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ValerioBncnr

Tasse al 17%, Pil e investimenti in crescita. La Gran Bretagna post Brexit vola: è presto per fare bilanci, ma gli indicatori sono tutti positivi

Post in rilievo

Ma cosa c'entrano Salvini e Brunetta che tra l'altro hanno governato per anni? Non parlavo di politica italiana comunque.

 

Che il mondo è pieno di "oppositori" ai poteri forti che offrono meno soluzioni di ciò a cui si contrappongono, ma intanto movimentano folle sulla base del facile consento ottenuto grazie al malcontento diffuso. Almeno in Italia. Ma vedo la stessa situazione anche in Francia e altre nazioni.

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Che il mondo è pieno di "oppositori" ai poteri forti che offrono meno soluzioni di ciò a cui si contrappongono, ma intanto movimentano folle sulla base del facile consento ottenuto grazie al malcontento diffuso. Almeno in Italia. Ma vedo la stessa situazione anche in Francia e altre nazioni.

 

E' vero molte soluzioni sono semplicistiche ma c'e' anche chi propone misure sensate ed utili.

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Ma guarda un po'.... comunque meglio tardi che mai, se non altro come questione di principio.

 

http://www.repubblica.it/esteri/2016/11/23/news/ue_russia_campagne-152633201/

 

 

Parlamento Ue contro Russia: "Finanzia gli antieuropeisti". Putin: "Degrado politico occidentale"Vladimir Putin (ap)

 

Approvata a Strasburgo una risoluzione che accusa: "Il Cremlino usa think tank, tv multilingua, pseudo-agenzie di stampa e social media per sfidare i valori democratici e dividere l'Europa". Nel documento si segnala anche la crescita della pressione propagandistica dei gruppi jihadisti. Voto compatto e contrario di Lega e M5s. La relatrice: "Nei dibattiti parlamentari c'è chi costantemente ripete la narrativa del Cremlino"

 

di PAOLO GALLORI

 

LA PRESSIONE propagandistica della Russia e dei gruppi jihadisti sull'Unione europea "sta crescendo". Il Parlamento europeo lo ha messo nero su bianco in una risoluzione approvata oggi a Strasburgo, in cui si accusa apertamente il Cremlino di finanziare "partiti e altre organizzazioni all'interno della Ue" di ispirazione antieuropea. Il presidente russo Vladimir Putin, citato dall'agenzia Tass, risponde: l'approvazione di una risoluzione per contrastare "la propaganda di Paesi terzi", compresa ovviamente la Russia, "significa che siamo testimoni di un degrado politico della democrazia nei Paesi occidentali".

 

"Il governo russo - si legge nel documento votato dall'assemblea di Strasburgo - sta utilizzando un ampio ventaglio di strumenti come think tanks, tv multilingua come Russia Today, pseudo-agenzie di stampa e service come Sputnik, social media e troll sul web per sfidare i valori democratici e dividere l'Europa" e "dare l'impressione che gli Stati orientali dell'Unione europea sono fallimentari". Stati orientali, si aggiunge, "dove i media nazionali sono spesso deboli e incapaci di resistere alla potenza dei media russi". In disinformazione e propaganda, prosegue la risoluzione, "la Russia investe considerevoli risorse finanziarie, stanziate direttamente dallo Stato o da imprese e organizzazioni controllate dal Cremlino".

 

Il Parlamento europeo, inoltre, "deplora il sostegno russo alle forze anti-europee nell'Unione, soprattutto in relazione ai partiti di estrema destra, alle forze populiste e ai movimenti che negano i valori fondamentali delle democrazie liberali". La risoluzione sottolinea la necessità per l'Europa di contrastare queste "campagne di disinformazione" e suggerisce di rafforzare la task force per la comunicazione strategica dell'Ue già al lavoro a Bruxelles e di investire di più per promuovere consapevolezza, educazione, media online e locali, giornalismo investigativo e alfabetizzazione nel campo informativo. Esigenza sottolineata anche da Federica Mogherini, responsabile della diplomazia Ue, prima e dopo il voto a Strasburgo: "Dobbiamo dare la parola a chi ha beneficiato delle nostre politiche, mettere l'accento sulle storie positive, semplificare i messaggi e parlare della vita vera".

 

La risoluzione è stata approvata con 304 voti a favore, 179 contrari e 208 astensioni. La relatrice Anna Fotyga, eurodeputata del partito polacco Prawo i Sprawiedlivosc (Diritto e Giustizia, Pis, componente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei) e presidente della subcommissione Sicurezza e Difesa del Parlamento Europeo, ha ricondotto l'opera di "disininformazione e manipolazione da parte della Federazione russa" di cui "molti Paesi sono pienamente consapevoli" alla posizione dell'Unione contro "l'annessione della Crimea e l'aggressione all'Ucraina orientale" attraverso ilsostegno ai separatisti filorussi da parte di Mosca nel 2014. E alle conseguenti sanzioni economiche adottate da Ue e Usa contro la Russia nel 2014. "Anche questo rapporto - ha aggiunto Fotyga -, mentre era in via di preparazione, è finito nel mirino di una propaganda ostile".

 

Il mese prossimo l'Unione Europea sarà chiamata a estendere le sanzioni contro la Russia, che già includono restrizioni poste all'accesso delle banche russe ai mercati monetari. Il documento approvato a Strasburgo segna evidentemente un punto a favore di chi propende per la linea dura contro il Cremlino rispetto a Paesi membri Ue, come l'Italia e l'Ungheria, che avevano con la Russia un forte scambio commerciale e sentendosi danneggiati (Berlusconi durante le registrazioni di Matrix: "Sanzioni a Russia è masochismo per gli imprenditori", ndr) vorrebbero porre fine alle sanzioni per la loro "inefficacia". E quanto meno evitarne di nuove per i bombardamenti russi su Aleppo. Ma la risoluzione di Strasburgo potrebbe suggerire anche sanzioni contro i media russi, come l'agenzia Sputnik e il canale Russia Today.

