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juventino

Situazione Corea del Nord: storico incontro tra Trump e Kim Jong-un

Post in rilievo

Felice di essere consumista, mondialista e inossidabilmente filo-americano, soprattutto se il paragone è Pyongyang (e si... se mi capita mangio pure gli hamburger e adoro i cappellini da baseball).

Ed anche il "pensiero" dei Kim's e le loro fatiche "letterarie", te le lascio tutte ben volentieri.

 

 

Quanto poi ai famosi stivali, i primi ad aver messo i loro in territorio altrui, sono stati quelli del nord quando hanno invaso la Corea del Sud il 25 giugno 1950.

Quindi è stato il nord ad invadere il sud e non viceversa: solo che i nordisti le hanno buscate di brutto tanto da essere costretti a ritornare indietro, potendosi salvare il * solo grazie all'intervento cinese.

Da quel momento il pari e patta e la situazione di stallo che prosegue ancora oggi.

 

Da qui, la presenza di circa 30.000 americani in CdS, resa necessaria anche dal fatto che NON è mai stato stipulato alcun trattato di pace tra nord e sud per la guerra del 1950 e che, pertanto, le due coree si trovano ancora, tecnicamente, in stato di guerra (in effetti di cessate il fuoco).

 

Perfetto. Sono stati proprio i 1000 soldati cinesi a salvare il * ai nordisti, e gli statunitensi stavano vincendo, sebbene la guerra di corea si stata un massacro per loro, peggio del Vietnam.

Per quanto riguarda il mondialismo, tu sei contento di andare in 200 paesi e vedere la stessa identica mercificazione? Ma il tuo pensiero da mondialista probabilmente sarà che questo + progresso, libertà, libero arbitrio

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E' innegabile che un mondo senza U.S.A. sarebbe un mondo più pacifico .ghgh In ogni caso non so veramente cosa pensare..

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Perfetto. Sono stati proprio i 1000 soldati cinesi a salvare il * ai nordisti, e gli statunitensi stavano vincendo, sebbene la guerra di corea si stata un massacro per loro, peggio del Vietnam.

Per quanto riguarda il mondialismo, tu sei contento di andare in 200 paesi e vedere la stessa identica mercificazione? Ma il tuo pensiero da mondialista probabilmente sarà che questo + progresso, libertà, libero arbitrio

 

1000 soldati cinesi durante la guerra di Corea ??? .asd .asd ma se i cinesi da soli hanno avuto 180.000 morti (148.000 secondo wikipedia), oltre a 400.000 tra feriti e prigionieri!!!! .asd .asd

 

Ma prova a leggere qualcosa di diverso dalle fesserie dei Kim's...

 

Per esempio questo link cinese (http://www.china.org.cn/china/2010-06/28/content_20365659.htm) dove si legge che:

 

1) gli americani sono definiti "aggressori" e quindi non è ovviamente un sito filoamericano

2) durante la guerra le truppe cinesi in Corea hanno subito 183.108 morti (secondo le stesse fonti cinesi)

3) in totale la Cina ha inviato in Corea in tre anni 2,97 Milioni di soldati (2.970.000) [btw mi sembrano troppi, ma sono gli stessi cinesi a dirlo]

 

erano proprio 1.000, si si.... .ghgh .ghgh

Comunque è vero: non hanno salvato il * al vecchio Kim... lo hanno salvatoa lui ed a tutta la sua dinastia e discendenti fino ad oggi .. .ehm

 

Quanto allo sviluppo della guerra "peggio del Vietnam", la faccio breve postando le cartine delle operazioni:

 

k997hk.jpg

 

La prima al 25 giugno 1950 rappresenta la situazione al momento dell'invasione del nord contro il sud

 

La seconda al 14 settembre 1950 (due mesi dopo) rappresenta la massima avanzata nordcoreana a sud, con gli americani e i sudcoreani ridotti al solo angolo di Pusan

 

La terza, al 25 novembre 1950 rappresenta il contrattacco americano con lo sbarco di Inchon (freccia nera dal mare) e la precipitosa ritirata nord coreana. In questa fase gli americani e i sud coreani occupano quasi completamente la Corea del nord.

