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2 minuti fa, JuventusJack ha scritto:

Credici

Intendo che se verrano tolte le sanzioni alla Russia dopo la risoluzione della questione Ucraina, la Cina in tempo zero invade Taiwan

1) Putin non ha i mezzi per prendersi l'Ucraina, ha i mezzi per distruggerla, ma farlo non gli serve a niente, anzi, è pure controproducente per i russi (IMHO)

2) "Se verranno tolte le sanzioni" l'ha detto Ursula che verranno tolte a fine invasione

In ogni caso, a Taiwan a differenza che in Ucraina, ci sono gli americani, quindi dubito proprio che i cinesi attaccheranno l'isola

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16 minuti fa, JuventusJack ha scritto:

Credici

Intendo che se verrano tolte le sanzioni alla Russia dopo la risoluzione della questione Ucraina, la Cina in tempo zero invade Taiwan

In 15 giorni ,sono state fatte tante di quelle sanzioni da essere le più forti di sempre,in 15 giorni,non in 6 mesi o un anno,lo ripeto 15 giorni.

 

Oggi è stato approvato addirittura il 4 pacchetto che equivarrebbe ad ulteriori 3 miliardi persi per la Russia al 20esimo giorno.

Se non fosse stato per la germania,probabilmente le sanzioni sarebbero state ancor più dure andando ad inglobare pure una parte degli idrocarburi.

Tutte le cartucce,sparate in manco 3 settimane..doh

 

Augurandosi cosa?che facessero un colpo di stato interno?

Spero siano state solo speculazioni giornalistiche,perchè sennò siamo davvero in mano a degli incompetenti.

 

Tralasciando che,le sanzioni colpiscono loro quanto noi,sperano di far impoverire la russia?

 

Riconfermo la mia idea detta ad inizio mese ,che dovesse esserci l'eventualità che la russia vada in default,scoppierà la terza guerra mondiale.

 

Ah ,dimenticavo  

senza contare i governi che sponsorizzavano i mercenari a partire

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Adesso, SuperTalismano ha scritto:

1) Putin non ha i mezzi per prendersi l'Ucraina, ha i mezzi per distruggerla, ma farlo non gli serve a niente, anzi, è pure controproducente per i russi (IMHO)

2) "Se verranno tolte le sanzioni" l'ha detto Ursula che verranno tolte a fine invasione

In ogni caso, a Taiwan a differenza che in Ucraina, ci sono gli americani, quindi dubito proprio che i cinesi attaccheranno l'isola

1) certo che non gli serve a niente distruggere l'Ucraina...lui vuole comandare su quei territori...nessuno vuole comandare su un cumulo di macerie...e ogni palazzo che abbatte, ogni strada che scuote starà poi a lui ricostruirla...per questo è stato molto attento a prendere e a tenere sotto controllo gli obiettivi "strategici" della Nazione.

 

2) Ursula ha anche detto che l'Ucrania deve entrare nell'UE. Le sanzioni non verranno tolte dopo il conflitto con l'Ucraina...lo sa l'UE, lo sanno le aziende e lo sa la Russia che infatti si sta preparando ad un Autarchia tutt'altro che temporanea. Putin ormai non è più in interlocutore credibile né per gli USA, né per l'UE, né per l'Occidente. Quando verrà destituito, allora si ricomincerà a ricostruire i rapporti tra Russia e Occidente...ma solo allora.

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3 minuti fa, jolly88 ha scritto:

In 15 giorni ,sono state fatte tante di quelle sanzioni da essere le più forti di sempre,in 15 giorni,non in 6 mesi o un anno,lo ripeto 15 giorni.

 

Oggi è stato approvato addirittura il 4 pacchetto che equivarrebbe ad ulteriori 3 miliardi persi per la Russia al 20esimo giorno.

Se non fosse stato per la germania,probabilmente le sanzioni sarebbero state ancor più dure andando ad inglobare pure una parte degli idrocarburi.

Tutte le cartucce,sparate in manco 3 settimane..doh

 

Augurandosi cosa?che facessero un colpo di stato interno?

Spero siano state solo speculazioni giornalistiche,perchè sennò siamo davvero in mano a degli incompetenti.

 

Tralasciando che,le sanzioni colpiscono loro quanto noi,sperano di far impoverire la russia?

 

Riconfermo la mia idea detta ad inizio mese ,che dovesse esserci l'eventualità che la russia vada in default,scoppierà la terza guerra mondiale.

Le sanzioni non sono misure volte a dare riscontro a breve termine...ma a medio lungo termine.

Chi pensa che 1 mese o che dopo che si risolverà la situazione Ucraina, tornerà tutto come prima, mi spiace, ma commette un grosso errore di valutazione.

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23 minuti fa, JuventusJack ha scritto:

1) certo che non gli serve a niente distruggere l'Ucraina...lui vuole comandare su quei territori...nessuno vuole comandare su un cumulo di macerie...e ogni palazzo che abbatte, ogni strada che scuote starà poi a lui ricostruirla...per questo è stato molto attento a prendere e a tenere sotto controllo gli obiettivi "strategici" della Nazione.

