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29 MAGGIO 1985

L'ultimo saluto a Pietro Anastasi

Post in rilievo

 AMARTI E' STATO FACILE ..... DIMENTICARTI SARA' IMPOSSIBILE ! 

 

 

 

 

AGGIUNGIAMO ANCHE NOI IL NOSTRO VIRTUALE  :bravo APPLAUSO  AD UN GRANDE UOMO CHE ELEVO' LA  " JUVENTUS F.C. 1897 " A SUA  INSCINDIBILE " COMPAGNA DI VITA " !

 

 

 

 

Risultati immagini per frasi sulle lacrime del cuore                               Risultati immagini per frasi sulle lacrime del cuore

 

 

 

NON SO OVE E QUANDO ... MA SPERO UN GIORNO DI POTERTI RINCONTRARE  ... E PER FARMI RICONOSCERE PORTERO' CON ME QUEL " FRAMMENTO " 

DELLA " MAGLIA BIANCONERA " CHE INDOSSASTI  A TORINO - STADIO COMUNALE - IL 18 / MAGGIO / 1975  ...   JUVENTUS - L.R.VICENZA  5 -0 ... GIORNO

IN CUI LA " NOSTRA JUVENTUS " CONQUISTO' IL SUO 16° TITOLO DI " CAMPIONE D'ITALIA " ( Ho sempre custodito quel brandello di stoffa bianconera come

se si trattasse di una " Preziosa Reliquia " )

 

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..... CI SCOMMETTO CHE ORA SEI GIA' DI NUOVO A FIANCO ALL' IMMENSO JOHN .... 

 

..... se non è troppo disturbo, oltre a Lui, salutami anche " TUTTI GLI ALTRI " che hanno avuto ed hanno a cuore le sorti della " VECCHIA SGNORA "

e che hanno accompagnato, fin dalla mia più tenerissima età, il mio infinito e perenne " Percorso " a fianco della " JUVENTUS F.C. 1897 " sia nella

buona che nella meno fausta sorte ! 

 

GRAZIE DI    image.jpeg.c0f4395d3c35097440b7cb3749bd6f7f.jpeg  CUORE PER LE INDICIBILI EMOZIONI CHE  MI/CI  HAI  DONATO    .juve

 

Caro PIETRO, ci " vediamo " domani sera per .... JUVENTUS - ROMA  di Coppa Italia ...... :uhmm:  

 

 

.salve Stefano ! 

 

P.S. - 1 - E' dal momento in cui .. PIETRO ANASTASI .. " Fedele ed Indefesso Scudiero della VECCHIA SIGNORA ", è venuto a mancare,

che tutti i " Media " in generale, nessuno escluso, continuano a sottolineare, ribadire, enfatizzare, rimarcare il dato, peraltro oggettivo

ed incontrovertibile, che Egli, essendo " Figlio del Sud ", fosse particolarmente ed ancor più apprezzato da chi, per ragioni lavorative,

al Nord si era trasferito ( di norma ... in " prima battuta " da solo ... ed in seguito raggiunto da altri familiari ) e che, di conseguenza 

venne a loro naturale elevare il " PELE' BIANCO " al ruolo di  loro personale " NUME " sia CALCISTICO che SOCIALE in quanto il 

funambolico centravanti della JUVENTUS era " UNO di LORO ... che ... CE L' AVEVA FATTA " ! 

 

Per carità, c'è del vero in questa " Chiave di Lettura " anche se, a mio parere, opportuno sarebbe " mettere dei paletti " ..   e/o  ..

" fare dei distinguo " !  PER CIO' CHE CONCERNE L' ASPETTO PRETTAMENTE " LUDICO CALCISTICO " IL GRANDE ANASTASI 

HA SEMPRE GODUTO DELLA MASSIMA " STIMA "  E DELL' INCONDIZIONATO   " AFFETTO " DI TUTTA LA TIFOSERIA BIANCONERA, 

DA NORD A SUD .. DA EST AD OVEST .. DELL' ITALICA  PENISOLA .. ISOLE COMPRESE ! 

 

E se c'è stato UNO ... UNO SOLTANTO ... che all'EPOCA  si professava JUVENTINO ... e ... NON HA AMATO ANASTASI, statene certi, 

FU UN " MILLANTATORE " CHE TUTTO AVEVA A CUORE TRANNE CHE LA " JUVENTUS F.C. 1897 " ! 

 

AL DI LA' DELLE " LATITUDINI " PIETRO ANASTASI E' SEMPRE STATO UN " COLLANTE " DI TUTTO L'EMSIFERO BIANCONERO .... 

tanto per intenderci, un po' come un IMMENSO CAMPIONE del calibro di .... image.jpeg.ab77f98209979d3141037aaee9ae5cda.jpeg  OMAR SIVORI !

 

 

 

 

 

 

P.S. - 2 - Invito gli Utenti di VS che intenderanno lasciare un " Ultimo e Gradito Saluto a Pietro " di attenersi allo " spirito " che anima e sostenta

questo " Topic alla Memoria " ! Per altre, peraltro comprensibili e condivisibili, " recriminazioni " c'è già un apposito topic aperto ! Grazie ! 

