Vai al contenuto

Benvenuti su VecchiaSignora.com

Benvenuti su VecchiaSignora.com, il forum sulla Juventus più grande della rete. Per poter partecipare attivamente alla vita del forum è necessario registrarsi

Alberto Gaucho

Ufficiale: Damien Comolli nuovo Direttore Generale della Juventus

Post in rilievo

12 minuti fa, Pavel85na ha scritto:

mi ricorda tanto blanc.... spero di sbagliarmi

A differenza di Blanc, che era DG nella società che organizzava rally, Roland Garros e Tour de France, almeno Comolli da una vita mastica pane e calcio...

  • Mi Piace 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
4 ore fa, jurgen kohler ha scritto:

Al contrario .nono 

 

visto che è stato scelto dalla stessa persona che ha dato le chiavi della Juventus in mano a Giuntoli, è d'obbligo una sfiducia di almeno 12 mesi.

Poi eventualmente valutiamo la possibilità di un ragionamento nel merito delle sue scelte.

Partire prevenuti a prescindere.

Un po' cervellotico, ma si può fare.

:d

 

  • Grazie 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Non lo conosco e ho grandi perplessità riguardo ai suoi metodi statistico-matematici applicati al calcio, comunque lasciamolo lavorare e come al solito parlerà il campo...

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
11 ore fa, zebra67 ha scritto:

A differenza di Blanc, che era DG nella società che organizzava rally, Roland Garros e Tour de France, almeno Comolli da una vita mastica pane e calcio...

concordo, si possono eventualmente discutere i risultati che ha raggiunto, ma certamente non è digiuno di calcio

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Sabatini ora ha rivelato in una diretta YouTube che la prima cosa che ha chiesto Comolli a Gasperini è stata: "Signor Gasperini, mi dica i motivi per cui devo prenderla alla Juve". Scopiazzando le stupide domande delle assunzioni per i cassieri dei supermercati in America. A quel punto Gasperini lo ha quasi mandato a quel paese e gli ha fatto notare che era stata la Juve a chiamare lui e non il contrario

  • Haha 3
  • Triste 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Il 2/6/2025 Alle 17:09, Milo Il Rampollo ha scritto:

A me sembra tanto uno di quegli sconosciuti che ogni tanto mettono a guida della Ferrari. Binotto, Vasseur ecc di fatti la Ferrari fa ridere da 20 anni.

Binotto era alla Ferrari dal 1995. Tutt'altro che uno sconosciuto. Ingegnere motorista anche nell'epoca d'oro di Schumi. Forse non adatto però a fare il team manager che è lavoro completamente diverso. Vasseur anch'esso nel mondo dei motori da una vita e già team principal di altri team. Quindi anche in questo caso non uno sconosciuto. 

4 minuti fa, Lollo00 ha scritto:

Sabatini ora ha rivelato in una diretta YouTube che la prima cosa che ha chiesto Comolli a Gasperini è stata: "Signor Gasperini, mi dica i motivi per cui devo prenderla alla Juve". Scopiazzando le stupide domande delle assunzioni per i cassieri dei supermercati in America. A quel punto Gasperini lo ha quasi mandato a quel paese e gli ha fatto notare che era stata la Juve a chiamare lui e non il contrario

Fosse vero saremmo a Casa Vianello, ehm Elkann ..... 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Il 2/6/2025 Alle 18:46, Vladimiro ha scritto:

Certo, il mitico camin...fa piacere ci sua ancora qualcuno a ricordarlo@@

Anche io lo leggevo con piacere su Tuttosport. I suoi articoli erano poesia.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Il 08/06/2025 Alle 15:12, andreasv ha scritto:

IMG_20250608_151110.jpg

prima domanda da fare, urgentissima: se i giocatori verranno comprati da un ds aiutato da "perizie" di osservatori e consulenti, o attraverso una procedura automatizzata basata sulla raccolta dati. Nel secondo caso, prepariamoci a un po' di decimi posti nei prossimi anni. 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

.stomale

13 minuti fa, oroo ha scritto:

prima domanda da fare, urgentissima: se i giocatori verranno comprati da un ds aiutato da "perizie" di osservatori e consulenti, o attraverso una procedura automatizzata basata sulla raccolta dati. Nel secondo caso, prepariamoci a un po' di decimi posti nei prossimi anni. 