 

2) Ursula ha anche detto che l'Ucrania deve entrare nell'UE. Le sanzioni non verranno tolte dopo il conflitto con l'Ucraina...lo sa l'UE, lo sanno le aziende e lo sa la Russia che infatti si sta preparando ad un Autarchia tutt'altro che temporanea. Putin ormai non è più in interlocutore credibile né per gli USA, né per l'UE, né per l'Occidente. Quando verrà destituito, allora si ricomincerà a ricostruire i rapporti tra Russia e Occidente...ma solo allora.

 

20 minuti fa, JuventusJack ha scritto:

Le sanzioni non sono misure volte a dare riscontro a breve termine...ma a medio lungo termine.

Chi pensa che 1 mese o che dopo che si risolverà la situazione Ucraina, tornerà tutto come prima, mi spiace, ma commette un grosso errore di valutazione.

destituito da chi precisamente?

 

L'impatto di queste misure è già tangibili oggi . Nei prospetti futuri,c'è una bella analisi della oxford economics.

 

IL mio discorso poi,non si focalizzava sull'effetto delle sanzioni oggi.Cercava di prendere in esame, come le scelte adottate stiano influendo sul conflitto ora e probabilmente anche domani.

 

Cosa intendi ,con tutto come prima?

 

 

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12 minuti fa, jolly88 ha scritto:

 

destituito da chi precisamente?

 

L'impatto di queste misure è già tangibili oggi . Nei prospetti futuri,c'è una bella analisi della oxford economics.

 

IL mio discorso poi,non si focalizzava sull'effetto delle sanzioni oggi.Cercava di prendere in esame, come le scelte adottate stanno influendo sul conflitto oggi e probabilmente anche domani.

 

Cosa intendi ,con tutto come prima?

 

 

Da chi lo ha tenuto al potere fino ad oggi.

Oligarchi che si sono arricchiti facendo affari con l'occidente e integrandosi con esso, Politici, Militari...Putin ha 70 anni.. è al tramonto della sua carriera politica e nell'ultima fase della sua vita...la Russia non è la Corea del Nord dove tutti sono ligi e devoti al "Caro Leader"....non tornerà al Medioevo perché glielo dice Putin.

 

Intendo dire che in questo mese si è creato un muro trasparente tra la Russia e il resto del mondo occidentale...dove USA e UE dovranno prepararsi a fare a meno dei prodotti e delle risorse Russe e viceversa..con tutto ciò che ne' concerne.

 

 

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14 minuti fa, JuventusJack ha scritto:

1) certo che non gli serve a niente distruggere l'Ucraina...lui vuole comandare su quei territori...nessuno vuole comandare su un cumulo di macerie...e ogni palazzo che abbatte, ogni strada che scuote starà poi a lui ricostruirla...per questo è stato molto attento a prendere e a tenere sotto controllo gli obiettivi "strategici" della Nazione.

 

2) Ursula ha anche detto che l'Ucrania deve entrare nell'UE. Le sanzioni non verranno tolte dopo il conflitto con l'Ucraina...lo sa l'UE, lo sanno le aziende e lo sa la Russia che infatti si sta preparando ad un Autarchia tutt'altro che temporanea. Putin ormai non è più in interlocutore credibile né per gli USA, né per l'UE, né per l'Occidente. Quando verrà destituito, allora si ricomincerà a ricostruire i rapporti tra Russia e Occidente...ma solo allora.

Ecco, il motivo per cui non c'è una trattativa reale è questo

Che questa posizione (scindere i russi da Putin, ricattarli dicendo "vi facciamo morire di fame se non lo deponete") è purtroppo quella largamente maggioritaria in occidente

 

Il problema è che così si ottiene il contrario, si spingono i russi verso Putin, perché se isoli un paese dal mondo, quello che governa quel paese ha gioco facile a dire "l'occidente è russofobo, ci isola, vuole farci morire di fame, armiamoci contro il nemico"

 

Peraltro, chi dovrebbe destituire Putin? Gli uomini dei servizi che sono del suo stesso giro, quando non amici suoi? I generali, che sono stata la componente fondamentale nel fargli scegliere la guerra (Sojgu, il Ministro della Difesa, addirittura voleva sin da subito un'invasione più violenta)? Gli oligarchi, che si sono arricchiti grazie al sistema che ha messo su Putin? Navalny, che sta rinchiuso in un carcere chissà dove? 

 

Io credo che se si vuole la pace, bisogna togliere dal tavolo sia le frasi di Putin alla "Kiev governata da nazisti drogati", sia le frasi di certi senatori USA "Putin andrebbe ucciso"

 

Il riconoscimento reciproco è la base per trattare, altrimenti prepariamoci a 20 anni di guerra ai confini dell'UE (se non qualcosa di peggio)

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12 minuti fa, JuventusJack ha scritto:

Da chi lo ha tenuto al potere fino ad oggi.

Oligarchi che si sono arricchiti facendo affari con l'occidente e integrandosi con esso, Politici, Militari...Putin ha 70 anni.. è al tramonto della sua carriera politica e nell'ultima fase della sua vita...la Russia non è la Corea del Nord dove tutti sono ligi e devoti al "Caro Leader"....non tornerà al Medioevo perché glielo dice Putin.

 

Intendo dire che in questo mese si è creato un muro trasparente tra la Russia e il resto del mondo occidentale...dove USA e UE dovranno prepararsi a fare a meno dei prodotti e delle risorse Russe e viceversa..con tutto ciò che ne' concerne.

 

 

Ti dico la mia idea.