 

 

P.S. - 3 - INTERESSANTISSIMA INTERVISTA A PIETRO ANASTASI - tratta dalla " Gazzetta dello Sport " del Maggio 2015 a firma Nicola Calzaretta

e ripresa da " Il Pallone Racconta " il 7 Aprile 2019 ! Trattasi di piacevolissima narrazione del vissuto di PIETRO ANASTASI sia da un punto di vista

" Umano " .. che .. " Sportivo " ! Alcuni " passaggi ", specie per i più giovani tra noi, potrebbero essere " interpretati " in maniera " distorta " e/o non

percepiti in maniera del tutto consona ! Alcuni " flashback " fanno riferimento a vicende che, solo chi tra noi in quegli anni aveva già in dote una

profonda e matura " Juventinità "( anche e solo per il fatto di averle vissute in prima persona ) ha in sè gli strumenti propedeutici per valutare e stimare 

in maniera realistica ed oggettiva quegli eventi, e  di conseguenza, quanto riportato in questa piacevole " chiacchierata " !   

 

Buona ...  .giornale Lettura  ....  .ehm

 

La cosa che più colpisce in Pietro Anastasi, nato a Catania il 7 aprile 1948, sono gli occhi. Scuri, scintillanti, vivi. E il sorriso. Solare e malinconico allo stesso tempo. Ci troviamo a casa sua, a Varese, la città di sua moglie Anna. «Devo tutto a questa donna» dice subito Pietruzzo, così come lo ribattezzò il conterraneo Vladimiro Caminiti. «Mi ha fatto da equilibratore. Quando tendevo a esaltarmi, mi riportava con i piedi per terra. Quando andavo giù di corda, sapeva scuotermi per risalire». Sono insieme da una vita, da quando il diciottenne Anastasi si trovò catapultato al Nord dopo gli straordinari esordi con la Massiminiana in Serie D. Stagione 1966-67, la prima a Varese, allora in Serie B. Il matrimonio nel 1970, due figli, e dal 1993 per lui la meritata pensione tra un po’ di scuola calcio, i commenti tecnici in televisione e gli impegni con le leggende bianconere. Eh già, perché se siamo qui è per ricordare soprattutto le otto stagioni con la maglia della Juventus. Dal 1968 al 1976, tre scudetti, oltre 300 presenze e 130 goal. Numeri che danno l’esatta misura di un attaccante che in campo non si è mai risparmiato e che per i tantissimi tifosi meridionali della Juventus, in quel primo scorcio di anni Settanta, ha rappresentato la possibilità del riscatto. Numeri di un centravanti che quarant’anni fa stabilì un record tuttora imbattuto: tre goal realizzati da subentrante.
Vogliamo partire proprio da quello Juventus-Lazio del 27 aprile 1975? «Quart’ultima partita del campionato. Siamo primi con tre punti sul Napoli e per me, che sono anche il capitano, si profila un’altra panchina. Già la domenica precedente con il Cagliari non ero partito titolare. Ma stavolta non ci sto. E quando il tecnico Carlo Parola legge la formazione, io gli dico che me ne torno a casa».
Questo quando succede? «La mattina prima della partita, nel ritiro di Villar Perosa».
Poi ha cambiato idea. «Chiamo mia moglie e le dico quel che sta succedendo. Lei mi suggerisce di accettare le decisioni dell’allenatore, ma io non voglio sentire ragioni. Poi durante la passeggiata, ecco l’avvocato Agnelli, al corrente dei fatti. E anche lui mi invita a non fare stupidaggini. Ma sono ancora ferito. Decisiva è la seconda telefonata con Anna. A quel punto mi faccio buono buono e mi metto a disposizione dell’allenatore».
Numero tredici, seduto in mezzo a Piloni e Spinosi. «Fino al 70’. Stiamo vincendo 1-0, ma anche il Napoli è in vantaggio. Occorre mettere al sicuro il risultato. E così, quando mancano venti minuti alla fine, Parola mi dice di entrare al posto di Bettega. In cinque minuti, dall’83’ all’88’, realizzo una tripletta. Nessun subentrante era mai riuscito nell’impresa prima e, per quel che mi risulta, neppure dopo nel campionato italiano. A quel punto, sul 4-0, il risultato è più che in cassaforte. Missione compiuta».
Se li ricorda quei tre goal? «Il primo di destro in scivolata ad anticipare il difensore su cross basso dalla destra. Il secondo di sinistro al volo a mezza altezza su centro dalla sinistra. Il terzo dopo una traversa di Viola: sulla ribattuta colpisco il palo, la riprendo e segno. In quell’occasione, Felice Pulici fece come l’orso nei giochi della fiera: a ogni sparo, cambiava direzione, senza capirci più nulla».
Sarà stato un record anche per lui prendere tre goal in cinque minuti. «Credo di sì. Ero una furia, non mi importava chi avessi di fronte in quel momento. Avevo così tanta rabbia in corpo che se la partita fosse durata ancora avrei continuato a segnare. Pulici o non Pulici».
È vero che la mattina dopo chiamò l’Avvocato? «Sì. Mi disse: “Ha visto che avevo ragione io quando le dicevo di non fare stupidaggini?”. Gli diedi corda, non ebbi cuore di dirgli che in verità il merito era tutto di mia moglie».