Se vuole continuare a ridimensionare la Juve come una squadra da salvezza!!! Questa è la prima e assoluta domanda da fare

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
53 minuti fa, Lollo00 ha scritto:

Sabatini ora ha rivelato in una diretta YouTube che la prima cosa che ha chiesto Comolli a Gasperini è stata: "Signor Gasperini, mi dica i motivi per cui devo prenderla alla Juve". Scopiazzando le stupide domande delle assunzioni per i cassieri dei supermercati in America. A quel punto Gasperini lo ha quasi mandato a quel paese e gli ha fatto notare che era stata la Juve a chiamare lui e non il contrario

Bene, con questo nel migliore dei casi siamo fregati.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
59 minuti fa, Lollo00 ha scritto:

Sabatini ora ha rivelato in una diretta YouTube che la prima cosa che ha chiesto Comolli a Gasperini è stata: "Signor Gasperini, mi dica i motivi per cui devo prenderla alla Juve". Scopiazzando le stupide domande delle assunzioni per i cassieri dei supermercati in America. A quel punto Gasperini lo ha quasi mandato a quel paese e gli ha fatto notare che era stata la Juve a chiamare lui e non il contrario

Sabatini chi? Bah, ci credo poco..

  • Mi Piace 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
On 6/1/2025 at 7:39 PM, Maxxo74 said:

Ha rilasciato un'intervista a Tuttosport ma sono 10 pagine infarcite di pubblicità e non ho il tempo di arrivare all'ultima. Il titolo però fa paura... Cosa preferisce a vincere? Ricordiamo che il motto di Boniperti era: vincere è l'unica cosa che conta.  

Screenshot_20250601_193717_com.prensa.quotidiani_edit_75667005849911.jpg


Ecco l'intervista completa, interessante.
Spoiler: la cosa che gli interessa piu di vincere e' "non perdere".

 

Quote

Mi sveglio ogni giorno per il calcio, ed è così da quando ho 3 o 4 anni. Ogni bambino che cresce è un tifoso di calcio. Io volevo essere un giocatore professionista: ho fatto tutta la trafila arrivando a giocare nell’Academy del Monaco, avevo 16-18 anni. Realizzai presto che non facevo lo stesso sport di gente come Lilian Thuram o Emmanuel Petit. Petit era un anno più grande di me, Thuram era due anni più piccolo di me: vedendoli giocare nel settore giovanile del Monaco ho pensato ‘Questi ragazzi sono diversi da me’. Pensai tra me e me: 'Devo stare nel calcio perché è la mia vita, ma come posso stare nel calcio?'. A 18-19 anni iniziai ad ottenere i tesserini da allenatore". 

 

Comolli e gli inizi

"Era l’unico altro ruolo che c’era ai tempi, e io volevo stare sul campo ogni giorno: se non potevo farlo da calciatore, avrei potuto farlo da allenatore. La mia ambizione era diventare allenatore delle giovanili nell’Academy del Monaco, era il mio sogno. Poi ho avuto il mio primo tesserino, che oggi equivale all’Uefa A o Uefa B: non avevo neanche la patente, mia mamma mi accompagnava lì per prendere il tesserino, con tutti gli altri che avevano 35-40-50 anni e ridevano. Una volta ottenuto incontrai il presidente del Monaco dicendogli che mi sarebbe piaciuto allenare gli Under 8 o Under 9. Lui mi rispose: “Ottimo, grazie davvero per il tuo impegno: torna l’1 agosto e ti daremo una squadra”. Mi presentai l’1 agosto, era il 1992, e loro mi dissero: “C’è una questione”. Allora pensai ‘Ok, ho finito qui. Si sono dimenticati di me’. Mi dissero: “Abbiamo appena sollevato dall’incarico il tecnico dell’U16, tu prenderai la guida per un mese, il tempo di trovare un sostituto. Ma non puoi giocare più, devi interrompere la tua carriera. Beh, probabilmente è stato un bene per il calcio, quindi sono contento di aver interrotto la mia carriera" - ha raccontato.

Il tuttofare nelle giovanili del Monaco

"Sono rimasto quattro anni e poi qualche mese dopo mi hanno richiamato dicendo che in realtà aveano bisogno di dare in aggiunta all'under 16 le tre squadre under 10 perché avevamo anche un problema con un allenatore e così ho iniziato a dirigere otto sessioni di allenamento a settimana, tre o quattro partite per il fine settimana. È stato assolutamente incredibile, e all'epoca un osservatore di campo giovanile era propriamente un "one man band”, quindi facevo scouting, ero allenatore di fitness, ero allenatore dei portieri. Poi a un certo punto ho fatto delle vere e proprie sessioni di allenamento per portieri una volta alla settimana, il mercoledì pomeriggio, quindi prendevo i portieri di tre o quattro diverse fasce d'età e facevo le sessioni di allenamento. Ho imparato così tanto, è stato incredibile. Così ho iniziato a fare l'allenatore" - ha raccontato Comolli.