Quella prospettata da te,dove si ci auspica un colpo di stato interno è pura fantascienza.

Le possibilità che possa accadere ciò ,sono molto molto basse,per non dire nulle. Come già detto nell'altro post,sembrano più speculazioni giornalistiche.

 

Anzi ,si rischia di creare ancor più nazionalismo fra il popolo russo.

 

Sulla seconda parte l'UE oggi ,non si può permettere di fare a meno dei prodotti russi.

La transizione ,forse avverrà nel 2050-70 ,fatti te il conto.

 

Nel mentre i russi ,hanno trovato già con chi fare accordi petroliferi.L'india si è detta ben contenta,di acquistare il loro petrolio.

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3 minuti fa, jolly88 ha scritto:

Ti dico la mia idea.

Quella prospettata da te,dove si ci auspica un colpo di stato interno è pura fantascienza.

Le possibilità che,possa accadere ciò sono molto molto basse.  Come già detto nell'altro post,sembrano più speculazioni giornalistiche.

 

Anzi ,si rischia di creare ancor più nazionalismo fra il popolo russo.

 

Sulla seconda parte,l'UE oggi ,non si può permettere di fare a meno dei prodotti russi.

La transizione ,forse avverrà nel 2050-70 ,fatti te il conto.

 

Nel mentre i russi ,hanno trovato già con chi fare accordi petroliferi.L'india si è detta ben contenta,di acquistare il loro petrolio.

Sia chiaro...Non mi aspetto il popolo Russo che va alle porte del Cremlino armato di torce e forconi chiedendo la testa di Putin...mi aspetto qualcosa di più "elegante"...che riguarda più l'alta sfera della società Russa che non quelli che muoiono di fame.

 

Beh prega che non sia così, perché è esattamente quello che ci aspetta nel prossimo futuro.

Dovrà trovare delle alternative...come sta cercando di fare con il gas.

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7 minuti fa, JuventusJack ha scritto:

Sia chiaro...Non mi aspetto il popolo Russo che va alle porte del Cremlino armato di torce e forconi chiedendo la testa di Putin...mi aspetto qualcosa di più "elegante"...che riguarda più l'alta sfera della società Russa che non quelli che muoiono di fame.

 

Beh prega che non sia così, perché è esattamente quello che ci aspetta nel prossimo futuro.

Dovrà trovare delle alternative...come sta cercando di fare con il gas.

Come ti ho detto prima,non penso che accadrà.

 

Non è che devo pregare ,è un dato di fatto.

Oltre vari esperti ,ne hanno parlato apertamente schoolz e draghi.

Non possiamo permetterci di toglierci il gas russo.

 

“Disoccupazione di massa, povertà, persone che non possono riscaldare le loro case, persone che restano senza benzina” se la Germania decreterà un embargo totale alle importazioni di gas e petrolio dalla Russia. La fosca profezia viene da una voce autorevole e al di sopra di ogni sospetto circa la sua natura di avversario delle fonti fossili: il vice cancelliere Robert Habeck, esponente di punta dei Verdi nel governo di Olaf Scholz assieme al ministro degli Esteri Annalena Baerbock e titolare del ministero dell’Economia che ha in capo, tra le altre cose, le politiche per la transizione energetica.

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19 minuti fa, SuperTalismano ha scritto:

Ecco, il motivo per cui non c'è una trattativa reale è questo

Che questa posizione (scindere i russi da Putin, ricattarli dicendo "vi facciamo morire di fame se non lo deponete") è purtroppo quella largamente maggioritaria in occidente

 

Il problema è che così si ottiene il contrario, si spingono i russi verso Putin, perché se isoli un paese dal mondo, quello che governa quel paese ha gioco facile a dire "l'occidente è russofobo, ci isola, vuole farci morire di fame, armiamoci contro il nemico"

 

Peraltro, chi dovrebbe destituire Putin? Gli uomini dei servizi che sono del suo stesso giro, quando non amici suoi? I generali, che sono stata la componente fondamentale nel fargli scegliere la guerra (Sojgu, il Ministro della Difesa, addirittura voleva sin da subito un'invasione più violenta)? Gli oligarchi, che si sono arricchiti grazie al sistema che ha messo su Putin? Navalny, che sta rinchiuso in un carcere chissà dove? 

 

Io credo che se si vuole la pace, bisogna togliere dal tavolo sia le frasi di Putin alla "Kiev governata da nazisti drogati", sia le frasi di certi senatori USA "Putin andrebbe ucciso"

 

Il riconoscimento reciproco è la base per trattare, altrimenti prepariamoci a 20 anni di guerra ai confini dell'UE (se non qualcosa di peggio)

Il motivo per cui non c'è una trattativa reale è che è stato invaso, nel 2022, un paese sovrano e indipendente alle porte dell'Europa...e questo non può essere accettato, non senza gravi conseguenze.

 

C'è un gioco di "forza" molto più ampio di quello che riguarda la singola Ucraina.

 

Il fatto che gli Oligarchi si sono arricchiti grazie a lui, non significa che adesso hanno intenzione di rinunciare ai loro affari e alla loro vita per colpa sua...gli uomini del servizio, i militari...quando fai scelte così estreme, crei per forza di cosa spaccature, malcontento, correnti di pensiero diverse... è inevitabile...visto che è appena passato il 15 Marzo, fammi dire che pure Giulio Cesare è stato accoltellato da suo figlio .ghgh

  • Grazie 1

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6 ore fa, Cro88 ha scritto:

La Cina di sicuro aspetta questo per poter fare i suoi comodi con Taiwan.

taiwan per il diritto internazionale è parte della cina.