Le ultime tre gare le ha giocate tutte dall’inizio. «A quel punto sarebbe stata dura per l’allenatore giustificare un’esclusione. Ripresi la numero nove, la fascia azzurra di capitano e nell’ultima gara contro il Vicenza segnai il goal del momentaneo 3-0, vivendo una delle emozioni più forti della mia carriera in bianconero. Sul 2-0 per noi tutto lo stadio aveva iniziato a chiamare il mio nome. L’urlo si era fatto sempre più forte e insistente. I tifosi volevano un mio goal, che in effetti arrivò al 36’. Allora ci fu un boato e a me vennero le lacrime agli occhi dalla commozione».
Con i tifosi c’è sempre stato un legame particolare, vero? «Ancora oggi è così, nonostante siano passati molti anni. Di me il tifoso bianconero ha sempre apprezzato la generosità e l’impegno. Non ho mai giocato al risparmio: per la maglia della Juventus ho dato il massimo».
E poi c’è la questione meridionale. «Per i tanti lavoratori che venivano dal Sud e che si facevano il mazzo in fabbrica sono diventato un simbolo, anzi ero uno di loro, quello che aveva avuto la buona sorte di giocare a pallone. Ricordo che mi fermavano fuori dello stadio e mi dicevano di farmi valere anche per loro. Mi rendeva orgoglioso».
Qualcuno all’epoca sosteneva che non fosse un caso che la Juventus avesse molti giocatori del Sud. «Di vero c’è solo che eravamo in diversi: oltre a me c’era Furino, anche se lui fin da piccolo abitava a Torino. Poi Causio, Cuccureddu, Longobucco, anche Spinosi volendo, che era di Roma. Ma per stare alla Juve non bastava certo essere meridionali. Occorreva ben altro. Come abbiamo dimostrato in quegli anni dominando in Italia, con il pallone ci sapevamo fare».
Lei forse meglio degli altri, visto lo striscione che a un certo punto apparve nei distinti. «“Anastasi Pelé bianco”. Comparve nei primi anni alla Juve. Mi fece un certo effetto, accidenti. Poi però mi dissi: “Chissà cosa ne pensa Pelé!”».
E Carlo Parola, invece, di lei cosa pensava? «Non so cosa avesse con me. Non mi vedeva bene, cose che capitano. La mia permanenza alla Juve è stata pregiudicata dal rapporto non proprio idilliaco con lui. Però le confesso che mi trovo un po’ a disagio a parlare di una persona che non c’è più».
Possiamo parlare dei fatti e delle sue sensazioni. «Parola arrivò nel 1974. Dopo il secondo posto dietro la Lazio, Boniperti decise di sostituire Vycpálek con cui avevamo vinto due scudetti. Vycpálek era un uomo molto legato al presidente, sapeva di calcio, buono, con un fare molto paterno. Con lui era difficile non andare d’accordo. Il primo scontro con Parola ci fu nel dicembre 1974 in occasione della partita di Coppa Uefa in Olanda contro l’Ajax. Sono infortunato, lo certifica anche il nostro medico La Neve. Il tecnico mi dà del vigliacco, pensa che mi voglia risparmiare. Ma non è così. Morale della favola: sto fuori in campionato per tutto dicembre. Rientro a gennaio con la Ternana».
Quindi c’è la panchina con la Lazio di aprile. «Era successo anche la domenica prima. In quel caso esagerai. C’era un rapporto molto teso tra di noi, che non giovava a nessuno e che è poi scoppiato clamorosamente l’anno dopo, costandoci uno scudetto già vinto. Tutto inizia nell’intervallo di Lazio-Juventus del 7 marzo 1976. Era una giornata no per me, capitano partite dove non ti viene bene nulla. Chiesi di essere sostituito, pensavo che avrebbe fatto bene alla squadra. E così fu, al mio posto entrò Bobo Gori. Quel gesto fu mal interpretato da Parola, che mi mise in panchina per la successiva gara contro il Milan, dandomi gli ultimi venti minuti. La rottura vera si consumò la settimana dopo. Si gioca a Cesena e il mister mi rimette fuori. A quel punto chiedo spiegazioni, ero il capitano».
E lui? «Mi risponde male. Ed io lo mando a quel paese. La partita con il Cesena la vedo dalla tribuna. Quindi qualche giorno dopo sbotto e dico chiaro e tondo che con Parola non voglio più avere niente a che fare. Finisco “fuori rosa”. Esco di squadra con la Juve avanti di cinque punti sul Torino. Alla trentesima giornata i granata vincono lo scudetto. Se abbiamo perso un campionato già vinto, la responsabilità non è certo mia che sono rimasto fuori nelle ultime nove partite. I colpevoli sono quelli che pensavano di avere già vinto».
E Boniperti in tutta questa storia? «Avrebbe potuto intervenire in mia difesa, se avesse voluto. Invece mi disse: “Facciamo finire il campionato, poi ne parliamo”. Anche lui era sicuro dell’esito finale. Alla fine della stagione, ci vedemmo. Mi chiese di rimanere, lo fece più volte anche il dottor Giuliano, il suo braccio destro. Ma ormai era troppo tardi. Non c’erano più le condizioni. Meglio chiudere».
È stato un addio amaro? «Senza dubbio. Chiesi solo di essere ceduto a una squadra che non doveva lottare per rimanere in A».
