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phoenix

Il Giornale: "Approvata la norma definita anti SuperLega, ma c’è il nodo costituzionalità: in caso di ricorsi, potrebbe essere fatta valere la libertà di associazione"

Post in rilievo

L'obiettivo di fare una norma è comunque quello di forzare la situazione. Poi che la norma sia o meno illegittima o peggio anticostituzionale ci vogliono anni per accertarlo e non è nemmeno una cosa scontata. Ci sono leggi dello stato o delle regioni palesemente incostituzionali eppure ci vogliono anni e anni prima che vengano spazzate via, anche perché ricordo che il privato cittadino non può andare direttamente alla corte costituzionale.. Idem per le norme che violano la concorrenza, anche qui ci vuole parecchio tempo prima che ad esempio l'antitrust intervenga.. Non parliamo poi di giustizia europea che a sua volta ci mette anni per decidere.. Peraltro credo che la figc sia un ente di diritto pubblico quindi la delibera che è stata assunta ieri nel caso andrebbe impugnata dagli interessati al tar del Lazio.. Oppure potrebbe essere impugnata una eventuale esclusione dal campionato di una società che rifiutasse di partecipare ad una coppa organizzata dall'uefa per partecipare invece alla superlega o a qualsiasi altra manifestazione.. In ogni caso qualunque sia la procedura, i tempi sono abbastanza lunghi.. Nel contempo è chiaro che una serie a senza Juve Inter Milan non ha alcun senso per tv e sponsor, per cui è probabile che qualora la superlega dovesse realmente partire, verrà trovata una mediazione.. Non è nemmeno da escludere che alla fine la uefa accetti di ripartire diversamente i soldi..mai come in questo caso solo il tempo chiarirà le questioni 

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3 ore fa, Iscrittodal2008 ha scritto:

se si realizzasse la superlega il conto in banca del ducetto ceferin piangerebbe lacrime amare

penso che si potrebbe transare questa situazione elargendo all'uefa una percnetuale degli introitidella superlega imho

Mai

I soldi se li devono guadagnare da soli

 

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...in teoria nel gruppo SuperLega sarebbe rimasta solo la Juventus...

 

E come ti sbagli...noi portiamo sempre la bandiera del male, ma andateacagare...

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il piccolo nodo costituzionalità .ghgh  magari cambieranno pure quella per evitare la SL.

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Il Giornale è una delle poche testate giornalistiche italiane che in questa vicenda sta svolgendo il suo lavoro con professionalità. Rispetto.

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2 ore fa, Antojuve66 ha scritto:

Articolo interessante sulle ultime novità di Dicembre sulla sentenza "SKATING Union"

Notate come vi sia stata una ulteriore sentenza sul caso Skating Union con il riconoscimento alle federazioni di poter fare delle norme di pre-autorizzazione che però devono essere "eque e proporzionate".

 

Significa quindi che è legittimo per la FIGC fare una norma per l'autorizzazione ma in nessun modo tale autorizzazione può essere lesiva degli interessi di un organizzatore terzo e violare l'articolo 101 TFUE (quindi eventuali minacce di sostanziale radiazione). 

 

Altro aspetto rilevante è che viene definita la sede delle controversie: Il TAS di Losanna.

 

In primo luogo, il Tribunale chiarisce che gli enti sportivi possono (continuano a) attuare sistemi di pre-autorizzazione per gli eventi concorrenti, ma queste regole devono essere eque e proporzionate e non devono ostacolare indebitamente gli eventi concorrenti. Il diritto della concorrenza dell'UE si applica alle azioni degli organi di governo dello sport, che spesso hanno un duplice ruolo (i) di regolamentazione e (ii) di organizzazione attiva degli eventi. In secondo luogo, il Tribunale ha approvato le norme di arbitrato obbligatorio come previste nelle regole di molti organi di governo dello sport che portano automaticamente le controversie relative allo sport al CAS di Losanna. Ha inoltre ritenuto che vi siano ancora sufficienti modi in cui gli atleti e gli organizzatori possono invocare il diritto dell'Unione europea, compreso il diritto comunitario della concorrenza, dinanzi alle autorità e ai tribunali nazionali, in modo tale che l'efficacia del diritto comunitario della concorrenza non sia compromessa dalle norme di arbitrato obbligatorio. Per quanto concerne, infine, l’attività dell'ISU, il Tribunale ha stabilito che l'ISU, in quanto federazione sportiva, è soggetta agli obblighi di cui all'articolo 101 TFUE e, pertanto, non deve falsare la concorrenza tra i diversi eventi sportivi limitando l'accesso degli atleti a tali eventi.