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6 ore fa, SuperTalismano ha scritto:

1) Putin non ha i mezzi per prendersi l'Ucraina, ha i mezzi per distruggerla, ma farlo non gli serve a niente, anzi, è pure controproducente per i russi (IMHO)

2) "Se verranno tolte le sanzioni" l'ha detto Ursula che verranno tolte a fine invasione

In ogni caso, a Taiwan a differenza che in Ucraina, ci sono gli americani, quindi dubito proprio che i cinesi attaccheranno l'isola

ci sono "osservatori militari".

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6 ore fa, JuventusJack ha scritto:

1) certo che non gli serve a niente distruggere l'Ucraina...lui vuole comandare su quei territori...nessuno vuole comandare su un cumulo di macerie...e ogni palazzo che abbatte, ogni strada che scuote starà poi a lui ricostruirla...per questo è stato molto attento a prendere e a tenere sotto controllo gli obiettivi "strategici" della Nazione.

 

2) Ursula ha anche detto che l'Ucrania deve entrare nell'UE. Le sanzioni non verranno tolte dopo il conflitto con l'Ucraina...lo sa l'UE, lo sanno le aziende e lo sa la Russia che infatti si sta preparando ad un Autarchia tutt'altro che temporanea. Putin ormai non è più in interlocutore credibile né per gli USA, né per l'UE, né per l'Occidente. Quando verrà destituito, allora si ricomincerà a ricostruire i rapporti tra Russia e Occidente...ma solo allora.

tra sei mesi vediamo quante sanzioni saranno ancora in vigore. dovrà comunque essere rinnovate con altra votazione.

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5 ore fa, jolly88 ha scritto:

Ti dico la mia idea.

Quella prospettata da te,dove si ci auspica un colpo di stato interno è pura fantascienza.

Le possibilità che possa accadere ciò ,sono molto molto basse,per non dire nulle. Come già detto nell'altro post,sembrano più speculazioni giornalistiche.

 

Anzi ,si rischia di creare ancor più nazionalismo fra il popolo russo.

 

Sulla seconda parte l'UE oggi ,non si può permettere di fare a meno dei prodotti russi.

La transizione ,forse avverrà nel 2050-70 ,fatti te il conto.

 

Nel mentre i russi ,hanno trovato già con chi fare accordi petroliferi.L'india si è detta ben contenta,di acquistare il loro petrolio.

beh secondo un sondaggio che avevo letto su limes (magari lo segnalo) circa il 70% degli under 30 in russia pensa che il perido migliore per la russia sia stato quello dell'epoca staliniana. sono nazionalisti oltremisura i russi.

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8 ore fa, SuperTalismano ha scritto:

Pe integrare, aggiungerei questo

 

Attendo con ansia le conferenze di De Luca e Zaia sull'argomento  🤭

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5 ore fa, jolly88 ha scritto:

Ti dico la mia idea.

Quella prospettata da te,dove si ci auspica un colpo di stato interno è pura fantascienza.

Le possibilità che possa accadere ciò ,sono molto molto basse,per non dire nulle. Come già detto nell'altro post,sembrano più speculazioni giornalistiche.

 

Anzi ,si rischia di creare ancor più nazionalismo fra il popolo russo.

 

Sulla seconda parte l'UE oggi ,non si può permettere di fare a meno dei prodotti russi.

La transizione ,forse avverrà nel 2050-70 ,fatti te il conto.

 

Nel mentre i russi ,hanno trovato già con chi fare accordi petroliferi.L'india si è detta ben contenta,di acquistare il loro petrolio.

purtroppo nel giubilo generale si è sottovalutata la posizione e la natura dei 35 paesi che nel recente voto all'assemblea generale onu si sono astenuti sul voto contro la russia. già solo india, cina e pakistan sono potenze con il nucleare. ma si è preferito fare i fenomeni.

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15 ore fa, juventudes ha scritto:

Io non lo farei, sia perché non mi piace la guerra, sia perché è vero che sono italiano, ma sono un essere umano e punto a ciò che massimizza la mia probabilità di sopravvivere.

Ovviamente se vivessi in campo di guerra combatterei per sopravvivere, ma non per essere parte di una scacchiera.

 

18 ore fa, Kamioka ha scritto:

Io no, non lo farei, nom rientrerei dall'estero e se fossi in patria tenterei di scappare perché ritengo che il mio prima dovere sia verso la mia famiglia e non rischiare di morire in guerra per salvaguardare gli interessi economici dei potenti.

Ecco perché non vinceremo mai nessuna guerra in epoca moderna 😅😄!

 

Ovviamente scherzo, io non ne ho idea di cosa farei, certo mi viene il magone a pensare che possa scoppiare un’altra guerra mondiale, nel cuore dell’Europa poi…

Con le armi di oggi vorrebbe dire un massacro senza precedenti nella storia dell’uomo, la (quasi) distruzione di una civiltà.

