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_Alex_

Chiellini: «Obiettivi sostenibilità e risultati: break-even a bilancio entro il 2026/27. In arrivo multa e settlement agreement per violazione del FFP»

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«Il mio ruolo in Juventus nasce con l’obiettivo di combinare la parte sportiva e quella istituzionale».

Così Giorgio Chiellini, Director of Football Strategy della Juventus, ha aperto il suo intervento durante il Football Business Forum organizzato da SDA Bocconi.

 

«Sto proseguendo il lavoro iniziato da Francesco Calvo, che mi ha introdotto in questo ambiente lo scorso anno. A livello aziendale sto affiancando Federico Comolli nella gestione del club, cercando di unire la mia esperienza da calciatore a una nuova prospettiva dirigenziale».

 

L’ex capitano bianconero ha chiarito di non essersi mai visto come un allenatore: «Ho sempre sentito più naturale il passaggio a un ruolo gestionale, strategico, anche se credo che la leadership resti la stessa. Quando iniziava una stagione, guardavo ai miei compagni come a 25 aziende diverse: ognuna con i propri obiettivi, i propri interessi. Il compito del leader è far capire che senza unità d’intenti nessuno vince, né la squadra né le singole persone. Ma anche noi, da giocatori, avevamo i nostri “capi”: l’allenatore, la società, la proprietà. È una catena di responsabilità che non si spezza mai».

 

Sul piano più ampio, Chiellini ha affrontato il tema del gap tra Serie A e Premier League, e della crescente concorrenza rappresentata dalla Champions League stessa. «Oggi la Champions è diventata una competitor diretta dei campionati nazionali. Il calcio è sempre più globalizzato, e questo si rifletterà ancora di più nei diritti TV a partire dal 2027. Non credo che la Serie A possa colmare completamente il divario con la Premier League, ma deve assolutamente migliorare per sopravvivere. L’interesse internazionale verso la Serie A sta calando, e serve una strategia diversa: dobbiamo riportare in Italia i migliori giocatori, perché sono loro che attraggono gli spettatori».

 

Chiellini ha poi criticato la mancanza di coesione tra i club italiani: «Oggi non c’è un tavolo comune che lavori per la crescita collettiva. Ognuno pensa a sé, e così si perde di vista l’obiettivo comune. Non vogliamo diventare una lega che forma i talenti e poi li vede partire all’estero».

 

Sul piano degli investimenti, l’ex difensore ha lanciato un monito: «Investire nel calcio è un rischio enorme se manca una visione d’insieme. I club italiani, in confronto, costano poco, ma incontrano difficoltà strutturali enormi. L’esempio di Pallotta a Roma parla chiaro: arrivò con un progetto per costruire lo stadio, ma dopo più di dieci anni siamo ancora fermi. A Milano finalmente c’è un segnale positivo, ma servono istituzioni che aiutino e non ostacolino chi vuole investire. Non possiamo permetterci di perdere queste opportunità per colpa della burocrazia».

 

Chiellini ha poi spiegato i due obiettivi principali della Juventus: sostenibilità economica e risultati sportivi. «Purtroppo veniamo da bilanci negativi, specialmente negli anni del Covid e in quelli successivi, con la mancata qualificazione in Champions che ha pesato molto. L’obiettivo è arrivare al breakeven entro il 2026-27, puntando su sostenibilità e risultati. Siamo stati pionieri nel progetto delle seconde squadre e ora ne stiamo raccogliendo i frutti, come con Yildiz. È vero, abbiamo dovuto sacrificare alcuni talenti per ragioni di bilancio, ma questo rientra in una strategia più ampia: creare un sistema sostenibile».

 

Sul fronte UEFA, Chiellini ha confermato la linea della società: «Eravamo consapevoli della procedura sul Fair Play Finanziario. Riceveremo una multa e un nuovo settlement agreement, ma non ci sarà alcun obbligo di operazioni straordinarie. Continueremo sul percorso di sostenibilità iniziato anni fa, e soprattutto abbiamo centrato l’obiettivo di tornare in Champions».

 

Lo sguardo si è poi spostato sullo stadio e sulle nuove opportunità di ricavi extra sportivi: «All’Allianz Stadium lanceremo diversi eventi: abbiamo iniziato con il rugby e in estate ospiteremo i primi concerti. L’obiettivo è portare nello stadio un numero di eventi molto più alto rispetto alle sole partite. Vogliamo capire davvero cosa desiderano i tifosi e costruire un’offerta che li coinvolga di più».

