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Post in rilievo

28 minuti fa, Dale_Cooper ha scritto:

Il padre, forse, ma non ne sono neanche troppo sicuro.

Max invece è molto vicino a RT e Sputnik. sefz

A fatto anche qualche scoop...

Comunque li, Io del padre parlavo 

 

"Sidney Stone Blumenthal (nato il 6 novembre 1948) è un giornalista e agente politico americano. Ex aiutante del presidente Bill Clinton, è un confidente di lunga data[1] di Hillary Clinton ed è stato precedentemente impiegato dalla Clinton Foundation.[2] Come giornalista, Blumenthal è noto per i suoi scritti sulla politica americana e sulla politica estera."

 

Figlio 

 

è un giornalista, autore e blogger americano che è l'editore del sito web The Grayzone. In precedenza è stato scrittore per The Nation, AlterNet, The Daily Beast, Al Akhbar e Media Matters for America,e ha contribuito ad Al Jazeera English, The New York Times e Los Angeles Times .È stato uno scrittore membro del Nation Institute.[8] Collabora regolarmente con Sputnik e RT.Blumenthal ha scritto quattro libri. Il suo primo, Republican Gomorrah: Inside the Movement that Shattered the Party (2009), è entrato nelle liste dei bestseller del Los Angeles Times e del New York Times.[11] Nel 2014 ha ricevuto il premio Lannan Foundation Cultural Freedom Notable Book Award per Goliath: Life and Loathing in Greater Israel, che è stato pubblicato nel 2013

 

Quello che intendevo dire è che certe cose (vere) , che hai fatto notare anche tu con un padre così vicino alla casa casa bianca, saranno sicuramente un caso... 

 

 

"All'inizio di febbraio 2016, è stato appreso tramite un rilascio di e-mail dal Dipartimento di Stato che, durante i quattro anni di Hillary Clinton come Segretario di Stato, Sidney Blumenthal le aveva inviato almeno 19 articoli di Max Blumenthal su Israele che aveva distribuito tra il suo staff.[85][86] Nell'agosto 2010, Clinton ha inviato un'e-mail all'anziano Blumenthal per dire: "Per favore, congratulati con Max per un altro pezzo impressionante. È così bravo". Alan Dershowitz, anch'egli socio dei Clinton, ha messo in guardia sui potenziali problemi legati al collegamento con qualcuno così critico nei confronti di Israele."

 

 

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Johnson: "Far cadere Putin non è obiettivo Gb"

Far perdere il potere al presidente russo Vladimir Putin "non è un obiettivo del governo britannico, è importante essere molto chiari su questo punto" dopo quanto affermato al riguardo dal presidente americano Joe Biden. Lo ha detto Boris Johnson durante un'audizione in commissione al Parlamento di Londra, pur aggiungendo di ritenere "non ignobile sperare" in un epilogo del genere sullo sfondo della "barbara aggressione" di Mosca all'Ucraina. Interpellato poi sul canale di dialogo tenuto aperto con Putin da Emmanuel Macron, il premier Tory ha poi precisato di non avere nulla in contrario, a patto che Kiev lo ritenga utile

Ungheria accusa Kiev di interferire nelle elezioni

Il ministro degli Esteri ungherese ha accusato la leadership ucraina di aver tentato di interferire nelle elezioni ungheresi di domenica. In un video sui social media, Peter Szijjarto ha affermato che esiste un "coordinamento in corso tra la sinistra ungherese e i rappresentanti del governo ucraino" e che l'Ucraina sta tentando di influenzare le elezioni ungheresi del 3 aprile a favore di una coalizione di partiti di opposizione. Le dichiarazioni sono arrivate dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha fatto diversi commenti recenti aspramente critici nei confronti dell'approccio del governo ungherese alla guerra. Szijjarto ha affermato che il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, aveva contattato l'ambasciatore ucraino a Budapest per discutere di come l'Ucraina potrebbe influenzare le elezioni ungheresi, in cui il primo ministro Viktor Orban sta cercando un quarto mandato consecutivo. Ma Kuleba ha detto al quotidiano ucraino Evropeiska Pravda che "non abbiamo mai interferito negli affari interni dell'Ungheria e soprattutto non prima delle elezioni"

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Draghi sente Putin, telefonata di circa un'ora

C'è stata nel pomeriggio, secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, un colloquio telefonico tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente russo Vladimir Putin. Il colloquio, durato circa un'ora, è terminato da poco. 

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Adesso, SuperTalismano ha scritto:

Johnson: "Far cadere Putin non è obiettivo Gb"

Far perdere il potere al presidente russo Vladimir Putin "non è un obiettivo del governo britannico, è importante essere molto chiari su questo punto" dopo quanto affermato al riguardo dal presidente americano Joe Biden. Lo ha detto Boris Johnson durante un'audizione in commissione al Parlamento di Londra, pur aggiungendo di ritenere "non ignobile sperare" in un epilogo del genere sullo sfondo della "barbara aggressione" di Mosca all'Ucraina. Interpellato poi sul canale di dialogo tenuto aperto con Putin da Emmanuel Macron, il premier Tory ha poi precisato di non avere nulla in contrario, a patto che Kiev lo ritenga utile

 

Gli alleati occidentali devono mantenere in vigore le sanzioni contro Mosca, e anzi "rafforzarle" ulteriormente, fino a quando anche "l'ultimo singolo militare russo" avrà lasciato l'Ucraina. Lo ha affermato Boris Johnson durante un'audizione a Westminster. Quanto alle garanzie future invocate da Kiev a tutela di un accordo di pace che prevedesse la sua neutralità, Johnson ha risposto: "Io credo vada totalmente ripensato il sostegno offerto a Paesi come Georgia e Ucraina", sostituendo l'offerta della membership nella Nato con "un'architettura di sicurezza" fondata su forniture massicce di armi che scoraggino la Russia dall'invadere.

