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CorSport, Vierchowod: "La gioia più grande è stata vincere la Coppa dei Campioni con la Juve. Più difficile marcare Higuain rispetto a Dybala"

Post in rilievo

 

Breve estratto dell'intervista rilasciata al Corriere dello Sport a Pietro Vierchowod

 

Il suo primo rapporto con il pallone qual è stato?

«Penso come tutti i bambini, per strada. Abitavo in un paese vicino a Bergamo e alla fine della scuola il pomeriggio, dalle tre alle otto di sera, eravamo in strada a giocare. Questo è stato il primo approccio.. (..)».

 

Suo padre ha una storia molto particolare, me la racconta?

«Sì, lui era russo ed è stato uno dei tanti prigionieri della seconda guerra mondiale. Fu fatto prigioniero in alta Italia. A fine guerra sarebbe dovuto tornare nel suo paese, ma da lì l’avrebbero deportato in Siberia. Infatti tutti i prigionieri russi che si erano arresi ai tedeschi venivano deportati, così erano le leggi sovietiche. Lui a quel tempo aveva già imparato l’italiano e quando lo portarono al Consolato per essere rimpatriato, i funzionari tra di loro parlavano in italiano, pensando lui non capisse. Invece afferrò che il suo destino sarebbe stato, dopo la prigionia, la Siberia e scappò via. Si nascose per un periodo sopra le colline di Bergamo e dopo qui si è stabilito. Incontrò mia madre in un paese vicino Bergamo».

 

Di che squadra era lei, per chi tifava allora?

«Come tutti i bergamaschi. La maggior parte tifava Atalanta o Juventus. Io ero per la Juventus».

 

Lei in che ruolo giocava quando era piccolo?

«All’oratorio facevo l’attaccante ed ero molto veloce, però la porta la centravo poco. Un giorno venne a mancare un difensore. Mi dissero: vuoi provare a fare il difensore? Io dissi ”va bene ma cosa devo fare?”. “Lo vedi quello lì? Devi inseguirlo dappertutto”. L’indicazione tattica non era dettagliata ma da quel giorno ho cominciato a fare il difensore. Ho inseguito dappertutto decine di attaccanti e, in fondo, mi è riuscito molto bene».

 

Una delle sue caratteristiche è sempre stata la velocità.

«Era una dote naturale, ma ho anche lavorato tanto. Per questo, grazie alla tanta fatica fatta, sono riuscito ad arrivare a giocare fino quarantuno anni».

 

Ma lei faceva undici secondi sui cento metri?

«Forse anche qualcosa di meno. Nel Como avevamo un preparatore che si chiamava Sguazzero,

era un ex olimpionico di atletica, era stato in Messico, mi pare. Era un maestro di corsa e mi voleva portare a fare il velocista. Gli dissi “guarda, preferisco giocare al calcio».

 

Qual è la squadra più unita che ha conosciuto e quella invece più divisa più rissosa?

«La squadra più unita senz’altro la Sampdoria. Abbiamo lavorato insieme diversi anni e un certo punto ci giurammo che non avremmo mai lasciato quella squadra fino a quando non avessimo vinto lo scudetto. E ci riuscimmo, dopo diversi anni. Non era facile rimanere insieme, perché c’erano state molte squadre che ci avevano richiesto ed era difficile dire no alla Juventus o al Milan. Invece siamo stati bravi a rimanere un gruppo unito e a mantenere quel giuramento di lealtà reciproca».

 

Il giocatore più forte che lei ha marcato chi è stato?

«Maradona, nel modo più assoluto. Perché quando veniva il Napoli a giocare contro la Sampdoria,

io non facevo più il difensore, facevo il mediano e andavo a marcare direttamente Maradona in qualsiasi parte del campo. Per me è stato lui il più grande giocatore al mondo. Se invece parla di attaccanti puri i duelli con Van Basten penso siano i più belli».

 

E Bettega, era cattivo?

«Bettega molto cattivo, sì. Bettega l’ho marcato il primo anno quando il Como è venuto in serie A. Era cattivo, ho preso anche una gomitata in faccia da lui. Però oltre quello era anche un grande giocatore».

 

Con la Sampdoria riesce ad arrivare fino alla finale della Coppa dei Campioni con il Barcellona. Ma dopo un torneo fantastico quella sera il destino si mette di traverso.