 

Chiellini ha sottolineato come l’ampliamento della fan base sia cruciale per la sostenibilità futura: «Aumentare la base dei tifosi significa accrescere l’attrattività per gli sponsor. Stiamo lavorando per rendere l’esperienza allo stadio più completa e interattiva, ma dobbiamo migliorare la raccolta e l’analisi dei dati sui nostri tifosi».

 

Infine, un confronto con il modello americano: «Negli Stati Uniti il livello si sta alzando, ma il salary cap aiuta a mantenere la competitività. Il movimento non sta esplodendo perché non può attrarre troppe stelle, ma funziona: hanno una media di 20-25 mila spettatori, riescono a offrire un prodotto coerente con il loro livello. Per loro lo sport è intrattenimento, un’esperienza paragonabile al teatro o al cinema. E noi dovremmo imparare qualcosa da quella mentalità»

 

Fonte: Calcio&Finanza

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21 minuti fa, _Alex_ ha scritto:

Chiellini ha poi spiegato i due obiettivi principali della Juventus: sostenibilità economica e risultati sportivi. «Purtroppo veniamo da bilanci negativi, specialmente negli anni del Covid e in quelli successivi, con la mancata qualificazione in Champions che ha pesato molto. L’obiettivo è arrivare al breakeven entro il 2026-27, puntando su sostenibilità e risultati. Siamo stati pionieri nel progetto delle seconde squadre e ora ne stiamo raccogliendo i frutti, come con Yildiz. È vero, abbiamo dovuto sacrificare alcuni talenti per ragioni di bilancio, ma questo rientra in una strategia più ampia: creare un sistema sostenibile».

 

Di risultati però se ne vedono pochi...sefz

Comunque Yldiz è un esempio sbagliato per la Next Gen. Se ricordo bene lui iniziò a giocare una manciata di partite in Next Gen nel finale di stagione dopo la "minaccia" del suo procuratore, poi l'anno dopo stava già con un piede in prima squadra. Per talenti del genere ovviamente è inutile la gavetta in Serie C, possono subito respirare l'aria della Serie A.

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7 minuti fa, urbyemanuelson ha scritto:

Tradotto, fino al 2027 venderemo tutto quello che è vendibile al fine di ottenere plusvalenze a manetta....

 

 

 

Tolti Yildiz e Thuram, è rimasto poco da vendere. sefz

L'anno scorso potevano vendere Miretti, ora ha perso mezza stagione e probabilmente lo vedremo poco da qui a fine anno, come vedremo poco Adzic che è l'altro giovane che si può vendere.

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1 minuto fa, Montero non fa prigionieri ha scritto:

Tolti Yildiz e Thuram, è rimasto poco da vendere. sefz

L'anno scorso potevano vendere Miretti, ora ha perso mezza stagione e probabilmente lo vedremo poco da qui a fine anno, come vedremo poco Adzic che è l'altro giovane che si può vendere.

Devono fare plusvalenze per rientrare nel FPF non serve a nulla l'aumento del capitale in questi termini.

Venderanno il vendibile.

  • Grazie 1

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22 minuti fa, Montero non fa prigionieri ha scritto:

Di risultati però se ne vedono pochi...sefz

Comunque Yldiz è un esempio sbagliato per la Next Gen. Se ricordo bene lui iniziò a giocare una manciata di partite in Next Gen nel finale di stagione dopo la "minaccia" del suo procuratore, poi l'anno dopo stava già con un piede in prima squadra. Per talenti del genere ovviamente è inutile la gavetta in Serie C, possono subito respirare l'aria della Serie A.

Quando parlano di sostenibilità abbiamo già capito tutto!

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3 minuti fa, matJuventino ha scritto:

Societa, dirigenza, squadra, e club allo sbando totale

Siano finiti e lo dico con le lacrime al cuore.Quando vedi Juve Torino e hai la parte centrale della squadra con Rugani e locatelli capisci subito il livello basso del club.Ora conta solo il bilancio e sarà sempre così con Elkann

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Adesso, DarioSen ha scritto:

Insomma il fondo non è ancora toccato... In parole povere...

Ma ci siamo andati vicini e di sto passo ci arriviamo...

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28 minuti fa, urbyemanuelson ha scritto:

Tradotto, fino al 2027 venderemo tutto quello che è vendibile al fine di ottenere plusvalenze a manetta....