 

Putin: "Degrado della democrazia nella società occidentale". Per il presidente, sanzionare i mezzi di informazione russi come proposto dai legislatori europei "vorrebbe dire che staremmo assistendo a una chiara tendenza al degrado, nel senso politico di questa parola, della nozione di democrazia nella società occidentale. Mentre ognuno cerca di fare una predica alla Russia sulla democrazia, i legislatori europei ricorrono a una politica di restrizioni, che non è il modo migliore per affrontare eventuali problemi. L'approccio migliore è una discussione aperta, in cui dovrebbero essere presentati argomenti chiari e solidi a sostegno del proprio punto di vista. Spero davvero che prevalga il buon senso e che non si concretizzi nessuna restrizione".

 

Putin ha anche elogiato proprio il lavoro dei giornalisti di Sputnik e Russia Today, "che hanno incitato le autorità europee a prendere questa decisione. Mi congratulo con loro per aver, evidentemente, fatto il loro lavoro con efficienza e talento". La direttice di Russia Today e Sputnik, Margarita Simonyan, ha definito la risoluzione "un colpo diretto ad alcuni dei più autorevoli media russi e mira a porre fine alle loro attività in Europa".

 

[... omissis... tratta di politica italiana. Chi vuole segua il link]

 

 

 

Dunque non sono l'unico ad affermare che dietro RT e Sputnik ci siano i servizi segreti russi.

Reti libere ed indipendenti proprio.... :statbuon: :statbuon:

E comunque credo non sia un segreto che a Mosca abbiano brindato per la Brexit a vodka e caviale...

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Dunque non sono l'unico ad affermare che dietro RT e Sputnik ci siano i servizi segreti russi.

Reti libere ed indipendenti proprio.... :statbuon: :statbuon:

E comunque credo non sia un segreto che a Mosca abbiano brindato per la Brexit a vodka e caviale...

 

Tra l'altro il nome Sputnik non è che ti induce a pensare a un'agenzia di stampa delle Western Samoa.....sefz

E un network che si chiama Russia today forse può essere un tantinello indicativo dell'orientamento politico che ci sta dietro. La Russia non è proprio famosissima per l'obiettività e l'imparzialità dei suoi organi di stampa.

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Ma guarda un po'.... comunque meglio tardi che mai, se non altro come questione di principio.

 

http://www.repubblic...agne-152633201/

 

 

 

 

Dunque non sono l'unico ad affermare che dietro RT e Sputnik ci siano i servizi segreti russi.

Reti libere ed indipendenti proprio.... :statbuon: :statbuon:

E comunque credo non sia un segreto che a Mosca abbiano brindato per la Brexit a vodka e caviale...

 

Che strano che i "democratici" europei vogliano sanzionare fonti di informazioni come televisioni e siti internet legati alla Russia. Poi pero' sono tutti li' a far le pulci a Putin per la stampa di casa sua. Putin ha ancora una volta perfettamente ragione, il grado di ipocrisia raggiunto da certi politici occidentali raggiunge livelli sublimi. Danno lezioni ad altri ed intanto censurano le fonti in casa propria. .uah:risata3: :risata3:

 

Russia today è ridicolo,il loro canale youtube sembra uscito direttamente dal periodo della guerra fredda .ghgh

 

Certamente e' di parte, ma anche la "libera" stampa occidentale non scherza.

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Tra l'altro il nome Sputnik non è che ti induce a pensare a un'agenzia di stampa delle Western Samoa.....sefz

E un network che si chiama Russia today forse può essere un tantinello indicativo dell'orientamento politico che ci sta dietro. La Russia non è proprio famosissima per l'obiettività e l'imparzialità dei suoi organi di stampa.

 

Qualche settimana fa Rt si è vista congelare i conti bancari in GB su decisione della Royal Bank of Scotland: non so poi come si sia evoluta la cosa né quali siano stati i presupposti che hanno portato a questa decisione, ma di certo un atto del genere non può essere stato preso con leggerezza né per semplice capriccio.

Allo stesso modo sarebbe forse opportuno che si scavasse a fondo su retroscena e legami relativi a possibili manovre del Cremlino nei confronti della Brexit, in termini di finanziamenti, condizionamento, propaganda, hackeraggi, pressioni, manine e manone: insomma tutto quello che si può includere nel concetto di guerra ibrida di cui Mosca è esperta e di cui ha diffusamente parlato il numero di settembre di Limes (relativamente all'Ucraina).

 

Non mi piace parlare di complotti e di solito non lo faccio.

Ma questa ondata di populismo che sta investendo l'Occidente, al di là dei problemi oggettivi intrinseci all'Occidente stesso ed alla UE con le sue politiche rigoriste, comincia a puzzarmi un po' troppo, come se non fosse del tutto spontanea ma eterodiretta almeno in parte: anche perché, guarda caso, tutti i principali movimenti di questo tipo guardano in una direzione sola.

Cosa questa, che per quanto mi riguarda, è bastata a farmi passare da una posizione di moderato antieuropeismo ad una pro-UE a naso turato (per parafrasare Montanelli) .sisi .sisi

 

 

 

Che strano che i "democratici" europei vogliano sanzionare fonti di informazioni come televisioni e siti internet legati alla Russia. Poi pero' sono tutti li' a far le pulci a Putin per la stampa di casa sua. Putin ha ancora una volta perfettamente ragione, il grado di ipocrisia raggiunto da certi politici occidentali raggiunge livelli sublimi. Danno lezioni ad altri ed intanto censurano le fonti in casa propria. .uah:risata3: :risata3:

 

 

 

Certamente e' di parte, ma anche la "libera" stampa occidentale non scherza.