Lasciò così la Juve dopo otto anni. Una curiosità: com’era arrivato in bianconero? «Il mio acquisto nel 1968 era stato rocambolesco. Ero già dell’Inter. Dopo il mio primo campionato in A con il Varese nel 1967-68, in cui avevo segnato undici goal, si fece avanti la società neroazzurra con Italo Allodi. Lui era molto amico di Casati, il Direttore Sportivo del Varese. Si figuri: andavano anche in vacanza insieme con le famiglie. Si strinsero la mano e chiusero l’affare».
Contento? «Felicissimo! A vent’anni andavo in una grande squadra, e poi Milano era vicina a Varese, dove abitava Anna con cui mi ero intanto fidanzato. Ci fu un’amichevole di fine stagione tra Inter e Roma. I neroazzurri chiesero il permesso al Varese di potermi far giocare. Nell’intervallo mi venne incontro Mario Brogini, un amico fotografo di Varese, che era venuto per fare le prime foto con la nuova maglia. Fu lui a darmi la notizia della Juventus».
Le svelò anche i particolari? «Non mi ricordo se accadde in quell’occasione. Si misero d’accordo direttamente l’avvocato Agnelli e il presidente del Varese Borghi. Oltre ai soldi (660 milioni di lire, ndr), nell’affare entrò anche la fornitura di compressori di frigoriferi per la Ignis, l’azienda di Borghi. So che Allodi si arrabbiò con Casati, ma lui non avrebbe potuto certo andare contro il suo principale».
E lei in tutto questo? «Rimasi frastornato. Un po’ mi dispiaceva non andare all’Inter, perché voleva dire allontanarsi da Varese. Ma ero al settimo cielo perché vestivo la maglia della squadra di cui sono sempre stato tifoso, e lo sono tuttora. Nel portafoglio conservo ancora la foto fatta al Cibali con il grande Charles. Si avverava un sogno».
Dai campi polverosi della Sicilia alla Juve. «Il pallone è sempre stato in cima ai miei pensieri. Ero il più piccolo di quattro fratelli, c’era la scuola, mi piaceva il mare, ho fatto piccoli lavori come il garzone di macelleria o lo stagnino. Ma il sogno era diventare calciatore e indossare la maglia bianconera».
Quali sono state le tappe fondamentali? «Gli inizi all’oratorio San Filippo Neri di Catania. Per tutti ero Pietro “U turcu” perché d’estate diventavo nero come la pece. Poi la Trinacria e infine la Massiminiana. Devo tutto a Renzo Vellutini, che convinse i fratelli Massimino a prendermi nel 1964: a sedici anni debuttai in Serie D. Due anni dopo ero già in B».
E il Varese com’è che la scova in Sicilia? «Per caso. Il Direttore Sportivo varesino Casati era al Cibali per assistere a Catania-Varese. Sarebbe dovuto ripartire con la squadra, ma lasciò il posto in aereo a una donna incinta. Il rinvio del volo di ritorno gli consentì di seguire il giorno dopo, sempre al Cibali, Massiminiana-Paternò. Anche se finì 0-0, mi vide e prese nota. Ero felice perché andavo in B a diciotto anni, avrei avuto una bella vetrina e qualche soldo in più. Ma avevo paura, perché andavo lontano per un’avventura che avrebbe potuto finire subito. A Varese mi accompagnarono i genitori. Al momento del saluto, piansero. Riuscii a trattenere le lacrime, anche perché fin dal primo impatto ho avuto la sensazione di essere in una famiglia. Poco dopo conobbi Anna, la quale certamente ha agevolato tutto. I due anni a Varese sono stati splendidi. Anche per i risultati sportivi, ovviamente».
Ce li ricorda? «Il primo anno conquistammo la promozione in A. L’anno dopo il Varese fece un campionato eccezionale, battendo molte grandi. Eravamo una buona squadra con campioni come Armando Picchi, gente di esperienza come Sogliano, Da Pozzo, Maroso e giovani come il sottoscritto e Franco Cresci. L’allenatore era Bruno Arcari: a me ha insegnato tanto, soprattutto a come muovermi in attacco».
Insegnamenti utili, visti gli undici goal finali. «Per me è stata una stagione fantastica. La ciliegina sulla torta fu la tripletta nel 5-0 alla Juventus, un risultato entrato nella storia del Varese. E poi il regalo più bello: la chiamata in Nazionale per l’Europeo. Successe tutto in fretta. Il passaggio rocambolesco alla Juve, la maglia azzurra. Ero al settimo cielo, un sogno essere lì con Zoff, Rivera, Mazzola, Gigi Riva».
Nella finale con la Jugoslavia in attacco c’è lei, all’esordio. «Eravamo nello spogliatoio, mi chiama Valcareggi e mi fa: “Picciotto, tocca a te!” E non aggiunge altro. Gioco in coppia con Prati. La Jugoslavia è più forte e pareggiamo, grazie a una punizione di Domenghini nel finale. I regolamenti a quel tempo prevedevano la ripetizione della gara. Si rigioca due giorni dopo, Valcareggi cambia mezza squadra. Io sono confermato e accanto a me c’è Gigi Riva».
Riva sblocca e lei, alla mezzora, realizza un goal in semirovesciata spettacolare: tutto voluto? «È stato sempre detto che sbagliai lo stop. Può darsi, non ricordo. So che feci una rete bellissima e che non stavo nella pelle dalla gioia. Ancora oggi quella notte romana con l’Olimpico illuminato dalle fiaccole mi fa venire la pelle d’oca. Vincemmo l’Europeo, l’unico nel nostro albo d’oro, e ci nominarono Cavalieri della Repubblica. Per me, che avevo vent’anni e non ero ancora maggiorenne (all’epoca la maggiore età era ai ventuno anni, ndr), fecero un’eccezione».
