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xlillo

L'arbitro Bertini in aula: «Facchetti nel mio spogliatoio»

Post in rilievo

ovviamente l'unico giornale che ne parla è Tuttosport bah in quanto l'Inter non interessa (cit) fuck

Stamattina in un bar ho dato un'occhiata furtiva alla Porchetta della Sport, c'hanno fatto un piccolo trafiletto di fondo in mezzo alle solite 125 pagine dedicate all'Inter, a Mancini, a Kovacic, al Cicciobello indonesiano etc. Ma non ho avuto tempo di leggere l'articolo. Se qualcuno ha modo di recuperarlo... anche se è facile prevedere il tono di quel pezzo .ghgh

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Adesso ti beccherai le reprimende e le lezioni di vita reale da parte di qualche utente "saggio".

Sappi che sto con te (malgrado abbia idee un pochino diverse)

per mia fortuna non perdo molto tempo nel forum grazie ad alcuni utenti che pensano di essere enciclopedie viventi o sapientino.grazie per avermi risposto comunque basta vedere l'avvocato della nostra difesa e ascoltare Balzaretti che dice Cobolli ci ha detto che i punti saranno 9 e non 19.buonagiornata

 

 

Ti adoro! Allegra è un mito mi piace da morire vederla allo stadio che se la gode da matti e credo che tu abbia proprio ragione c'è lo zampino della Signora nella rinascita juventina.

scrivo quello che penso ma non è detto che sia vero.grazie per pensare come me.Buonagiornata

 

 

 

1) chi li deve restituire, la figc? in base a cosa, ad un "mea culpa"? auguri

2) questo è ciò che è emerso e deciso dalla giustizia ordinaria. non è detto che la giustizia sportiva faccia retromarcia.

3) la juventus può ancora invocare la revisione del processo sportivo...ma non è che lo puoi fare 60 volte all'anno...

 

Stando alle conclusioni della giustizia ordinaria non c'è un disegno tale per cui la juventus società dall'operato personale di moggi abbia tratto vantaggio. nè economico nè sportivo.

Questo in sintesi ha decretato la giustizia ordinaria. Non è detto che la giustizia sportiva recepisca allo stesso modo la questione intendendo tutt'altro...giusto o meno che sia.

considera che ci troviamo di fronte ad un caso clamoroso nel quale ancora possiamo dire la nostra, ma dobbiamo dimostrare tutto...non è facile...nonostante ci sia di tutto ad appannaggio nostro.

sono stati confiscati senza che ci sia stata frode.secondo te è normale.

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Qui, uno alla volta, sono crollati tutti gli elementi dell' accusa. Vediamo se in Cassazione cambia il verdetto che colpevolizza Moggi.

 

io purtroppo ho smesso di crederci da tempo ...

 

che vergogna, però!

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Si ma… è una dichiarazione, non una chiamata. Poteva farla anche il giorno seguente al nascere di calciopoli

il contenuto di queste dichiarazioni è gia emerso nelle intercettazioni telefoniche dell'epoca...per questo arbitro e designatore sono stati chiamati a testimoniare...per confermare il contenuto di quelle telefonate....

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premetto che per me è stata una topponata clamorosa e un mostro da dare in pasto al popolino...

 

il problema è che non è cambiato nulla....cioè sportivamente si, è innegabile che la (in)giustizia sportiva ha commesso un errore clamoroso per la furia di fare le cose all'italiana, ma per la procura il fatto che Facchetti andasse da un arbitro non costituisce un reato. Dico questo seguendo la logica del processo.

A moggi è imputato un comportamento atto a trarre vantaggio tramite uso di schede private e facilitazioni che non si tramutavano in un vantaggio sportivo, ma personale.

Sotto questo punto di vista, infatti, la juventus è stata scissa da moggi il quale adesso è personalmente responsabile di ciò che gli viene imputato.

 

Ciò comporta che a livello sportivo, secondo me, la juventus e moggi non hanno commesso nulla, mentre a livello penale la cosa è decisamente più delicata e il "così facevano tutti" non scagiona moggi...pertanto la cassazione non è assolutamente detto che assolva moggi perchè facchetti andava da bertini...

 

e spero di sbagliare.

come ben sai...la cassazione non entra nel merito delle sentenze ma declara soltanto in ordine alla osservanza delle regole del processo ( per dirla in breve)...il non aver tenuto conto di tutti gli elementi d'indagine raccolti...seppur disponibili...può aver influito sul convincimento dei giudici di primo e secondo grado in ordine al comportamento di moggi.....se arbitri e designatori avessero confermato in aula i contatti con tutte le altre squadre...il comportamento di moggi non srebbe sembrato poi tanto anomalo e quindi oggetto di diversa valutazione....quindi la cassazione potrebbe accogliere il ricorso proprio per dare modo a questi elementi di entrare nel processo...

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Se come pare acclarato, farsopoli é stata un risultato della guerra civile in Famiglia (colpire la triade per facilitare l'ascesa di John), mentre la successiva nomina di Andrea la conseguenza della ritrovata pace familiare (con John in posizione oramai inattaccabile ), allora ritengo del tutto improbabile che si possa arrivare ad una pubblica, formale, ufficiale rilettura di farsopoli a nostro favore: e questo perché si dovrebbe andare a toccare i nuovi equilibri faticosamente raggiunti, rimestando in uno scenario di questo tipo:

 

http://www.panorama.it/economia/aziende/agnelli-john-elkann-diventato-capofamiglia/

 

Quello che c'è stato dietro farsopoli è stato un gioco di potere di dimensioni enormi, che travalica il semplice ambito italiano andandosi a riflettere sugli equilibri finanziari mondiali.

 

Quindi se ottenere la cancellazione di farsopoli significa portare alla luce le manovre che hanno insediato John al.potere, allora credo di poter escludere che questo potrà mai avvenire.

Non é una bella cosa, ma é molto realistica. Purtroppo.

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la chiave di volta di questa brutta storiaccia secondo me parte dal lontano 1993, anno in cui si consumò lo strappo tra Mediobanca e Fiat. Per decenni tra Enrico Cuccia e Giovanni Agnelli erano corsi rapporti strettissimi, tanto che Agnelli aveva eletto il banchiere siciliano grande consulente di famiglia, intrecciando un asse che si sarebbe dimostrato portante nel sistema finanziario nazionale. Ma nel 1993, chiamato ancora una volta a rinsanguare le finanze della casa di Torino, Cuccia favorì Cesare Romiti a scapito di Umberto Agnelli come successore alla presidenza, una volta che per limiti di età nel '96 si fosse dimesso Gianni Agnelli. Mediobanca poneva come condizione preliminare la permanenza di Giovanni Agnelli e Cesare Romiti alla guida dell'azienda, motivandola con la necessità di assicurare agli azionisti, chiamati a uno sforzo finanziario senza precedenti in un maxiaumento di capitale, stabilità e continuità di gestione. Mediobanca e il suo presidente onorario, Enrico Cuccia, si frapponevano a Umberto Agnelli.

Una mossa che andò in diretto contrasto con quanto Giovanni Agnelli aveva annunciato da tempo e ripetuto più volte. Di suo fratello minore, il presidente della Fiat affermava «ha tutte le qualità, le caratteristiche e la preparazione per essere il prossimo presidente della Fiat», per indicare Umberto come proprio successore quando al compiersi dei 75 anni avrebbe lasciato.L'Avvocato deluso ma costretto a negare l'incarico al fratello, lo risarcì affidandogli l'intero reparto sportivo dell'impero di famiglia che comprendeva oltre alla Juve anche la Ferrari.