In questa fase avviene l'intervento cinese che invia 3 milioni di soldati e salva il * al vecchio Kim e di fatto ristabilisce la situazione sul 38° parallelo (che è poi la linea di confine/armistizio)

 

La quarta è la situazione al momento dell'armistizio.

 

ce ne sono anche altre ovviamente...

 

http://www.canadiansoldiers.com/history/wars/koreanwar.htm

 

 

Poi potremmo anche parlare delle perdite: 35.000 americani (e 53.000 sudcoreani) contro 180.000 cinesi e 215.000 norcoreani) per stabilire chi abbia subito la batosta... ma non voglio infierire

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«La Corea del Nord ha lanciato un missile balistico»

 

Washington - La Corea del Nord ha lanciato un missile balistico: lo hanno confermato dirigenti Usa alla Cnn. La conferma arriva anche dai militari della Corea del Sud, riporta l’agenzia sudcoreana Yonhap.

 

Il lancio, secondo lo stato maggiore interforze sudcoreano citato da Yonhap, è avvenuto a nord di Pyongyang, nelle prime ore del mattino (ora locale). Il tipo di missile e il suo raggio d’azione, secondo i militari di Seul, non sono stati ancora identificati. Il lancio sarebbe fallito, secondo quanto riportano i media.

 

Il Secolo XIX

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2 fallimenti in una settimana o poco più... Gli saranno rimasti abbastanza ingegneri nucleari per costruire altri missili? .uhm

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Antonio Razzi.....senatore della Repubblica ITALIANA!

 

ho capito tutto .sisi

 

Non è che ha capito tutto , se vai in Corea del Nord devi seguire un itinerario obbligato ( e non è che puoi domandare agli operai & contadini come stanno e la pensano )

Evidentemente cerca di gettare acqua sul fuoco , ma già un qualunque ministro italiano non ha potere in campo internazionale ( valiamo poco più di una Grecia qualsiasi ) , figuriamoCi Razzi !!!

 

In pratica adesso siamo nelle mani della Cina ,

se non ci fosse stato il "problema " Cina a quest'ora il Pentagono avrebbe fatto già tabula rasa ,

con , ovviamente , tutte le ripercussioni che avrebbe portato una tale aggressione .

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1) Coi sistemi antimissile americani verrebbe neutralizzata qualsiasi velleità di minaccia nucleare, manco avrebbero il tempo di atterrare i missili.

 

2) Militarmente la DPRK è all'età della pietra sia come potenza che tecnologia bellica, avendo in dotazione ancora vecchie ferraglie degli anni sovietici. Non hanno manco un sistema di rilevazione satellitare (infatti si sono accorti in ritardo che la uss Carl Vinson si era mossa.

 

3) Ma cosa vuoi confermare, manco sai con chi stai parlando, attieniti agli argomenti ragazzino

 

 

 

 

Ahahaha il Venezuela, poveretti, hanno il * sopra un mare d'oro e il regime sta riuscendo nell'impresa di portarli alla fame. Dei geni

Mi dispiace metterla sul personale ma ho 36 anni e sono padre di famiglia.

 

Il ragazzino sei tu, lo si capisce dai toni canzonatori che usi, dalla tua sfacciata supponenza e dalle tue fonti di informazione (ricerche random su google...).

Manchi completamente di maturità e autocritica, ripeto che sembra tu stia parlando di un gioco quando invece parli di guerre, che fai il tifo per una squadra quando qui si parla delle sorti di migliaia di vite umane.

 

Dato che l'hai ignorato ripeto il mio passaggio:

 

1. Nessuna guerra fatta dagli Stati Uniti è durata un giorno e ancor più lunghi sono gli strascichi e conseguenze deleterie per la comunità tutta che seguono alla fine della stessa.

 

2. Non ha importanza che il territorio americano non possa essere colpito (forse lo ha per chi non considera i non-americani delle vittime degne di nota), la Corea del Sud è il bersaglio primo e facilissimo da colpire per una Corea del Nord allo sfascio/sotto minaccia di una fine sicura e vicina. La sola idea che possano esserci delle conseguenze ad un attacco alla nord corea con delle vittime da entrambi i fronti del confine coreano dovrebbe minare alle basi la volontà di una qualsiasi rappresaglia no-sense verso la folle dittatura.