Come è cambiato il calcio

Comolli ha spiegato come è cambiato il calcio da quando svolgeva questo ruolo. "Penso che il panorama sia cambiato moltissimo negli ultimi 30 anni, rispetto a quello che stiamo facendo ora nei club.Ricordo quando ero assistente allenatore dell'under 17 a Monaco: la strategia, la tattica era ok. Difendevamo in profondità, appena prendevamo la palla giocavamo lungo per Henry nello spazio e lui segnava i gol. Quindi, sì, non c'era l'approccio che abbiamo oggi nel calcio giovanile. Il calcio giovanile degli ultimi cinque-dieci anni è molto diverso da quello che facevamo all'epoca e oggi è molto più incentrato sullo sviluppo dei giocatori che sullo sviluppo delle squadre per vincere a livello giovanile, ma il panorama è cambiato. Da 30 anni a questa parte, oggi è tutto diverso". Di esperienze il manager francese ne ha avute tante, tra queste una in Giappone.

 

L'esperienza in Giappone e il rapporto con Wenger

"Ho avuto l'opportunità di andare ad allenare in Giappone, a Nagasaki. È stata un'esperienza incredibile" - ha raccontato Comolli, che poi ha parlato anche del suo rapporto con Wenger, che ha conosciuto al Monaco e avrebbe voluto incontrare nuovamente in Giappone (Arsen ha allenato il Nagoya Grampus nel 1995-1996): "Ho preso consigli da lui e prima di andare ad allenare in Giappone l'ho chiamato e mi ha risposto: “Guarda, è un posto fantastico, dovresti venire, è un posto davvero fantastico”. Però mentre stavo per volare in Giappone, ha firmato per l'Arsenal come manager. Così gli ho detto: “Cosa sta succedendo qui, sei tornato in Europa mentre arrivavo qui per venire a trovarti”.

"È stato frustrante e divertente allo stesso tempo, ma ho trascorso un anno in Giappone, un'esperienza incredibile. Era il 1995. Ma avevo già cinque anni di esperienza come allenatore in una delle migliori accademie d'Europa. Quindi sì, ero molto giovane, ma all'epoca avevo ancora un po' di esperienza in termini di allenamento, non nella vita. È stato bello lavorare con i giocatori giapponesi, in un anno abbiamo giocato 120 partite. Quindi giocavamo il sabato e la domenica con gli stessi giocatori ogni fine settimana. Sessioni di allenamento di 4 ore ogni pomeriggio. Questa era dovuto alla loro cultura nella provincia di Nagasaki, che è una delle più grandi città del mondo". Ma ha avuto anche difficoltà.

 

L'inizio da scouting

Comolli ha trovato anche delle complicanze in Giappone: "Il rovescio della medaglia è che è difficile sviluppare la creatività con i giocatori giapponesi, perché è difficile responsabilizzarli e dirgli: “Sai che hai libertà in campo, hai la libertà di esprimere il tuo talento”. Non è una società abituata a questo e ricordo molto bene quando mio zio e mia zia vennero a trovarmi all'epoca, era il '96, e io dissi loro che sentivo che c'era qualcosa che non andava nella società giapponese e che credo stesse andando incontro a un declino in termini di potere economico". Ed è qui che ritorna nel discorso Wenger: "Sono andato a trovarlo a Londra e gli ho chiesto cosa dovessi fare. Lui mi ha detto: “Vieni a unirti a me” e io gli ho detto: “Perché?” e lui mi ha detto: “Non lo so ancora, ma vieni qui”. Mi presentò al capo scout dell'Arsenal che all'epoca era davvero stufo di viaggiare in Francia ogni fine settimana perché Aron lo mandava a vedere i giocatori in Francia.  Ed è così che ho iniziato a fare lo scout. Ho iniziato come scout locale francese e poi mi sono allargato alla fine del primo anno e sono diventato scout europeo. Sono rimasto sette anni e ho viaggiato per il mondo e sono andato in Sud America, Africa, Asia, ovunque si possa pensare, in Russia, in Ucraina, sai, come uno scout internazionale in un top club della Premier League". Ma nel corso degli anni ha poi svolto tanti ruoli in vari club.