 

Poco prima della pausa natalizia, il Tribunale di 1° grado dell’Unione europea ha pronunciato la sentenza, nella causa T-93/18 International Skating Union/Commissione europea, confermando che le norme dell'Unione Internazionale di pattinaggio (ISU) - che prevedono sanzioni severe contro gli atleti che partecipano a gare di pattinaggio di velocità da essa non riconosciute - si pongono in contrasto con le norme dell’Unione europea in materia di concorrenza. Occorre premettere che l'ISU è l'unica federazione sportiva internazionale riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale per la gestione e l'amministrazione del pattinaggio di figura e di velocità, e organizza tutte le principali competizioni internazionali in questo settore. Tutti i pattinatori di velocità e di figura affiliati alle federazioni nazionali che sono membri dell'ISU sono soggetti al sistema di pre-autorizzazione dell'ISU, comprese le cosiddette "regole di idoneità". Il regolamento ISU prevede, tra l'altro, che un pattinatore che partecipa ad una manifestazione non autorizzata si trovi a dover affrontare gravi sanzioni, come la sospensione per diversi anni (o addirittura l'interdizione a vita) da qualsiasi gara organizzata dall'ISU. La procedura di infrazione è stata avviata a seguito di una denuncia alla Commissione europea (Commissione) da parte di due pattinatori di velocità olandesi, ai quali l'ISU aveva vietato di partecipare a una gara ad Abu Dhabi in un nuovo formato, organizzata da una società privata coreana. Al termine della sua indagine, iniziata nel 2014, la Commissione, l'8 dicembre 2017, ha deciso che le norme di ammissibilità dell'ISU violavano le norme europee in materia di concorrenza, in particolare, con riguarda all'articolo 101 del TFUE, che contiene un generale di accordi restrittivi della concorrenza. La Commissione ha così ordinato all'ISU di modificarle, pena il pagamento di una penalità di mora in caso contrario. La Commissione ha ritenuto che le norme di ammissibilità alla competizione impedissero agli organizzatori concorrenti di organizzare eventi sportivi alternativi e che avessero lo scopo di limitare la libera partecipazione dei pattinatori professionisti di velocità ad eventi internazionali di terzi. Le norme privavano così gli operatori dei servizi di atleti necessari per ospitare tali competizioni. La Commissione si è inoltre opposta al meccanismo di arbitrato obbligatorio dell'ISU per contestare le decisioni di ammissibilità. La Commissione ha riconosciuto che l'arbitrato era un metodo generalmente accettato per risolvere le controversie e che l'accettazione di una clausola arbitrale in quanto tale non costituiva una restrizione della concorrenza. Tuttavia, ha ritenuto che le regole dell'arbitrato rafforzassero le restrizioni della concorrenza causate dalle regole di ammissibilità, rendendo difficile ottenere un'effettiva tutela giurisdizionale contro qualsiasi decisione di ineleggibilità dell'ISU che fosse contraria all'articolo 101 del TFUE, e che gli atleti fossero tenuti ad accettare le regole dell'arbitrato e la giurisdizione esclusiva della Corte di Arbitrato per lo Sport (CAS). La Commissione ha quindi concluso che le regole dell'Arbitrato d'Appello, pur non costituendo una violazione del diritto degli atleti ad un equo processo, hanno rafforzato la restrizione della libertà commerciale degli atleti e la preclusione dei potenziali concorrenti dell'ISU in base alle regole di ammissibilità. Data la decisione della Commissione, l'ISU ha presentato ricorso contro la stessa dinanzi al Tribunale dell'UE. La sentenza del Tribunale dell’UE del 16 dicembre 2020 è sostanzialmente di conferma della decisione della Commissione. Tuttavia, esso si è discostato dalla Commissione per quanto riguarda il ruolo e la rilevanza delle norme ISU sull'arbitrato obbligatorio, rinviando i potenziali ricorrenti esclusivamente alla CAS di Losanna (Svizzera). Un aspetto che merita di essere posto in rilievo è la valutazione del Tribunale in merito alla natura dell'ISU, che esporrebbe quest’ultima ad un "conflitto di interessi", dato che l'ISU non è solo la federazione sportiva che regola lo sport e autorizza le manifestazioni, ma organizza essa stessa manifestazioni di pattinaggio. È importante sottolineare che, in quanto tale, il Tribunale ha ritenuto legittimo che gli enti sportivi garantiscano norme comuni per gli eventi sportivi attraverso un sistema di pre-autorizzazione. Ha ritenuto