 

 

Facciamo finta che, l'obiettivo sia far cadere putin ,se non dovessero riuscirci,che succede?O meglio, fino a quanto si ci può spingere,prima di avere una reazione dall'altra parte?(non è una domanda retorica)

 

Oggi ha parlato il ministro cinese:"Non ci sono limiti alla cooperazione fra Cina e Russia".Giovedì lavrov va in india.

 

 

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36 minuti fa, jolly88 ha scritto:

Draghi sente Putin, telefonata di circa un'ora

C'è stata nel pomeriggio, secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, un colloquio telefonico tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente russo Vladimir Putin. Il colloquio, durato circa un'ora, è terminato da poco. 

Draghi è un banchiere, non un politico, negoziatore e quant'altro possa servire per convincere Putin...

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Ma qualcuno riesce a trovare anche solo una cosa che la Russia ci ha guadagnato con questa invasione? 

Il donbass e la Crimea valgono il prezzo che stanno pagando e pagheranno e un Europa che ritorna dopo la seconda guerra mondiale a investire nuovamente nella difesa? 

 

 

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3 minuti fa, effe1986 ha scritto:

Ma qualcuno riesce a trovare anche solo una cosa che la Russia ci ha guadagnato con questa invasione? 

Il donbass e la Crimea valgono il prezzo che stanno pagando e pagheranno e un Europa che ritorna dopo la seconda guerra mondiale a investire nuovamente nella difesa? 

 

 

Ecco, questo punto è importante

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9 minuti fa, effe1986 ha scritto:

Ma qualcuno riesce a trovare anche solo una cosa che la Russia ci ha guadagnato con questa invasione? 

Il donbass e la Crimea valgono il prezzo che stanno pagando e pagheranno e un Europa che ritorna dopo la seconda guerra mondiale a investire nuovamente nella difesa? 

 

 

Fermare l'avvicinamento dell'Ucraina alla Nato

 

Donbass e Crimea sono solo questioni di propaganda interna ("difendere i russi dal genocidio") per mobilitare l'opinione pubblica a favore del Cremlino e dell'esercito

 

I veri obiettivi di Putin erano solo due (in ordine di priorità)

1) Deporre Zelensky e mettere Yanukovich a Kiev (o qualche altro suo fedelissimo, comunque un fantoccio di Mosca a governare l'Ucraina)

2) Impedire all'Ucraina l'ingresso nella Nato

 

Il primo obiettivo l'ha cannato, il secondo l'ha ottenuto (ad ora almeno, poi vediamo come finiscono i negoziati, se mai avranno una fine)

 

Quanto ai costi, UE e UK hanno già detto che quando Mosca ritirerà le truppe dall'Ucraina, verranno revocate le sanzioni (il GNL USA, sempre che sia confermato l'accordo, arriverà in quantità sufficienti solo dal 2030, ma nei prossimi otto inverni per scaldarci ci servirà ancora il gas russo, questo lo sanno bene i russi e lo sappiamo bene noi europei)

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Ossezia del Sud: «Ci uniremo alla Russia»
L’Ossezia del Sud, territorio internazionalmente riconosciuto come parte della Georgia, compirà presto i passi giuridici per unirsi alla Federazione russa. Lo ha detto il suo leader, Anatolij Bibilov, citato dall’agenzia russa Tass

 

Putin vuole la resa di Mariupol
La resa di Mariupol: ecco la condizione che Putin avrebbe posto per far cessare i bombardamenti, nel corso di una telefonata con il premier francese Macron, secondo quanto riferisce il Guardian. Mosca sarebbe pronta ad attuare il piano di evacuazione proposto da Francia, Turchia Grecia e diverse associazioni umanitarie, in cambio di una resa totale dei «militanti nazionalisti» ucraini

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Tratta da Fanpage di ieri, intervista a Elena Milashina, giornalista di Novaya Gazeta (principale giornale di opposizione russa oggi chiuso per via delle note restrizioni che continua a lavorare dall'estero), che può considerarsi l'erede di Anna Politkovskaja, grande esperta sopratutto della situazione in Cecenia,

 

 

Avete almeno pensato di poter dissuadere il Cremlino dall’intraprendere l’ “operazione militare speciale” in Ucraina?

Se ci fossero stati più media indipendenti questa tragedia enorme non si sarebbe mai verificata. Perché, per assurdo, le autorità, il Cremlino e Putin avrebbero saputo che l’Ucraina non è certo un Paese che avrebbe dato il benvenuto all’esercito russo. E che l’esercito russo è debole a causa dalla corruzione dilagante. E che tutti i potenti armamenti che sfilavano davanti a Putin e sulla tivù di stato non erano che una bufala. Perché in realtà gli armamenti russi sono di scarsa qualità, e l’esercito è male equipaggiato e ha molti problemi. Si sono fatti un autogol, trasferendo al Cremlino il controllo totale dei media: son rimasti prigionieri di quelle stesse fake news create dalla propaganda di regime. E adesso in Ucraina si trovano ad affrontare la dura realtà, con tutte le negatività che si stanno sviluppando. Noi abbiamo sempre e solo voluto raccontare la realtà per quella che è. Se avessimo potuto farlo senza censure e oscuramenti, non saremmo nella situazione di oggi.

Raccontare la realtà può far cadere il regime?

Non so se possa farlo cadere. La gente vuol ancora credere quel che gli conviene credere. Molti sostengono Putin anche se capiscono che combattere gli ucraini è un terribile errore, se non altro perché stanno morendo molti soldati russi.

E perché allora lo sostengono?

Il fatto è che le corde che Putin tocca nei russi delle generazioni nate e cresciute nell’Unione Sovietica sono molto sensibili. Si tratta di emozioni forti. E di sentimenti imperialisti. La gente ricorda i giorni in cui credeva di vivere in un grande Paese, e non ricorda tutte le cose negative di quei giorni.

