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A 30 anni dalla strage di Bruxelles: noi non dimentichiamo: 29/5/1985 - 29/5/2015. Nel ricordo dei nostri 39 angeli dell'Heysel

Post in rilievo

39 Angeli sempre nei nostri cuori , onore e rispetto .

 

Condividiamo tutti qualcosa su i nostri profili social, un immagine, una frase...

un gobbo non dimentica...MAI

Già fatto assolutamente , sia su facebook che su twitter , sempre nei nostri cuori .

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tanta tristezza... ho un ricordo vago di quell'incubo, avevo 7 anni. ma ho trovato doveroso, in vacanza a bruxelles con un fratello bianconero, andare a rendere omaggio a quegli angeli. e i miei occhi lucidi davanti a quella targa li ricordo bene. possiate riposare in pace e festeggiare con noi ogni vittoria della juve.

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+ 39 sempre.

Vergogna per chi lucra su questa vicenda, o chi getta fango al solo scopo di screditare la Juventus.

La società e i suoi calciatori sono stati delle vittime di questa immane tragedia.

Per rispetto verso chi ha perso la vita che tacciano gli sputa veleno.

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L'eterno riposo...

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Come in guerra, peggio che in guerra, perché in guerra almeno lo sai che puoi morire. E invece, quel mercoledì di 30 anni fa, il 29 maggio 1985, in un angolo di Bruxelles per migliaia di persone fu come piombare nell’orrore di Beirut squarciata dalle bombe. Ma non c’erano armi, a causar la morte era la guerriglia scatenata da un branco di lupi travestiti da uomini. Da hoolingans che trasformarono lo stadio in un cimitero.

Quelli che furono travolti, senza neanche capire perché, erano lì per assistere a una festa, la finale della coppa dei campioni di calcio fra Juventus e Liverpool. Si trovarono schiacciati, sommersi, soffocati, stritolati o volati nel vuoto per una disperata roulette con in palio un modo meno atroce di morire. E quelli che riuscirono a fuggire o che furono strappati a quella fuga dall’altro mondo, negli occhi avranno per sempre l’orrore per aver visto l’inferno sulla terra.Morirono 39 persone, 32 italiani, quattro belgi, due francesi e un irlandese. Oltre seicento i feriti nella notte che segnò per sempre la perdita dell’innocenza del calcio, una notte di quelle che purtroppo non finiscono mai. Sì, perché non è mai arrivata l’alba del ravvedimento, della presa di coscienza collettiva. L’orrore di quelle ore, interminabili, resta ancora oggi in striscioni e cori criminali che inneggiano a quella bestialità e che basano le radici nella cultura dello sport trasfigurato in strumento di odio e sopraffazione.Fra i 32 morti italiani c’erano anche tre tifosi dell’Inter, quella era un’epoca in cui l’amicizia valeva davvero più della fede sportiva: poteva capitare di andare allo stadio insieme con il sostenitore di un’altra squadra e assistere a una partita che alla fine, al massimo, avrebbe regalato qualche sfottò. E che poi si sarebbe conclusa davanti a una birra con tante risate.Già, la birra. Cominciò tutto da lì, o anche da lì, perché solo un incapace o un malato di mente avrebbe potuto scegliere quello stadio decrepito, costruito negli anni Trenta del secolo scorso e mai ristrutturato, con reti di separazione degne di un pollaio e gradoni fatti con i sampietrini. Bastava un calcio ben dato per trasformarli da durissimi cuscini ad armi improprie in mano a un esercito di animali con sembianze umane, stravolti dalla loro imbecillità e da un carico di alcol inimmaginabile. Avevano già messo a ferro e fuoco il centro della capitale belga ma allo stadio trovarono solo pochi poliziotti e i rinforzi finirono per aggiungere terrore e morte. Sì, perché quelli che morirono o che rischiarono di morire si trovarono schiacciati nell’ultima parte della curva, il settore Z, e il terreno di gioco era l’unica via verso la salvezza.E proprio lì trovarono agenti a cavallo che sembravano usciti dal circo invece che da un’accademia: brandivano il manganello e respingevano quei disperati in fuga dalla morte. Si fermarono solo quando capirono che avevano di fronte l’orrore e c’è una scena che resta indelebile, quella di un poliziotto che si sente male e vomita fra i cadaveri mentre il suo cavallo va in mezzo al prato e si mette a mangiar l’erba dell’area di rigore. Poco dopo, 28 di quei poliziotti furono fatti uscire dallo stadio per andare a inseguire un ladro di salsicce.Un altro agente rimandò indietro il portiere sudafricano del Liverpool, Bruce Grobbelaar, che si era avvicinato per dare una mano ai soccorritori. Lo spogliatoio inglese era a due passi dalla tragedia ma fu tutto inutile, in linea con la terrificante sequenza di bestialità che si aggiunse a quella originale. Non c’era una vera e propria postazione di pronto soccorso, le transenne divennero barelle, i medici che arrivarono da altri settori dello stadio operarono a mani nude, anche una tracheotomia con un coltello per tentare inutilmente di salvare una delle vittime. E poi, dopo, cadaveri rispediti in Italia ancora nudi e squarciati dalle autopsie, scambiati fra di loro, uomini dati per morti e invece solo feriti.Per tutto questo nessuno ha pagato veramente. Undici hoolingans sono stati assolti dopo quattro anni di processo mentre altri 14 hanno ricevuto una condanna mite (appena tre anni) con la condizionale e quindi neanche un giorno di vera galera. L’Uefa, l’organizzazione del calcio europeo, l’ha fatta franca così come il Comune di Bruxelles. Il capitano della gendarmeria, quello che ha privilegiato la caccia al ladro di salsicce, se l’è cavata con nove mesi.L’Uefa ha escluso per un po’ le squadre inglesi ma ha proseguito con la sua ottusa imbecillità burocratica dando il peggio anche durante gli Europei del 2000. Nello stadio dell’orrore, finalmente ristrutturato, si giocò la sfida Belgio-Italia, e l’Uefa fu irremovibile: niente lutto al braccio e niente minuto di raccoglimento. Gli azzurri entrarono in campo stringendo un fiore bianco nella mano sinistra. Poco prima Paolo Maldini e Antonio Conte, capitani dell’Italia e della Juventus, andarono a deporre una corona e a pregare di fronte al settore Z.Davanti a quella curva, con i cadaveri ancora sul selciato, trent’anni fa un’ora e mezzo dopo l’orario prefissato fu comunque dato il calcio d’inizio della partita. La televisione tedesca si rifiutò di trasmetterla, quella austriaca mandò immagini mute con una sovrimpressione: «Quella che stiamo trasmettendo non è una manifestazione sportiva».Vero, tremendamente vero, non era una partita. Era solo l’ultimo atto di un oltraggio all’umanità.