Dopo la morte dei 2 grandi vecchi la gestione del reparto sportivo a chi sarebbe dovuto toccare in eredità?

Ovviamente a Montezemolo questa faccenda non andava giù...........il resto lo conosciamo tutti.....................

Se come pare acclarato, farsopoli é stata un risultato della guerra civile in Famiglia (colpire la triade per facilitare l'ascesa di John), mentre la successiva nomina di Andrea la conseguenza della ritrovata pace familiare (con John in posizione oramai inattaccabile ), allora ritengo del tutto improbabile che si possa arrivare ad una pubblica, formale, ufficiale rilettura di farsopoli a nostro favore: e questo perché si dovrebbe andare a toccare i nuovi equilibri faticosamente raggiunti, rimestando in uno scenario di questo tipo:

 

http://www.panorama....o-capofamiglia/

 

Quello che c'è stato dietro farsopoli è stato un gioco di potere di dimensioni enormi, che travalica il semplice ambito italiano andandosi a riflettere sugli equilibri finanziari mondiali.

 

Quindi se ottenere la cancellazione di farsopoli significa portare alla luce le manovre che hanno insediato John al.potere, allora credo di poter escludere che questo potrà mai avvenire.

Non é una bella cosa, ma é molto realistica. Purtroppo.

Purtroppo, molti negano anche qui dentro l'esattezza delle cose che scrivete, relegandole nel mondo della "fantasia", dei "cerchi nel grano" e del complottismo spicciolo.

 

Fin quando non sarà chiara la dinamica di questa vicenda, o meno, chiarita a tutti perchè chiara lo è già, non riusciremo ad uscire dalle secche ereditate da calciopoli.

E quando parlo di "tutti" intendo tutti gli Juventini, perchè sul resto ho perso ogni speranza. Il lavoro fatto da RCS a contorno di questa squallida, vergognosa e blasfema vicenda è pressochè inattaccabile

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Purtroppo, molti negano anche qui dentro l'esattezza delle cose che scrivete, relegandole nel mondo della "fantasia", dei "cerchi nel grano" e del complottismo spicciolo.

 

Fin quando non sarà chiara la dinamica di questa vicenda, o meno, chiarita a tutti perchè chiara lo è già, non riusciremo ad uscire dalle secche ereditate da calciopoli.

E quando parlo di "tutti" intendo tutti gli Juventini, perchè sul resto ho perso ogni speranza. Il lavoro fatto da RCS a contorno di questa squallida, vergognosa e blasfema vicenda è pressochè inattaccabile

 

da tempo mi sono convinto che i retroscena di farsopoli non sono complotto ma una "semplice" e "banale" realtà : il potere per il potere.

Se John é stato capace (magari consigliato, o magari di sua iniziativa..) di mettersi in guerra contro la sua stessa madre, poteva non essere disposto a colpire la Juve per facilitarsi la strada verso il potere ?

Ovviamente no. E guarda, dico questo senza volere fare falsi moralismi e senza neppure voler demonizzare la.persona, ma come semplice dato di fatto.

Se un serpente ti morde, non é colpa del serpente che si é comportato come tale, é colpa tua che sei stato distratto...

 

Giustamente, sperare nella illuminazione di certi elementi satelliti alla vicenda (tra cui media) é utopia...

tuttavia, visto e considerato che John è oramai consolidato e inattaccabile sul trono, potrebbe forse essere possibile aspettarsi "compensazioni" trasversali, sullo stile del personaggio: qualche cadavere infatti é già passato... moratti, l'Inter, montezemolo... vedremo se altri seguiranno (ovviamente a comodo di John).

 

In certo qual modo anche questa é una piccola soddisfazione

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da tempo mi sono convinto che i retroscena di farsopoli non sono complotto ma una "semplice" e "banale" realtà : il potere per il potere.

Se John é stato capace (magari consigliato, o magari di sua iniziativa..) di mettersi in guerra contro la sua stessa madre, poteva non essere disposto a colpire la Juve per facilitarsi la strada verso il potere ?

Ovviamente no. E guarda, dico questo senza volere fare falsi moralismi e senza neppure voler demonizzare la.persona, ma come semplice dato di fatto.

Se un serpente ti morde, non é colpa del serpente che si é comportato come tale, é colpa tua che sei stato distratto...

 

Giustamente, sperare nella illuminazione di certi elementi satelliti alla vicenda (tra cui media) é utopia...

tuttavia, visto e considerato che John è oramai consolidato e inattaccabile sul trono, potrebbe forse essere possibile aspettarsi "compensazioni" trasversali, sullo stile del personaggio: qualche cadavere infatti é già passato... moratti, l'Inter, montezemolo... vedremo se altri seguiranno (ovviamente a comodo di John).

 

In certo qual modo anche questa é una piccola soddisfazione

Sicuramente, è una piccola soddisfazione.

Stai però certo che queste compensazioni non passeranno mai direttamente dalla Juventus che, attualmente, è un asset di periferico interesse rispetto alla galassia elcaniana.

Certo che esser passati da "sacrificabili" a "periferico interesse" potrebbe già esser visto come un'evoluzione positiva, ma scordiamoci di ritornare al centro dei pensieri della famiglia come qualche anno fa.

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La gente a cui fai riferimento tu se va al mare rischia di non trovare l'acqua in cui bagnarsi i piedi.

L'utente sol invictus ha postato un articolo assai interessante che dimostra come e quanto sia cresciuto il "nipotino" dell'Avvocato.

Un personaggio di tale e tanto potere gabbato dagli Auricchio e i Narducci?Altro che mondo della "fantasia" e cerchi nel grano, a credere in questa sciocchezza si va ben oltre.

Due nomi ce li ho belli belli stampati davanti agli occhi. Non li dico perché tanto fra poco compariranno, come fanno sempre quando c'è da buttarla in caciara e da gettare fumo negli occhi.

All'articolo di Sol, che avevo riassunto anch'io ai due stolti qualche tempo fa, mi venne risposto di non credere alle fantasie di Moncalvo.

 

te lo giro, ma tanto sicuramente lo conosci.

Inchiesta/Intervista di L. MONCALVO del 25/08/2009 7.20.29 Esclusiva: un “pericolo” per John

 

Molti tifosi ricordano che Giraudo era in scadenza di contratto, mentre Moggi poteva semplicemente essere licenziato. «Giraudo e Moggi, un “pericolo” per John» è il XXX capitolo del libro mai pubblicato di Gigi Moncalvo, un capitolo che aiuta a comprendere i motivi per cui quei due non potevano essere mandati via in maniera così semplice. Il perché ci fosse il bisogno di colpire Giraudo anche mediaticamente.

I.S.

 

Per dodici anni la struttura Girando-Moggi-Bettega è rimasta immutata e ha rappresentato il team di dirigenti più preparati del calcio moderno. Umberto aveva voluto e fatto in modo che la Juventus fosse così forte e ben organizzata non solo perché gli era molto cara ma anche perché immaginava che una simile solidità e strutturazione, nel momento in cui suo figlio ne avesse assunto la guida, avrebbe consentito ad Andrea di poterla gestire con tranquillità.