La gavetta fino al Tolosa

"I primi anni sono stati frustranti perché volevo ancora allenare e i miei obiettivi erano sempre quelli di diventare allenatore, ma dopo qualche anno ho detto: “Sono stufo di sentirti dire che non sei contento di essere uno scout, fai il tuo lavoro e stai zitto”, e così ho fatto il mio lavoro e sono stato zitto. Per diventare direttore sportivo non avevo idea di cosa si dovesse fare o facesse un direttore sportivo e ogni volta che mi chiamavano mi dicevo: "No non è il momento giusto, resta qui". Fino al giorno in cui ho ricevuto la chiamata e ho detto "questa volta non posso dire di no" - ha spiegato Comolli. Poi ha proseguito: "Così a 32 anni sono diventato direttore sportivo del Saint Etienne, che è stato il mio primo lavoro da dirigente, e poi sono stato incaricato da Noan Partners di andare al Tottenham come direttore sportivo, poi sono tornato al Saint Etienne. Poi sono stato a Liverpool e Fenerbahce, e poi proprio durante il Covid, nel 2020, è arrivata l'occasione per diventare il presidente del Tolosa. L'ho colta ed è stato un viaggio incredibile".

L'importanza dello scouting

"Se c'è un legame tra tutti i lavori che ho svolto? Non sono sicuro che ci sia un legame, eppure sono sicuro che ci sono molti legami: il passaggio dall'attività di allenatore a quella di scout è stato quasi inesistente e all'inizio ho fatto fatica. Ricordo che quando ero all'Arsenal per me la persona più importante in un club era l'allenatore o l'allenatore delle giovanili. La gente diceva sempre che non era così, era lo scout, perché se gli scout non sono bravi, se il reclutamento non è buono, allora puoi avere il miglior allenatore del mondo, ma non si svilupperà con i giocatori sbagliati. Mi ci è voluto un po' di tempo per capire quanto fosse importante il reclutamento. Quindi, il passaggio dall'allenatore allo scouting non c'è stato, non c'è stato un vero e proprio collegamento o passaggio dallo scouting al direttore sportivo. Quando sono stato assunto dagli Spurs, quello che a loro piaceva molto era la parte relativa al reclutamento, perché all'epoca ero conosciuto, spero di non sembrare troppo arrogante, ma ero conosciuto per il successo che avevamo ottenuto all'Arsenal. E, a torto o ragione, ero associato a quel successo. Quindi, è questo che mi ha attirato in quei club, ma poi devi crescere in qualcosa di molto più grande, perché quando ero agli Spurs, le operazioni, così come al Liverpool, erano tutte grandi" - ha detto Comolli.
 

"Mi intrufolavo nella stanza di Wenger"

"Se sei solo uno scout o ti limiti a reclutare i giocatori, ti perdi tutto il resto e quindi sono cresciuto in ogni lavoro. Non ho mai pensato: “Ok, sono solo uno scout” e non guardo cosa succede altrove. Ricordo che al Monaco mi intrufolavo nella stanza e ascoltavo le conferenze stampa di Wenger per capire come gestiva la stampa. Sono sempre stato molto curioso, sia che si trattasse di aspetti medici o di fitness o di psicologia o di sponsorizzazioni commerciali, perché ho avuto l'incredibile privilegio di crescere nel calcio, nutrito da personaggi del calibro di Arsen e altri, e quindi ho imparato molto velocemente come svilupparmi.

"Sono ancora molto curioso, faccio ancora un sacco di domande, se mi capita di incontrare un banchiere o un politico, faccio domande, o un artista o un cuoco, lo faccio ancora, ed è diventata un'abitudine naturale, perché penso che sia l'unico modo per continuare a imparare e migliorare, e a volte penso: “Ok, ho l'opportunità di fare domande a questa persona e non posso perdere l'occasione”. Quindi è un processo continuo e forse l'ho avuto, ma mi assicuro di averlo ancora anche ora che ho 52 anni. Penso che si possa cadere in una sorta di pigrizia, dicendo “perché dovrei andare a quella riunione, perché dovrei andare a questa conferenza, perché dovrei ascoltare questo podcast, perché dovrei leggere quel libro”. Ebbene, perché questo soddisferà la vostra sete di apprendimento e vi renderà una persona migliore, un individuo migliore e un dirigente migliore alla fine della giornata".

Come Comolli ha cambiato il Tolosa

Comolli ha raccontato di come ha cambiato ll Tolosa: "Quando siamo arrivati è retrocesso dalla Ligue 1 durante il Covid  e per anni ha cercato di evitare la retrocessione fino a quando non è stato retrocesso e ho pensato che avremmo potuto cambiare la cultura mantenendo le stesse persone, ma rapportandomi con tutti mi sono subito reso conto che la parte perdente era così radicata nel club che non c'era modo di cambiare la cultura o trasformare la cultura con le stesse persone. Abbiamo cambiato molto di più di quanto pensassimo e siamo stati molto categorici, prendendo anche un responsabile della cultura".