L’”operazione militare” in Ucraina allora stringe i russi intorno alla bandiera?

Ma gli imperi con le guerre finiscono per  autodistruggersi, ci dice la Storia. Noi abbiamo iniziato questa guerra, e in questa guerra saremo battuti. Non la vinceremo. E dopo che avremo perso dovremo dire addio all’imperialismo russo per come l’abbiamo conosciuto per molti secoli.  E  cominciare a costruire un altro Paese. Più piccolo, più gentile e meno militarista. Ma dobbiamo probabilmente affrontare tempi orribili, prima di poter dire addio al nostro passato.

 

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1 ora fa, effe1986 ha scritto:

Ma qualcuno riesce a trovare anche solo una cosa che la Russia ci ha guadagnato con questa invasione? 

Il donbass e la Crimea valgono il prezzo che stanno pagando e pagheranno e un Europa che ritorna dopo la seconda guerra mondiale a investire nuovamente nella difesa? 

 

 

in questo momento sinceramente mi sta più a cuore l'europa che non la russia. non sarà una passeggiata di salute. 

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E' da qualche giorno che volevo scrivere del "riarmo italiano", che segue nelle intenzioni quello tedesco.
In termini assoluti, secondo IlSole24Ore, il 2% del Pil significherebbe una spesa di circa 35-38 miliardi di euro annui.
26 miliardi sono stati quelli spesi nell'ultimo esercizio, corrispondenti a circa all'1.6% del nostro Pil.
E' importante riportare il valore assoluto oltre che quello in percentuale, viste le sensibili variazioni di Pil (in positivo ed in negativo) degli ultimi anni.
Le spese militari, già prima delle crisi ucraina, erano già in crescita costante.
Basti pensare che nel 2019, quindi giusto un paio di anni fa, spendevamo circa l'1.4%.
Per dare un termine di paragone col nostro passato, nel 1981, nel 1991 e nel 2001 abbiamo speso tra il 2.0 ed il 2.1% del Pil per la difesa.
Fondamentalmente l'obiettivo sarebbe quello di tornare a spendere quanto si spendeva fino a 10-15 anni fa.
Cioé tornando a quando, complice la crisi finanziaria, molti governi europei (giustamente) hanno attinto preziose risorse tagliando i programmi di difesa nazionali.
Da qui, secondo me, possiamo capire che il 2% del Pil non è una cifra spaventosa, ma anzi, una cifra comparabile ai livelli pre crisi.

C'è da dire poi che l'Italia, per struttura e per esposizione geografica e geopolitica è "costretta" a spendere un pochino di più rispetto ad altri paesi europei.
Perché? Partiamo da come è strutturata in Italia la spesa per la difesa.

  • Cosa è incluso nella spesa per la Difesa. Ognuno nello scontrino della difesa ci piazza un pochino quello che gli pare. L'Italia, per abitudine, è probabilmente il paese occidentale che ci infila più cose, forse anche per sovrastimare il proprio budget di difesa. Ad esempio, dei 26 miliardi di euro anni spesi lo scorso anno, ben 8 miliardi, cioé il 30% della spesa complessiva nel bilancio difesa, è costituito dall'Arma dei Carabinieri. Arma dei Carabinieri che, tra l'altro, include pure la Guardia Forestale. Quindi sì, persino gli elicotteri verdi da soccorso alpino, i guardiacaccia, gli alcol test del sabato sera e le volanti di pattuglia dei CC rientrano nelle spese della difesa. Già basta questo per capire che i numeri in sé, se non si capisce esattamente di cosa si sta parlando, non danno grandi indicazioni sulla reale proporzione della spesa.

 