legittimo che l'ISU protegga l'integrità dello sport dal rischio di manipolazione delle scommesse, ad esempio. Sebbene, quindi, sia stata riconosciuta la natura di “garante” dell’ISU rispetto all’organizzazione degli eventi sportivi in esame, è fondamentale non privare indebitamente gli organizzatori terzi dell'accesso al mercato. Inoltre, i sistemi di pre-autorizzazione devono avere regole eque e proporzionate. Nel caso in questione, mentre le regole di ammissibilità perseguivano scopi legittimi, come la protezione contro la manipolazione delle scommesse e la garanzia che le competizioni sportive rispondessero a standard comuni, esse andavano “ultra petita” e, quindi, non erano proporzionate. Un fattore chiave che ha contribuito a questa conclusione è stata la severità delle potenziali sanzioni. Per contro, il Tribunale dell'UE ha ritenuto che la Commissione avesse torto a ritenere che le norme sull'arbitrato obbligatorio, e che l'attuale sistema di arbitrato adottato dall'ISU e da molti altri organi di governo dello sport, che essenzialmente concede alla CAS la giurisdizione esclusiva sulle controversie sportive, non viola il diritto dell'UE. Per quanto attiene più strettamente il diritto della concorrenza e il tema del risarcimento dei danni in caso di violazione, il Tribunale ha inoltre osservato che, se è vero che le norme arbitrali non consentono ai pattinatori di adire un tribunale nazionale per l'annullamento di una decisione di inammissibilità che viola l'articolo 101, paragrafo 1, TFUE, resta il fatto che i pattinatori possono, se lo desiderano, proporre un'azione di risarcimento danni dinanzi a un tribunale nazionale. In tali casi, secondo il Tribunale, i giudici nazionali non sono vincolati dalla valutazione della CAS, in particolare in materia di diritto dell'Unione. E anche gli atleti e gli organizzatori terzi di eventi potrebbero a loro volta rivolgersi alle autorità nazionali competenti in materia di concorrenza. Ma viepiù. Secondo il Tribunale, i giudici nazionali possono anche presentare una richiesta di pronuncia pregiudiziale alla Corte di giustizia. La sentenza ISU ha anche evidenziato la differenza tra la giurisdizione della CAS in questo caso e la sentenza Achmea (C-284/16). In quest'ultima sentenza gli Stati membri dell'UE hanno convenuto di ridurre la competenza dei loro tribunali e dei tribunali dell'UE a favore dei tribunali arbitrali (ad es. ICSID o altro). Tuttavia, nel caso in questione, l'istituzione del CAS non pregiudica il diritto dei tribunali nazionali e dell'UE di applicare e interpretare il diritto della concorrenza dell'UE. E’ bene ricordare che con la sentenza in commento si è concluso il 1° grado di giudizio, ma la sentenza del Tribunale può ancora essere impugnata dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione. Qualche prima osservazione conclusiva sulla portata della sentenza, si può trarre. La sentenza fornisce chiarezza su due punti che hanno una rilevanza pratica non solo per lo sport del pattinaggio, ma essenzialmente per tutti gli enti sportivi e per i loro membri atleti in tutto il mondo. In primo luogo, il Tribunale chiarisce che gli enti sportivi possono (continuano a) attuare sistemi di pre-autorizzazione per gli eventi concorrenti, ma queste regole devono essere eque e proporzionate e non devono ostacolare indebitamente gli eventi concorrenti. Il diritto della concorrenza dell'UE si applica alle azioni degli organi di governo dello sport, che spesso hanno un duplice ruolo (i) di regolamentazione e (ii) di organizzazione attiva degli eventi. In secondo luogo, il Tribunale ha approvato le norme di arbitrato obbligatorio come previste nelle regole di molti organi di governo dello sport che portano automaticamente le controversie relative allo sport al CAS di Losanna. Ha inoltre ritenuto che vi siano ancora sufficienti modi in cui gli atleti e gli organizzatori possono invocare il diritto dell'Unione europea, compreso il diritto comunitario della concorrenza, dinanzi alle autorità e ai tribunali nazionali, in modo tale che l'efficacia del diritto comunitario della concorrenza non sia compromessa dalle norme di arbitrato obbligatorio. Per quanto concerne, infine, l’attività dell'ISU, il Tribunale ha stabilito che l'ISU, in quanto federazione sportiva, è soggetta agli obblighi di cui all'articolo 101 TFUE e, pertanto, non deve falsare la concorrenza tra i diversi eventi sportivi limitando l'accesso degli atleti a tali eventi.