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E' grave che non conosci Granpasso, mi sa che ti sei perso un capolavoro della letteratura mondiale....

Tornando seri perché l'argomento è, purtroppo, molto serio, ti faccio una domanda: sei così tranquillo che la Corea del Nord possieda un arsenale nucleare ? Non pensi inoltre che certe affermazioni contenute nel tuo post di prima siano un tantinello anacronistiche ?

La Corea del Nord è un regime dittatoriale in cui non vi è alcuna libertà, un posto fuori dal mondo in cui milioni di persone sono costrette a vivere come in una gabbia totalmente isolata dall'esterno.

Detto questo, mi auguro che l'attuale crisi si possa risolvere con misure pacifiche e che da entrambe le parti prevalgano ragionevolezza e buon senso.

 

Su quali basi ragioni in questo modo? Dalle agenzie della Repubblica di Corea o statunitensi? Dai racconti dei dissidenti fuggiti? DaDai report delle ong? Dai personaggi femminili e piacenti costruiti dal circo mediatico statunitense? Oppure sei un commerciante che non vede l'ora di vedere un'altro paese libero si ma per i commercianti e per l'accesso delle merci che hanno appiattito il mondo

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Il discorso, come sempre quando si parla di politica, si è ridotto a filoamericani simpatizzanti dell'espansionismo americano cowboy dalla colt facile VS anti-Americani filo - comunisti simpatizzanti del paese canaglia di turno.

 

Non se ne esce.

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la Corea del Sud è il bersaglio primo e facilissimo da colpire per una Corea del Nord allo sfascio/sotto minaccia di una fine sicura e vicina. La sola idea che possano esserci delle conseguenze ad un attacco alla nord corea con delle vittime da entrambi i fronti del confine coreano dovrebbe minare alle basi la volontà di una qualsiasi rappresaglia no-sense verso la folle dittatura.

 

Su questo non vi è il minimo dubbio. Probabilmente tenterebbero di colpire anche il Giappone.

È vero che in sudcorea hanno appena installato i THAAD che garantiscono una buona copertura generale, ma anche in questo caso il problema non può dirsi risolto, visto che non esiste sistema che possa garantire impermeabilità al 100%, soprattutto in caso di attacchi di saturazione.

Quindi, in ogni caso qualcosa passerebbe ed in un territorio densamente popolato come la Corea del Sud, qualsiasi cosa riesca a cadere a terra provocherebbe dalle centinaia alle decine di migliaia mi vittime (dipende dal tipo di attacco).

Perciò siamo di fronte ad una classica lose-lose situation in cui, in qualunque modo la si giri, si produrrebbero effetti collaterali deleteri, ben superiori ai vantaggi.

 

Soluzioni, oggettivamente, ne vedo poche.

In via teorica potrebbe forse essere possibile sbarazzarsi in un colpo solo di Kim e della sua cerchia ristretta mediante metodi non convenzionali (con rischi enormi nel caso la cosa fallisse), contando sul fatto che, in un sistema rigorosamente piramidale, dirigistico e verticistico quale la CdN con zero o pressoché nulla autonomia nei quadri sottostanti, una volta tagliata la testa del serpente tutto il resto si affloscerebbe in preda a paralisi decisionale.

Ma se anche tutto questo filasse liscio e Kim e la sua banda fossero tolti di mezzo definitivamente, poi, cosa diavolo si fa della CdN, che non dispone né di mentalità, né di classe dirigente alternativa, né di economia degna di questo nome in grado di reggere uno Stato uscito dal Medioevo?

La si abbandona a sé stessa? Impossibile.

La si annette alla CdS? Escluso, si rischia di distruggere due stati anziché uno, visto che i costi dell'unificazione sarebbero enormi e non credo che i sudcoreani siano così fessi da rinunciare al proprio way of life.