 

Evidentemente si è giunti ad un punto in cui è stato ritenuto necessario dare un segnale forte e preciso.

Evidentemente qualche limite è stato superato.

La Democrazia ha il diritto di difendersi.

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Evidentemente si è giunti ad un punto in cui è stato ritenuto necessario dare un segnale forte e preciso.

Evidentemente qualche limite è stato superato.

La Democrazia ha il diritto di difendersi.

 

Non ho mai sentito di Democrazie che si difendono censurando la stampa, pensavo fosse cosa comune nelle dittature invece.

 

A mio parere si tratta dell'ennesimo autogol, perche' molti lo vedranno come l'ennesima conferma dell'ipocrisia e del "doppio standard" occidentale.

 

Inoltre ora e' probabile che con Trump gli Usa normalizzeranno i loro rapporti con la Russia, finalmente, e sarebbe saggio adottare un atteggiamento piu' aperto nei confronti di Mosca anche da parte Ue. Ma a quanto pare i politicanti Ue persistono nei loro errori, primo tra tutti Juncker, il genio che ha insultato il presidente americano con cui dovra' lavorare. Alle fine a pagare il conto saranno i cittadini europei.

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Non ho mai sentito di Democrazie che si difendono censurando la stampa, pensavo fosse cosa comune nelle dittature invece.

 

A mio parere si tratta dell'ennesimo autogol, perche' molti lo vedranno come l'ennesima conferma dell'ipocrisia e del "doppio standard" occidentale.

 

Inoltre ora e' probabile che con Trump gli Usa normalizzeranno i loro rapporti con la Russia, finalmente, e sarebbe saggio adottare un atteggiamento piu' aperto nei confronti di Mosca anche da parte Ue. Ma a quanto pare i politicanti Ue persistono nei loro errori, primo tra tutti Juncker, il genio che ha insultato il presidente americano con cui dovra' lavorare. Alle fine a pagare il conto saranno i cittadini europei.

 

Guarda che nessuno ha censurato nulla. Non c'è stato nessun atto di chiusura di media o arresti di giornalisti o sparizioni "misteriose" di voci dissonanti, come invece avviene in Russia: ma solo un altolà formale da parte di un organo ufficiale della UE contro intromissioni che devono definirsi illecite da parte di terzi.

Ed anche il congelamento dei conti di Rt non si può definire, almeno per ora, un atto politico bensì amministrativo da parte della RBS: visto che nessuno, immagino, avrebbe impedito a Rt di aprire altri conti con altre banche (e magari lo ha anche fatto zitta zitta)

 

Dopodiché con i russi si può anche trattare, ma è bene farlo tenendo sempre sotto mano un nodoso randello per dirla con T.Roosevelt: perché quelli hanno rispetto solo un certo tipo di atteggiamento.

Di sicuro la debolezza con loro è una scelta sbagliata: ed infatti hanno tutto l'interesse a relazionarsi con una Europa fragile e divisa, magari a colpi di accordi bilaterali.

Per questo, ripeto, tutta questa storia mi puzza di marcio lontano un miglio

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Guarda che nessuno ha censurato nulla. Non c'è stato nessun atto di chiusura di media o arresti di giornalisti o sparizioni "misteriose" di voci dissonanti, come invece avviene in Russia: ma solo un altolà formale da parte di un organo ufficiale della UE contro intromissioni che devono definirsi illecite da parte di terzi.

Ed anche il congelamento dei conti di Rt non si può definire, almeno per ora, un atto politico bensì amministrativo da parte della RBS: visto che nessuno, immagino, avrebbe impedito a Rt di aprire altri conti con altre banche (e magari lo ha anche fatto zitta zitta)

 

Dopodiché con i russi si può anche trattare, ma è bene farlo tenendo sempre sotto mano un nodoso randello per dirla con T.Roosevelt: perché quelli hanno rispetto solo un certo tipo di atteggiamento.

Di sicuro la debolezza con loro è una scelta sbagliata: ed infatti hanno tutto l'interesse a relazionarsi con una Europa fragile e divisa, magari a colpi di accordi bilaterali.

Per questo, ripeto, tutta questa storia mi puzza di marcio lontano un miglio

 

Per ora sono stati avvertimenti, occorre vedere la piega che prendera' la situazione, ma e' grave, una democrazia non dovrebbe intimidire i giornalisti.

 

Per quanto riguarda il nodoso bastone concordo al cento per cento, ma se l'Europa si divide la colpa non e' della Russia, ma dei suoi cattivi amministratori.

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Per ora sono stati avvertimenti, occorre vedere la piega che prendera' la situazione, ma e' grave, una democrazia non dovrebbe intimidire i giornalisti.

 

Per quanto riguarda il nodoso bastone concordo al cento per cento, ma se l'Europa si divide la colpa non e' della Russia, ma dei suoi cattivi amministratori.

 

L'Europa le sue colpe ce le ha. Ma se su queste colpe qualcuno ci specula sopra pro domo sua, insinuandosi nelle divisioni, magari alimentandole se non addirittura creandole ad arte, allora diventa gangsterismo politico e deve essere definito come tale, pensando di avere a che fare non con un Gandhi bensì con un filibustiere senza regole.

Voglio dire... non mi scandalizza tanto il gangsterismo politico, che pure ci sta per il concetto del "principe": però in questi casi, a brigante si deve rispondere brigante e mezzo.