"Abbiamo riunito tutto lo staff e abbiamo detto: “Che cosa significa per voi perdere?” C'era un cartoncino su ogni tavolo, con gruppi di 10 o 8 persone, uno speaker per tavolo e poi ho detto: “Quando avete finito, parlate, sapete che l'oratore presenterà”. Quindi, "dove siamo non va bene, dove vogliamo andare sembra molto bello, sapete che c'è la luce alla fine del tunnel, ma sarete voi a dirci come arrivarci, noi vi guideremo, vi sosterremo, vi aiuteremo, ma non ve lo diremo noi, dovrete dircelo voi". E volevamo che la trasformazione della cultura avvenisse totalmente dal basso, non avevamo alcuna influenza su di essa come management. Nessuna influenza. Così abbiamo creato più gruppi per dipartimenti, tra cui Finanza, settore economico, Accademia, ecc. E abbiamo detto: “Su cosa volete lavorare?" ”. Abbiamo creato 54 progetti immediati, che potevamo realizzare entro una settimana, o un giorno, o domani, o qualsiasi altra cosa, poi abbiamo creato progetti strutturali, progetti a lungo termine e progetti fisiologici".
 

I valori del Tolosa. "Guidati dai dati"

Poi Comolli ha proseguito: "Abbiamo investito 20 milioni di euro in una nuova struttura di allenamento solo per la prima squadra. Durante questo processo abbiamo detto che non volevamo definire dei valori perché come club non eravamo pronti ad avere dei valori, non sapevamo nemmeno dove ci trovavamo quattro anni fa quando abbiamo comprato il club in seconda divisione. Poi nell'arco di meno di tre anni siamo passati dal fondo del campionato all'Europa e alla vittoria di importanti trofei nelle cinque grandi leghe e questo ha accelerato il processo della nostra trasformazione culturale e perché cambiamo le persone: cambiamo anche i giocatori, cambiamo la cultura, creiamo un nuovo gruppo dirigente ecc.

E questo ha accelerato il processo fino al punto in cui le persone sono arrivate a vedere la nostra strategia e la nostra cultura in anticipo e a dire che siamo pronti a definire i nostri valori. Quindi abbiamo riunito di nuovo tutte le persone nella stanza e abbiamo detto: "Se doveste definire i valori del Tolosa, quali sarebbero?” Abbiamo fatto lo stesso esercizio e abbiamo ottenuto non so quante parole, frasi e valori da quelle persone. Abbiamo trascorso tre o quattro mesi a metterle insieme e poi le abbiamo presentate dicendo che questi saranno i valori della squadra di calcio del Tolosa. Siamo unici perché abbiamo una maglia viola e ci sono solo quattro club in Europa che ne hanno una. Siamo unici perché siamo diversi, tutto ciò che facciamo è diverso, siamo guidati dai dati, siamo guidati al 100% in tutte le decisioni che prendiamo a livello calcistico dai dati e questo ci rende unici. Siamo unici nel nostro stile di gioco, siamo diversi". E anche il reclutamento dei giocatori va in questa direzione.
 

Comolli e il reclutamento dei giocatori

Comolli ha poi parlato del metodo di selezione dei giocatori: "Per quanto riguarda i calciatori, siamo molto guidati dai dati nel processo di selezione. Ma come puoi immaginare, siamo anche estremamente guidati dalla cultura del club. I dati ci danno un’indicazione sul carattere e sulla personalità del giocatore, ma non dicono tutto. Quindi non facciamo scouting nel senso tradizionale: non andiamo a vedere le partite dal vivo, non mandiamo osservatori. Guardiamo video, certo, ma non mandiamo scout. Quello che invece facciamo è che il nostro responsabile del reclutamento passa 3-5 giorni con ogni giocatore che è un obiettivo finale. Va a casa sua, esce a mangiare con lui, gli chiede di portarlo al suo ristorante preferito, magari anche in discoteca se ne ha una. Vuole incontrare la madre, il padre, i fratelli. Cerchiamo di capire se la sua cultura si adatta alla nostra".