Ne facciamo un protettorato cinese? E chi cavolo glielo fa fare alla Cina di accollarsi un simile fardello, visto che oramai non scoppia più tanto di salute neanche lei? Certo, avrebbero un nuovo mercato da colonizzare, ma verrebbe saturato con poco in breve tempo

Ne facciamo un protettorato internazionale sotto controllo ONU? E in questo caso, chi paga e per quanto tempo, visto che si tratterebbe di un periodo almeno generazionale?

 

E attenzione, che questo della rimozione riuscita di Kim sarebbe solo il best-case scenario.

Gli altri sono infinitamente peggiori.

 

Quindi si ritorna all'eterno dilemma di Lenin: "che fare?"

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Il ragazzino sei tu, lo si capisce dai toni canzonatori che usi, dalla tua sfacciata supponenza e dalle tue fonti di informazione (ricerche random su google...).

 

Eccerto, sei furbo, peccato che il primo a buttarla su toni caciaroni sia stato tu con questo post:

 

Confermo. Hai visto troppi film e per te parlare di bombardamenti nucleari, guerre genocide ecc è come parlare di una partita di calcio.

 

.the

 

Dato che l'hai ignorato ripeto il mio passaggio:

 

1. Nessuna guerra fatta dagli Stati Uniti è durata un giorno e ancor più lunghi sono gli strascichi e conseguenze deleterie per la comunità tutta che seguono alla fine della stessa.

 

Inanzitutto si tratta di iperbole (ti consiglio una rapida ricerca su google se non sai di cosa si tratti). Ed era finalizzata a rimarcare il forte sbilanciamento di forze belliche in campo tra una super-potenza come gli USA, e un paese arretratissimo come la DPRK.

 

Cosa c'entrino poi "strascichi e conseguenze deleterie" con il succo del discorso, lo sai solo tu (forse).

 

2. Non ha importanza che il territorio americano non possa essere colpito (forse lo ha per chi non considera i non-americani delle vittime degne di nota), la Corea del Sud è il bersaglio primo e facilissimo da colpire per una Corea del Nord allo sfascio/sotto minaccia di una fine sicura e vicina. La sola idea che possano esserci delle conseguenze ad un attacco alla nord corea con delle vittime da entrambi i fronti del confine coreano dovrebbe minare alle basi la volontà di una qualsiasi rappresaglia no-sense verso la folle dittatura.

 

No, forse non hai capito: non riuscirebbe nemmeno a raggiungere il sud alcun tipo di attacco nucleare, verrebbe neutralizzato dal sistema anti-missilistico americano.

 

Quello che hai scritto tra parentesi nemmeno lo commento: una deduzione che solo un poveretto poteva fare, visto che in nessuna parte di qualsiasi mio post si evince una tale scemenza.

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l'unica cosa da cancellare dalla faccia della terra sono le armi nucleari

io direi armi in generale...visto che ci riteniamo esseri intelligenti e siamo nel 2017....ma sai meglio di me che gli interessi economici....ergo

 

Il discorso, come sempre quando si parla di politica, si è ridotto a filoamericani simpatizzanti dell'espansionismo americano cowboy dalla colt facile VS anti-Americani filo - comunisti simpatizzanti del paese canaglia di turno.

 

Non se ne esce.

roba da matti....siamo ancora ancorati a questi credi politici....dopo tutto quello che gia' han causato nella storia recente...inutile aggiungere altro

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Per quanto mi riguarda inutile aggiungere altro su questo thread.

 

PS: Buon tifo sulla vostra bomba preferita.

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Su quali basi ragioni in questo modo? Dalle agenzie della Repubblica di Corea o statunitensi? Dai racconti dei dissidenti fuggiti? DaDai report delle ong? Dai personaggi femminili e piacenti costruiti dal circo mediatico statunitense? Oppure sei un commerciante che non vede l'ora di vedere un'altro paese libero si ma per i commercianti e per l'accesso delle merci che hanno appiattito il mondo

 

Questo tuo discorso mi ricorda molto uno scambio di battute che ebbi nei lontani anni del liceo con un mio coetaneo, molto politicizzato (frequentavamo una scuola molto "rossa") e figlio di genitori fermamente e convintamente comunisti. L'Unione Sovietica ormai morente si avviava allo sfascio e sui giornali capitava di leggere articoli sulla situazione economica drammatica con i negozi e i supermercati privi dei generi di prima necessità (tipo il Venezuela attuale). Insomma, per farla breve, si parlava di questo e lui, tranquillo, deciso, convinto di essere dalla parte della ragione, a suo modo sincero, affermava che erano tutte balle, tutta propaganda occidentale. In URSS si viveva benissimo, tutti avevano la macchina, la casa, la sanità gratuita e lo Stato che pensava a ogni bisogno e necessità del cittadino.