Dopo la morte di Umberto, in ossequio alla fedeltà e riconoscenza verso di lui, Giraudo comincia a preparare il terreno per l’ingresso di Andrea. La Juventus è anche una passione del giovane figlio del Dottore e della vedova, Allegra Caracciolo. Avere un Agnelli di nuovo al vertice della società è importante: Andrea porta il cognome della casa, è figlio di Umberto, è tifoso della Juve, è giovane e intelligente, ha fatto ottimi studi, gode di stima e considerazione, è la persona giusta per dare continuità alla dinastia che ha sempre legato il proprio nome a quello della Juve.

La scelta è ineccepibile, ma le prime mosse di Giraudo sono molto prudenti. Conosce bene i delicati equilibri su cui si reggono i vari rami della famiglia e prevede i contraccolpi e le invidie che potrebbe suscitare un’ascesa troppo repentina di Andrea. Il progetto, su cui Moggi è d’accordo, prevede che il giovane venga inserito nella società gradualmente fin dal 2005 e che poi, a partire dal 2006, assuma ruoli sempre più marcati. Giraudo è consapevole che non c’è niente di meglio dello sport cime trampolino di lancio e cassa di risonanza per un giovane manager da mandare in orbita. Luca di Montezemolo e il suo modo di utilizzare la Ferrari come vetrina è la prova che lo sport, specie attraverso “marchi” famosi, può apre prospettive amplissime in ogni campo.

L’immagine di Andrea può “crescere” moltissimo grazie alla Juventus anche perché Giraudo e Moggi sapranno portare la squadra a grandi successi senza chiedere agli azionisti Fiat o alla famiglia di aprire il portafoglio per finanziare la squadra. Soprattutto, garantiranno ad Andrea la possibilità di prendersi tutti i meriti mentre loro saranno pronti a fare da parafulmine in caso di imprevisti. Una Juve da prima pagina consentirà al giovane Agnelli di essere considerato l’artefice di vittorie e buona amministrazione, di successi e di fortuna, e farlo diventare l’idolo dei quattordici milioni di tifosi che in ogni parte del mondo seguono la Juventus. L’idea è perfetta, ma c’è qualcuno che, dietro le quinte, la intuisce, ne vede le prospettive, non la condivide e quindi comincia a muoversi per ostacolarla e impedirla.

Moggi ricorda che, appena saputa la notizia della morte di Umberto, ebbe questa sensazione: “D’improvviso mi sono sentito più solo. Senza ombrello, senza una luce. Prima l’Avvocato, poi il Dottore: la Juve non sarebbe stata mai più la stessa. Ma anche noi”. La morte di Umberto non lascia “orfani” solo Giraudo, Moggi e la Juventus ma crea all’interno di tutto il Gruppo un immenso vuoto di potere che va colmato al più presto. La scomparsa di Umberto rappresenta la fine della generazione dei fratelli Agnelli. E se non c’erano dubbi, dopo la morte di Gianni, che Umberto sarebbe stato il suo successore alla guida del gruppo, ora ci sono molte caselle da riempire. Non ci sono più a disposizione nomi della generazione di Gianni e Umberto, essendo le sorelle fuori gioco. La decisione di puntare su John, come abbiamo visto, era già stata presa. Qualcuno ha accelerato i tempi e lavorato in questo senso forse anche forzando la situazione senza rispettare le necessarie “procedure” famigliari. E quindi colui che si trova in rampa pronto per essere lanciato in orbita è solo John. Nulla deve ostacolare questo disegno. Qualunque intralcio, grande o piccolo, diretto o indiretto, si presenti sulla strada della leadership di John deve essere abbattuto con la massima decisione.

E’ chiaro che un eventuale entrata in scena di Andrea, per di più col vantaggio indiscutibile di chiamarsi Agnelli contrariamente al cugino, crea notevoli disturbi a tutta l’operazione, anche se si tratta “solo” della Juventus. Bisogna impedire che la popolarità che in un paio d’anni Andrea sicuramente avrebbe raggiunto grazie al calcio lo proietti anche verso altri incarichi all’interno del Gruppo. Non ci sono dubbi che Andrea, sulla scia della Juve, avrebbe potuto diventare un potenziale “concorrente” di John, un ostacolo sul cammino della sua ascesa al potere, creando un pericoloso dualismo in cui due giovani della quarta generazione avrebbero dovuto fare i conti l’uno con l’altro. Tra l’altro uno, Andrea, avrebbe avuto l’indiscutibile vantaggio di poter contare su due atout di rilevante importanza: la popolarità e il sostegno di milioni di persone, e un’immagine legata a una attività come la Juventus e il calcio certo molto più popolari, “simpatiche” e immediate di quanto non siano l’IFIL, l’IFI, la Fiat.

I registi dell’operazione-John non possono assolutamente consentire che colui sul quale hanno deciso di puntare trovi un simile ostacolo sulla sua strada. Ecco quindi che, per bloccare l’ascesa di Andrea, o anche solo la sua discesa in campo, occorre azzoppare ed eliminare i due uomini che hanno pensato a lui e che vorrebbero lanciarlo in orbita: Giraudo e Moggi. Occorre trovare il modo per farli fuori. Questo modo esiste ed è frutto del combinato disposto di alcune circostanze che si realizzano grazie al contributo diretto o indiretto, voluto o involontario di una serie di personaggi che a vario titolo compaiono nella vicenda o ne restano dietro le quinte, molti dei quali diventano inconsapevolmente e senza nemmeno immaginarlo elementi di questa operazione. Il PM Giuseppe Guariniello di Torino. Il presidente della Federcalcio, Franco Carraro. Il presidente della Lega Calcio, Adriano Galliani. Il presidente dell’Inter, Massimo Moratti. Il direttore generale nerazzurro, Giacinto Facchetti. Marco Tronchetti Provera e il “Tiger team” di spionaggio telefonico di Telecom (Tavaroli, Cipriani, Ghioni). Il professor Guido Rossi. L’ex Procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Saverio Borrelli nelle sue nuove vesti di Capo dell’Ufficio Indagini della Federcalcio. Luca di Montezemolo. Franzo Grande Stevens. L’avvocato Cesare Zaccone di Torino. I direttori di un almeno quattro grandi giornali. E molte altre persone ancora.

Non c’è nessuna “accusa”, ovviamente, nei confronti di queste persone. Se il dottor Guariniello ha condotto inchieste giudiziarie sulla Juventus ha disposto per motivi d’ufficio intercettazioni telefoniche sugli apparecchi di Giraudo e Moggi, questo non significa che egli lo abbia fatto per facilitare l’ascesa di John ai vertici del gruppo Fiat o per “togliere di scena” Andrea Agnelli. Lo stesso vale per alcuni altri di coloro che abbiamo indicato e che si prefiggevano scopi ben diversi. Alla fine però il lavoro, l’attività, le informazioni, le decisioni degli uni e dagli altri o il loro comportamento adottato in un passato vicino o lontano, sono stati utilizzati dalla “regis acentrale” per mettere a punto l’operazione e portarla a compimento.

Per impedire ad Andrea Agnelli di salire ai vertici della Juve, per “fare fuori” Giraudo e Moggi, occorre inevitabilmente fare del male, per qualche tempo, alla stessa Juventus. E’ un “danno collaterale” inevitabile, un effetto del “fuoco amico”, un male necessario e calcolato del quale non si può fare a meno.