 

Poi Comolli ha spiegato nel dettaglio cosa li differenziava dagli altri al Tolosa: "Parte della nostra cultura è il nostro stile di gioco, che è un pilastro fondamentale. Crediamo che il nostro stile di gioco ci permetta di sovraperformare. Per darti un’idea: quando siamo stati promossi in Ligue 1, eravamo il terzultimo club per budget salariale; nel 2022/2023 eravamo penultimi e abbiamo vinto la coppa; nel 2023/2024 eravamo 17esimi su 18 e siamo arrivati undicesimi, raggiungendo i sedicesimi di Europa League per la prima volta nella storia del club.I dati ci dicono se lo stile di gioco del giocatore si adatta al nostro. Ma dobbiamo anche capire se la sua cultura personale si integra con la nostra. Per questo facciamo tutte queste ricerche di background. Raccogliamo informazioni. Dico sempre alla nostra player liaison officer (responsabile del supporto ai giocatori): "Quando un nuovo giocatore entra nella tua macchina all’aeroporto, deve capire subito chi siamo". Ogni membro dello staff che interagisce coi giocatori deve conoscere la nostra cultura. Tutti devono essere costruttori di cultura. Cerchiamo giocatori che siano anche architetti di cultura".

Il vantaggio dei dati 

Comolli ha un'idea di gestione in stile Money Ball e lo ha spiegato in modo dettagliato: "Il vantaggio dei dati è che se il giocatore numero 1 dice no, andiamo al numero 2, poi al 3. La differenza tra uno e l’altro è minima, perché i dati ci permettono di avere 10-15 profili per ogni posizione. Se durante il colloquio non ci convincono, andiamo oltre. Una domanda che faccio spesso: "Che partita hai visto ieri sera?" Se non sa rispondere, so che non ama il calcio, e per noi è subito una bandiera rossa. Se non ama il calcio, sarà difficile che sia allenabile. Ora la parola chiave nel calcio è: il giocatore è allenabile? È difficile allenare un giocatore, ma ancora più difficile è che accetti di essere allenato. Deve voler migliorare, essere impegnato ogni giorno. Se non è appassionato, è improbabile che sia allenabile. Quindi per i giocatori, quella è una domanda-trappola. Abbiamo anche un set di domande definite insieme alla nostra psicologa, che ognuno di noi fa per capire la personalità del giocatore. In pratica, il giocatore viene intervistato dalla psicologa senza rendersene conto"

Poi ha aggiunto: "Lo facciamo ancora di più con i leader senior del club. Quello che cerco in primis è persone più intelligenti di me, migliori di me. Poi cerchiamo performer di alto livello. E poi, come ha detto la nostra responsabile della strategia: in una organizzazione piccola e con poche risorse, non possiamo permetterci di sbagliare quando assumiamo persone. Non possiamo permetterci persone senza motivazione intrinseca. La motivazione interna è non negoziabile. Poi cerchiamo l’alto rendimento. Ed è una linea molto sottile...".

 

Il problema della tossicità 

Comolli ha poi aperto un'altra parentesi importante: "Sono disposto a correre ogni rischio pur di avere un individuo ad alto valore, un top performer, purché non diventi tossico. E fa parte del mio lavoro assicurarmi che resti su quella linea, che non la superi. La cosa bella è che almeno una o due volte l’anno, la nostra psicologa o la nostra responsabile della strategia vengono da me e mi dicono: “Sei tu ad essere tossico. Sei tossico per l’ambiente, sei tossico per i giocatori, per lo staff tecnico”. E quindi devo rientrare nei ranghi. Se il primo a essere tossico sono io, non posso permettere che accada. Loro hanno il compito di riportarmi in carreggiata, e si sentono a proprio agio nel farlo. Allo stesso tempo, non possiamo permetterci che i nostri top performer diventino tossici, ma non possiamo nemmeno permetterci di non averli. Ed è lì che si gioca tutto: una linea sottilissima tra i due aspetti. Non dirò mai "no" a un top performer, purché all'inizio senta che ha dentro di sé lo spirito di squadra e la motivazione intrinseca. Devo essere onesto. Nella mia carriera ho incontrato campioni del mondo nel calcio che non amano il calci. Ma amano la competizione. Se fossero finiti nel baseball, nel tennis o nella NFL, sarebbero stati comunque grandi campioni. La passione per la competizione può compensare la mancanza di passione per lo sport specifico. Ho visto campioni mondiali che mi dicevano:“Non mi interessa il calcio, ma quel tipo lì non mi batterà mai.” E questo è sufficiente: che ci sia una passione, sia per lo sport o per la competizione in sé. L’importante è che ci sia dentro di loro".
 