Ecco, non te la prendere, quello che dici e il modo in cui lo dici mi riportano a quei tempi; ti chiedo però: ma credi che ci sia ancora qualcuno, nel mondo di oggi, che possa credere alle veline del governo coreano ?

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Su questo non vi è il minimo dubbio. Probabilmente tenterebbero di colpire anche il Giappone.

È vero che in sudcorea hanno appena installato i THAAD che garantiscono una buona copertura generale, ma anche in questo caso il problema non può dirsi risolto, visto che non esiste sistema che possa garantire impermeabilità al 100%, soprattutto in caso di attacchi di saturazione.

Quindi, in ogni caso qualcosa passerebbe ed in un territorio densamente popolato come la Corea del Sud, qualsiasi cosa riesca a cadere a terra provocherebbe dalle centinaia alle decine di migliaia mi vittime (dipende dal tipo di attacco).

Perciò siamo di fronte ad una classica lose-lose situation in cui, in qualunque modo la si giri, si produrrebbero effetti collaterali deleteri, ben superiori ai vantaggi.

 

Soluzioni, oggettivamente, ne vedo poche.

In via teorica potrebbe forse essere possibile sbarazzarsi in un colpo solo di Kim e della sua cerchia ristretta mediante metodi non convenzionali (con rischi enormi nel caso la cosa fallisse), contando sul fatto che, in un sistema rigorosamente piramidale, dirigistico e verticistico quale la CdN con zero o pressoché nulla autonomia nei quadri sottostanti, una volta tagliata la testa del serpente tutto il resto si affloscerebbe in preda a paralisi decisionale.

Ma se anche tutto questo filasse liscio e Kim e la sua banda fossero tolti di mezzo definitivamente, poi, cosa diavolo si fa della CdN, che non dispone né di mentalità, né di classe dirigente alternativa, né di economia degna di questo nome in grado di reggere uno Stato uscito dal Medioevo?

La si abbandona a sé stessa? Impossibile.

La si annette alla CdS? Escluso, si rischia di distruggere due stati anziché uno, visto che i costi dell'unificazione sarebbero enormi e non credo che i sudcoreani siano così fessi da rinunciare al proprio way of life.

Ne facciamo un protettorato cinese? E chi cavolo glielo fa fare alla Cina di accollarsi un simile fardello, visto che oramai non scoppia più tanto di salute neanche lei? Certo, avrebbero un nuovo mercato da colonizzare, ma verrebbe saturato con poco in breve tempo

Ne facciamo un protettorato internazionale sotto controllo ONU? E in questo caso, chi paga e per quanto tempo, visto che si tratterebbe di un periodo almeno generazionale?

 

E attenzione, che questo della rimozione riuscita di Kim sarebbe solo il best-case scenario.

Gli altri sono infinitamente peggiori.

 

Quindi si ritorna all'eterno dilemma di Lenin: "che fare?"

 

Secondo me l'ipotesi più probabile è quella del protettorato cinese, anche per motivi strategici.

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Questo tuo discorso mi ricorda molto uno scambio di battute che ebbi nei lontani anni del liceo con un mio coetaneo, molto politicizzato (frequentavamo una scuola molto "rossa") e figlio di genitori fermamente e convintamente comunisti. L'Unione Sovietica ormai morente si avviava allo sfascio e sui giornali capitava di leggere articoli sulla situazione economica drammatica con i negozi e i supermercati privi dei generi di prima necessità (tipo il Venezuela attuale). Insomma, per farla breve, si parlava di questo e lui, tranquillo, deciso, convinto di essere dalla parte della ragione, a suo modo sincero, affermava che erano tutte balle, tutta propaganda occidentale. In URSS si viveva benissimo, tutti avevano la macchina, la casa, la sanità gratuita e lo Stato che pensava a ogni bisogno e necessità del cittadino.