L’origine della storia di “Calciopoli”, da questo punto di vista, assume una nuova luce. E molti fatti che potrebbero apparire inspiegabili, diventano meno misteriosi se si pensa qual era il risultato finale che si prefiggeva Torino. Il dottor Guariniello, come sempre, ha fatto il suo dovere e non ha abusato del suo ruolo né dei suoi poteri nel momento in cui ha deciso di continuare a tenere sotto controllo i telefoni di Moggi e Giraudo al termine dell’inchiesta sul presunto uso di sostanze vietate da parte di alcuni calciatori juventini. Il processo si è concluso positivamente per la Juventus, ma il dottor Guariniello aveva tenuto aperta un’altra branca di quella inchiesta e disposto nuovi controlli e attività investigative. Da quelle nuove intercettazioni non emergeva nulla di penalmente rilevante ma il PM aveva deciso di trasmettere quelle intercettazioni alla Federazione Gioco Calcio affinché verificasse se da quelle carte emergevano per caso violazioni ai regolamenti sportivi.

Franco Carraio, presidente della FIGC, tiene chiuse a lungo nel suo cassetto quella grande quantità di intercettazioni arrivate da Torino. Poi all’improvviso decide di tirarle fuori. Perché e su sollecitazione di chi? Da quel momento si forma la palla di neve che in breve diventerà una valanga. Accade di tutto. La regia giornalistica e il distillato quotidiano delle notizie. I processi sportivi. L’incredibile richiesta del legale della Juventus di condannare la squadra alla serie B. La rinuncia della stessa società a fare ricorso al TAR senza “contrattare” migliori condizioni (come l’annullamento della retrocessione, accettando una forte penalizzazione, come Milan e Fiorentina). La vendita di alcuni pezzi pregiati (come Ibrahimovic o Vieira) a una diretta concorrente come l’Inter a un prezzo irrisorio, accompagnato dai ringraziamenti dei dirigenti juventini. Gli scudetti tolti a tavolino e assegnati all’Inter (che li ha presi e festeggiati) proprio da un suo ex consigliere di amministrazione (Guido Rossi). L’assunzione dello stesso Rossi nel gruppo Fiat con una consulenza di molti milioni di euro. Il mancato coinvolgimento legale nella vicenda di Franzo Grande Stevens, che era il presidente di quella Juventus “chiacchierata”. Il salvataggio del Milan e della Fiorentina dalla serie B (segno evidente che si voleva colpire solo la Juve). La scoperta di molte manipolazioni nelle intercettazioni. La “fama” di chi le aveva eseguite e messe a disposizione che figura indagato in importanti inchieste penali. L’operazione-spionaggio condotta da una società che faceva capo a un altro dirigente proprio dell’Inter. Il “patteggiamento” della Juventus anche se la giustizia sportiva non ha scoperto alcun “reato”. Un processo, a Napoli, che non approda a nulla. La magistratura campana che, anziché occuparsi di munnezza e camorra, impiega uomini e mezzi investigativi per “Calciopoli”. E tante altre cose ancora. Con un punto fermo: la Juventus è la maggior danneggiata, Moggi e Giraudo vengono fatti fuori.

Insomma quello che Giraudo aveva intuito al termine della stagione 2004-2005 (“Luciano, questo è l’inizio della fine”), si verifica puntualmente. Moggi ricorda di aver risposto che non capiva, la Juve stava vincendo tutto, le cose andavano bene. Ma Giraudo era scuro in volto e pessimista per il futuro. Che cosa stava succedendo, che cosa stava per succedere? Moggi non aveva lo stesso tipo di antenne di Giraudo all’interno della galassia Fiat per raccogliere voci e segnali o per fiutare l’atmosfera. Ma, anche nel suo “piccolo”, Moggi si accorge che qualcosa non va, che c’è una certa freddezza, che nessuno collabora più come dovrebbe. Nel suo libro l’ex direttore generale della Juventus racconta il contenuto di una telefonata con Lapo Elkann, facendo questa premessa: “Vi sembrerà banale, ma più di ogni altro discorso può valere questo colloquio”. E’ il 4 febbraio 2005, Moggi chiama Lapo e chi chiede di poterlo incontrare al più presto “per farci due chiacchiere”. Lapo cerca di guadagnare tempo e alla fine, messo alle strette, “si ricorda” che qualche giorno dopo sarà a Palermo proprio in concomitanza con la partita di campionato della Juventus, per consegnare una Y di colore rosa al centravanti Luca Toni. I due decidono di vedersi nell’albergo che ospita la squadra, a Villa Igiea, Moggi anticipa il problema che si è venuto a creare per le auto di rappresentanza. “All’improvviso ci venivano create difficoltà crescenti anche sulle piccole cose. Le auto di rappresentanza per i giocatori o i dipendenti della società, ma anche per fare dei piccoli favori a persone funzionali al nostro lavoro, dovevano essere cose automatiche in una grande azienda. In quel periodo, invece, faticavamo a far tutto. Ad avere qualsiasi cosa. Non parliamo poi dei soldi per il mercato dei giocatori: rubinetti chiusi. Fortunatamente siamo riusciti a gestire la Juve senza bisogno di interventi esterni degli azionisti di riferimento, altrimenti sarebbero stati problemi. Gli attacchi interni ed esterni c’erano eccome. La nostra solitudine era palpabile”.

Il primo a parlare (o a essere mandato avanti), come sempre, è Lapo: “Fece pesanti ironie su di noi in diverse interviste. Disse che “alla Juve si dovrebbe sorridere di più”, non nascose mai la sua antipatia per la Triade. Non ci saremmo mai aspettati un colpo così basso, per di più in pubblico”. Ma i problemi veri non erano né le vetture né le uscite di Lapo. “Sono successe cose anche più grosse – ricorda Moggi -. Gli eredi dell’Avvocato e quelli del Dottor Umberto non erano chiaramente in sintonia sulle scelte future e sugli assetti del gruppo. Forse io sono rimasto schiacciato da questa lotta. E’ stranissimo, infatti, l’atteggiamento tenuto dalla Juventus società, ma anche dalla proprietà, prima, durante e dopo lo scoppio di questo scandalo, vero o presunto che sia. In società (il cui presidente, non dimentichiamolo, era Franzo Grande Stevens sicuramente molto addentro alle cose del palazzo di Giustizia di Torino, NdA) erano al corrente dell’inchiesta a nostro carico aperta dai giudici torinesi e delle intercettazioni telefoniche alle quali eravamo stati sottoposti sia io che Giraudo. Il tutto era stato archiviato in sede penale ma il dossier con le intercettazioni era stato inviato per conoscenza alla giustizia sportiva della Federcalcio. Io non sono mai intervenuto su Carraro o sui giudici, Giraudo neppure. Se avessimo avuto tutto il potere che ora vogliono far credere, quelle carte forse sarebbero state distrutte. Invece nessuno si è interessato più di tanto. Tutti abbiamo continuato a telefonare senza misteri. Allegramente in certi casi. Eravamo assolutamente tranquilli di non aver fatto niente di male o di strano. Abbiamo continuato le nostre conversazioni nell’ambiente del pallone senza chiedere aiuti o sconti a nessuno. Del resto la richiesta di archiviazione del 19 luglio 2005 firmata da Guariniello che ci assolveva in toto parlava anche di troppo chiaro, come si legge nelle conclusioni del giudice: “Di quattro partire di campionato giocate a intercettazioni in corso, su tre non si sono registrati commenti di alcun genere idonei a supportare l’ipotesi di reato, su una invece sono state registrate significative conversazioni tra tutti i protagonisti della ipotizzata possibile frode sportiva, ma da esse non soltanto non si traggono riscontri alla ipotesi investigativa, bensì elementi di prova di segno contrario”. Ecco cosa c’è scritto, tra l’altro, nell’ordinanza. Insomma, non facevamo un bel niente”.