  • Cosa si vuol finanziare con questo aumento. Aggiungere aumentare di 10-15 miliardi annui entro un biennio, e continuare a farlo, resta un impegno non indifferente. Andrà sicuramente capito come vorranno investire questi denari, prima di tutto, ad oggi di ufficiale c'è poco. Una grossa fetta servirà probabilmente a finanziare i programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria di mezzi e strutture, spesso bloccati dalla cronica mancanza di fondi. Particolarmente afflitto da queste mancanze di fondi è l'Esercito, che più di tutti ha patito la difficile transizione dalla leva obbligatoria e dalla guerra fredda (con strutture e personale sovradimensionato), non potendo nemmeno contare su strumenti come le leggi navali che consentono ad altre forze armate maggiori investimenti. Per intenderci, ad oggi è stimato che l'EI abbia meno di 100 carri armati in grado di muoversi, comunque spaventosamente obsoleti. 
    Una buona parte di questi fondi, oltre che per riassestare la funzionalità di caserme, basi e mezzi, verrà spesa per costituire una difesa informatica seria. Ad oggi lo stato, le amministrazioni locali e le grandi imprese italiane sono fondamentalmente indifese rispetto ai quotidiani attacchi che subiamo. Questo mi sembra particolarmente importante, dato che molti dei paesi strategicamente avversi al nostro investono risorse ingenti proprio in questo tipo di attacchi.
    Aggiungiamoci che si vuole sicuramente investire molto in ricerca spaziale, settore dal ritorno economico enorme e non propriamente bellico per un paese, come il nostro, di certo non può montare testate nucleari o non convenzionali su missili balistici travestiti da razzi per astronauti.
  • Perché l'Italia deve spendere tanto, rispetto ad altri paesi, nella propria difesa. L'Italia non ha la fortuna geografica della Francia, della Germania, della Svizzera, dell'Austria, del Belgio, dell'Olanda. I paesi mitteleuropei condividono confini terrestri con paesi alleati, nel peggiore dei casi neutrali e praticamente disarmati, e confini marini che ben li distanziano da qualsiasi minaccia concreta, sempre ammesso che abbiano confini marini (così da risparmiarsi le spese per la Marina, ad esempio). Noi abbiamo un confine marino sottilissimo che ci separa, per poche centinaia se non decine di km, da Slovenia, Bosnia, Albania, Croazia, Kosovo, Montenegro. Non esattamente paesi che promettono stabilità nei prossimi decenni. Questo a Est. A Sud siamo a due passi dal Nord Africa, come solo la Spagna ed il Portogallo sono in tutto occidente. Ma confiniamo con paesi dilaniati da guerre civili e a rischio di radicalizzazione islamica continua. Tunisia e Libia sono a poche decine di km dalle nostre isole, ed oltre a minacce militari (già avvenute nei decenni scorsi) concrete, costituiscono un bacino di controversie internazionali e di flussi migratori che non possono essere né ignorati né subiti passivamente, tanto più che paesi rivali come Turchia e Russia stanno cercando di assumerne il controllo proprio in funzione anti-occidentale. Se poi allarghiamo l'orizzonte ai pesi dove l'Italia ha investito, ed investe tutt'oggi, in termini politi ed economici, la situazione non migliora. Libano ed Egitto, per citarne due, ma potremmo parlare anche di Corno d'Africa, delle (sciagurate) missioni in A-Stan e Iraq, e dei difficilissimi rapporti con una sempre più imperialista Turchia e dei pessimi rapporti con la Russia. 
    Tutte queste sfide ci costringono ad essere un paese con una importante estroflessione marina, per dissuadere se non difendere le nostre rotte commerciali e i nostri rifornimenti energetici. Ci costringono ad essere un paese impegnato in prima linea nella Nato, con quel che ne consegue. In termini politici, di missioni, di basi, di uomini, di mezzi. Ci costringono ad essere un paese con una forza aerea reale, seppur non votata all'assalto com'era negli anni '80. Ma quantomeno sufficiente a monitorare in autonomia il proprio spazio aereo, a saperlo difendere da minacce verosimili. Ci costringe ad essere informati h24 sui mari, sulle rotte commerciali, sulle flotte, sui flussi migratori, sulle emergenze umanitarie, sulle crisi di governo dei paesi limitrofi. Per via diplomatica, via economica, via politica, via aerea, via marittima, via spaziale persino.
    L'unica cosa che dobbiamo fare non è tanto discutere su quanto si spende, ma sul come, per quali fini, per farci cosa.
    Qui la risposta è squisitamente politica, non mi ci addentro.
    Mi limito solo a dire che è evidente che però queste spese vadano fatte in un'ottica di ritorno industriale, tecnologico, occupazionale e di indotto il più possibile interno al suolo nazionale, cosa che devo dire si sta facendo già da anni con buoni-ottimi risultati.
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Kadyrov: "Non sono d'accordo con Medinsky, non accetteremo compromessi"

"Non accetteremo alcun compromesso". Ad affermarlo, in un video pubblicato su Telegram, il leader ceceno Ramzan Kadyrov che non si dice d'accordo con il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky. "Medinsky ha sbagliato, non ha agito correttamente ma voi non vi preoccupate. Noi abbiamo il nostro comandante in capo", il presidente russo Vladimir Putin, "il quale vede 100 anni in avanti e se pensate che lui lasci ciò che ha iniziato vi sbagliate", sottolinea ancora. "Quando nella Repubblica cecena c'era la guerra e gli Stati esteri facevano pressioni sulla Russia e sostenevano il terrorismo il presidente  ha finito la guerra, ha ricostruito la Repubblica e noi ora facciamo parte della federazione russa e quel che auguro al popolo ucraino", conclude Kadyrov.
 
 
 
 

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37 minuti fa, Nepali Me ha scritto:

E' da qualche giorno che volevo scrivere del "riarmo italiano", che segue nelle intenzioni quello tedesco.
In termini assoluti, secondo IlSole24Ore, il 2% del Pil significherebbe una spesa di circa 35-38 miliardi di euro annui.
26 miliardi sono stati quelli spesi nell'ultimo esercizio, corrispondenti a circa all'1.6% del nostro Pil.
E' importante riportare il valore assoluto oltre che quello in percentuale, viste le sensibili variazioni di Pil (in positivo ed in negativo) degli ultimi anni.
Le spese militari, già prima delle crisi ucraina, erano già in crescita costante.
Basti pensare che nel 2019, quindi giusto un paio di anni fa, spendevamo circa l'1.4%.
Per dare un termine di paragone col nostro passato, nel 1981, nel 1991 e nel 2001 abbiamo speso tra il 2.0 ed il 2.1% del Pil per la difesa.
Fondamentalmente l'obiettivo sarebbe quello di tornare a spendere quanto si spendeva fino a 10-15 anni fa.
Cioé tornando a quando, complice la crisi finanziaria, molti governi europei (giustamente) hanno attinto preziose risorse tagliando i programmi di difesa nazionali.
Da qui, secondo me, possiamo capire che il 2% del Pil non è una cifra spaventosa, ma anzi, una cifra comparabile ai livelli pre crisi.

C'è da dire poi che l'Italia, per struttura e per esposizione geografica e geopolitica è "costretta" a spendere un pochino di più rispetto ad altri paesi europei.
Perché? Partiamo da come è strutturata in Italia la spesa per la difesa.

  • Cosa è incluso nella spesa per la Difesa. Ognuno nello scontrino della difesa ci piazza un pochino quello che gli pare. L'Italia, per abitudine, è probabilmente il paese occidentale che ci infila più cose, forse anche per sovrastimare il proprio budget di difesa. Ad esempio, dei 26 miliardi di euro anni spesi lo scorso anno, ben 8 miliardi, cioé il 30% della spesa complessiva nel bilancio difesa, è costituito dall'Arma dei Carabinieri. Arma dei Carabinieri che, tra l'altro, include pure la Guardia Forestale. Quindi sì, persino gli elicotteri verdi da soccorso alpino, i guardiacaccia, gli alcol test del sabato sera e le volanti di pattuglia dei CC rientrano nelle spese della difesa. Già basta questo per capire che i numeri in sé, se non si capisce esattamente di cosa si sta parlando, non danno grandi indicazioni sulla reale proporzione della spesa.