 

Racconto della Tribuna di Treviso, giornale della mia provincia che racconta quel terribile giorno.

 

Leggendo questo articolo e anche gli altri, oltre alle testimonianze in questo topic e nei siti internet, ho capito che la responsabilità è tutta delle forze dell'ordine di Bruxelles e dell'UEFA ed è scandaloso che loro, come gli hooligans, non si siano fatti anni e anni di galera ma solo qualche mese (e alcuni nemmeno quello).

 

Molti chiedono: "ma la contate come Coppa quella?".

La risposta che sarebbe da dare è "Si, la contiamo. Se non lo facessimo mancheremmo di rispetto a tutti gli juventini che quel giorno sono volati in cielo."

 

Ovviamente non è da festeggiare ma non riconoscerla è una mancanza di rispetto verso chi, per passione, era presente ed è morta.

 

+39.

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Uno stadio e un'organizzazione da terzo mondo, una massa di delinquenti e ubriaconi, risultato 39 morti.

Primo colpevole l'uefa...

Una preghiera

L’allora presidente dell’UEFA era il francese Jacques Georges, eletto a capo della maggiore associazione calcistica europea dopo la tragica scomparsa di Artemio Franchi, e in quanto tale decise che la partita sarebbe stata giocata allo stadio Heysel di Bruxelles , questo nonostante l’avviso nettamente contrario dell’amministratore delegato Peter Robinson, che chiedeva un cambio di sede.

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Ho voluto vedere ieri il documentario della Repubblica sul 29 Maggio 1985.

Ci sono poche date della mia vita che ricordo nitidamente una è questa l'altra è il 6 Dicembre 2010 , giorno in cui è nata mia figlia. Una trasuda morte l'altra vita ed insieme mi accompagnano nei miei giorni .