Ecco, non te la prendere, quello che dici e il modo in cui lo dici mi riportano a quei tempi; ti chiedo però: ma credi che ci sia ancora qualcuno, nel mondo di oggi, che possa credere alle veline del governo coreano ?

 

Si, io comunistissimo....sto ancora col colbacco.. :risata3:.ehm .Pensiamo alla Juventus che è certamente meglio e sinceramente è il motivo per cui entrambi siamo in questa Comunità. Godiamoci questa passione.

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Non si parla più di Corea da quasi 2 settimane....

 

Evidente che Trump utilizzi la politica estera per distogliere i suoi fallimenti interni riguardo al muslimban, muro al confine etc....

 

Ora gli han fatto passare l'antiObamacare in congresso, è tutto torna come prima

 

 

 

Su quali basi ragioni in questo modo? Dalle agenzie della Repubblica di Corea o statunitensi? Dai racconti dei dissidenti fuggiti? DaDai report delle ong? Dai personaggi femminili e piacenti costruiti dal circo mediatico statunitense? Oppure sei un commerciante che non vede l'ora di vedere un'altro paese libero si ma per i commercianti e per l'accesso delle merci che hanno appiattito il mondo

 

È tutto un GOMBLODDOH

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Corea del Sud, il presidente cattolico che vuole la pace

 

 

I vescovi: «L’elezione di Moon Jae-in rappresenta una svolta nelle politiche verso il Nord e una vittoria del popolo»

 

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PAOLO AFFATATO

ROMA

 

L’hanno già soprannominata la «rivoluzione delle candele». Sono stati milioni i coreani scesi in strada negli ultimi mesi per chiedere l’impeachment dell’ex presidente Park e nuove elezioni. Hanno vegliato e pregato, portando ceri accesi in segno di speranza, partecipazione, desiderio di cambiamento nella vita pubblica. Quel desiderio oggi si è perfettamente compiuto, dopo un faticoso iter istituzionale che ha portato alla destituzione della presidente Park Geun-hye, travolta da uno scandalo di corruzione, accusata di aver svenduto segreti di Stato a una consigliera-santona che l’ha manipolata per i suoi interessi.

 

 

 

Assegnandogli il 41,1% dei consensi, il popolo coreano ha scelto il cattolico Moon Jae-in, del Partito democratico, come 19° presidente della Repubblica, in una tornata elettorale che ha registrato l’affluenza alle urne del 77% degli elettori attivi, un record negli ultimi 20 anni. Era forte il desiderio di voltare pagina, dopo dieci anni di governo conservatore. In Moon Jae-in i cittadini ripongono la fiducia per ottenere in primis una riforma delle modalità di gestione del potere, poi provvedimenti di giustizia sociale (specialmente per l’occupazione), non ultimo un impegno per promuovere la pace nella penisola coreana.

 

Il vescovo Peter Kang spiega a Vatican Insider: «È stata una vittoria del popolo, che ha fortemente voluto un cambio di cultura politica. Negli ultimi dieci anni, con i governi di Lee e Park, i presidenti hanno gestito il potere in modo piuttosto autoritario, senza curarsi molto delle sofferenze o delle istanze che giungevano dalla gente comune. Moon è persona umile, animata da una concezione del governo come servizio al bene comune: rispetterà la volontà popolare, rafforzando in Corea una autentica democrazia».

 

Le due parole-chiave per intendere la preferenza data a Moon, osserva il vescovo, sono «giustizia» e «pace», due termini ben presenti e significativi nella fede e nella dottrina sociale cattolica: «È stato un voto per la giustizia, perché i cittadini chiedono di rivedere l’ordinamento dello Stato e di dare più poteri alle regioni; chiedono di aumentare l’occupazione e lo sviluppo e dare lavoro ai giovani, non di favorire le élites o i grandi gruppi imprenditoriali».