 

  • Cosa si vuol finanziare con questo aumento. Aggiungere aumentare di 10-15 miliardi annui entro un biennio, e continuare a farlo, resta un impegno non indifferente. Andrà sicuramente capito come vorranno investire questi denari, prima di tutto, ad oggi di ufficiale c'è poco. Una grossa fetta servirà probabilmente a finanziare i programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria di mezzi e strutture, spesso bloccati dalla cronica mancanza di fondi. Particolarmente afflitto da queste mancanze di fondi è l'Esercito, che più di tutti ha patito la difficile transizione dalla leva obbligatoria e dalla guerra fredda (con strutture e personale sovradimensionato), non potendo nemmeno contare su strumenti come le leggi navali che consentono ad altre forze armate maggiori investimenti. Per intenderci, ad oggi è stimato che l'EI abbia meno di 100 carri armati in grado di muoversi, comunque spaventosamente obsoleti. 
    Una buona parte di questi fondi, oltre che per riassestare la funzionalità di caserme, basi e mezzi, verrà spesa per costituire una difesa informatica seria. Ad oggi lo stato, le amministrazioni locali e le grandi imprese italiane sono fondamentalmente indifese rispetto ai quotidiani attacchi che subiamo. Questo mi sembra particolarmente importante, dato che molti dei paesi strategicamente avversi al nostro investono risorse ingenti proprio in questo tipo di attacchi.
    Aggiungiamoci che si vuole sicuramente investire molto in ricerca spaziale, settore dal ritorno economico enorme e non propriamente bellico per un paese, come il nostro, di certo non può montare testate nucleari o non convenzionali su missili balistici travestiti da razzi per astronauti.
  • Perché l'Italia deve spendere tanto, rispetto ad altri paesi, nella propria difesa. L'Italia non ha la fortuna geografica della Francia, della Germania, della Svizzera, dell'Austria, del Belgio, dell'Olanda. I paesi mitteleuropei condividono confini terrestri con paesi alleati, nel peggiore dei casi neutrali e praticamente disarmati, e confini marini che ben li distanziano da qualsiasi minaccia concreta, sempre ammesso che abbiano confini marini (così da risparmiarsi le spese per la Marina, ad esempio). Noi abbiamo un confine marino sottilissimo che ci separa, per poche centinaia se non decine di km, da Slovenia, Bosnia, Albania, Croazia, Kosovo, Montenegro. Non esattamente paesi che promettono stabilità nei prossimi decenni. Questo a Est. A Sud siamo a due passi dal Nord Africa, come solo la Spagna ed il Portogallo sono in tutto occidente. Ma confiniamo con paesi dilaniati da guerre civili e a rischio di radicalizzazione islamica continua. Tunisia e Libia sono a poche decine di km dalle nostre isole, ed oltre a minacce militari (già avvenute nei decenni scorsi) concrete, costituiscono un bacino di controversie internazionali e di flussi migratori che non possono essere né ignorati né subiti passivamente, tanto più che paesi rivali come Turchia e Russia stanno cercando di assumerne il controllo proprio in funzione anti-occidentale. Se poi allarghiamo l'orizzonte ai pesi dove l'Italia ha investito, ed investe tutt'oggi, in termini politi ed economici, la situazione non migliora. Libano ed Egitto, per citarne due, ma potremmo parlare anche di Corno d'Africa, delle (sciagurate) missioni in A-Stan e Iraq, e dei difficilissimi rapporti con una sempre più imperialista Turchia e dei pessimi rapporti con la Russia. 
    Tutte queste sfide ci costringono ad essere un paese con una importante estroflessione marina, per dissuadere se non difendere le nostre rotte commerciali e i nostri rifornimenti energetici. Ci costringono ad essere un paese impegnato in prima linea nella Nato, con quel che ne consegue. In termini politici, di missioni, di basi, di uomini, di mezzi. Ci costringono ad essere un paese con una forza aerea reale, seppur non votata all'assalto com'era negli anni '80. Ma quantomeno sufficiente a monitorare in autonomia il proprio spazio aereo, a saperlo difendere da minacce verosimili. Ci costringe ad essere informati h24 sui mari, sulle rotte commerciali, sulle flotte, sui flussi migratori, sulle emergenze umanitarie, sulle crisi di governo dei paesi limitrofi. Per via diplomatica, via economica, via politica, via aerea, via marittima, via spaziale persino.
    L'unica cosa che dobbiamo fare non è tanto discutere su quanto si spende, ma sul come, per quali fini, per farci cosa.
    Qui la risposta è squisitamente politica, non mi ci addentro.
    Mi limito solo a dire che è evidente che però queste spese vadano fatte in un'ottica di ritorno industriale, tecnologico, occupazionale e di indotto il più possibile interno al suolo nazionale, cosa che devo dire si sta facendo già da anni con buoni-ottimi risultati.

Secondo me a meno che non pensiamo che domani qualche vicino ci invada avere i carri armati in Italia è sostanzialmente inutile. 

 

Basta avere un esercito altamente specializzato, ready to combat e armato bene. 

 

È invece importante avere una marina e un'areonautica all'altezza della situazione. E aggiungo uno scudo missilistico degno di questo nome. 