Per questo dico, attenzione a cadere nella trappola dell'appeasement a tutti i costi, perché realpolitik e ostpolitik non sono necessariamente sinonimi

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L'Europa le sue colpe ce le ha. Ma se su queste colpe qualcuno ci specula sopra pro domo sua, insinuandosi nelle divisioni, magari alimentandole se non addirittura creandole ad arte, allora diventa gangsterismo politico e deve essere definito come tale, pensando di avere a che fare non con un Gandhi bensì con un filibustiere senza regole.

Voglio dire... non mi scandalizza tanto il gangsterismo politico, che pure ci sta per il concetto del "principe": però in questi casi, a brigante si deve rispondere brigante e mezzo.

Per questo dico, attenzione a cadere nella trappola dell'appeasement a tutti i costi, perché realpolitik e ostpolitik non sono necessariamente sinonimi

 

No ma infatti mica sono per l'appeasement, pero' non vanno nemmeno creati conflitti controproducenti per entrambe le parti.

 

Per quanto riguarda Putin non e' certo un gangster o un filibustiere. Putin e' un patriota russo che ha preso un Paese in ginocchio, diviso, in mano a potentati locali, con le armi nucleari a rischio (all'epoca tutti temevano finissero in mano a possibili gruppi terroristici) e una serie infinita di altri problemi che non sto qui ad elencare e lo ha reso di nuovo rispettabile e rispettato, migliorando le condizioni di vita della popolazione. Certo c'e' ancora molto da fare, la Russia dal punto di vista economico e' un nano rispetto al vicino cinese, ma ha realizzato un capolavoro. Le sue azioni sono nell'interesse del suo Paese, noi dobbiamo tutelare i nostri naturalmente, ma magari avessimo rappresentanti capaci ed intelligenti come lui al nostro governo.

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No ma infatti mica sono per l'appeasement, pero' non vanno nemmeno creati conflitti controproducenti per entrambe le parti.

 

Per quanto riguarda Putin non e' certo un gangster o un filibustiere. Putin e' un patriota russo che ha preso un Paese in ginocchio, diviso, in mano a potentati locali, con le armi nucleari a rischio (all'epoca tutti temevano finissero in mano a possibili gruppi terroristici) e una serie infinita di altri problemi che non sto qui ad elencare e lo ha reso di nuovo rispettabile e rispettato, migliorando le condizioni di vita della popolazione. Certo c'e' ancora molto da fare, la Russia dal punto di vista economico e' un nano rispetto al vicino cinese, ma ha realizzato un capolavoro. Le sue azioni sono nell'interesse del suo Paese, noi dobbiamo tutelare i nostri naturalmente, ma magari avessimo rappresentanti capaci ed intelligenti come lui al nostro governo.

 

Non mi soffermo in questa sede sui meriti e demeriti, luci e ombre di Putin, perché trattandosi di politica interna russa andremmo OT.

 

Ciò che intendevo come gangsterismo politico è quello che sembra delinearsi come un disegno subdolo, articolato, strutturato e assai pericoloso di intrusione, ingerenza, soft-power e condizionamento occulto, volto sia a piantare un cuneo tra i vari stati europei, sia a spaccarli al loro interno, sfruttando cinicamente e probabilmente alimentando, il malcontento delle singole opinioni pubbliche al fine di influenzarne le politiche, non solo di ciascuno nei confronti degli altri ma anche di tutti nei confronti della Russia.

Da qui la strategia del Cremlino di utilizzare astutamente una serie di espedienti per allargare le fratture europee a proprio uso e consumo: dalla propaganda dei propri network, ai finanziamenti occulti, all'occhiolino ai movimenti populisti, alle minacce non troppo velate ai paesi più riottosi come baltici e polacchi, alle blandizie ai più malleabili, alle intrusioni informatiche, alla leva energetica, alle prove "muscolari".

Il tutto accompagnato dalla costruzione mediatica di un Putin in grado di incarnare quell'autoritarismo virile e decisionistico (per dirla con Riotta) capace di contrapporsi a quell'immagine, egualmente propalata, di un Occidente debole, corrotto e decadente; un autoritarismo da "uomo forte", in grado di affascinare in occidente quelli che una volta si sarebbero definiti "di destra" (per ovvie ragioni ideologiche) unendoli paradossalmente, in una sorta di abbraccio incestuoso, a coloro che invece si sarebbero definiti di "veterosinistra" (probabilmente per una sorta di riflesso condizionato che li porta[va] a vedere nell'URSS il simbolo dell'antiimperialismo).

Tutto questo al fine di decostruire l'architettura euro-atlantica: perché una cosa, per la Russia, è trattare da posizione di parità con una controparte Europa-Usa solida e unita e ben altra invece, da posizione di forza, con una muta impazzita di paesi presi singolarmente, privi di qualunque peso specifico individuale.

 

Per questo, ripeto, a Mosca per la Brexit avranno pasteggiato a vodka e caviale e per questo, io temo, brinderanno nuovamente in caso di un certo risultato francese.

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Non mi soffermo in questa sede sui meriti e demeriti, luci e ombre di Putin, perché trattandosi di politica interna russa andremmo OT.

 

Ciò che intendevo come gangsterismo politico è quello che sembra delinearsi come un disegno subdolo, articolato, strutturato e assai pericoloso di intrusione, ingerenza, soft-power e condizionamento occulto, volto sia a piantare un cuneo tra i vari stati europei, sia a spaccarli al loro interno, sfruttando cinicamente e probabilmente alimentando, il malcontento delle singole opinioni pubbliche al fine di influenzarne le politiche, non solo di ciascuno nei confronti degli altri ma anche di tutti nei confronti della Russia.