 

Non voglio fare il catastrofista di prima mattina 😅, ma che palle…

Essì che ci sarebbero le risorse, la tecnologia e le capacità per far di sto pianeta un vero paradiso, invece come sempre/spesso nella storia lo si vuol trasformare in un inferno.

In un mondo così interconnesso poi.

È follia vera quelli che sta accadendo.

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35 minuti fa, lou 65 ha scritto:

purtroppo nel giubilo generale si è sottovalutata la posizione e la natura dei 35 paesi che nel recente voto all'assemblea generale onu si sono astenuti sul voto contro la russia. già solo india, cina e pakistan sono potenze con il nucleare. ma si è preferito fare i fenomeni.

E che gli devi fare un applauso?

Non è perché ci son Paesi come l’India (altro posto dove in larga parte mancano i diritti fondamentali e conta la casta a cui appartieni) che fondamentalmente se ne fregano se la Russia invade l’Ukraina ma se ne fregherebbe pure se invadesse la Polonia o la Svezia, che gli frega, che allora dobbiamo rivedere la nostra posizione.

 

A me se servisse a far finire la guerra entro pochi mesi e a far tornare il sale in zucca a chi di dovere, se chiedessero di stare al freddo o non usare la macchina o vivere al minimo per un anno, lo farei.

 

Cosa dobbiamo fare?

Aspettare che un missile Russo finisca in Polonia, aspettare che invadano una repubblica Baltica? Aspettare che minaccino sempre di più Finlandia e Svezia?

Tra quanto per errore affonderanno una nave civile, magari battente bandiera inglese?


Quelli che sto osservando con più attenzione son proprio gli inglesi: son già pronti e nell’ottica di ripagare Putin con la stessa moneta…

 

Poi non so, per me se si ritornasse nei prossimi 20 anni ad una economia circolare e autarchica, guarda sarebbe il mio sogno bagnato.

Però mi piacerebbe farlo in tempi di pace, piuttosto che doverlo fare perché il mondo si è di nuovo autodistrutto.

 

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17 minuti fa, The Tasmanian Devil ha scritto:

Quelli che sto osservando con più attenzione son proprio gli inglesi: son già pronti e nell’ottica di ripagare Putin con la stessa moneta…

Quoto

Gb "scettica" su negoziati, fermare Putin a ogni costo

 

Il ministro degli Esteri britannico, Liz Truss, ha ribadito la necessità di "fermare Vladimir Putin a ogni costo" e si è detta "scettica" sui colloqui di pace per l'Ucraina.

 

Agi.it

Ti riferisci a queste dichiarazioni immagino... e si, non sono certamente distensive, anzi.

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7 ore fa, SuperTalismano ha scritto:

Ecco, il motivo per cui non c'è una trattativa reale è questo

Che questa posizione (scindere i russi da Putin, ricattarli dicendo "vi facciamo morire di fame se non lo deponete") è purtroppo quella largamente maggioritaria in occidente

 

Il problema è che così si ottiene il contrario, si spingono i russi verso Putin, perché se isoli un paese dal mondo, quello che governa quel paese ha gioco facile a dire "l'occidente è russofobo, ci isola, vuole farci morire di fame, armiamoci contro il nemico"

 

Peraltro, chi dovrebbe destituire Putin? Gli uomini dei servizi che sono del suo stesso giro, quando non amici suoi? I generali, che sono stata la componente fondamentale nel fargli scegliere la guerra (Sojgu, il Ministro della Difesa, addirittura voleva sin da subito un'invasione più violenta)? Gli oligarchi, che si sono arricchiti grazie al sistema che ha messo su Putin? Navalny, che sta rinchiuso in un carcere chissà dove? 

 

Io credo che se si vuole la pace, bisogna togliere dal tavolo sia le frasi di Putin alla "Kiev governata da nazisti drogati", sia le frasi di certi senatori USA "Putin andrebbe ucciso"

 

Il riconoscimento reciproco è la base per trattare, altrimenti prepariamoci a 20 anni di guerra ai confini dell'UE (se non qualcosa di peggio)

Quello di Putin come valido interlocutore e' impossibile, ha gia' dimostrato di essere inaffidabile e qualunque accordo con lui avrebbe il valore della carta straccia e sarebbe tempo perso.

I russi devono fare il primo passo per la soluzione di questa crisi.

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36 minuti fa, Aho ha scritto:

Quello di Putin come valido interlocutore e' impossibile, ha gia' dimostrato di essere inaffidabile e qualunque accordo con lui avrebbe il valore della carta straccia e sarebbe tempo perso.

 

Se si parte da questo presupposto vuol dire non voler fare nessun passo verso un accordo.

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Quoto

The American Pundits Who Can’t Resist “Westsplaining” Ukraine

John Mearsheimer and other foreign policy figures are treating Russia’s invasion of Ukraine like a game of Risk.

 

War is hell for anyone in it. And it’s a predictable but regrettable call to arms for people with opinions who aren’t. Since Russia’s invasion of Ukraine on February 24, as the fighting on the ground has escalated, so has the volley of opinions about the war. And for Eastern European scholars like us, it’s galling to watch the unending stream of Western scholars and pundits condescend to explain the situation in Ukraine and Eastern Europe, often in ways that either ignore voices from the region, treating it as an object rather than a subject of history, or claiming to perfectly understand Russian logic and motives.