A fronte di questo viene da chiedersi: possibile che il presidente della Juventus, di quella Juventus, e cioè Grande Stevens, non conoscesse questi particolari? Perché non ha fatto nulla per salvare la Juventus? Perché non ha messo in campo tutta la sua conoscenza del diritto e anche il suo prestigio, la sua autorevolezza, il suo peso per salvare la Juve? Possibile che pur di sacrificare Giraudo e Moggi, e la possibilità che Andrea Agnelli salisse al potere nella Juventus, si sia buttata via anche l’onorabilità, la rispettabilità, il prestigio della squadra bianconera e dei suoi milioni di tifosi? “Nessuno - prosegue Moggi – si è preoccupato che quel pacco di carte potesse uscire da qualche parte e portare discredito alla Juventus. Anzi, il giornale che per primo ha pubblicato le intercettazioni integrali e forse più di ogni altro ha dato risalto negativo a questa vicenda, è stato proprio “La Stampa”. E la campagna contro la Juventus è stata orchestrata dalla “Gazzetta dello Sport”, l’altro giornale partecipato dalla famiglia”. Questo è un altro particolare significativo che depone a favore della tesi secondo cui i vertici del Gruppo, non avendo mosso un dito per arginare l’ondata di fango contro la Juve e non avendo consentito un’adeguata difesa della società, potessero in qualche modo essere al corrente dell’operazione in corso e non ne fossero, sotto certi aspetti – quelli che abbiamo visto – dispiaciuti per i risultati cui avrebbe portato ai danni di Giraudo e Moggi. E’ pensabile infatti che il Gruppo che controlla “La Stampa” ed è, anzi in quel momento era, l’azionista principale e più “pesante” di RCS Mediagroup, la casa editrice del “Corriere della Sera” e della “Gazzetta dello Sport”, non abbia mosso un dito per “richiamare” i direttori a un maggiore “rispetto” verso la vecchia Signora? Possibile che direttori e giornalisti sempre attentissimi a non mettersi in urto con la proprietà, e gli interessi nei vari settori di attività, in quella occasione siano andati così a lungo a ruota libera senza avere la certezza che a Torino quella linea faceva piacere?

Moggi va al cuore del problema e, ben consapevole che per distruggere lui e Giraudo avrebbero dovuto distruggere anche la Juventus e riprenderne il controllo assoluto, aggiunge, aprendo un nuovo scenario: “Anche se la Triade avesse commesso gravi reati, una società quotata in Borsa doveva comunque sempre difendere i suoi manager. Non foss’altro per non affossare i suoi beni, il capitale, l’immagine. Invece, anche senza prove, anche senza carte, con le sentenze di là da venire, siamo stati scaricati come se avessimo la peste. Ho avuto la sensazione condita da qualche certezza, che il piano fosse proprio questo: far fuori Giraudo, Bettega e Moggi. Costi quel che costi”.

Fino a questo punto l’ex direttore generale della Juve non ha mai parlato di John. Ma non bisogna pregarlo a lungo per rivelare un altro indizio: “Anche John Elkann - dice - ci ha scaricato immediatamente. Domenica 7 maggio 2006 la Juventus ha giocato in casa contro il Palermo. Era la prima partita dopo la pubblicazione delle telefonate, lo scandalo stava divampando, ma senza contorni netti. Eppure il giovane John ha detto deciso che “la proprietà starà vicina alla squadra e all’allenatore”. Già sepolti Giraudo e Moggi che alla Juve hanno dedicato dodici anni di vita”. Moggi rivela un altro particolare significativo che certo non depone a favore di John in quanto ai metodi adottati a Torino per “scaricare” qualcuno: “In quei giorni nessuno mi ha chiamato e non soltanto per starmi vicino, ma neppure per chiedermi spiegazioni. Per avere la mia versione dei fatti. Credo che sarebbe stato naturale. Anche a un bambino che sbaglia, prima della punizione si chiede una giustificazione. A Moggi no. Punito. Condannato. Ripudiato. Cancellato”.

John disse in quella occasione, spiega: “Ci siamo resi conto dei problemi quando i giornali hanno pubblicato le intercettazioni; erano proble¬mi gravi. Lì abbiamo capito che il manage¬ment Juve non si era comportato in manie¬ra scorretta. Quindi, abbiamo reagito con decisione per uscire dalla crisi. Non è stato difficile. Anzi, è stato semplice prendere la decisione, difficile metterla in pratica. Una reazione radicale, perché grande era la re¬sponsabilità. Sono così arrivate penalizza¬zioni pesanti, ma c’era differenza tra quan¬to ottenuto dai ragazzi sul campo e quanto fatto dal management. Ora c’è un rinnovo totale ai vertici. Noi come proprietà conti¬nuiamo a seguire la questione, le nuove in-dagini, ma vi posso garantire che non tro¬veranno nulla che non va bene nell’attuale management. La Juve resta la Juve con la sua splendida storia”.

Allora è proprio vera la nostra ipotesi di partenza? Se John era il primo e principale beneficiario dell’“azzoppamento” di suo cugino Andrea, e se questo obiettivo si poteva raggiungere bloccando i due dirigenti della Juve che avrebbero potuto mettere Andrea sull’altare, perché mai John avrebbe dovuto avere riguardo per Giraudo e Moggi, perché mai avrebbe dovuto “proteggere” la Juve e quindi anche quei due, perché mai avrebbe dovuto fare un autogol buttando all’aria le proprie ambizioni e le proprie prospettive mettendosi in gara col temibile e temuto cugino?

Moggi senza rendersene conto facilita le cose e dimostra di non conoscere questo “piano”. O forse prende atto di non avere le forze sufficienti e necessarie per contrastarlo. Subito dopo l’ultima partita di campionato, subito dopo l’ennesimo scudetto, il 14 maggio 2006 a Bari, si dimette da tutte le cariche nella Juventus, compresa la poltrona del consiglio di amministrazione. Lo fa “per evitare ulteriori imbarazzi, per lasciare libera la proprietà, per rispetto nei confronti della Juventus e dei suoi tifosi”.