Da qui la strategia del Cremlino di utilizzare astutamente una serie di espedienti per allargare le fratture europee a proprio uso e consumo: dalla propaganda dei propri network, ai finanziamenti occulti, all'occhiolino ai movimenti populisti, alle minacce non troppo velate ai paesi più riottosi come baltici e polacchi, alle blandizie ai più malleabili, alle intrusioni informatiche, alla leva energetica, alle prove "muscolari".

Il tutto accompagnato dalla costruzione mediatica di un Putin in grado di incarnare quell'autoritarismo virile e decisionistico (per dirla con Riotta) capace di contrapporsi a quell'immagine, egualmente propalata, di un Occidente debole, corrotto e decadente; un autoritarismo da "uomo forte", in grado di affascinare in occidente quelli che una volta si sarebbero definiti "di destra" (per ovvie ragioni ideologiche) unendoli paradossalmente, in una sorta di abbraccio incestuoso, a coloro che invece si sarebbero definiti di "veterosinistra" (probabilmente per una sorta di riflesso condizionato che li porta[va] a vedere nell'URSS il simbolo dell'antiimperialismo).

Tutto questo al fine di decostruire l'architettura euro-atlantica: perché una cosa, per la Russia, è trattare da posizione di parità con una controparte Europa-Usa solida e unita e ben altra invece, da posizione di forza, con una muta impazzita di paesi presi singolarmente, privi di qualunque peso specifico individuale.

 

Per questo, ripeto, a Mosca per la Brexit avranno pasteggiato a vodka e caviale e per questo, io temo, brinderanno nuovamente in caso di un certo risultato francese.

 

Ma perche' bisogna vedere per forza nella Russia un nemico? Non era cosi' fino a 15 anni fa, anzi nel 2000 alla possibilita' di una Russia all'interno della Nato Putin rispose: "Perche' no?". Poi purtroppo i rapporti sono peggiorati a causa americana ma non e' impossibile vederli come possibili alleati ora che Clinton che fomentava i Paesi Baltici e voleva scatenare la guerra e' fuori dalle balle. E' un errore enorme anche perche' Russia ed Europa potrebbero collaborare e trarre un proficuo vantaggio dal momento che l'Europa possiede tecnologia e la Russia molte fonti di energia. Per me l'obbiettivo deve essere cercare di costruire alleanze e portare la Russia in Occidente, basta con queste continue schermaglie.

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Perdonatemi se uso questo spazio per uso personale.

Nei prossimi anni mi capiterà di viaggiare in UK per lavoro, più di una volta.

Chiedo agli esperti, come cambiano le regole?

Ci sarà bisogno del visto? Del passaporto? Di un invito a corte da parte della regina?

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Dunque non sono l'unico ad affermare che dietro RT e Sputnik ci siano i servizi segreti russi.

Reti libere ed indipendenti proprio.... :statbuon: :statbuon:

E comunque credo non sia un segreto che a Mosca abbiano brindato per la Brexit a vodka e caviale...

Le due testate per cui scrivo in modo più strutturato sono a pagamento, una in realtà costa non tantissimo alla fine, sui dieci euro al mese o comunque intorno ai cento all'anno, l'altra è già un bel po' più costosa ma è una rivista specialistica per un certo target.

Ogni tanto ai convegni o alle conferenze stampa mi trovo qualcuno che mi dice "ma con tutte le notizie che trovi su internet gratis, perché uno dovrebbe pagare per leggere le cose che scrivete voi?".

La risposta è che nessuno campa d'aria e che l'indipendenza ha un costo. Chi ti offre un servizio gratuito, o lo fa per pura passione, o ha qualcuno dietro che copre le spese, e questo qualcuno ha degli interessi, non è che vuole fare cultura.

Nell'informazione ci sono anche realtà minori che si reggono sulla passione di chi le dirige, con introiti veramente minimi, se non nulli. Faccio un esempio di siti per cui ho pure scritto, notizie geopolitiche e transatlantico. Ma come si può vedere sui siti, non hanno copertura diffusa di notizie oppure vesti grafiche pazzesche oppure periodicità con oltre 50 lanci al giorno, e molto spesso non hanno una redazione di quelle con le postazioni per i giornalisti etc...

Tutte cose che ha Sputnik. Sputnik ha una direzione marketing, un ufficio grafica, una redazione (che dico, una quarantina di redazioni in tutto il mondo). Sputnik ha un app. Il mio giornale ha un app, ma il mio giornale si paga. Nessuno fa le cose in modo così professionale gratis, c'è qualcuno che copre le spese (che sono pure tante) e quel qualcuno lo fa non perché è un ente di carità.

Il senso di questa roba che sto dicendo è: i servizi per cui non paghi, c'è da chiedere sempre chi li sta pagando al posto tuo. Ma questo pure quando vai a una cena a buffet gratis. Bisogna capire chi te lo offre, se ti sta bene, ok. C'è un sito gratuito ad esempio di analisi politica che si chiama affari internazionali, che ha dietro un think tank indipendente come lo IAI, e so che fanno divulgazione (per carità hanno anche i loro interessi, ma perlopiù scientifici). Chi c'è dietro Sputnik non fa divulgazione.

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Perdonatemi se uso questo spazio per uso personale.

Nei prossimi anni mi capiterà di viaggiare in UK per lavoro, più di una volta.

Chiedo agli esperti, come cambiano le regole?

Ci sarà bisogno del visto? Del passaporto? Di un invito a corte da parte della regina?

 

Al momento nessuno può dirti niente di cosa succederà, uscirà fuori dalle negoziazioni.

Nel mondo civile nessuno però ti vieta l'ingresso se ti muovi con passaporto regolare.