Torniamo allo stop “sbagliato”: talvolta la critica ha sottolineato certe presunte lacune tecniche. «La risposta migliore l’ha data Boniperti. Lui diceva che io ero troppo veloce. Spesso capitava che anticipassi il pallone. Però rimaneva li, tra i miei piedi. Ed io, a quel punto, potevo fare la giocata desiderata».
Da un punto di vista tattico, invece, si è sempre considerato un centravanti? «Ho spesso giocato con il nove, ma il centravanti non l’ho mai fatto. Mi piaceva allargarmi, spaziare, servire i compagni. Il famoso goal di tacco di Bettega a San Siro, nasce da un mio assist dopo un dribbling in area. Sono stato un falso nove. Mi rivedo molto in Tévez, che viene fuori a prendere il pallone e gioca spesso come trequartista».
Chiudiamo la parentesi azzurra con il suo forfait al Mondiale di Messico 1970. «È ancora oggi uno dei miei più grandi rimpianti. E tutto per una sciocchezza. Stavo scherzando con il nostro massaggiatore Spialtini. Lui era seduto sul divano, io ero dietro. A un certo punto lui, spazientito e dopo avermi detto già diverse volte di smetterla, mi dà un colpo con il dorso della mano e mi colpisce ai testicoli. Dolore immediato, ma la cosa finisce lì. Durante la notte, ero in camera con Furino, non ce la faccio più dal dolore, mentre il testicolo colpito si è gonfiato paurosamente. Il Dottor Fini mi dà un calmante, ma dobbiamo andare di corsa in ospedale. La situazione è grave, posso correre il rischio di un’amputazione se non mi operano all’istante per assorbire il versamento interno. Eravamo alla vigilia della partenza per il Messico. Non ce la potevo fare. Ma lì la combinarono grossa, chiamando al mio posto due attaccanti, Boninsegna e Prati e mandando via Lodetti che ancora mi maledice. Fu una stupidaggine, oltretutto Prati non giocò mai. Io poi ho fatto ancora un po’ di Nazionale. Ero anche a Monaco nel 1974, ma lì la squadra non c’era».
È il momento di tornare a parlare della Juventus. Ci siamo fermati al racconto dell’acquisto. «Il primo impatto con il mondo bianconero fu istruttivo. Era estate e andai in sede a incontrarmi per la prima volta con i nuovi dirigenti non pensando alla forma. Avevo una maglietta e un normale paio di pantaloni. Il presidente Catella mi disse: “La prossima volta si presenti in giacca e cravatta”».
E sul campo come andò? «L’esordio fu eccezionale. A Bergamo, contro I’Atalanta, facciamo 3-3. Io segno una doppietta e uno dei due goal credo sia uno dei più belli realizzati con la Juve. Doppio pallonetto agli avversari e sinistro potente prima che la palla tocchi terra, tutto a grandissima velocità».
Allenatore quell’anno, stagione 1968-69, era Heriberto Herrera. «Un uomo molto rigido, maniacale. Incuteva timore, specie davanti alla bilancia. Dava multe a chi sgarrava con il peso. Ricordo che Haller e Piloni erano tra i più terrorizzati perché tendevano a ingrassare anche mangiando pochissimo. Durante uno dei primi allenamenti mi trattò malissimo davanti ai compagni. Stavamo facendo una seduta tattica, io non ero abituato a certi metodi. A un certo punto mi dice: “Basta, cono (stupido, ndr), vada fuori”. Mi mandò via e fece entrare al mio posto Zigoni per farmi vedere come andava fatto il movimento. A me vennero le lacrime agli occhi dalla rabbia».
L’anno dopo ci fu il breve regno di Luis Carniglia. «Aveva il vizio di parlare male di noi giocatori alle nostre spalle. Non ho un buon ricordo di lui. Ma nemmeno la società, visto che lo licenziò quasi subito. Al suo posto chiamarono Ercole Rabitti, che allenava le giovanili. Da lì le cose iniziarono a girare per il meglio, anche se quella era una Juve che non lottava per lo scudetto».
La svolta ci fu nell’estate del 1970. «Furono gettate le basi della Juventus che ha poi dominato nei successivi quindici anni. Furono acquistati molti giovani, alcuni come Causio e Bettega rientrarono dai prestiti. Boniperti, il quale non era ancora ufficialmente presidente ma aveva già compiti direttivi, e Italo Allodi furono gli ideatori del progetto».
E come allenatore fu scelto il giovane Armando Picchi, suo compagno di squadra a Varese. «Allodi lo conosceva benissimo, sapeva che aveva tutte le qualità per guidare una squadra giovane e importante come la Juventus. Nell’anno a Varese, ero rimasto stupito dalla grinta, dalla lucidità di pensiero e dal grande carisma, oltre che dalle qualità umane. Trovarmelo come allenatore fu un piacere».