 

Eastern European online circles have started using a new term to describe this phenomenon of people from the Anglosphere loudly foisting their analytical schema and political prescriptions onto the region: westsplaining. And the problem with westsplaining is illustrated particularly well when pundits westsplain the role of the eastward expansion of NATO in triggering Russia’s attack.

 

Eastern Europe is maddeningly complex. It doesn’t even have a clear definition: Spanning from the Baltic states of Estonia, Latvia, and Lithuania down (depending on whom you ask) through Poland, Belarus, Slovakia, Czechia, and Hungary, then east to encompass Moldova and south to Romania and Bulgaria, and perhaps taking in other countries, the region has little to give it cohesion. It’s not unified culturally, religiously, linguistically, racially, politically, or even geographically (Greece and Finland are further east but never get included in the category, Georgia is discontiguous from the others and yet is often counted, and Ukraine’s conceptual membership and very existence are at stake in the current conflict).

 

If anything unites the region, it is its historically unfortunate location as the plaything of empires, its borders, and definitions made and remade over the centuries, most recently through its emergence from the collapse of the USSR. The defining geopolitical feature of the region is that it is defined from the outside. As the Polish linguist, Piotr Twardzisz puts it, “There is relatively little of Eastern Europe in Eastern Europe itself. There is more of it in Western Europe, or in the West, generally.” 

 

In the past week, westsplainers on American televisions and in American opinion pages have suggested that NATO, by allowing in Eastern European countries as members, has driven Putin to lash out like a cornered animal. The story goes more or less like this: After the breakup of the Soviet Union, NATO promised Russia it would not expand. But in 1997 it nonetheless expanded. In 2007, ignoring Russian complaints, it opened the way for expansion into Georgia and Ukraine. Russia was forced to react, hence its invasion and occupation of Georgia that year. Later, when the U.S.-sponsored protests deposed Ukrainian President Viktor Yanukovych for abandoning the country’s pro-Western course, Putin again reacted, this time invading and occupying Donbass and Crimea in 2014. And now he is trying to take over Ukraine to head off American influence in the region.

 

This story isn’t surprising, coming from so-called realist international relations scholars intellectually forged during the Cold War. The University of Chicago’s John Mearsheimer, for instance, recently claimed in The New Yorker that NATO’s expansion was perceived as a security threat, eliciting a lethal response. To Mearsheimer’s credit, he admits that great powers are predators ensuring that their smaller neighbors are not free to pursue policies of their own choice. But on this reading, it is NATO’s fault, driven primarily by America’s interest in expanding its sphere of influence, that Russia has lashed out, seeking to protect its own sphere of influence. This isn’t a novel view: It’s the position Putin himself laid out in a speech to the Munich Security Conference in 2007. 

 

The prescriptive implications of this position are clear: NATO should cease its efforts to woo countries like Ukraine, and countries like Ukraine should give up any aspirations of becoming members of NATO or potentially the European Union if they want to survive as states. In other words, Eastern European countries should recognize their status as second-class citizens in the community of states and accept their geopolitical role as neutral buffers at the edges of the vestiges of the American and Russian empires.

 

In recent weeks, this argument has caught on across the political spectrum. It has made bedfellows of Ted Galen Carpenter of the libertarian Cato Institute and the seminal German leftist intellectual Wolfgang Streeck, who wrote that “the war over Ukraine” exploded out of the “uncompromising brinkmanship on the part of both the U.S. and Russia.” (War over Ukraine? Given that the only combatants on the ground are Russian invaders and Ukrainian defenders, the implication that this is a battle between the U.S. and Russia over influence is ridiculous.) It has united the economist Jeffrey Sachs, apparently cured of his intoxication with neoliberalism but not from telling Eastern Europeans what to do, and Greek anti-neoliberal politician Yannis Varoufakis. Fox News’s Tucker Carlson and progressive economist Mariana Mazzucatto both likened the situation to China convincing Mexico to join an anti-American security alliance. The Guardian’s populist columnist Owen Jones suggested that the war could have been avoided had there “been an attempt to craft a neutral buffer zone after the Cold War.” (The tweet in question has since been deleted, and Jones apologized for ignoring the rights of the people living in said zone and “sounding like an imperialist playing Risk with the people of Europe.”) The implication is also there in a tone-deaf statement released by the Democratic Socialists of America that called for an end to the war but blamed “imperialist expansionism” for leading to it.

 

Leftists, in particular, may think, when criticizing NATO expansion, that they are correcting their own or fellow citizens’ biases as citizens of an imperial power that has often acted in bad faith. They may think they are adequately acknowledging this fraught legacy by focusing their critique on what they perceive to be Western expansionism. But they in fact perpetuate imperial wrongs when they continue to deny non-Western countries and their citizens' agency in geopolitics. Paradoxically, the problem with American exceptionalism is that even those who challenge its foundational tenets and heap scorn on American militarism often end up recreating American exceptionalism by centering the United States in their analyses of international relations. It is, in Gregory Afinogenov’s words, a “form of provincialism that sees only the United States and its allies as primary actors.” Speaking about Eastern Europe and Eastern Europeans without listening to local voices or trying to understand the region’s complexity is a colonial projection. Here the issue of NATO is particularly telling.