O per meglio dire, si tira a campare.

Saranno contenti quei tifosi (sempre meno fortunatamente) che festeggiano perchè il proprietario ha ribadito che non intende venir meno agli impegni presi...

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Io ve lo avevo detto, chi legge lo sa che ve lo avevo detto.

Tanto valeva spendere un miliardo di euro in tre sessioni, vincere due CL di fila e poi ripartire dalla Lega Pro.

 

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37 minuti fa, urbyemanuelson ha scritto:

Devono fare plusvalenze per rientrare nel FPF non serve a nulla l'aumento del capitale in questi termini.

Venderanno il vendibile.

Tolto yldiz non c'è niente di vendibile o di cui fasciarsi la testa se lo perdiamo. Sono una branca di pippe. 

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Intervista che non mi "esalta" per nulla: il rischio è che la “sostenibilità” diventi sinonimo di “mediocrità”.

 

E questa parola, breakeven, che nasce in teoria come un concetto virtuoso: spendere solo ciò che si guadagna.

Ma nel calcio moderno, dove la competizione è drogata da capitali esterni (fondi, Stati, miliardari), chi rispetta davvero i conti rischia di restare fuori dalle élite.

Quindi il rischio è che puntare al breakeven senza una visione sportiva forte può diventare un livellamento verso il basso.

 

1: Se non entri in Champions, la sostenibilità si auto-distrugge.

Lo sappiamo bene: il modello economico Juve dipende dalla Champions League.

Senza Champions, perdi 60-100 milioni di ricavi;

Per compensare, devi tagliare costi, ma tagliare costi peggiora la competitività:

Squadra meno competitiva → meno risultati → meno appeal → meno sponsor.

È un circolo vizioso.

 

2: Se vendi i talenti e tieni i mediocri, la sostenibilità diventa un placebo che da l'impressione di risolvere un problema, ma non lo risolve e può anche peggiorarlo nel tempo.

La Juve, negli ultimi anni, ha venduto male e comprato peggio.

Vendere Huijsen, Mbangula, Soulé per “fare cassa” e poi pagare vagonate di milioni per giocatori più maturi ma di medio livello non è sostenibilità: è gestione a breve termine.

È contabilità, non strategia.

 

3: Reputazione e percezione: il danno invisibile ed incalcolabile per l’immagine.

Ogni scandalo (plusvalenze, manovra stipendi, ecc.) ha un costo reputazionale enorme.

Gli sponsor esitano (non esiste che una società come la Juve rimanga senza sponsor di maglia)

I tifosi internazionali si disaffezionano.

E la cosa più grave: il club smette di dettare la narrazione.

Per decenni, la Juve aveva una chiara immagine pubblica:

“Stile, lavoro, silenzio, vittoria.”

Quella narrazione univa i tifosi e intimidiva gli avversari.

Era un marchio.

Oggi la Juve subisce la narrazione

Negli ultimi anni i dirigenti o stanno sempre zitti, o parlano poco o tardi.

I casi giudiziari vengono raccontati solo dai media esterni, e spesso nessuno nel club prende posizione pubblicamente.

 

Risultato: la Juve non racconta più sé stessa, lascia che siano gli altri a farlo.

E quando smetti di guidare il racconto, lo subisci: diventi un bersaglio facile, perdi credibilità, e persino i tifosi si dividono perché non capiscono più quale sia la linea ufficiale del club.

 

4: Il rischio “mediocrità sostenibile”

Se un club come la Juve si accontenta di “non perdere soldi”, il rischio è enorme: diventi una società sana… ma irrilevante.

È il destino di tante squadre “gestite bene” ma senza ambizione sportiva.

L’equilibrio economico senza vittorie non genera crescita: i ricavi stagnano, i tifosi calano, e il marchio perde valore.

 

5: quale può essere la via d’uscita e cosa vorrei sentire da Chiellini: io non sono nessuno, ma penso che la sostenibilità non debba sostituire l’ambizione, ma bensì "finanziarla".

Il modello vincente, seppur in contesti diversi da quello italiano, vedi Bayern, Liverpool, Real Madrid, è quello che unisce gestione economica rigorosa, visione sportiva chiara, brand forte e internazionale, investimenti mirati (non casuali), giovani valorizzati, e SOPRATTUTTO comunicazione moderna, e leadership pubblica (non silenziosa o difensiva). 

 

Chissà cosa ci aspetta, ma il timore è forte 

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