«Abbiamo avuto molte occasioni da gol, molte di più del Barcellona che, secondo me, allora non era neanche tanto forte. Però evidentemente era destino che andasse in quel modo. Prendere un gol a pochi metri dalla fine sulla punizione di Koeman da quaranta metri ci scocciò da morire anche perché la vittoria sarebbe stata la chiusura di un ciclo iniziato tanti anni prima. Avevamo vinto insieme Coppa Italia, Coppa delle coppe e il campionato mancava la ciliegina. Fortunatamente io ebbi la fortuna,

dopo, di andare alla Juventus e vincere quella benedetta coppa con la Juve».

 

Qual è stata la gioia più grande della sua carriera e il dolore più grande?

«La gioia più grande senz’altro è stata vincere, a trentasette anni suonati , la Coppa dei campioni

con la Juventus. La delusione più cocente è stata nell’86 al mio secondo mondiale in Messico: superammo il primo turno ma ci buttò fuori la Francia negli ottavi. Giocammo una pessima partita. Diciamoci la verità: la squadra era abbastanza modesta.

 

Chi è oggi il centrale che le assomiglia di più, tra i giovani?

«Purtroppo questo è un tasto dolente: a parte quelli in Nazionale che sono della Juventus, o lo stesso Romagnoli al Milan, i difensori di valore sono pochi. Non c’è più la scuola, io ricordo ai miei tempi che venivamo indicati all’estero come i migliori difensori del mondo. Adesso dobbiamo vedere che la Roma dietro ha tutti stranieri, lo stesso il Napoli o l’Inter. Avevamo una grande scuola ed eravamo capaci di marcare, di annullare un avversario. Ora la domenica vediamo tantissimi gol. Certo, può essere piacevole per lo spettacolo, ma per me,che ho giocato come difensore, non è piacevole vedere subire gol assurdi, perché i difensori di oggi certi movimenti non sono più capaci di farli o nelle marcature non sanno più come fare»

 

Nessuna delle grandi società le ha mai chiesto di andare ad insegnare, magari ai ragazzi, come si difende?

«No, perché adesso insegnano in modo collettivo nella fase difensiva. Va benissimo, ma bisogna sapere che nel calcio non c’è solamente la fase collettiva. L’uno contro uno è sempre importante e spesso si vede che i difensori non sanno come posizionarsi, non sanno se scappare o avvicinarsi a quest’area. Il novanta per cento degli allenatori in Italia non ha mai fatto il difensore, perciò insegnare certe cose non è facile. E’ più facile insegnare una fase collettiva, che spiegare una cosa che tu non hai mai fatto. Questa è la difficoltà, secondo me».

 

Secondo lei perché ci sono pochi difensori che sono diventati grandi allenatori?

«Perché secondo me tendono a prendere quelli che magari hanno partecipato più al gioco, centrocampisti o attaccanti. Forse perché riescono magari a sviluppare un tipo di gioco più offensivo. In questo momento la fase difensiva viene giocata poco. Ma se lei ci pensa la squadra che ha vinto di più in Italia, la Juve, ha basato la sua forza proprio sulla robustezza di una difesa impenetrabile. Ho capito che abbiamo cambiato gioco, però la fase difensiva comunque bisogna saperla fare».

 

Oggi le piacerebbe più marcare Higuain o Dybala?

«Higuain. Dybala è un grandissimo giocatore che parte da più lontano e ha un piede bellissimo. Però Higuain può non toccare la palla tutta la partita e in una frazione di secondo ti può fare gol. Higuain secondo me è più difficile marcarlo. Quindi è più bello, per chi ama difendere la propria porta».

 

 

Corriere dello Sport

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Grandissimo Zar, per tanti anni avrei voluto che ti trasferissi alla Juventus e quando non me lo aspettavo più hai contribuito alla coppa più bella.

 

Io lo chiamerei ad allenare i difensori della primavera.

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Con tutti i grandi difensori della storia bianconera Pietrone è difficile da collocare nei primi 20

Vierchowood e te per me siete stati i migliori stopper del mondo per almeno un decennio a cavallo fra gli '80 e i '90.

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Concetti chiari e. Precisi

 

Concordo sulla finale col barcellona...

 

E concordo vhe molti dei difensori attuali...anche osannati...non reggono l uno contro uno neanche con Topo Gigio...

 

che giocatore, ho avuto la fortuna di vederlo in campo :)

 

Sai che mi hai messo un tarlo? uum

Pero mi sa di no...ci sto pensando ma mi pare di ricordare che fu dopo...

 

Quindi mi sa che me lo son perso dal vivo. .sisi

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Concetti chiari e. Precisi

 

Concordo sulla finale col barcellona...

 

E concordo vhe molti dei difensori attuali...anche osannati...non reggono l uno contro uno neanche con Topo Gigio...

 

 

 

Sai che mi hai messo un tarlo? uum

Pero mi sa di no...ci sto pensando ma mi pare di ricordare che fu dopo...