Il mio 29 Maggio 1985 in realtà era iniziato il 28 partendo da Arezzo città che ha pianto Roberto Lorentini e la cara Giuseppina Conti mia compagna di liceo . Il 28 dunque da Arezzo passando per Firenze punto di raccolta del nostro pullman ci incamminavamo verso la prima tappa Strasburgo per il pernottamento, sul bus i soliti discorsi , chi aveva sognato la partita convinto che avremmo vinto per 2 a 1 con gol di Boniek e Rossi, chi come me rigorosamente era partito con tutti e tre i giornali sportivi sottobraccio, rito compiutosi anche l'anno prima andando verso Basilea per la finale di coppa delle coppe, e i soliti svitati dell'ultima fila che avevano fatto a botte con i tifosi viola all'ultimo fiorentina - Juventus.

Non sapevo in che settore avessimo posto , avevo 14 anni , non m'interessava dove avrei visto Michel alzare la Coppa , volevo solo essere li ovunque ci fosse un posto per vederla, mio padre si e continuava a chiedersi come fosse possibile che ci avessero venduto dei posti cosi a contatto con gli inglesi .

Una delle cose che ricordo di più è il pranzo in Belgio il 29 , una festa con canti , cori e allegria , il miglior pre partita di tutte le finali che ho visto e la strada dal paese di periferia in cui era l'albergo , con una vegetazione di un verde da riempirti gli occhi e la mente di pace.....impossibile pensare all'inferno che ci aspettava.

Alle 14,00 del 29 Maggio 1985 sul cammino che ci portava dalla zona bus alla curva Z ho iniziato ad avere paura , la paura che hanno i ragazzini , quella che ti fa dire " papa portami a casa non ci voglio stare qui, non importa se gioca Platini,portami via" ; eravamo in mezzo a loro, ubriachi e fatti di droga ovunque senza nemmeno un gendarme tra noi e loro,ci urlavano dietro barcollando e continuavano a passare ai tifosi dentro lo stadio casse di birra, non ne avevano abbastanza anche se puzzavano di birra e sudore , un odore acre che ancora oggi non riesco ad estirpare dalle narici e dal mio cervello....pervade ogni mio ricordo. Le tre ore che passarono tra le 14 e le 17 ora in cui decidemmo di entrare furono di discussione, mio padre non voleva portarmi dentro ed io atterrito ma deciso a non fare la figura del fifone mi ero convinto che se stavamo tutti insieme dentro non poteva succedere niente, gli altri che erano con noi continuavano a dire " siamo arrivati fino a qui e rinunciamo ? la diamo vinta a questa manica di drogati e ubriaconi?" Nessuno di noi poteva solo immaginare in che condizioni era lo stadio e a cosa poteva spingersi l'umana bestialità ed entrammo da quella porticina , grande come la porta del bagno di casa mia.

Non so descrivere il terrore che provai quando vidi quell'inferno caldo e maleodorante ,nella parte degli Hooligans migliaia di persone stipate come sardine quasi non avevano spazio per respirare e continuavano a bere ed a desiderare i posti vuoti dalla nostra parte ,bloccati solo da una rete metallica di carta velina, nel nostro settore ancora prima delle cariche , tutti quelli che entravano si posizionavano naturalmente verso quel maledetto muro per stare il più lontano possibile dai tifosi inglesi, lupi rossi che puntavano agnelli bianconeri questa era la situazione.

Chiesi più volte a mio padre di stare sotto muro , di mettere gente tra noi e loro , ma non volle sentire ragione "ti ho potato dentro "disse " adesso fai come dico io, se succede qualcosa devo potere avere spazio per difenderti "

Difendermi da cosa mi chiedevo ,possibile che possano venire di qua senza che la polizia faccia niente?

Ci posizioniamo al centro , c'è il vuoto , siamo soli in faccia agli inglesi , penso tra me che mio padre è impazzito , facciamo delle foto mentre iniziano a volare sparuti , ogni tanto bottiglie e pezzi di gradoni di uno stadio vergognoso, tanto che il mio Cibali era il Bernabeu a confronto.

Escono i calciatori , saggiano il terreno , sotto l'altra curva tutta italiana c'è la Juve ,un boato e le bandiere al vento mi calmano un po ma vedo Rush e Grobbelar incitare la folla sotto la nostra curva , e la curva giallorossa eccitarsi e cantare come se stesse per scendere in battaglia....ed ho di nuovo terrore, "papa usciamo ti prego " sono le ultime parole che ricordo prima della prima carica , ricordo solo di aver sentito una stretta potente al braccio , una forza che mi trascinava verso la recinzione ed un silenzio assordante nella mia testa , il rumore , le urla , i pianti e quel maledetto odore acre erano così potenti che dentro di me avevano fatto il vuoto assoluto , silenzio e prato verde per 10 lunghissimi minuti in cui ho perso mio padre , fino a che non l'ho visto comparire .