Nessun imbarazzo? «No, anche se in privato gli davo del tu e in pubblico del lei. Peccato che il destino con lui sia stato così cattivo. Noi sapevamo tutto, fu molto dura in quei mesi continuare a pensare al pallone. Fu bravo Cestmír Vycpálek, il nuovo allenatore, a tenere unito il gruppo e fu molto importante la presenza di Italo Allodi, un grande dirigente».
Un po’ dimenticato, vero? «Molto dimenticato, ma questo è il vecchio vizio del nostro mondo. Senza nulla togliere a Boniperti, Allodi ha avuto grandi meriti nella rinascita della Juve. Quando le cose non andavano bene o c’era da cementare il gruppo, lui organizzava delle cene, spesso con le famiglie. Una volta accadde dopo la papera di Carmignani contro il Cagliari (il numero uno bianconero si fece sfuggire di mano un pallone innocuo, ndr). Tutti a cena e lui che regala al portiere una pinza. Geniale. Intervenne sui premi. Alla Juve gli ingaggi non erano migliori di altre squadre, ma se si vinceva, allora arrivavano tanti soldi. A quel tempo per ogni punto davano 80.000 lire a giocatore. Bene, lui arrivò e disse: “Se battete il Milan, ci sono 800.000 lire per ognuno”. Sia chiaro: lo sportivo vuole sempre vincere, ma certi stimoli sono molto importanti».
Le strategie di Allodi hanno funzionato, nel 1972 la Juve vince il campionato. «Il mio primo scudetto, quello a cui sono più legato. Anche perché dopo la malattia che colpi Bettega e che lo tenne fuori per metà stagione, io mi sentii molto più responsabilizzato. Verso la fine della stagione ci fu anche il grave lutto di Vycpálek, che perse suo figlio vittima di un incidente aereo».
Quel campionato vide un grande Torino come vostro avversario. Ha dei ricordi particolari? «Il ricordo più importante me lo ha lasciato Cereser, che mi diede un calcio sulla mano destra, all’altezza del metacarpo anulare, che di fatto è rincalcato verso l’interno. Lui da dietro mi diede la zampata».
L’anno dopo, stagione 1972-73, fate il bis. «Vincemmo lo scudetto all’ultima giornata. La scossa vera ce la diede il Verona che stava battendo il Milan capolista. Anche noi a Roma eravamo sotto di un goal. Nell’intervallo, dentro lo spogliatoio, ci guardammo negli occhi. Nessun discorso, solo la consapevolezza che ce la potevamo fare. Anzi, che dovevamo farcela. Andò così, 2-1 per noi e alla fine altro tricolore».
Su quella partita non sono mancate le chiacchiere. «Ma lasciamo stare! Noi sapevamo che per arrivare al traguardo dovevamo solo vincere. Lo stimolo decisivo sono state le notizie dal Bentegodi. E poi, se andiamo a vedere i goal, cosa c’è che non va? La difesa giallorossa poteva fare diversamente sul colpo di testa di Altafini? E sulla bomba di Cuccureddu all’incrocio dei pali? Fu una vittoria solare. Semmai c’era un altro problema. Riguardava Vycpálek. Prima della trasferta romana, anche per smorzare la tensione, qualcuno di noi disse: “Mister, domenica non possiamo vincere: non ce la faremmo a portarla in trionfo”. E lui: “Ma io domenica sarò leggero come una libellula”».
Prima ha nominato Altafini, che proprio in quella stagione venne alla Juve: come fu preso il suo arrivo? «Bene, veramente. José era un vero campione, capace di essere decisivo anche giocando poco. Si inserì benissimo in squadra e poi quello lì era un gruppo veramente solido e caratterizzato da grandi personalità».
Ha qualche episodio curioso che le torna alla memoria? «Penso a Helmut Haller, un tedesco napoletano, giocherellone e scherzoso. A volte portava con sé quel palloncino che sedendoci sopra emette rumori simili alle puzzette. Era uno dei suoi divertimenti preferiti. Senza dimenticare le sfide all’ultima moda tra Causio e Damiani. Li facevamo sfilare nello spogliatoio e poi davamo i voti».
Il 1973 è anche l’anno della finale della Coppa dei Campioni persa dalla sua Juventus contro l’Ajax. «Un gran peccato. Loro erano sicuramente più forti. Noi andammo in ritiro per troppo tempo. In più, ci fu anche un cambio di formazione che non ci convinse. Fuori Cuccureddu e dentro Altafini. Ma la cosa che ci fece più male fu vedere come loro trattarono la Coppa una volta saliti sul pullman. La buttarono lì, sui sedili, come fosse un trofeo qualsiasi».
Nel 1975 arriva il suo terzo scudetto, poi l’anno dopo l’addio. «Andai all’Inter. Due campionati così così, ma alla prima stagione conquistammo la Coppa Italia. C’è gente che è stata molti anni più di me in neroazzurro senza vincere nulla».
Infine c’è l’Ascoli e soprattutto una data: 30 dicembre 1979. «E chi se la scorda? Giochiamo a Torino contro la Juventus. Prima della partita mi viene a salutare l’avvocato Agnelli, un grandissimo onore per me. Io sono alla caccia del mio centesimo goal in Serie A. Sembra una maledizione, me ne hanno già annullati un paio nelle giornate precedenti. Dopo otto minuti batto Zoff con un colpo di testa e tutto il Comunale mi applaude. Come se non fossi mai andato via».