 

Inoltre, afferma Kang, «Moon sarà molto attivo nel reimpostare le relazioni con la Corea del Nord secondo criteri di riconciliazione e di pace, non di forza militare. L’approccio è quello di contribuire fattivamente alla crescita economica e al benessere della popolazione coreana al Nord. Questo è un passaggio essenziale per allentare la tensione e camminare verso una graduale riunificazione. Se Seul e Pyongyang costruiscono insieme un’economia di mercato comune, questo farà fisiologicamente diminuire i pericoli di una guerra».

 

In un contesto politico internazionale che, nelle ultime settimane, ha sfiorato una nuova guerra in Asia orientale, con l’elezione di Moon la Corea del Sud intende dire la sua sul dossier nordcoreano, senza appaltare scelte strategiche ai giganti come Stati Uniti e Cina. Moon ha detto che affronterà subito la questione del programma nucleare in Corea del Nord o quella del dispiegamento di un sistema di difesa missilistico statunitense sul territorio. E inaugurerà una nuova fase di apertura e negoziato nelle relazioni col Nord, che già gli osservatori definiscono “Sunshine policy 2.0”, ricordando quella del predecessore e premio Nobel Kim Dae-jung nel 2000. Un primo significativo passo sarà, ad esempio, la riapertura del complesso industriale di Kaesong, oltre confine, zona di produzione economica frutto della cooperazione Nord-Sud, chiusa dall’ex presidente Park.

 

Per la Chiesa cattolica in Corea (i battezzati sono il oltre il 10% della popolazione) c’è l’ulteriore soddisfazione di vedere un leader cattolico alla guida del Paese: «È una gioia ma anche una sfida», nota Kang, «potrebbe non essere facile gestire questa appartenenza. Ma Moon è un persona sincera e sono certo i rapporti saranno distesi», conclude.

 

I vescovi cattolici hanno espresso la loro soddisfazione in un messaggio ufficiale diffuso oggi. Mentre Moon giurava da presidente, la Conferenza episcopale rimarcava l’urgenza di «un leader che percorra la strada della vera pace e giustizia, valorizzando tali principi anche nei momenti di confronto», «portando a compimento la pace nella penisola corean a, radicando profondamente la democrazia nella nostra terra».

 

Il riferimento principale resta la Costituzione: la Chiesa – si legge nel testo – chiede il rispetto della dignità umana, libertà di pensiero e di coscienza, sviluppo delle diverse regioni secondo principi di uguaglianza e sussidiarietà. Soprattutto auspica «una filosofia di governo all’insegna della coesistenza tra Corea del Sud e del Nord, lavorando per la pace e la riconciliazione».

 

La Stampa

 

 

Corea del Nord, apertura a sorpresa verso Trump: "Disposti a trattare a certe condizioni"

Colpo di scena matura alla vigilia del summit cinese sulla via della seta. E proprio la mediazione di Pechino potrebbe aver aperto gli spiragli

dal nostro corrispondente ANGELO AQUARO

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PECHINO - Miracolo sulla (nuova) Via della Seta. La Corea del Nord è pronta a trattare con gli Stati Uniti: "a certe condizioni", ovviamente. Ma non è proprio "a certe condizioni" che anche Donald Trump si è detto disposto, anzi letteralmente "onorato", di incontrare Kim Jong-un? La clamorosa apertura di Pyongyang è l'ultimo colpo di scena nella guerra fredda tra il resto del mondo e il Regno Eremita, come la penisola coreana era anticamente chiamata per il suo isolazionismo: guerra che rischia però di diventare da un momento all'altro incandescente, tra minacce del regime e la volontà degli Usa di Trump di risolvere la questione nucleare "non escludendo nessuna azione - neppure quella militare".