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Le due testate per cui scrivo in modo più strutturato sono a pagamento, una in realtà costa non tantissimo alla fine, sui dieci euro al mese o comunque intorno ai cento all'anno, l'altra è già un bel po' più costosa ma è una rivista specialistica per un certo target.

Ogni tanto ai convegni o alle conferenze stampa mi trovo qualcuno che mi dice "ma con tutte le notizie che trovi su internet gratis, perché uno dovrebbe pagare per leggere le cose che scrivete voi?".

La risposta è che nessuno campa d'aria e che l'indipendenza ha un costo. Chi ti offre un servizio gratuito, o lo fa per pura passione, o ha qualcuno dietro che copre le spese, e questo qualcuno ha degli interessi, non è che vuole fare cultura.

Nell'informazione ci sono anche realtà minori che si reggono sulla passione di chi le dirige, con introiti veramente minimi, se non nulli. Faccio un esempio di siti per cui ho pure scritto, notizie geopolitiche e transatlantico. Ma come si può vedere sui siti, non hanno copertura diffusa di notizie oppure vesti grafiche pazzesche oppure periodicità con oltre 50 lanci al giorno, e molto spesso non hanno una redazione di quelle con le postazioni per i giornalisti etc...

Tutte cose che ha Sputnik. Sputnik ha una direzione marketing, un ufficio grafica, una redazione (che dico, una quarantina di redazioni in tutto il mondo). Sputnik ha un app. Il mio giornale ha un app, ma il mio giornale si paga. Nessuno fa le cose in modo così professionale gratis, c'è qualcuno che copre le spese (che sono pure tante) e quel qualcuno lo fa non perché è un ente di carità.

Il senso di questa roba che sto dicendo è: i servizi per cui non paghi, c'è da chiedere sempre chi li sta pagando al posto tuo. Ma questo pure quando vai a una cena a buffet gratis. Bisogna capire chi te lo offre, se ti sta bene, ok. C'è un sito gratuito ad esempio di analisi politica che si chiama affari internazionali, che ha dietro un think tank indipendente come lo IAI, e so che fanno divulgazione (per carità hanno anche i loro interessi, ma perlopiù scientifici). Chi c'è dietro Sputnik non fa divulgazione.

 

Ottimo come sempre! .ok

Se puoi dirlo, oltre a Limes, per quale rivista scrivi?

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Ma perche' bisogna vedere per forza nella Russia un nemico? Non era cosi' fino a 15 anni fa, anzi nel 2000 alla possibilita' di una Russia all'interno della Nato Putin rispose: "Perche' no?". Poi purtroppo i rapporti sono peggiorati a causa americana ma non e' impossibile vederli come possibili alleati ora che Clinton che fomentava i Paesi Baltici e voleva scatenare la guerra e' fuori dalle balle. E' un errore enorme anche perche' Russia ed Europa potrebbero collaborare e trarre un proficuo vantaggio dal momento che l'Europa possiede tecnologia e la Russia molte fonti di energia. Per me l'obbiettivo deve essere cercare di costruire alleanze e portare la Russia in Occidente, basta con queste continue schermaglie.

 

Magari non deve per forza essere un nemico, ma non può essere un partner strategico se non per occasionali convergenze di interesse o al limite per intessere relazioni economiche su un piano di parità e non di subordinazione.

L'episodio di cui parli, di 15 anni fa è l'eccezione e non la regola nei rapporti Ovest-Est e non può essere quindi letto come un paradigma.

Gli interessi della Russia non sono quelli dell'Europa, posto che l'Europa ambisca ad avere un proprio ruolo nello scenario internazionale, almeno come terzo/quarto angolo di un poligono, e non possono esserlo per una serie di ragioni, che vanno dalla leva energetica che non può essere affidata ai capricci di Mosca, alla questione delle libertà e dei valori democratici che non devono essere inquinati dall'autoritarismo personalistico russo, al problema del baricentro geopolitico che deve rimanere euroatlantico e non deve diventare euroasiatico.

A maggior ragione dopo la Brexit le cui conseguenze rischiano di indebolire l'identità europea, l'Europa dovrebbe cercare di individuare un proprio ruolo nel mondo multipolare e non invece, in nome di non si sa bene quale principio e convenienza, snaturarsi nei suoi valori, nelle sue tradizioni e nei suoi interessi gettandosi in ordine sparso in un abbraccio con la Russia che ci è del tutto estraneo e che rischia di essere soffocante.

 

La Russia non è Occidente, e non vuole neanche diventarlo.

L'Europa non è Asia e non può e non deve diventarlo.

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Magari non deve per forza essere un nemico, ma non può essere un partner strategico se non per occasionali convergenze di interesse o al limite per intessere relazioni economiche su un piano di parità e non di subordinazione.

L'episodio di cui parli, di 15 anni fa è l'eccezione e non la regola nei rapporti Ovest-Est e non può essere quindi letto come un paradigma.

Gli interessi della Russia non sono quelli dell'Europa, posto che l'Europa ambisca ad avere un proprio ruolo nello scenario internazionale, almeno come terzo/quarto angolo di un poligono, e non possono esserlo per una serie di ragioni, che vanno dalla leva energetica che non può essere affidata ai capricci di Mosca, alla questione delle libertà e dei valori democratici che non devono essere inquinati dall'autoritarismo personalistico russo, al problema del baricentro geopolitico che deve rimanere euroatlantico e non deve diventare euroasiatico.

A maggior ragione dopo la Brexit le cui conseguenze rischiano di indebolire l'identità europea, l'Europa dovrebbe cercare di individuare un proprio ruolo nel mondo multipolare e non invece, in nome di non si sa bene quale principio e convenienza, snaturarsi nei suoi valori, nelle sue tradizioni e nei suoi interessi gettandosi in ordine sparso in un abbraccio con la Russia che ci è del tutto estraneo e che rischia di essere soffocante.