Nell'unico istante in cui ho odiato la mia squadra del cuore , giunti dall'altra parte dello stadio ho strappato per la rabbia la mia sciarpa in due per tutta la sua lunghezza . Da quel momento in poi non ricordo più niente , ho rimosso la ricerca disperata di un telefono, la ricerca disperata dei dispersi , il ritorno a casa....ricordo solo che al nostro arrivo a Firenze alla stazione dei pullman per terra trovammo scritto "39 GOBBI IN MENO" , ho cancellato quella città non ci sono più tornato sebbene ami moltissimo la Toscana dove ho passato 10 anni della mia vita.

E ricordo il funerale di Giuseppina ,con tutta la scuola . Lei c'è sempre con me ,ogni sera prima di dormire ed ogni giorno quando mi sveglio penso che mi dispiace , che avrei voluto vivesse la sua vita perchè non sono meritevole di esserle sopravvissuto quel giorno.

Oggi sarà un giorno molto duro per me , trascorrerò una parte di questo giorno con l'uomo che ha salvato la mia vita dopo avermela data , loro saranno tutti con noi , come lo sono sempre da 30 anni e spero che un giorno possano avere dagli altri tutto il rispetto che meritano , come io rispetto e ricordo con cordoglio i morti di Superga, così come quelli di Sheffield altrimenti saranno davvero morti invano....

 

Per sempre con noi +39

 

Ogni parola che leggo , ogni testimonianza diretta è una lacrima che scende.

Sono stato fiero di aver partecipato a quella scenografia sabato allo stadio.E' stato commovente , da brividi.

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Vorrei che sulla maglia che useremo nella finale di Berlino ci fosse la scritta:

1985-2005 per non dimenticare

Sarebbe un bel gesto da parte della società

Qualcosa sarebbe giusto facessero...

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ho pianto a dirotto leggendo questo racconto. Per me non c'è nulla da aggiungere e nulla di cui parlare, bisognerebbe solo racchiudersi nel silenzio e nel rispetto senza mai dimenticare.

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(ANSA) - BRUXELLES, 29 MAG - Un minuto di silenzio è stato osservato di fronte alla stele che allo stadio Heysel ricorda le 39 vittime del dramma di 30 anni fa. In una cerimonia alla presenza degli ambasciatori d'Italia, Alfredo Bastianelli, e di Gran Bretagna, del sindaco di Bruxelles, del presidente del museo della Juve, Paolo Garimberti, e dell'ex juventino Sergio Brio, sono state posate corone di fiori e sono stati liberati in cielo 39 palloncini bianchi ciascuno con il nome di una delle vittime, 32 italiane.

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Vorrei che sulla maglia che useremo nella finale di Berlino ci fosse la scritta:

1985-2005 per non dimenticare

Sarebbe un bel gesto da parte della società

 

facciamola su questo una petizione più che sul maxischermo allo stadio.

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del mio paese, garlasco, andarono non meno di 10 persone. Uno era mio vicino di casa, era nella z, scappò e non vide la partita, prese un taxi fino a bruges dove a mezzanotte partiva un volo per milano, tornò senza una scarpa...non ha più guardato una partita di calcio in vita sua.....ecco come il calcio ha perso

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Vorrei che sulla maglia che useremo nella finale di Berlino ci fosse la scritta:

1985-2005 per non dimenticare

Sarebbe un bel gesto da parte della società

Giustissimo.. Bisognerebbe chiedere alla Juventus di fare una cosa del genere..

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L’allora presidente dell’UEFA era il francese Jacques Georges, eletto a capo della maggiore associazione calcistica europea dopo la tragica scomparsa di Artemio Franchi, e in quanto tale decise che la partita sarebbe stata giocata allo stadio Heysel di Bruxelles , questo nonostante l’avviso nettamente contrario dell’amministratore delegato Peter Robinson, che chiedeva un cambio di sede.

 

incredibile la disorganizzazione, il rimorso di quei morti li deve tormentare per sempre

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