Ho letto ieri questa sentenza, in pratica rispetto alla prima del 2017 sono stati accolti due punti della difesa ISU, tra cui la legittimità di rivolgersi al CAS di Losanna, per il resto ha confermato la sentenza di primo grado. Adesso l'ISU può impugnare anche questa sentenza e andare al prossimo (e credo ultimo) grado di giudizio.

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1 ora fa, mauri8000 ha scritto:

Ma sì dai, tanto se Juventus, Milan e Inter affondano nei debiti che vuoi che succeda al resto del calcio italiano? Mal che vada si finisce a fare la parte che oggi fa in Europa il Campionato finlandese. 

Purtroppo, a causa dell’incapacità solita di guardare al medio/lungo termine (e la stessa cosa fecero con farsopoli 2006) l’Italia calcistica è destinata a portoghesizzarsi: tantissimo calore e tifo viscerale ma movimento calcistico periferico. Tempo 10 anni e la maggioranza dei nazionali farà parte di team stranieri

 

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2 ore fa, Jon Stark ha scritto:

Infati il problema non sono certamene gravina e comany, ma Ceferin e quell'idiota biondo che risiede oltremanica

Direi anche soltanto il biondo. Il problema è proprio che le 6 Inglesi sono fuori dalla UE e non sono tutelate dal Trattato Europeo. Quindi ad oggi è possibile una Superlega solo con le squadre di paesi UE.

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2 ore fa, bianconero75 ha scritto:

La battaglia di “libertà “ deve essere anche mediatica ... visto il mondo in cui viviamo ...

 

e un comunicato di Superlega per dire che questa norma è una porkata non ci starebbe certo male ... perché aprirebbe il dibattito che ora è a senso unico.

Quando ci sarà la possibilità reale di formare una Superlega quella norma verrà impugnata.

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46 minuti fa, Bertok ha scritto:

Quando ci sarà la possibilità reale di formare una Superlega quella norma verrà impugnata.

Una cosa è la tutela processuale in altra è quella mediatica ....

 

Mediaticamente occorre preparare il campo molto meglio di quanto è stato sinora fatto...