 

La Russia non è Occidente, e non vuole neanche diventarlo.

L'Europa non è Asia e non può e non deve diventarlo.

 

Per me e' un errore, prima di tutto perche' la Russia voleva relazionarsi con l'Occidente ma e' stata respinta, secondo perche' gli equilibri stanno cambiando e portare la Russia dalla nostra parte isolando la Cina sarebbe strategico.

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Un articolo di Beppe Severgnini sul Corsera di ieri compara la sentenza americana pro Trump con quella inglese pro Brexit e ripropone quella differenza di voto tra aree urbane e aree rurali che già era stata rilevata nei giorni successivi al risultato britannico, che poteva apparire allora estemporanea ma che dopo la sconfitta di Hillary pare essere frutto di una vera e propria tendenza.

 

 

Analizzando il voto americano, si potrebbe desumere che i grandi centri abitati sembrano vaccinati contro il populismo aggressivo. Quelli piccoli e le zone rurali invece si sono dimostrate più vulnerabili

 

Com’è potuto accadere? Conoscete la risposta: lontano dalle città le percentuali sono rovesciate. Nelle piccoli centri e nell’America rurale, Donald Trump ha battuto Hillary Clinton: 62 a 34. Qualcosa del genere era successo nel Regno Unito in giugno: Londra e le grandi città hanno votato in massa per restare nell’Unione europea; nel resto dell’Inghilterra, la maggioranza ha scelto invece di andarsene (Brexit). E ha ottenuto ciò che voleva.

 

 

L’internazionale populista ha festeggiato questi due risultati come un successo della «gente» contro le élite: è una sciocchezza. La gente — tanta gente — vive anche nelle grandi città, spesso in condizioni non facili. Le élite stanno anche nei piccoli centri e nelle campagne, dove quasi sempre esercitano un grande potere.

 

La verità è un’altra: le città sembrano vaccinate contro il populismo aggressivo. I piccoli centri e le zone rurali si sono dimostrate più vulnerabili a questo tipo di propaganda, e più affascinate dai personaggi che la diffondono.

 

Domanda: perché? Perché le bugie e le provocazioni che hanno costellato la campagna elettorale di Donald Trump — l’irrealizzabile muro col Messico, le impossibili deportazioni di massa, le grottesche minacce di mettere in galera l’avversaria — non sembrano averlo danneggiato, lontano dai grandi centri urbani?

 

Perché le bizzarre promesse di Nigel Farage — compresa quella di trasferire 350 milioni di sterline la settimana dall’Unione europea al Servizio Sanitario Nazionale (NHS), promessa ritirata poche ore dopo la vittoria — sono state derise a Londra e a Manchester, ma prese sul serio nello Yorkshire e nelle West Midlands?

 

Una risposta potrebbe essere questa: le città forniscono anticorpi contro i demagoghi e le loro lusinghe. I grandi centri urbani — in America, in Europa, in Italia — non sono luoghi migliori; anzi, spesso offrono condizioni di vita più impegnative (soprattutto nelle periferie, di cui parliamo molto e per cui facciamo relativamente poco). Ma sono posti dove è più difficile coltivare indisturbati le proprie ossessioni.

 

Le città — è il loro pregio maggiore — disturbano. I mezzi pubblici, le stazioni, le strade, i bar, gli incontri, le facce nuove: tutto porta stimoli e fatica, passioni e dubbio. Le semplificazioni demagogiche vengono guardate con diffidenza. Ci si può credere, in un primo momento. Ma entro dieci minuti o cento metri s’incontra qualcuno che non ci crede. E si è costretti, come minimo, a pensarci.

 

L’isolamento, invece, riduce gli stimoli e conferma le convinzioni; quand’è prolungato, facilita le ossessioni.

 

In Gran Bretagna parte del voto per Brexit sembra essere stata il risultato di un umore cupo, più che di un ragionamento informato. Una prova? Quasi nessuno di coloro che, il giorno del referendum, hanno scelto di restare nella Ue (Remain) ha cambiato idea sul proprio voto; almeno il 10% di quelli che hanno votato per uscire (Leave) s’è invece pentito (fonte: British Election Studies). Questo scarto, il 23 giugno scorso, avrebbe mantenuto il Regno Unito nell’Unione europea.

 

Chi ha vissuto e viaggiato negli Usa l’ha visto; chi conosce il cinema e le letteratura americana lo immagina. Nella Big Country, lontano dalle grandi città, abita una nazione generosa ma sospettosa, resiliente ma ingenua. Daniel Patrick Moynihan (1927-2003, quattro volte senatore Usa) diceva: «Tutti hanno il diritto alle proprie opinioni. Non ai propri fatti». Oggi non lo potrebbe ripetere. Milioni di elettori americani si sono costruiti fatti su misura e hanno votato di conseguenza.

 

Magari perché non conoscono chi possa smentire certe notizie o discutere certe convinzioni. Vivono infatti con persone che la pensano come loro, e un algoritmo di Facebook studiato per confermare le idee e i sospetti che hanno già.

 

 

Io credo che come lettura ci possa stare, anche se parlare di semplici stimoli forse è un po' superficiale: perché anche "le campagne" i loro stimoli ce li hanno, solo che sono diversi da quelli delle aree urbane. Io quindi ragionerei sulla loro "qualità" e non sul fatto che vi siano o meno tali stimoli, e non parlerei di "vulnerabilità" a certe idee (cosa che implica un giudizio di valore), quanto piuttosto di un diverso grado intrinseco di "ricettività".