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39 minuti fa, Skizzo91 ha scritto:

Kadyrov: "Non sono d'accordo con Medinsky, non accetteremo compromessi"

"Non accetteremo alcun compromesso". Ad affermarlo, in un video pubblicato su Telegram, il leader ceceno Ramzan Kadyrov che non si dice d'accordo con il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky. "Medinsky ha sbagliato, non ha agito correttamente ma voi non vi preoccupate. Noi abbiamo il nostro comandante in capo", il presidente russo Vladimir Putin, "il quale vede 100 anni in avanti e se pensate che lui lasci ciò che ha iniziato vi sbagliate", sottolinea ancora. "Quando nella Repubblica cecena c'era la guerra e gli Stati esteri facevano pressioni sulla Russia e sostenevano il terrorismo il presidente  ha finito la guerra, ha ricostruito la Repubblica e noi ora facciamo parte della federazione russa e quel che auguro al popolo ucraino", conclude Kadyrov.
 
 
 
 

Vabbe male che vada danno pure a lui un "cioccolatino alla Abramovich"

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Adesso, SuperTalismano ha scritto:

Link utile a smentire la favola della "guerra di Putin" contro i russi "buoni come il pane che non vogliono la guerra"

https://www.levada.ru/en/ratings/

Ci stà, l'opinione pubblica impressionata dalle immagini di protesta , ha pensato che il popolo russo in gran parte non fosse d'accordo con Putin e gli si sarebbe rivoltato contro. Naturalmente ,non era e non è così.

Questo ,vale  anche per la cina,in un ipotetico futuro.

 

Provai a fare questo discorso ad inizio invasione anche qui,parlando pure dell'effetto  sanzioni e come sarebbero state viste dal popolo russo.Il quale si sarebbe sempre più coalizzato con Putin  e facendo crescere il nazionalismo interno.

 

 

 

 

 

 

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1 ora fa, effe1986 ha scritto:

Secondo me a meno che non pensiamo che domani qualche vicino ci invada avere i carri armati in Italia è sostanzialmente inutile. 

 

Basta avere un esercito altamente specializzato, ready to combat e armato bene. 

 

È invece importante avere una marina e un'areonautica all'altezza della situazione. E aggiungo uno scudo missilistico degno di questo nome. 

No, senz'altro.

Fa comunque comodo conservare almeno un paio di brigate pesanti per una lunga serie di ragioni, compresa quella più banale, cioè il mantenimento della capacità. 

Una volta dismesse non è facile ricostituirle, qualora servissero.

Senza contare che proprio nelle missioni di "peace-keeping", vere o presunte, spesso la presenza di qualche carro può fare la differenza, vedasi la battaglia del pastificio in Somalia. I cingoli sono sempre i cingoli, ed i carri armati gira che ti rigira sono un fattore in certo scenari.

L'esercito, nei suoi piani, vorrebbe 3 brigate pesanti da quel che so, il che significherebbe qualcosa come 2/300 carri.

Parliamo del futuro prossimo, non del domani, credo che per ora si speri quantomeno di gestire due brigate su Ariete, aggiornandolo per quanto si può, per tirare avanti il più possibile.

Qualcuno qualche tempo fa mi aveva parlato di 256 carri, in futuro, come requisito.

Le brigate l'EI vorrebbe distribuirle in 3 pesanti, 4 medie e 4 leggere (o specialistiche, come le anfibie e le aviotrasportate).

Mi sembrano numeri del tutto ragionevoli.

 

Su Marina e aeronautica nulla da aggiungere.

Fortunatamente in quei campi stiamo facendo scelte giuste e commisurate, con ampissimi ritorni industriali ed occupazionali, specialmente in Marina. 

Manca ancora, pesantemente, una capacità radaristica e di monitoraggio di alto livello, oltre che missilistica antiaerea ed antinave, ma più di qualcosa si sta muovendo in questo senso, fortunatamente.

Camm-Er, Teseo 2, G.550, P-72, C-27J, satelliti e droni vari sono lì a testimoniarlo.

Notare, tutte acquisizioni da aziende nazionali o con accordi G2G.

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4 minuti fa, Nepali Me ha scritto:

No, senz'altro.

Fa comunque comodo conservare almeno un paio di brigate pesanti per una lunga serie di ragioni, compresa quella più banale, cioè il mantenimento della capacità. 

Una volta dismesse non è facile ricostituirle, qualora servissero.

Senza contare che proprio nelle missioni di "peace-keeping", vere o presunte, spesso la presenza di qualche carro può fare la differenza, vedasi la battaglia del pastificio in Somalia. I cingoli sono sempre i cingoli, ed i carri armati gira che ti rigira sono un fattore in certo scenari.

L'esercito, nei suoi piani, vorrebbe 3 brigate pesanti da quel che so, il che significherebbe qualcosa come 2/300 carri.

Parliamo del futuro prossimo, non del domani, credo che per ora si spero quantomeno di gestire due brigate su Ariete, aggiornandolo per quanto si può, per tirare avanti il più possibile.

Qualcuno qualche tempo fa mi aveva parlato di 256 carri, in futuro, come requisito.

Le brigate l'EI vorrebbe distribuirle in 3 pesanti, 4 medie e 4 leggere (o specialistiche, come le anfibie e le aviotrasportate).

Mi sembrano numeri del tutto ragionevoli.

 

Su Marina e aeronautica nulla da aggiungere.

Fortunatamente in quei campi stiamo facendo scelte giuste e commisurate, con ampissimi ritorni industriali ed occupazionali, specialmente in Marina. 

Manca ancora, pesantemente, una capacità radaristica e di monitoraggio di alto livello, oltre che missilista antiaerea ed antinave, ma più di qualcosa si sta muovendo in questo senso, fortunatamente.

Camm-Er, Teseo 2, G.550, P-72, C-27J, satelliti e droni vari sono lì a testimoniarlo.

Notare, tutte acquisizioni da aziende nazionali o con accordi G2G.

Ti ringrazio per le informazioni che stai pubblicando

  • Grazie 1

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Adesso, Nepali Me ha scritto:

No, senz'altro.