 

There is, of course, plenty to criticize about NATO and American foreign policy, not least the bombing of Yugoslavia in 1999. As The New Yorker’s Masha Gessen points out, this has been used by Putin to justify his expansionism. But by focusing almost exclusively on the wrongs of NATO, critics ignore the broader question of Eastern European states’ right to self-determination, including the right to join military alliances. Westsplaining ignores Eastern European history and the perspective of the Eastern Europeans, and it selectively omits facts on the ground about NATO expansion.

 

As much as U.S. militarism and imperialism should be criticized, it has to be acknowledged that in Eastern Europe it is not the U.S. or NATO who have been an existential threat. In the twentieth century, the formative experience for the countries of the region was direct and indirect Soviet control. States like Hungary, Czechoslovakia, or Poland, although nominally independent, were not free to pursue their own policy—either domestic or foreign. Hungary and Czechoslovakia were invaded by the Soviet Union when they tried to steer off the Moscow-prescribed course. Poland’s Soviet-imposed authorities brutally repressed popular protests in 1956, twice in the 1970s, and in 1981. Ukraine didn’t even have the luxury of formal independence and for their opposition to forced collectivization, Ukrainians paid a dear price: Holodomor, the deliberately engineered famine, killed between three and 12 million people. Eastern European calls for NATO and EU membership stem from this historical experience of oppression. Any analysis that does not acknowledge it is doomed to be incomplete at best and false at worst.

 

This leads us to the second point: NATO did not expand into “Eastern Europe.” Czechia, Poland, and Hungary in 1999 and the Baltic countries among others in 2004 actively sought membership in the alliance. This is not just semantics. For the historical reasons mentioned above, the West has been a desired political direction associated with prosperity, democracy, and freedom—despite the limitations of Western liberal capitalist democracies and the implementation of that model in Eastern Europe. Being at the receiving end of Russian imperialism, many Eastern Europeans looked forward to membership in NATO as a means of securing their sovereignty. NATO, in other words, would not have “expanded” into Eastern Europe if the Eastern European nations had not wanted it and actively pursued it.

 

As 2020 Pew Research Center data show, Eastern European members generally see NATO favorably. Fifty-three percent of Czechs have a positive opinion about NATO, as do 77 percent of Lithuanians. NATO’s most enthusiastic supporters are Poles, with 88 percent supporting the alliance. Fifty-three percent of Ukrainians view NATO favorably, compared to 23 who view it negatively. This support, one might argue, as do some Eastern European critics, is misguided, shortsighted, and westphilic. But it is also undeniable, and undeniably shaped precisely by the fear of what is currently happening in Ukraine.

 

This is crucial when it comes to understanding the current war. However tempting it might be to analyze it in terms of a proxy war between NATO and Russia, Ukraine is an active participant in this historical process. After the breakup of the Soviet Union, Ukraine several times attempted to assert and defend its westward course, including in 2004 and in 2014, both times to great resistance on the part of the Kremlin. There is no point in denying that the West actively intervened in this. But so did Russia.

Some pundits might argue that while this history is tragic, it is irrelevant in the grand scheme of things: Whether imaginary or not, Russia has security concerns that the West should have taken seriously. Although the parsimony of this explanation might be tempting, logically it does not hold. Implicitly, it is based on a counterfactual scenario in which NATO is not enlarged and Russia does not attack Georgia in 2008 and Ukraine in 2014 and again in 2022. It fails at the same time to consider a different counterfactual scenario: NATO enlargement does not happen, and Russia invades its neighbors nonetheless. We cannot know what would have happened.

 

In the westsplaining framework, the concerns of Russia are recognized but those of Eastern Europe are not. This, again, mirrors the Russian line that “Ukraine’s current regime lacks any sovereignty,” which of course also operates within a framework inherited from the bipolar world of the Cold War. Eastern Europe is something that can be explained but isn’t worth engaging with.

If the westsplainers were to engage in an intellectually honest critique of NATO and its expansion and therefore of the war in Ukraine, they would have to, by extension, critique Eastern European politicians and voters who have adopted (although in some cases, like Poland and Hungary, quite spottily) the Western ideals of democracy and national self-determination. They would have to acknowledge that their ideas for how to end the conflict—vague calls for diplomacy or even opposition to NATO, even as Ukrainians on the ground call for active support—may represent American preferences for avoiding conflict or opposing NATO rather than those of Ukrainians.

The result is that hard-nosed realists see the world not as it is but as it appears in their theories and, worse, that Western internationalism, which claims to stand in solidarity with the oppressed, does the opposite: It asks the subaltern to speak, only to ignore them when they ask for military support or self-determination.

Of course, there is no single Eastern European voice and we do not pretend to ventriloquize it. Nor do we offer our own prescriptions; better ones than we could offer have already been given by the Ukrainian, Lithuanian, and Polish left. But any analysis of the current conflict needs to get past a framework that only gives voice and agency to the West and to Russia and start listening to Eastern Europeans, especially since it is Eastern Europe that will be dealing with the repercussions of the current war for years to come.

The New Republic

 

Si potrebbe dire lo stesso di tanta gente da salotto vista su programmi televisivi italiani.

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Dopo aver snobbato l’invito di Biden ad innalzare la pressione contro la Russia, con cui Riad ha trovato una sintonia nel contesto dell’Opec+, dopo aver mantenuto una linea di stretta neutralità nel caso ucraino, non promuovendo alcuna sanzione pur avendo votato a favore della risoluzione delle Nazioni Unite di condanna formale della Russia di Vladimir Putin, l’Arabia Saudita potrebbe dare un nuovo schiaffo a Washington aprendo al commercio petrolifero nella divisa cinese.