 

La società liquida in cui stiamo vivendo -anzi, a questo punto parlerei addirittura di società molecolare- credo abbia davanti a sé un ultimo argine alla sua completa realizzazione, e questo argine è rappresentato dalle campagne in cui "sopravvivono" comunità ancora in parte caratterizzate da dinamiche relazionali di un certo tipo, diciamo pure alla "vecchia maniera", in cui il singolo non è ancora disperso, come una molecola appunto, in una specie di non-luogo che ingloba tutto ma di fatto nulla, ma è bensì parte di un insieme caratterizzato e identitario, in cui funzionano ancora, per così dire, certi meccanismi sociali capaci di dare un amalgama alle persone, di mantenere il senso della comunità: la conoscenza di tutti con tutti, i problemi locali che bene o male coinvolgono l'intera comunità, l'intreccio delle parentele e dei micro-interessi, il ripetersi delle abitudini quotidiane individuali che inevitabilmente finiscono per interagire con quelle degli altri ecc.

Facile quindi che in un simile contesto possano svilupparsi e radicalizzarsi idee comuni, giuste o sbagliate che siano e che tali idee al momento del dunque siano proiettate in massa nelle urne. E siccome ogni piccolo centro è bene o male la replica di sé stesso, altrettanto facilmente le stesse idee verranno riprodotte, ovvero recepite come una specie di "contagio" trovando in ogni comunità il medesimo terreno fertile. Da qui l'onda populista che pare travolgere tutto e tutti.

 

Nelle città questo non avviene. Nelle città i legami sono più blandi, le microdinamiche sono meno invasive, l'individualismo è più esasperato, il senso della comunità è del tutto relativo, e la circolazione delle idee è infinitamente superiore. In questo senso, paradossalmente, le grandi città cosmopolite e vitali sono il paradigma della liquefazione sociale e di decostruzione della relazionalità, dove vi è tanto di tutto ma tutto assai superficiale e provvisorio, idee comprese: che quindi non hanno oggettivamente il tempo per attecchire in profondità, perché subito sostituite da altre, magari più evolute o semplicemente innovative, prodotte da scambi continui e da relazioni multiple, non necessariamente "migliori" ma semplicemente frutto di una elaborazione più vasta e sfaccettata.

 

È un bene? È un male?

Io credo sia ambivalente. Le "campagne" che custodiscono e tentano di difendere un certo tipo di valori rappresentano una specie di argine alla definitiva liquefazione dell'individuo e quindi intrinsecamente sono un bene. Ma allo stesso tempo essendo in qualche modo autoreferenziali e per certi versi "chiuse" sono in grado di "partorire mostri", ovvero produrre idee circoscritte al loro giro l'orizzonte, avulse dai movimenti complessivi, e questo ovviamente è un male soprattutto se si ripercuote sul globale.

Per contro "le città" sono dei laboratori straordinari, continue fucine di idee anche se non tutte necessariamente positive, che soffrono però di una drammatica deidentizzazione, al punto da trasformarsi in immensi, frenetici non-luoghi privi di calore e sicurezza e questo è egualmente un male che un domani o un dopodomani potrebbe arrivare anche a tracimare oltre l'argine.

 

Siamo quindi di fronte ad una dicotomia irrisolvibile?

Forse no. Forse è solo una questione di flussi che cominciano ad alternarsi: dopo gli eccessi della globalizzazione predatoria che hanno portato alla crisi nata dai subprime che stiamo ancora vivendo, questa è la fase dell'onda populista, che tuttavia potrebbe esaurirsi una volta raggiunto il suo apice per poi rifluire lasciando finalmente spazio alla razionalità moderata. Un auspicio più che una certezza, come pure è un auspicio che i due mondi a confronto (le aree urbane e quelle rurali) possano interagire solo con i pregi, depotenziando i rispettivi difetti.

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Un articolo di Beppe Severgnini sul Corsera di ieri compara la sentenza americana pro Trump con quella inglese pro Brexit e ripropone quella differenza di voto tra aree urbane e aree rurali che già era stata rilevata nei giorni successivi al risultato britannico, che poteva apparire allora estemporanea ma che dopo la sconfitta di Hillary pare essere frutto di una vera e propria tendenza.

 

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Siamo quindi di fronte ad una dicotomia irrisolvibile?

Forse no. Forse è solo una questione di flussi che cominciano ad alternarsi: dopo gli eccessi della globalizzazione predatoria che hanno portato alla crisi nata dai subprime che stiamo ancora vivendo, questa è la fase dell'onda populista, che tuttavia potrebbe esaurirsi una volta raggiunto il suo apice per poi rifluire lasciando finalmente spazio alla razionalità moderata. Un auspicio più che una certezza, come pure è un auspicio che i due mondi a confronto (le aree urbane e quelle rurali) possano interagire solo con i pregi, depotenziando i rispettivi difetti.

 

Bell'analisi che condivido pienamente. Avevo letto l'articolo di Severgnini che citi ed in effetti sono impressionanti le differenze di voto tra città grandi e piccole/medie cittadine. Negli Stati in bilico che sono risultati decisivi (Pennsylvania, Michigan, Ohio e Florida) per Trump che se li è aggiudicati con scarti ridotti, il voto è stato largamente a favore di Hillary Clinton (con percentuali tipo 70-30 e anche di più) in quelli che noi definiremmo capoluoghi (Philadelphia, Detroit, Miami, ecc.) mentre nel resto del territorio di questi Stati appunto, Trump ha vinto nettamente. La contrapposizione città-campagna (tanto per metterla in termini chiaramente semplicistici ma indicativi) non è mai stata così forte negli USA come in questa elezione.

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