 

 

 

 

 

 

 

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Caro Stefano questa foto non la conoscevo. È una meraviglia!!! 

Grazie per le tue bellissime condivisioni

Il grande Anastasi se le merita tutte 

 

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Ciao Pietro..le parole contano poco...i ricordi molto di più..qst giorni sono andato indietro nei miei primi ricordi della juve..avevo 5 anni..un pò il mio babbo un pò la mia memoria mi porta piccoli frammentti...ti ho visto dopo xkè la mia prima juve da tifoso già tu nn c'eri più..ti avevano scambiato con boninsegna e sei andato amando sempre i ns colori la ns maglia la ns squadra: la juve, juventino dentro e fuori...si i miei ricordi sono di un gol all'ascoli...un derby che aspettavo e che nn hai giocato e che ce l'hanno dato perso a tavolino x un petardo lanciato vs  Castellini mi pare...quell'anno segnava molto Bettega e tu gonfiavi la rete nella coppa dei campioni...i miei idoli sono nati tutti con te...furino..il mio avatar...gentile..bettega...la mia juve di un calcio bello combattuto nei campi rumori dei tacchetti negli spogliatoi odore di erba bagnata olio canforato...gomme da masticare prima di entrare in campo....si le parole contano poco...ma i ricordi molto ma molto di più....ciao Pietruzzu

 

...grazie stefano x tutti i tuoi post colmi di amore e nostalgia per chi è già come me un pochino avanti con gli anni...le ad ogni tua parola le emozioni si mescolano tra lacrime di gioia e di dolore e anche di sofferenza quella che la ns amata ci ha imparato ad affrontarla fin da piccoli...anche se i ns eroi ci hanno regalato tantissime gioie con trofei alzati al cielo passando sempre per la sofferenza che grazie a questa ti fa gioire ancor di più

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il mio idolo della mia infanzia

io e i miei cugini, negli anni 70/80,  avevamo fatto uno striscione  che esibivamo allo stadio Comunale,  Comunale, intitolato GLI AMICI DI PIETRO

grazie Pietruzzu, mi mancherai .give_rose

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Ciao Stefano

A parte il tuo bellissimo post, fantastica la foto di Pietruzzo a fianco del mitico Long John.

Un sincero abbraccio.

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Grazie Stefano. Cercavo un filmato del funerale ed ero certo che avresti postato qualcosa qui su VS. Grande Bobby Gol e grandissimo Claudio Gentile, molto commosso a dir la verità. Claudio è un altro campione della Juventus che adoro, non a caso la mia stella allo Stadium l'ho accesa accanto al suo nome, che era in ballottaggio con un altro grandissimo, Capitan Furia ovvero Furia Furin Furetto, insomma Beppe Furino.

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Grazie Stefano......Il ricordo di Pietro Anastasi rimarrà sempre con me,  rivedevo spesso i video dei suoi gol anche prima del triste evento, perchè sono 

come una macchina del tempo che mi riporta alla mia gioventù  !!  

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Grazie Stefano anche da parte mia perchè mi hai permesso di assistere all'ultimo saluto verso  il nostro Pietruzzo. Polemiche non ne voglio fare perchè il pensiero e la tristezza per la dipartita di uno dei miei idoli è troppo grande e perchè penso che  Pietruzzo non l'avrebbe gradite. Ciao Pietruzzo, sei stato un grande , ma per davvero.

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@29 MAGGIO 1985 caro Stefano, leggerti mi fa commuovere, non ho mai visto Anastasi giocare, ma mi è sempre stato simpatico, vedendolo in tv, senza considerare ciò che di grande ha fatto con la nostra amata maglia. La foto con Charles è meravigliosa ♥️ Grazie per questo tuo ricordo e che il grande Pietruzzu faccia buon viaggio...

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Grande Stefano. splendido ricordo. Pietruzzo per chi ha vissuto la sua epopea resta un ricordo incancellabile.  Io da bambino avevo la  maglia dapprima con la sua foto (erano altri tempi) poi ricordo l'emozione della prima maglia bianconera su cui mia madre cucì il numero nove. Pietruzzo per chi come la mia famiglia proveniva dal sud rappresentava davvero un idolo ed un simbolo. E poi in campo era fortissimo. Scattante, veloce, acrobatico, estroso ed a volte approssimativo nel controllo ma pur sempre efficace. Un incubo per gli avversari! Che la terra gli sia lieve. Indimenticabile Campione.

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4 ore fa, Buffon75 ha scritto:

Caro Stefano questa foto non la conoscevo. È una meraviglia!!! 

Grazie per le tue bellissime condivisioni

Il grande Anastasi se le merita tutte 

 

EOkzz4AW4AYIKfK.jpg&key=327e2dbe123abed3

Grazie Amico mio ! 

 

La tua costante e preziosa presenza nelle mie " riflessioni  a tinte bianconere  " , oltre che a farmi assai piacere, mi onora 

e mi inorgoglisce ! 

 

Mi fa piacere che tu abbia particolarmente gradito la SPLENDIDA IMMAGINE  del PICCOLO PIETRO con il MAI DIMENTICATO 

" GIGANTE BUONO ... JOHN CHARLES " ! 

 

Buona giornata !  .qualamano Stefano !

3 ore fa, LuisDelSol ha scritto:

non avevo capito che era lui nella foto di fianco a Charles!!!!!!!! :o

bellissima!!!! 😊

grazie Stefano

Grazie a te per aver partecipato ed apprezzato! 