Ora che ha capito come sono andate davvero le cose dice che non lo rifarebbe. Pensava che quel suo gesto avrebbe consentito agli avvocati di difendere meglio la società e di ottenere pene sportive meno severe. Ma, dopo aver visto quel che è successo, come la Juve è stata difesa, o meglio come la Juve ha dato indicazioni al proprio avvocato, Moggi è convinto che il suo sacrificio non sia servito a nulla: “L’atteggiamento dell’avvocato Zaccone lascia perplessi. Ma quando mai un difensore accetta e ammette tutte le colpe del suo assistito? Anche davanti a un cadavere ancora caldo, con l’arma del delitto in mano, c’è chi cerca di negare qualsiasi colpa. La proprietà della Juve no, ha ammesso tutto quello che veniva contestato dalla frettolosa giustizia sportiva senza sapere neppure cosa ammetteva. Ancora prima dei processi. Evidentemente la decisione di ammettere tutto era una linea condivisa. Forse qualcuno all’interno della famiglia temeva che ci potessimo impadronire della società? Forse temevano l’abilità finanziaria di Giraudo e il nostro ascendente verso milioni di tifosi?”. “A volte ho l’impressione – dice Moggi - che una strana convergenza di interessi abbia favorito quello che è accaduto a me e alla Juventus. C’era qualcuno che vedeva di cattivo occhio i nostri successi, altri che temevano lo strapotere economico bianconero. Ma forse c’è anche qualcosa di più grosso e di importante. Io di finanza mi intendo poco, di Borsa ancora meno. Fatico a capire certi meccanismi finanziari, ma una cosa è certa: dopo la morte del Dottor Umberto le cose e gli equilibri all’interno della famiglia Agnelli sono profondamente cambiati. Ho tanti difetti – prosegue Moggi – ma credo di avere il pregio dell’intuizione. Avevo intuito che non eravamo più graditi come prima, che i nostri successi venivano accolti con sorrisi a denti stretti. La Triade scelta dal Dottor Umberto per rifondare la Juve nel 1994 senza di lui, senza la sua protezione, è finita in un vortice. Giraudo, poi, aveva già gestito il Sestriere per conto del Dottore. Non era un manager qualsiasi, ma lo stratega finanziario della vedova donna Allegra Caracciolo e del figlio Andrea, eredi di Umberto Agnelli. Insomma una situazione complicata tra eredità, patrimoni finanziari, lotte di successione e di potere fra i due rami della Famiglia nelle quali non sono mai entrato, ma dalle quali ho sentito arrivare un forte vento contrario”.

Come sempre in questi frangenti, c’è anche chi unisce l’utile al dilettevole e approfitta della situazione. Luciano Moggi nel suo libro va al cuore del problema e parla di azioni, di soldi, di plusvalenze: “Secondo uno studio del “Sole-24Ore”, pubblicato anche nel libro “Inchiesta su Calciopoli” di Mario Pasta e Mario Sironi, due studiosi di economia e diritto, nei mesi immediatamente prima dello scandalo c’è stato un massiccio rastrellamento in Borsa delle azioni della Juventus con volumi di scambio dieci volte superiori rispetto alla media dei quattordici mesi precedenti. Mi hanno fatto notare – aggiunge Moggi – che a gennaio del 2006 le azioni bianconere erano quotate circa 1,30 euro, mentre proprio in quel periodo tra marzo, aprile e maggio, il valore è salito a 2,46: quasi raddoppiato. Solo un caso? Una coincidenza? Il giallo qui diventa prettamente economico: le sto pensando veramente tutte”, osserva Moggi. E lancia un altro segnale riguardante l’Inter e Moratti, Telecom e Tronchetti Provera: “Se andiamo a mettere tutto sotto la lente d’ingrandimento, dietro i fascicoli, i pedinamenti e le intercettazioni illegali dell’affare Telecom ci sono anche persone dei servizi segreti finite in carcere. Qui c’era in ballo un potere sportivo che si intersecava con il potere economico. C’erano personaggi da tenere sott’occhio. Attività da monitorare. Anche le cessioni di Vieira e Ibrahimovic all’Inter mi sono sembrate strane,. Affrettate. Quasi pilotate. Un giorno di luglio del 21006, non ricordo la data, ero sotto l’ombrellone sulla spiaggia di Follonica quando mi telefona il procuratore di Ibrahimovic per dirmi che aveva chiuso con il Milan. La Juve, però, voleva vendere il giocatore all’Inter a tutti i costi. Non sentiva ragioni. Forse per semplici motivi e strategie di mercato. Forse. Ma intanto io sono ancora qui a chiedermi: perché?”.

Col passare del tempo, di tanto in tanto emergono altri indizi significativi. Ad esempio c’è il presidente dell’Inter che rivela su Ibrahimovic e Vieira: “Non solo ci fecero un ottimo prezzo, ma ci ringraziarono di cuore…”. Forse era un gesto di riconoscenza per aver dato un “contributo” in dossier e intercettazioni utili a far fuori Giraudo e Moggi? E accade anche, all’improvviso, che nel dicembre 2007, il Presidente della FIFA (Fédération Internationale de Football Association), Joseph Blatter da Zurigo in un’intervista all’Agenzia Ansa rivela un particolare inedito su Calciopoli: “Credo sia ora passato abbastanza tempo per poterne parlare. Quando scoppiò lo scandalo, nel 2006, Luca di Montezemolo svolse un importantissimo ruolo di moderatore. E' in gran parte merito suo se la Juventus non si rivolse ai tribunali ordinari dopo le sanzioni conseguenti allo scandalo”. Ma che c’entra Montezemolo? In una intervista a “Panorama”, l’ex capo della security Telecom, Giuliano Tavaroli, racconta che “durante la “campagna elettorale” per la presidenza di Confindustria, si preoccupò di proteggere il candidato favorito, Luca Cordero di Montezemolo, da eventuali attacchi di un gruppo di industriali contrari alla sua elezione”. Ecco quali erano quali e quanto ”affettuosi” erano i rapporti tra Montezemolo e Tronchetti Provera e quanto probabilmente si sono riflessi anche nel mondo del calcio. Tutte coincidenze?”.

Il golpe dell’estate 2006 ha prodotto questi risultati:John Elkann ha calpestato calpestato il gentlemen agreement tra Gianni ed Umberto, ha allontanato la dirigenza della Juventus prima di ogni processo e sentenza, ha praticamente sottratto a suo cugino Andrea la possibilità di guidare la Juventus, ha messo sotto controllo il club affidandolo a un presidente, Giovanni Cobolli Gigli, definito dai tifosi “la più grande sciagura juventina dai tempi di Luca Cordero di Montezemolo”.

Lo stato d’animo di molti milioni di tifosi juventini è illustrato alla perfezione da Christian Rocca, appassionato juventino e giornalista de “Il Foglio”, che ha messo sotto tiro l’uomo scelto da John, Gabetti e Grande Stevens (oggi presidente onorario della Juventus): “C’è un presidente di una squadra di calcio italiana che non sa quanti scudetti abbiano vinto i suoi ragazzi e che non riesce a rispondere a una domanda semplice semplice. Questa: quanti campionati ha vinto la Juventus? Ventisette, ventotto o ventinove? (For the record: sono 27 per i frequentatori delle curve sud, 28 per l’Italia di mezzo, 29 per chiunque capisca di calcio). Il presidente della Juventus invece non sa rispondere. Meglio, non vuole rispondere. Probabilmente, non può rispondere. Sui documenti ufficiali, compreso il sito della Juventus, ha fatto scrivere 27. Davanti alla sede ha fatto togliere la fioriera rossa che mostrava il numero “28”. Sul pullman di servizio, le stelline dei trofei sono due di meno. Nelle interviste, a volte dice 27, a volte spiega che sono 28. In altre occasioni si lamenta che nessuno gli restituirà mai quei due titoli scippati, una cosa ovvia non avendoli mai chiesti indietro. Stando al giornale di famiglia, “La Stampa”, Cobolli Gigli ha addirittura applaudito con convinzione quando gli è stato comunicato che la coppa dello scudetto che la Lega aveva consegnato alla Juventus nel 2006 era un falso, ché quella vera stavano per consegnarla a tavolino a Moratti. Era, insomma, dai tempi di Luca Cordero di Montezemolo che alla Juventus non capitava una sciagura come l’avvento di Giovanni Cobolli Gigli.