Lo yuan-remnibi è fortemente sopravanzato dal Dollaro e anche dall’Euro come utilizzo negli scambi internazionali, in particolar modo per il fatto che il suo cambio con le altre valute è determinato dalla Banca centrale cinese giorno dopo giorno. Ma ora il Wall Street Journal ha rivelato che presto Riad potrebbe emettere titoli petroliferi denominati in yuan per diversificare le proprie esportazioni. Il quotidiano newyorkese ricorda che oggigiorno Riad “esporta 6,2 milioni di barili di petrolio al giorno” prezzandoli “esclusivamente in dollari” sui mercati globali. La Cina compra dall’Arabia Saudita “il 25% del suo fabbisogno in greggio”, per una media di 1,76 milioni di barili al giorno nel 2021, e, prezzandolo con lo yuan, otterrebbe un “notevole sviluppo per la sua valuta”.

Da tempo Pechino persegue l’obiettivo della de-dollarizzazione del sistema internazionale e ottenere la sponda del governo guidato dal principe Mohammad bin Salman aiuterebbe non poco a quest’obiettivo. Da tempo la Cina mira a diventare la nazione più influente nella regione del Golfo e a colmare il vuoto che dopo l’ascesa alla presidenza di Biden gli Usa paiono esser pronti a lasciare a Riad. Mbs e i suoi sodali lamentano l’assalto politico per il caso Kashoggi, il mancato sostegno nella guerra in Yemen, i tentativi di Biden di negoziare con l’Iran, l’ascesa di Washington come rivale in campo energetico: da 2 milioni di barili al giorno oggi le esportazioni saudite di petrolio verso gli Usa sono scese a soli 500mila, meno di quanti ne garantisse la Russia (598mila in media) prima del recente embargo voluto da Biden.

Dal 2018 Pechino utilizza titoli petroliferi fondati sullo yuan che hanno visto come primo utente il Venezuela di Nicolas Maduro, desideroso di avviare la transizione per la vendita del suo greggio sui mercati dal biglietto verde a un paniere di monete incentrato sul rublo e sullo yuan, e corteggia i sauditi per ottenere il loro assenso a una manovra di questo tipo. Il Wsj nota che “il serrato controllo valutario di Pechino” e “l’elevata volatilità” percepita dai mercati per lo yuan potrebbero rendere meno stabili le “entrate fiscali saudite” in caso di passaggio dal dollaro allo yuan come moneta per le forniture alla Cina, ma è pur sempre vero che la guerra in Ucraina pone l’intero sistema-mondo di fronte alla possibilità che il biglietto verde riconquisti il suo esorbitante privilegio. Invitando gli attori rivali di Washington o desiderosi di non farsi schiacciare di fronte alla necessità di compiere scelte strategiche.

Per Washington l’ipotesi su cui Mbs e Pechino starebbero negoziando sarebbe un problema per diversi motivi. In primo luogo perchè vedrebbe lo yuan sfondare laddove storicamente il dollaro ha mantenuto la sua principale zolla di riferimento, i mercati energetici che sono uno dei cardini della stabilità globale.

In secondo luogo, per la possibilità che si crei un effetto valanga di imitazioni. Il fatto che quello della Repubblica Popolare rappresenti il più grande mercato al mondo per le importazioni di greggio e abbia come riferimento la potenza manifatturiera e commerciale più importante su scala planetaria sposterebbe la bilancia, in caso di accordo col Paese chiave dell’Opec, per l’appetibilità di tale scelta da parte di altre nazioni.

Terzo punto sarebbe la possibilità di spezzare definitivamente il filo sottile su cui l’architettura securitaria di Washington nel Golfo si è retta, l’asse con Riad inaugurato nel 1945 da Franklin Delano Roosevelt e fondato sul binomio tra sicurezza energetica (garantita da Riad) e sicurezza militare (offerta da Washington a Riad). Da tempo la Cina sta penetrando nel mercato energetico, infrastrutturale, securitario dell’Arabia Saudita minando la primazia a stelle e strisce. Così facendo potrebbe chiudere il cerchio.

Infine, Pechino darebbe un colpo alla proiezione globale statunitense che, unitamente alle difficoltà di trovare una via precisa di condotta contro la Russia in Ucraina, aprirebbe scenari geopolitici non secondari.

Ma a nostro avviso c’è un quinto punto, ad ora non pronosticabile perchè non dipendente da Usa, Cina e Arabia Saudita. L’ascesa del petro-yuan potrebbe essere la sveglia perchè anche l‘Europa si decida a fare lo stesso, iniziando a cercare di acquistare in euro e non più in dollari, finendo penalizzata dal rafforzamento del biglietto verde, gli asset energetici di cui ha notevole bisogno. Tale manovra, lo abbiamo ricordato di recente, sarebbe la via maestra per avviare un riequilibrio tra le due principali monete del campo occidentale in un contesto oggi dominato dal dollaro. E che lo yuan, da solo, non ha alcun modo di ribaltare. Si tratta di ragionamenti di prospettiva. Ma se sono arrivati alla testata simbolo del cuore finanziario americano, significa che qualcosa si sta muovendo. E andrà monitorato attentamente.

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