L'apertura al dialogo arriva ora da un altissimo funzionario nordcoreano, Choe Son-hui, l'incaricata di "affari americani" del ministero degli esteri di Pyongyang, e la notizia è stata raccolta e rilanciata dall'agenzia di stampa della Corea del Sud Yonhap. Ma al di là della fattibilità o meno quello che colpisce è il timing. Da pochi giorni a Seul si è insediato un presidente, Moon Jae-in, che è stato eletto sull'onda della promessa di dialogare con il Nord, e per prima cosa ha detto infatti di essere "disposto ad andare anche a Pyongyang" per risolvere la questione coreana. Tra poche ore, poi, si apre a Pechino il supersummit sulla Belt and Road Initiative, il megaconvegno che ospita quasi trenta tra capi di stato e di governo, il primo grande appuntamento di questo G20 alternativo made in China che mette sul piatto investimenti in tutto il mondo da 650 miliardi di dollari.

 

Tra i Paesi invitati c'è appunto anche la Corea del Nord: storico alleato della Cina, certo, ma ultimamente in freddo per le pressioni di Pechino sul nucleare. I nordcoreani, anzi, erano arrivati addirittura ad attaccare verbalmente il potentissimo vicino, accusando il Dragone di "ballare al suono del piffero di Washington". Si sa che il pressing cinese è infatti il risultato dell'accordo siglato da The Donald e Xi Jinping nell'ormai storico incontro a Mar-a-Lago: Pechino si impegna a frenare Kim l'Atomico e gli Usa si impegnano a non andare alla guerra commerciale che il miliardario aveva annunciato in campagna elettorale. Un patto in piena regola suggellato da "un piano da 100 giorni" che ha già dato i primi frutti: liberalizzando la vendita per esempio di carni, prodotti finanziati e biotecnologie americane in Cina. Una vera intesa ritrovata. E guastata solo dall'invito cinese ai nordcoreani. L'ambasciata americana a Pechino aveva inoltrato una nota ufficiale al ministero degli esteri di qui, sottolineando - rivela la Reuters - come la presenza di Pyongyang al meeting dava un "messaggio sbagliato" mentre il mondo cerca di fare pressione sul regime. Adesso, però, il colpo di scena, con l'apertura al dialogo: i cinesi ci avevano visto giusto?

 

Choe Son-hui, il funzionario che guida la delegazione nordcoreana al meeting, ha lanciato l'amo appena atterrata a Pechino: il suo Paese, ha detto letteralmente, è pronto "a dialogare a certe condizioni" con l'amministrazione Usa. E qui ovviamente si apre tutta la partita: Kim ha sempre detto che il nucleare per lui è irrinunciabile mentre gli Usa ribattono che prima di ogni discussione il regime deve abbandonare atomica e programma missilistico. In mezzo, guarda caso, c'è proprio la Cina con la sua proposta alternativa, resa pubblica dal ministro degli esteri Wang Yi: Kim ferma i test nucleari e gli Usa fermano le esercitazioni militari in Corea. Ma l'apertura di Choe Son-hui, adesso, potrebbe andare anche oltre.

 

La signora è una veterana del dialogo. È lei che nei giorni scorsi si è incontrata a Oslo con la delegazione americana "non ufficiale" guidata da Suzanne DiMaggio, direttrice del think thank New America, nell'ambito dei colloqui cosiddetti "Track 1.5" e "Track 2": discussioni appunto non ufficiali tra funzionari in carica della Corea del Nord ed ex esponenti dell'amministrazione Usa che non hanno più alcuna carica. È lei che sarebbe al centro di quella complessa partita che starebbe preparando davvero il terreno - secondo le indiscrezioni raccolte dalla stampa giapponese - a un incontro tra Trump e Kim. Fantadiplomazia? Di tutti i rumors raccolti fin qui, l'annuncio della signora Choe è, per ora, l'unica cosa seria: anzi serissima. Certo: parlare di dialogo vero e proprio è ancora presto. Siamo ancora ai vedo non vedo. E chissà che cosa succederà appena Kim darà l'ordine per il nuovo test atomico o l'ennesimo lancio

 

di missili. Allora sì che avremo bisogno di un miracolo vero: sperando che stavolta chi di dovere si affacci, da lassù, più che sulla Via della Seta su Pennsylvania Avenue: dalle parti cioè della Casa Bianca e di chi ha promesso di poter rispondere anche con la forza.

 

Repubblica

 

 

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