 

Buon proseguimento, .salveStefano

3 ore fa, causio70 ha scritto:

Ciao Pietro..le parole contano poco...i ricordi molto di più..qst giorni sono andato indietro nei miei primi ricordi della juve..avevo 5 anni..un pò il mio babbo un pò la mia memoria mi porta piccoli frammentti...ti ho visto dopo xkè la mia prima juve da tifoso già tu nn c'eri più..ti avevano scambiato con boninsegna e sei andato amando sempre i ns colori la ns maglia la ns squadra: la juve, juventino dentro e fuori...si i miei ricordi sono di un gol all'ascoli...un derby che aspettavo e che nn hai giocato e che ce l'hanno dato perso a tavolino x un petardo lanciato vs  Castellini mi pare...quell'anno segnava molto Bettega e tu gonfiavi la rete nella coppa dei campioni...i miei idoli sono nati tutti con te...furino..il mio avatar...gentile..bettega...la mia juve di un calcio bello combattuto nei campi rumori dei tacchetti negli spogliatoi odore di erba bagnata olio canforato...gomme da masticare prima di entrare in campo....si le parole contano poco...ma i ricordi molto ma molto di più....ciao Pietruzzu

 

...grazie stefano x tutti i tuoi post colmi di amore e nostalgia per chi è già come me un pochino avanti con gli anni...le emozioni ad ogni tua parola  si mescolano tra lacrime di gioia e di dolore e anche di sofferenza quella che la ns amata ci ha imparato ad affrontarla fin da piccoli...anche se i ns eroi ci hanno regalato tantissime gioie con trofei alzati al cielo passando sempre per la sofferenza che grazie a questa ti fa gioire ancor di più

Grazie Amico per il tuo messaggio intriso e permeato da " purissima juventinità a 360° " ! 

 

Il fatto che tu abbia apprezzato mi onora assai ! Sebbene io abbia qualche " annetto " più di te, faccio anche miei i tuoi splendidi ricordi !

 

Buona giornata !  .salveStefano

3 ore fa, Lincoln ha scritto:

Ciao Stefano

A parte il tuo bellissimo post, fantastica la foto di Pietruzzo a fianco del mitico Long John.

Un sincero abbraccio.

Mi fa assai piacere che tu abbia apprezzato e partecipato ! 

 

Cordialmente, .salveStefano

1 ora fa, Bismarck ha scritto:

Grazie Stefano. Cercavo un filmato del funerale ed ero certo che avresti postato qualcosa qui su VS. Grande Bobby Gol e grandissimo Claudio Gentile, molto commosso a dir la verità. Claudio è un altro campione della Juventus che adoro, non a caso la mia stella allo Stadium l'ho accesa accanto al suo nome, che era in ballottaggio con un altro grandissimo, Capitan Furia ovvero Furia Furin Furetto, insomma Beppe Furino.

ANASTASI ... BETTEGA ... GENTILE ... FURINO  ecc.ecc.  Signore e Signori ... Alziamoci in Piedi ... qui di JUVENTUS con la " J " maiuscola ci 

si diletta a ragionar ..... :tsa:

 

Ciao Amico mio, il leggerti è per me, sempre e comunque, fonte di piacere assoluto ! 

 

.salveStefano !

1 ora fa, Dallas Cawboys ha scritto:

Grazie Stefano......Il ricordo di Pietro Anastasi rimarrà sempre con me,  rivedevo spesso i video dei suoi gol anche prima del triste evento, perchè sono 

come una macchina del tempo che mi riporta alla mia gioventù  !!  

 

1 ora fa, juve51 ha scritto:

Grazie Stefano anche da parte mia perchè mi hai permesso di assistere all'ultimo saluto verso  il nostro Pietruzzo. Polemiche non ne voglio fare perchè il pensiero e la tristezza per la dipartita di uno dei miei idoli è troppo grande e perchè penso che  Pietruzzo non l'avrebbe gradite. Ciao Pietruzzo, sei stato un grande , ma per davvero.

Non ne avevo dubbio alcuno ... Amico mio ... HAI PERFETTAMENTE COLTO IL SENSO E L'INTENDO DI QUESTO MIO OMAGGIO ALLA MEMORIA 

DEL GRANDE PIETRO ANASTASI :  graziemille Complimenti !

 

Un abbraccio, .salveStefano !

36 minuti fa, alyssa ha scritto:

@29 MAGGIO 1985 caro Stefano, leggerti mi fa commuovere, non ho mai visto Anastasi giocare, ma mi è sempre stato simpatico, vedendolo in tv, senza considerare ciò che di grande ha fatto con la nostra amata maglia. La foto con Charles è meravigliosa ♥️ Grazie per questo tuo ricordo e che il grande Pietruzzu faccia buon viaggio...

Grazie a te , Cara Amica, per aver apprezzato e partecipato ! 

 

Come al solito, e ciò mi onora, sei sempre ( troppo ) munifica nei confronti della mia persona ! 

 

Cordialmente, .salveStefano !

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Stefano, tu che hai una memoria prodigiosa:

per caso ti ricordi una rovesciata pazzesca quasi da centrocampo che non ricordo se entro' in porta

o comunque il portiere avversario paro' con molta difficolta', a naso l avversario potrebbe essere stato il cagliari o la sampdoria (ma non ne sono affatto sicuro)?

ero ragazzino ed ero al Comunale quindi lo vidi dal vivo,  ho questo fumoso ricordo ma potrei confondermi visto il tempo passato,

in qualita' di memoria storica della juve tu per caso ricordi qualcosa a riguardo? .salute

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