi) ora anche qui confini comunali.

E va già bene che sto in un comune abbastanza esteso, ma ha davvero poco senso. Abbiamo un ciclabile sul mare, molto bella che si estende per diversi comuni, ovviamente negata...

Boh...fatico a capire

Ma si poi idem nella sfortuna la fortuna di avere un paese abbastanza grande per cui di giri se ne fanno, ho sentito stamattina un intervento di un esponente regionale dell'Emilia Romagna dove dice letteralmente che le attività all'esterno (sempre mantenendo distanza ma quello lo diamo per scontato ormai) erano state vietate proprio per dare una "prova di forza", come a dire che la storia è seria e quindi si devono adottare provvedimenti seri, a me pare che l'effetto che si ottiene sia solo quello contrario dove al peggio ti trovi i furbi che sgarrano ma normalmente fai incazzare la gente.

Questo trattamento versione bambini mi dà un fastidio incredibile.

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2 ore fa, Pisogiallorosso ha scritto:

Niente take away? Come mai...

qui da me il bar Stava pulendo ed a detto che inizia con asporto e take away Lunedi 

la rosticceria ha già riaperto per take away, lunedì asporto...

 

tutti contenti...

 

Cirio dice che si creano assembramenti...

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1 ora fa, effe1986 ha scritto:

La stampa

Non mi pare che altri leader più "blasonati" abbiano fatto di meglio, anzi.

Soliti articoli spazzatura scrivendo di situazioni che non si conoscono.

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4 ore fa, Raikon ha scritto:

Fase 2 in altri paesi:

 

E' esclusa la Svezia perchè da loro non c'è mai stato un vero lockdown nonostante si sia consigliato alla popolazione le classiche regole di distanziamento e igiene.

 

https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2020/04/27/fase-come-affrontano-gli-altri-paesi_RgiCuI3dniHCLXOEUYD4uI.html?refresh_ce

 

Non capisco perché certi paesi abbiano una specie di fissazione nel voler riaprire a tutti i costi le scuole. Mah! 

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2 ore fa, Pisogiallorosso ha scritto:

Niente take away? Come mai...

qui da me il bar Stava pulendo ed a detto che inizia con asporto e take away Lunedi 

la rosticceria ha già riaperto per take away, lunedì asporto...

 

tutti contenti...

 

Ieri il ministro Patuanelli che l’asporto non sarà consentito dal 4, Ma solo dal 18 

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Adesso, Atsu ha scritto:

Non capisco perché certi paesi abbiano una specie di fissazione nel voler riaprire a tutti i costi le scuole. Mah! 

Quoto

A nine-year-old French child with corona infection had contact with 172 people, but none of them were infected. This confirms earlier results that corona infection (unlike influenza) is not or hardly ever transmitted by children.

Ti cito questo https://www.n-tv.de/panorama/172-Kontaktpersonen-von-Corona-verschont-article21727469.html

 

Può essere una casualità eh ma se così fosse le scuole non sarebbero un ambiente a rischio poi siamo ancora nella fase iniziale di alcuni studi.

 

A livello pratico il diritto allo studio e la prosecutio dei programmi e delle regolari attività scolastiche sono sacrosanti e se possibile ricominciare è bene farlo, parere mio.

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3 minuti fa, Atsu ha scritto:

Non capisco perché certi paesi abbiano una specie di fissazione nel voler riaprire a tutti i costi le scuole. Mah! 

Perché dal punto di vista sociale dai una mano alle famiglie e a tutta la filiera economica che ruota attorno alle scuole, dal punto di vista medico o ragazzi sono quelli che patiscono meno il virus. C'è comunque un 'però' grosso come una casa.. Solo in posti come il nord Europa certe scelte possono essere il qualche modo vagliate, perché hanno una società ed umori diversi dai nostri del sud. 

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9 minuti fa, Audemars ha scritto:

Anche il pasticcio delle mascherine, fanno riconvertire ennemila piccole aziende per la produzione e poi impongono un prezzaccio di vendita con la conseguenza che nessuno più le compra perché dovrebbe rivenderle sottocosto andando in palese perdita .doh

Una mascherina costa un paio di cent. Senza Iva la puoi vendere fino a 50 cent. Quanto vuoi guadagnarci, 3 mila euro l'una?

Una chirurgica pre-emergenza costava 5 cent, ora vengono vendute anche a 2 euro e 50. Non parliamo certo delle ffp2 o 3.

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