 

Quindi mi sa che me lo son perso dal vivo. .sisi

passò dalla samp a noi, che giocatore....dalle sue parti, erano dolori per chiunque

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passò dalla samp a noi, che giocatore....dalle sue parti, erano dolori per chiunque

 

Chissa se gli hanno chiesto un parere sul nostro regista difensivo. uhuh

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Magari l hanno fatto...e per pudore non hanno pubblicato la domanda. sefz

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“….però la fase difensiva comunque bisogna saperla fare

L’uno contro uno è sempre importante ….. Il novanta per cento degli allenatori in Italia non ha mai fatto il difensore, perciò insegnare certe cose non è facile. E’ più facile insegnare una fase collettiva, che spiegare una cosa che tu non hai mai fatto

 

Caro Wierchowod quanto sopra riportato corrisponde a verità ma non è vero che insegnare certe cose non è facile anzi per un difensore come lei o Chiellini, o Maggio e anche per il sottoscritto che difensore non era, è facilissimo insegnare la marcatura a uomo, espressione che oggi non si suole usare sostituendola con la difesa collettiva chiamata zona, che qualcuno ha introdotto stravolgendo ed inquinando il concetto di fare difesa in senso autentico, causando gol evitabili che quando giocavamo noi erano impensabili, assurdi da vedere e da prendere; come dico e sostengo sempre è molto più difficile e complicato far imparare la zona con i suoi dettami tattici ben noti essendo basata su movimenti, su automatismi di gruppo forse belli da vedersi ma rischiosissimi, che insegnare la marcatura a uomo dove il diretto avversario è al centro dell’attenzione e MAI trascurato; fermo restando questo presupposto e stante i cambiamenti tecnico tattici avvenuti nel calcio giocato che rendono non adottabile oggi la marcatura a uomo tout court del passato, ho studiato e rivalutato la marcatura a uomo innovandola ed implementandola con il controllo visivo attivo che rappresenta un gesto tecnico mai usato dai giocatori normalmente neanche adesso, di cui neanche lei faceva uso quando giocava lasciando talvolta scappare il suo diretto avversario con la conseguenza di subire gol evitabili; sì perché anche quando lei era in attività la zona in difesa con le sue illusorie parvenze di fermare l’uomo in modo virtuale, linea, fuorigioco, attacco alla palla, elastico difensivo e via discorrendo, era già in voga e cominciava a lasciare il segno con i gol evitabili che la facevano da padrona; la zona ha finito per indottrinare gli allenatori siano essi di provenienza non difensiva che difensiva perché non sanno o meglio non hanno il coraggio di cambiare passando a giocare in difesa, in area con la mia proposta di marcatura a uomo moderna, elastica, supportata, integrata ed innovata dal controllo visivo attivo, facile da insegnare, intelligente nella sua applicazione.

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Chissa se gli hanno chiesto un parere sul nostro regista difensivo. uhuh

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Magari l hanno fatto...e per pudore non hanno pubblicato la domanda. sefz

boh non saprei, lui non è un tipo che vedi molto in tv, è molto riservato

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Higuain non si può marcare...su Gonzalo o vai di anticipo, oppure il confronto l'hai già perso perchè è un trattore e lo puoi fermare solo con un fallo!

 

Figurarsi allora se riesci a fermarlo giocando a zona in difesa, utopistico.

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io lo avevo soprannominato il benetti della difesa :d

 

Ma no...perche oltre alla marcatura...all essere cattivo sull avversario...aveva una velocita stratosferica..specie per I tempi

 

Benetti dai racconti che mi faceva mio padre..doveva essere piu un mediano...

 

Magari pero sbaglio lui.... uhuh

 

Pensa che ad oggi lui adora Bonnie e non sopporta Max. sefz

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Al di là della vittoria in Champions peccato che sia arrivato davvero troppo tardi alla Juve, già nell'aprile successivo alla vittoria della Champions lui e Baresi ormai sul viale del tramonto furono ridicolizzati a San Siro.

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Ma no...perche oltre alla marcatura...all essere cattivo sull avversario...aveva una velocita stratosferica..specie per I tempi

 

Benetti dai racconti che mi faceva mio padre..doveva essere piu un mediano...

 

Magari pero sbaglio lui.... uhuh

 

Pensa che ad oggi lui adora Bonnie e non sopporta Max. sefz

ma infatti benetti (visto pure lui) era un medianaccio, e dalle sue parti non passava nessuno..a meno che non ci rimettesse gli stinchi. ecco...lo zar lo era della difesa, ecco perchè il paragone :)

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