Christian Rocca prosegue: “Il presidente è un uomo elegante, certamente piacevole, gentile come pochi, quindi l’esatto contrario di quanto servirebbe a una squadra di calcio che al momento del suo arrivo aveva a disposizione la formazione più forte degli ultimi quindici anni, compresi nove tra campioni e vicecampioni del mondo più, a fare undici, il pallone d’oro Nedved e il migliore calciatore in circolazione, quell’Ibrahimovic che da solo ha vinto un paio di campionati cui dà importanza soltanto un giornale rosa che si trova sui banconi dei bar dello sport. Quella squadra formidabile non c’è più. Cobolli l’ha smantellata. Da manager proveniente dalla grande distribuzione, ha distribuito due campioni al Real, due al Barcellona, due alla Fiorentina e due agli indossatori-di-scudetti-altrui, rafforzando tutti e indebolendo solo la società che rappresenta. Per un soffio, al simpaticissimo Cobolli, non è riuscito di vendere anche Buffon, Camoranesi e Trezeguet, ma per loro c’è ancora tempo. Certo la Juve stava per essere retrocessa, ma il dramma di Cobolli è che la Juventus non è andata in B per le colpe della vecchia gestione Giraudo-Moggi, cioè di Umberto Agnelli, visto che le accuse da bar dello sport sono state rigettate sia nei processi sportivi sia in quelli penali (non c’è stata alcuna partita truccata, nessun sorteggio taroccato, nessuna ammonizione mirata e gli arbitri sono stati assolti). La Juventus è in B perché la sua proprietà, ramo Gianni Agnelli, ha deciso per motivi oscuri di non difendersi e di sbarazzarsi degli ingombranti uomini del ramo Umberto. Nessuno sarebbe riuscito meglio di Cobolli a farsi travolgere come ha saputo fare lui. La Juventus cobolliana ha chiesto di essere retrocessa, purché con forte penalizzazione e malgrado non ci fosse “uno straccio” di prova come aveva scritto la procura di Torino chiedendo l’archiviazione dell’indagine. Poi ha rinunciato al Tar e anche al Tas, infine a qualsiasi altro strumento anche simbolico per ribadire che la Juventus quei titoli li aveva vinti meritatamente sul campo. Cobolli quasi non c’entra, fa anche tenerezza, forse meriterebbe un premio, il suo problema è che vanta una credibilità pari al numero di scudetti vinti da Moratti”, conclude Christian Rocca.

I tifosi rimproverano a John molte cose: “Ha preso, o non ostacolato, decisioni e comportamenti a dir poco discutibili nella forma e nella sostanza. Oltre all’allontanamento preventivo della Triade, si è distinto per dichiarazioni altamente lesive della dignità e della passione dei tifosi, infangando, di fatto, il lavoro compiuto dalla dirigenza scelta personalmente da suo zio Umberto. Ha chinato il capo durante tutta la vicenda “Calciopoli”, evitando colpevolmente di spendere anche una sola frase di conforto per i tifosi affranti. Ha subito le pressioni di mezza Italia per rinunciare al ricorso al TAR, lasciandosi convincere da Montezemolo, che fu poi ringraziato pubblicamente dal presidente della FIFA, Blatter. Ha insediato ai posti di comando della società persone che sembrano inadeguate, dal punto di vista professionale e comportamentale, a reggere il blasone della Juventus, rallentando, di fatto, il ritorno all’eccellenza”. I tifosi sono tutti per Andrea: “Il ragazzo, subito dopo “Calciopoli”, ha preferito accettare con stile le decisioni prese ai piani alti della IFIL. Una scelta dura per chi come lui – e come suo padre e sua madre, tifosissima - viveva e vive per quella maglia bianconera. Una scelta dettata dal ricordo dei toni moderati e dalla assoluta abnegazione che aveva appreso dal padre. Una scelta che però ha causato in lui e in sua madre, Donna Allegra Caracciolo, un profondo rincrescimento che tuttora li tiene lontani dallo stadio. Donna Allegra nutre una passione sconfinata per i colori bianconeri, ha sofferto e sta soffrendo per la sorte della squadra e per le offese che hanno dovuto subire tutti i tifosi. Con Andrea fino a due anni fa frequentava assiduamente la squadra e i dirigenti, sia durante gli allenamenti sia allo stadio, dove non mancava praticamente mai. Chi è attento ai fatti juventini non può non aver notato che la figura carismatica ed elegante di Donna Allegra e quella sorridente e affabile di Andrea sono da troppo tempo assenti dal palcoscenico delle vicende bianconere. Lo stile Agnelli impone che qualunque tipo di scelta o discussione, anche la più complicata, venga fatta lontano dai riflettori e salvaguardando prima di ogni altra cosa l’immagine della Famiglia. Non deve essere stato facile quindi per Andrea digerire l’allontanamento della Triade, al quale era legato non solo dal punto di vista umano, ma anche perché quei manager rappresentavano ancora una scelta di suo padre Umberto. Molti, specie tra i tifosi, si chiedono quali saranno le sue prossime mosse. Se rinuncerà definitivamente a salire sul ponte di comando per cui era stato già designato. Se un giorno parlerà raccontando ciò che è accaduto. Ma anche la scelta del silenzio in questi anni ha fatto crescere nell’immaginario collettivo un caleidoscopio di ipotesi, congetture, scenari. Come quello che lo descrive pronto a diventare il Presidente di una Juventus al di fuori dall’orbita FIAT e IFIL”. I tifosi gli hanno scritto recentemente: “Noi che amiamo la Juventus in modo travolgente, come lei, siamo certi che si stia preparando per la Juventus un futuro emozionante. Ci piace quindi sperare che un giorno non lontano lei possa tornare a passeggiare sull’erba di un nuovo stadio, tenendo al suo fianco gli amici di suo padre, Giraudo e Moggi prima di tutti. E possa ammirare quelle maglie che hanno fatto la storia del calcio vibrare nella corsa dei campioni che le indossano. Ed esultare per quella terza stella che finalmente i nostri ragazzi ci avranno regalato”.

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Ma non era Paparesta quello chiuso nello spogliatoio da Moggi sefz ? Mortacci vostra * schifose, mi sale il crimine quando sento elogi per Facchetti...

il fatto è che Moggi ci è andato da arrabbiato dopo la partita un po come fanno giocatori e allenatori dopo il fischio,Facchetti ci è andato prima a chiedere favori

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Dunque sarebbe una fantasia che Cuccia pose il veto su Umberto Agnelli come presidente fiat?

E' fantasia che l'Avvocato dopo il '93 e come risarcimento per questo "torto" a cui fu costretto, affidò gli asset sportivi al fratello?

E' fantasia che questi asset dopo la dipartita dei 2 vecchi non furono ereditati dal figlio di Umberto?

Se tutta questa è fantasia.............

Per loro è fantasia tutto quello che non è scritto su RCS...

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Sicuramente, è una piccola soddisfazione.

Stai però certo che queste compensazioni non passeranno mai direttamente dalla Juventus che, attualmente, è un asset di periferico interesse rispetto alla galassia elcaniana.

Certo che esser passati da "sacrificabili" a "periferico interesse" potrebbe già esser visto come un'evoluzione positiva, ma scordiamoci di ritornare al centro dei pensieri della famiglia come qualche anno fa.

 

si sono d'accordo.