Fa comunque comodo conservare almeno un paio di brigate pesanti per una lunga serie di ragioni, compresa quella più banale, cioè il mantenimento della capacità. 

Una volta dismesse non è facile ricostituirle, qualora servissero.

Senza contare che proprio nelle missioni di "peace-keeping", vere o presunte, spesso la presenza di qualche carro può fare la differenza, vedasi la battaglia del pastificio in Somalia. I cingoli sono sempre i cingoli, ed i carri armati gira che ti rigira sono un fattore in certo scenari.

L'esercito, nei suoi piani, vorrebbe 3 brigate pesanti da quel che so, il che significherebbe qualcosa come 2/300 carri.

Parliamo del futuro prossimo, non del domani, credo che per ora si speri quantomeno di gestire due brigate su Ariete, aggiornandolo per quanto si può, per tirare avanti il più possibile.

Qualcuno qualche tempo fa mi aveva parlato di 256 carri, in futuro, come requisito.

Le brigate l'EI vorrebbe distribuirle in 3 pesanti, 4 medie e 4 leggere (o specialistiche, come le anfibie e le aviotrasportate).

Mi sembrano numeri del tutto ragionevoli.

 

Su Marina e aeronautica nulla da aggiungere.

Fortunatamente in quei campi stiamo facendo scelte giuste e commisurate, con ampissimi ritorni industriali ed occupazionali, specialmente in Marina. 

Manca ancora, pesantemente, una capacità radaristica e di monitoraggio di alto livello, oltre che missilistica antiaerea ed antinave, ma più di qualcosa si sta muovendo in questo senso, fortunatamente.

Camm-Er, Teseo 2, G.550, P-72, C-27J, satelliti e droni vari sono lì a testimoniarlo.

Notare, tutte acquisizioni da aziende nazionali o con accordi G2G.

Quello che diceva precedentemente effe1986 "Basta avere un esercito altamente specializzato" ,si può dire che nella realtà era il progetto delll'EI che,dagli anni 90 ha cominciato la riorganizzazione di alcuni reparti.

 

L'idea moderna è quella di utilizzare le brigate leggere come forza d'ingresso,le medie come supporto ,quelle pesanti in operazioni ad alta intensità

 

Già tre anni fa,s'era  pensato di rinfoltire l'ormai scarno ,parco mezzi delle brigate pesanti.

 

Dove l'hai letto,che vuole riorganizzarle in 4-4-3?

Ad una delle pubblicazioni cesi?

 

 

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Messico, ministero degli Esteri: 'Spie russe qui? Usa presentino prove' 

Il ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard ha chiesto agli Stati Uniti di presentare le prove, se ne hanno, di una presunta forte presenza in Messico di agenti dei servizi di intelligence militari russi (GRU). Intervistato dal quotidiano El Universal a Dubai, durante un viaggio di lavoro in Medio Oriente, Ebrard ha reagito alle dichiarazioni fatte di recente dal capo del Comando Nord statunitense sul fatto che in Messico sarebbe presente il "il gruppo più importante esistente all'estero" di spie militari russe.

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6 ore fa, jolly88 ha scritto:

Messico, ministero degli Esteri: 'Spie russe qui? Usa presentino prove' 

Il ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard ha chiesto agli Stati Uniti di presentare le prove, se ne hanno, di una presunta forte presenza in Messico di agenti dei servizi di intelligence militari russi (GRU). Intervistato dal quotidiano El Universal a Dubai, durante un viaggio di lavoro in Medio Oriente, Ebrard ha reagito alle dichiarazioni fatte di recente dal capo del Comando Nord statunitense sul fatto che in Messico sarebbe presente il "il gruppo più importante esistente all'estero" di spie militari russe.

Questa e' una sciocchezza.

Che prove vuole?

Cosa crede che abbiano il cartellino sul petto con la scritta "Sono una spia russa"?

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10 ore fa, Nepali Me ha scritto:

E' da qualche giorno che volevo scrivere del "riarmo italiano", che segue nelle intenzioni quello tedesco.
In termini assoluti, secondo IlSole24Ore, il 2% del Pil significherebbe una spesa di circa 35-38 miliardi di euro annui.
26 miliardi sono stati quelli spesi nell'ultimo esercizio, corrispondenti a circa all'1.6% del nostro Pil.
E' importante riportare il valore assoluto oltre che quello in percentuale, viste le sensibili variazioni di Pil (in positivo ed in negativo) degli ultimi anni.
Le spese militari, già prima delle crisi ucraina, erano già in crescita costante.
Basti pensare che nel 2019, quindi giusto un paio di anni fa, spendevamo circa l'1.4%.
Per dare un termine di paragone col nostro passato, nel 1981, nel 1991 e nel 2001 abbiamo speso tra il 2.0 ed il 2.1% del Pil per la difesa.
Fondamentalmente l'obiettivo sarebbe quello di tornare a spendere quanto si spendeva fino a 10-15 anni fa.
Cioé tornando a quando, complice la crisi finanziaria, molti governi europei (giustamente) hanno attinto preziose risorse tagliando i programmi di difesa nazionali.
Da qui, secondo me, possiamo capire che il 2% del Pil non è una cifra spaventosa, ma anzi, una cifra comparabile ai livelli pre crisi.

C'è da dire poi che l'Italia, per struttura e per esposizione geografica e geopolitica è "costretta" a spendere un pochino di più rispetto ad altri paesi europei.
Perché? Partiamo da come è strutturata in Italia la spesa per la difesa.