La salute mentale e fisica

"Per continuare a essere un high performer bisogna investire su tanti fronti, ma è difficile trovare il tempo, soprattutto con un ruolo così totalizzante come quello di presidente. Sono ossessionato dall’apprendimento. Imparo leggendo – e leggo moltissimo, soprattutto cose che non c’entrano con il calcio o con lo sport. Leggo l’Harvard Business Review ogni due mesi, ora esce bimestralmente. Non hanno nemmeno abbassato il prezzo, ma non importa. Me lo posso permettere. È una specie di Bibbia del business per me – non sono religioso, ma è come se lo fosse. Vado a conferenze, ascolto podcast – come questo (non ascolto i miei podcast, ma i tuoi sì!). Un privilegio che ho nel mio ruolo è quello di poter incontrare uomini d’affari di successo o politici. E ogni volta che sto con un politico, gli chiedo: “Com’era Chirac come presidente? Com’era Sarkozy? Come hai gestito quel conflitto in Medio Oriente?”Sono sicuro che qualcosa sulla leadership la imparo. Ora sto leggendo un libro su Charles De Gaulle, sui suoi primi anni fino alla fine della Seconda guerra mondiale. Parla di resilienza, forza mentale, visione. L’ispirazione arriva da tanti posti diversi. Dove mi sento frustrato – anzi, diciamo spaventato – è quando non ho tempo per imparare. Non è che peggioro, ma rimango fermo, e se resto fermo, divento peggiore. Questo mi spaventa davvero" - ha spiegato Comolli.

"Dormo 4 ore, noi dirigenti viviamo nello stress"

Poi ha continuato: "Per quanto riguarda il benessere, cerco di tenermi in forma. Dormo malissimo, 4-5 ore a notte, ma cerco di curare nutrizione e idratazione. Faccio sport almeno due volte a settimana – tre sarebbe l’ideale, ma due è già un miracolo. Ho sempre pensato che se le persone ti guardano come un leader, devi ispirarli. E non puoi ispirare se non ti presenti bene, se non hai un aspetto decente. Credo che chi non lavora in ambienti ad alte prestazioni non si renda conto di quanto sia fisicamente estenuante una stagione di 10-11 mesi. Giochiamo 50 partite – sì, i giocatori giocano, gli allenatori pure – ma noi dirigenti viviamo lo stress, viaggiamo, e non abbiamo pause. È fisicamente e mentalmente impegnativo, e per sostenerlo bisogna prendersi cura di sé".
 

I desideri di Comolli

"Qual è l’evento sportivo a cui non ho mai assistito, ma che è nella lista dei desideri? Purtroppo penso di averli fatti tutti. La Coppa del Mondo di rugby… ma se potessi assistere a una finale della Coppa del Mondo di rugby con la Francia che batte l’Inghilterra, quello sarebbe un sogno. E l’altra cosa sarebbe vedere i Golden State Warriors nelle finali NBA. Perché ho vissuto a San Francisco da bambino, quindi non ho iniziato a tifare per i Warriors quando sono diventati forti, li tifo da quando facevano schifo. Dal 1987-88. Quindi erano pessimi. E li ho visti in TV vincere le finali NBA negli ultimi anni, ma mai dal vivo. Quindi direi queste due cose. Tra tutti i ricordi sportivi vissuti, qual è il mio preferito? Oh, è così difficile. Me lo chiedono spesso. La squadra di rugby della mia città, quando ero ragazzo, era la migliore d’Europa, vinceva il campionato francese continuamente. E la prima finale in cui li ho visti vincere il campionato era nel ‘78, avevo 7 anni. Quello è il mio primo grande ricordo.

Non posso dimenticare la Francia che vince il Mondiale, due volte, e io ero allo stadio nel 1998, a guardare giocatori che avevo allenato o scoperto — come Vieira e altri — vincere per la Francia. È stato incredibile. Vincere la Premier League tre volte con l’Arsenal, l’FA Cup con l’Arsenal, il double due volte, vincere un trofeo a Wembley con il Tottenham, che è stato incredibile, con il Liverpool, incredibile. Vincere l’FA Cup con il Toulouse... Come fai a scegliere? Sai, partire dalla seconda divisione del calcio francese e vincere l’FA Cup in meno di tre anni... come fai a scegliere? Quindi non riesco a fare una classifica, mi dispiace, non ho una risposta" - ha detto Comolli.
 

"Vincere? Mi interessa non perdere, mi sveglio per questo"

Comolli ha poi aperto un tema importante, quello degli insuccessi: "Ricordo di più le sconfitte. Finali perse, titoli persi… mi tornano in mente più delle vittorieVincere non mi interessa veramente. L’unica cosa positiva del vincere è non perdere. Mi sveglio ogni giorno per non perdere. Non mi sveglio per vincere. Mi sveglio per non perdere le partite e per non essere mediocre, non essere nella media. Le sconfitte mi fanno molto più male del piacere che mi dà vincere. Ho perso alcune finali di coppa, finali europee, cose così… Ci penso molto di più che alle vittorie. E tristemente, quando Arsène (Wenger) si avvicinava alla fine della sua carriera da allenatore, un giorno mi disse: “Pensavo che invecchiando sarebbe diventato più facile… invece diventa peggio.” Quindi purtroppo diventerà peggio anche per me, probabilmente. Ma è così che va".
 