L'unica cosa che potrebbe farci tornare al centro della Famiglia (diciamo ramo Agnelli), é un eventuale futuro affrancamento di Andrea dalla galassia Exor...

Tutto sta a vedere quali sono le sue ambizioni, se la situazione attuale sia definitiva o solo temporana...

il giovanotto mi pare ben disposto e di buone iniziative e non é detto che un giorno non decida di "mettersi in proprio" definitivamente...

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da notare come in piena farsopoli ogni notizia vera o infondata faceva scandalo.

ora invece che sta avvenendo il lavoro grosso, quello importante nelle aule giudiziarie, non dice niente nessuno, è come se si stessero facendo processi su un fatto già chiuso e sepolto.

viva il bel paese.

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Questa volta non faccio previsioni nonostante i fatti siano chiari. Troppo cocente la delusione per i processi di Napoli su cui hanno gravato molte forze oscure ed alcune note ed il cui esito pareva scontato.

Ma è noto che l'Italia, da sempre considerata culla del diritto, ne è diventata la tomba.

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Nulla di nuovo: Ecco la trascrizione della telefonata del 2005 tra Bertini e Bergamo nella quale Bertini si lamenta dell'atteggiamento "imbarazzante del galantuomo:

 

 

Questa la trascrizione della telefonata dopo Cagliari-Inter 1-1 del 12 maggio 2005:

Bergamo: Pronto?

Bertini: Sei a letto Paolo, eh?

Bergamo: No… Allora?

Bertini: Com’è andata? Che mi dici?

Bergamo: Ma io ho visto l’ultima mezz’ora perché mi avevano avvertito di questo… di questo fallo di mano che no… non era mica espulsione…oh…

Bertini: Quella non è espulsione…

Bergamo: No, non è mica una chiara occasione da goal.

Bertini: Poi si può fare una disquisizione di carattere tecnico su tutto, ma non si ha la… forse una mancata percezione di dove fosse come posizione, ma non può essere ritenuta un’occasione…

Bergamo: No… un’occasione di.. assolutamente.

Bertini: E’ stato quello che… l’unica cosa…

Bergamo: Protestavano un po’ quelli dell’Inter… sono un po’ insofferenti quando…

Bertini: Eh me ne son accorto. E’stata una remata dal primo minuto poi, dal primo minuto, non capisco, non capisco perché. Tra l’altro c’è stato Facchetti che all’inizio della partita è venuto dentro lo spogliatoio a salutare con quel fare sempre… ‘Sa, questa è la tredicesima partita, per ora siamo in perfetta parità, quattro perse, quattro vinte e quattro pareggiate, e per l’Inter non è che sia un grande score’ ha detto. Quindi l’abbiamo preparata in questo modo la partita.

Bergamo: Mmhh

Bertini: E non è stato piacevole, non è stato piacevole.

Bergamo: Bisogna che ci parli, sì… più tranquillo in campo. Ci avevo già parlato, gli avevo già detto; ma questo non capisce un *…

Bertini: Ma io ho l’impressione…Non so neanche l’interlocuzione più giusta quale possa essere… Questo veramente… a volte è imbarazzante… Una premessa del genere… ci siamo… ci siamo guardati tutti, prima della partita.

Bergamo: Ascoltami, quando avrai buttato giù con me, chiama Gigi, che s’è accorto che m’hai già chiamato..

Bertini: Sì, sì, certo… e quindi… niente, insomma… questa situazione… te l’ho detto, appunto.

Bergamo: Grazie. Comunque la partita… un clima…

Bertini: Al di là di questo la partita è andata bene…

Bergamo: Per quella parte che si diceva ti ci penso io…

Bertini: Sì, perchè poi tra l’altro non ha neanche senso, non mi sembra di aver fatto… Anzi.. anzi! Va buo’…

Bergamo: Buonanotte, ci sentiamo.

Bertini: Ci sentiamo domani.

Bergamo: Ciao, grazie.

Bertini: Ciao, grazie.

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la chiave di volta di questa brutta storiaccia secondo me parte dal lontano 1993, anno in cui si consumò lo strappo tra Mediobanca e Fiat. Per decenni tra Enrico Cuccia e Giovanni Agnelli erano corsi rapporti strettissimi, tanto che Agnelli aveva eletto il banchiere siciliano grande consulente di famiglia, intrecciando un asse che si sarebbe dimostrato portante nel sistema finanziario nazionale. Ma nel 1993, chiamato ancora una volta a rinsanguare le finanze della casa di Torino, Cuccia favorì Cesare Romiti a scapito di Umberto Agnelli come successore alla presidenza, una volta che per limiti di età nel '96 si fosse dimesso Gianni Agnelli. Mediobanca poneva come condizione preliminare la permanenza di Giovanni Agnelli e Cesare Romiti alla guida dell'azienda, motivandola con la necessità di assicurare agli azionisti, chiamati a uno sforzo finanziario senza precedenti in un maxiaumento di capitale, stabilità e continuità di gestione. Mediobanca e il suo presidente onorario, Enrico Cuccia, si frapponevano a Umberto Agnelli.

Una mossa che andò in diretto contrasto con quanto Giovanni Agnelli aveva annunciato da tempo e ripetuto più volte. Di suo fratello minore, il presidente della Fiat affermava «ha tutte le qualità, le caratteristiche e la preparazione per essere il prossimo presidente della Fiat», per indicare Umberto come proprio successore quando al compiersi dei 75 anni avrebbe lasciato.L'Avvocato deluso ma costretto a negare l'incarico al fratello, lo risarcì affidandogli l'intero reparto sportivo dell'impero di famiglia che comprendeva oltre alla Juve anche la Ferrari.

Dopo la morte dei 2 grandi vecchi la gestione del reparto sportivo a chi sarebbe dovuto toccare in eredità?

Ovviamente a Montezemolo questa faccenda non andava giù...........il resto lo conosciamo tutti.....................

 

Citazione da i lupi e gli agnelli di moncalvo? Oppure una tua ricostruzione?

 

Mi interesserebbe saperlo...

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Ci sono troppe cose che non quadrano nelle ipotesi dei complottisti.

 

1-Se é stato un piano per screditare l'immagine di Andrea Agnelli impedendo il suo arrivo alla Juve, c'era bisogno di un danno economico da 500 milioni? Inoltre se bisognava fare in fretta per colmare il vuoto di potere nella Famiglia Andrea avrebbe avuto bisogno di tempo per diventare popolare. Che John sarebbe stato l'erede si sapeva già.

 

2-Cessione di Ibrahimovic all' Inter: andò lì perché era la squadra che offriva di più. Il Milan non era nemmeno sicuro di giocare la Champions, in ogni caso avrebbe avuto i preliminari, e Berlusconi come si é visto in seguito non spendeva più come Moratti guardando più al marketing (Beckham e Ronaldo)

 

3-Che Lapo fosse mandato avanti mi pare fantasioso, i tifosi comunque non lo avrebbero considerato credibile, da poco era scoppiato lo scandalo coca e trans se non sbaglio

 

4-Moggi e Giraudo potevano essere mandati via. Con un danno d'immagine certo, ma di gran lunga inferiore a quello che ha patito la Juventus dalla vicenda, sempre trascurando quello economico

 

 

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Rivoglio i 2 scudetti cacchio!!

 

Inter in B e gli devono revocare tutto..5 scudetti, champions ecc,,... questi imbrogliano dal 2005

Giustissimo Giustissimo Giustissimo

Porc* z*zza!

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