  • Cosa è incluso nella spesa per la Difesa. Ognuno nello scontrino della difesa ci piazza un pochino quello che gli pare. L'Italia, per abitudine, è probabilmente il paese occidentale che ci infila più cose, forse anche per sovrastimare il proprio budget di difesa. Ad esempio, dei 26 miliardi di euro anni spesi lo scorso anno, ben 8 miliardi, cioé il 30% della spesa complessiva nel bilancio difesa, è costituito dall'Arma dei Carabinieri. Arma dei Carabinieri che, tra l'altro, include pure la Guardia Forestale. Quindi sì, persino gli elicotteri verdi da soccorso alpino, i guardiacaccia, gli alcol test del sabato sera e le volanti di pattuglia dei CC rientrano nelle spese della difesa. Già basta questo per capire che i numeri in sé, se non si capisce esattamente di cosa si sta parlando, non danno grandi indicazioni sulla reale proporzione della spesa.

 

  • Cosa si vuol finanziare con questo aumento. Aggiungere aumentare di 10-15 miliardi annui entro un biennio, e continuare a farlo, resta un impegno non indifferente. Andrà sicuramente capito come vorranno investire questi denari, prima di tutto, ad oggi di ufficiale c'è poco. Una grossa fetta servirà probabilmente a finanziare i programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria di mezzi e strutture, spesso bloccati dalla cronica mancanza di fondi. Particolarmente afflitto da queste mancanze di fondi è l'Esercito, che più di tutti ha patito la difficile transizione dalla leva obbligatoria e dalla guerra fredda (con strutture e personale sovradimensionato), non potendo nemmeno contare su strumenti come le leggi navali che consentono ad altre forze armate maggiori investimenti. Per intenderci, ad oggi è stimato che l'EI abbia meno di 100 carri armati in grado di muoversi, comunque spaventosamente obsoleti. 
    Una buona parte di questi fondi, oltre che per riassestare la funzionalità di caserme, basi e mezzi, verrà spesa per costituire una difesa informatica seria. Ad oggi lo stato, le amministrazioni locali e le grandi imprese italiane sono fondamentalmente indifese rispetto ai quotidiani attacchi che subiamo. Questo mi sembra particolarmente importante, dato che molti dei paesi strategicamente avversi al nostro investono risorse ingenti proprio in questo tipo di attacchi.
    Aggiungiamoci che si vuole sicuramente investire molto in ricerca spaziale, settore dal ritorno economico enorme e non propriamente bellico per un paese, come il nostro, di certo non può montare testate nucleari o non convenzionali su missili balistici travestiti da razzi per astronauti.
  • Perché l'Italia deve spendere tanto, rispetto ad altri paesi, nella propria difesa. L'Italia non ha la fortuna geografica della Francia, della Germania, della Svizzera, dell'Austria, del Belgio, dell'Olanda. I paesi mitteleuropei condividono confini terrestri con paesi alleati, nel peggiore dei casi neutrali e praticamente disarmati, e confini marini che ben li distanziano da qualsiasi minaccia concreta, sempre ammesso che abbiano confini marini (così da risparmiarsi le spese per la Marina, ad esempio). Noi abbiamo un confine marino sottilissimo che ci separa, per poche centinaia se non decine di km, da Slovenia, Bosnia, Albania, Croazia, Kosovo, Montenegro. Non esattamente paesi che promettono stabilità nei prossimi decenni. Questo a Est. A Sud siamo a due passi dal Nord Africa, come solo la Spagna ed il Portogallo sono in tutto occidente. Ma confiniamo con paesi dilaniati da guerre civili e a rischio di radicalizzazione islamica continua. Tunisia e Libia sono a poche decine di km dalle nostre isole, ed oltre a minacce militari (già avvenute nei decenni scorsi) concrete, costituiscono un bacino di controversie internazionali e di flussi migratori che non possono essere né ignorati né subiti passivamente, tanto più che paesi rivali come Turchia e Russia stanno cercando di assumerne il controllo proprio in funzione anti-occidentale. Se poi allarghiamo l'orizzonte ai pesi dove l'Italia ha investito, ed investe tutt'oggi, in termini politi ed economici, la situazione non migliora. Libano ed Egitto, per citarne due, ma potremmo parlare anche di Corno d'Africa, delle (sciagurate) missioni in A-Stan e Iraq, e dei difficilissimi rapporti con una sempre più imperialista Turchia e dei pessimi rapporti con la Russia. 
    Tutte queste sfide ci costringono ad essere un paese con una importante estroflessione marina, per dissuadere se non difendere le nostre rotte commerciali e i nostri rifornimenti energetici. Ci costringono ad essere un paese impegnato in prima linea nella Nato, con quel che ne consegue. In termini politici, di missioni, di basi, di uomini, di mezzi. Ci costringono ad essere un paese con una forza aerea reale, seppur non votata all'assalto com'era negli anni '80. Ma quantomeno sufficiente a monitorare in autonomia il proprio spazio aereo, a saperlo difendere da minacce verosimili. Ci costringe ad essere informati h24 sui mari, sulle rotte commerciali, sulle flotte, sui flussi migratori, sulle emergenze umanitarie, sulle crisi di governo dei paesi limitrofi. Per via diplomatica, via economica, via politica, via aerea, via marittima, via spaziale persino.
    L'unica cosa che dobbiamo fare non è tanto discutere su quanto si spende, ma sul come, per quali fini, per farci cosa.
    Qui la risposta è squisitamente politica, non mi ci addentro.
    Mi limito solo a dire che è evidente che però queste spese vadano fatte in un'ottica di ritorno industriale, tecnologico, occupazionale e di indotto il più possibile interno al suolo nazionale, cosa che devo dire si sta facendo già da anni con buoni-ottimi risultati.

Questo sempre nell'ottica che c'e' chi ha solo voglia di menar le mani (mi riferisco agli stranieri; ma alla fine si puo' dire si trovano anche in Italia).

Purtroppo sappiamo che esistono anche questi tizi, non li possiamo evitare e siamo costretti ad armarci.

Cosa ci guadagnerebbero, lo sanno solo loro.

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