Perché ha scelto il Tolosa e il nuovo ruolo

Il manager francese ha spiegato motivo che lo ha portato a scegliere il Tolosa e andare in seconda divisione: "Diversi motivi. Primo, non ero mai stato presidente prima. Quindi o facevo di nuovo un lavoro che avevo già fatto, in un altro club... ma non ero mai stato presidente. Secondo, il mio approccio era: Ho costruito squadre o aiutato a costruire squadre che hanno vinto campionati, coppe, giocato la Champions League, ecc. Ma so costruire una squadra da promuovere? Non ne avevo idea. Era la sfida. E sono stato molto umile al riguardo. Pensavo: magari non sono adatto a questo, magari non ci riesco. Questa era la seconda cosa. E poi il terzo motivo era che per la prima volta avevo la possibilità di avere delle quote del club. Quindi non era più una situazione da dipendente-padrone, ma più come una partnership alla pari. E non per cambiare tutto per soldi, ma per poter parlare con le persone allo stesso livello. Per poter implementare le mie idee, senza dover fare i conti con proprietari che non vanno nella stessa direzione o con cui è difficile allinearsi, cosa che mi è già successa".
 

I gruppi di pensiero di Comolli

"Se potessi giocare a golf con tre persone (vive o del passato), chi sceglieresti? Sarò noioso: nella mia vita c’è solo il calcio. Non gioco a golf. Allora con chi giocheresti a calcetto a quattro? Vengo dal sud della Francia, dove abbiamo un detto: "Les arts de la table" – l’arte di mangiare e bere bene. Quindi, invece di andare a golf, andrei a pranzo o cena con loro. Allora, ho due tipi di gruppi, se posso.
 

Gruppo 1 – Personale e ispirazionale:

  • Mia moglie, le mie due figlie,

  • Bruce Springsteen e Arsène Wenger.

Arsène perché ogni discussione con lui — lo conosco da quando ho 18 anni, ne ho 52 — ogni pranzo o cena con lui è illuminante.
Bruce Springsteen perché mi ha accompagnato nell’adolescenza e nell’età adulta, è stato incredibile, mi ha aiutato nella vita con le sue canzoni. E ammiro la creatività. Io non sono creativo. Mi dai un compito, mi dai un club, lo costruisco. Ma non creo. Ammiro i creativi: che siano artisti, cantanti, chef, pittori… E lui è il mio idolo. Ammiro la creatività che ha, che io non ho. Ecco perché lo stimo così tanto.

Gruppo 2 – Leadership e resilienza:

  • John F. Kennedy,

  • Charles de Gaulle,

  • Winston Churchill.

Essere leader e unire le persone, ispirare... quello è facile, per me. La cosa più difficile nella leadership è la resilienza mentale. E queste persone, nei periodi che hanno vissuto, hanno detto; “Non mi muovo. Non faccio compromessi, né per il mio Paese né per ciò in cui credo. Sto portando il mio Paese attraverso questo periodo perché sono determinato, perché ho una forza mentale incredibile, e sono resiliente.” Questo è ciò che ammiro di più nella leadership. Il resto, sinceramente, è facile. La cosa più difficile è mantenere l’impegno e la disciplina verso ciò che vuoi essere come leader, verso dove vuoi portare la tua organizzazione. Immagina, come Paese o emisfero occidentale, arrivare dove sono arrivati loro… Mi lascia senza parole. Mi piacerebbe chiederglielo: “Come avete fatto?. Poi l'ultima domanda: "Cosa mi dà fastidio nel lavoro? Non sopporto la mediocrità. Se ci sono persone mediocri intorno a me, non possono restare. Non sopporto la mediocrità. E non capisco come qualcuno possa non essere un gran lavoratore. Semplicemente non è nel mio DNA, nel mio software… anzi, hardware. Non lo capisco proprio".

 

  • Mi Piace 1

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
1 ora fa, PR20 ha scritto:


Ecco l'intervista completa, interessante.
Spoiler: la cosa che gli interessa piu di vincere e' "non perdere".

 

 

Per dirla alla la romana "Ah Comò me sembri un fanatico"

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi Subito

Sei già registrato? Accedi da qui.

Accedi Adesso

×

Informazione Importante

Utilizziamo i cookie per migliorare questo sito web. Puoi regolare le tue impostazioni cookie o proseguire per confermare il tuo consenso.