 

il processo “di piazza” sta diventando sempre più importante e spesso purtroppo condiziona anche il processo “nell’aula di giustizia”...

 

meglio tenere “acceso” il dibattito che fare iniziative improvvise... come poi i fatti hanno sinora ampiamente dimostrato... 

 

non dovrebbe ma purtroppo è così.

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3 ore fa, Antojuve66 ha scritto:

La questione è più articolata ... la sentenza Skating è favorevole ma lascia alle federazioni un ruolo preminente da un punto di vista SPORTIVO ... diciamo che il principio della concorrenza e della libera impresa è tutelato ma alle federazioni è riconosciuto un ruolo di tutela dello sport ... è chiaro che nel momento in cui le federazioni diventano anche organizzatori di eventi la questione diventa più delicata perchè in quel caso cominciano a girare i soldi ... ed è lì che deve intervenire la normativa ... dalla FIGC alla UEFA fino alla FIFA devono togliere le mani dalle competizioni tra club altrimenti si fanno male ... 

Non c'è bisogno di andare a pigliare il pattinaggio e le sentenze sullo skating. Basta vedere cos'è successo alla FIBA quando per ben due volte ha tentato di opporsi all'ULEB minacciando i club e le federazioni che partecipano all'Eurolega. 

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28 minuti fa, bianconero75 ha scritto:

Una cosa è la tutela processuale in altra è quella mediatica ....

 

Mediaticamente occorre preparare il campo molto meglio di quanto è stato sinora fatto...

 

il processo “di piazza” sta diventando sempre più importante e spesso purtroppo condiziona anche il processo “nell’aula di giustizia”...

 

meglio tenere “acceso” il dibattito che fare iniziative improvvise... come poi i fatti hanno sinora ampiamente dimostrato... 

 

non dovrebbe ma purtroppo è così.

Si mi aspetto anche io qualche dichiarazione in merito, anche senza andare per forza al tribunale. Credo stiano aspettando eventuali sanzioni Uefa per muoversi, vediamo.

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5 ore fa, Lincoln ha scritto:

Penso che andrà così. Esistono anche le ritirate strategiche, probabilmente ora i club fondatori staranno facendo calmare le acque, intanto che il ducetto in forza alla UEFA continua a sbraitare, e poi se ne riparlerà. Ho idea che in estate ne vedremo delle belle.

ma io leggo in questa direzione anche il comportamento di due delle 6 proprietà inglesi:

<< Governo inglese mi avete costretto a questo tarantella del comunicato e io metto in vendita la società, poi se non viene nessuno a rilevare ben capendo che è un settore politicizzato, io tra 1 anno ci riprovo e tu Governo inglese, ti stai zitto e muto, come pure i 1000 scalmanati pagati da chi sa chi>>

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5 ore fa, JuveMyLove ha scritto:

Assurdo, fatta in cosa? 1 settimana?

Che tristezza...

per modificare le Noif credo ci voglia il voto favorevole della maggioranza  di tutte le squadre di 

Serie A

Serie B

Serie C

 

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51 minutes ago, Ste71 said:

Non c'è bisogno di andare a pigliare il pattinaggio e le sentenze sullo skating. Basta vedere cos'è successo alla FIBA quando per ben due volte ha tentato di opporsi all'ULEB minacciando i club e le federazioni che partecipano all'Eurolega. 

Sto cercando di capire e trovare le maggiori affinità. La sentenza Skating è sentenza abbastanza consolidata. Per quanto riguarda l'Eurolega i giochi sembrano invece essere più aperti. Mi devo scusare con chi ho ieri preso un pò duramente ma che aveva ragione su possibili profili di "limitazione della concorrenza" per quanto riguarda la Superlega che rappresenterebbe una sorta di abuso di posizione dominante.  Questo che segue è un articolo del 29 Gennaio di tal Antonio Cattaneo sulla Carta Igienica Rosa e che sembra precorrere quello che è accaduto adesso. Chiaro che qui si parla delle modalità di funzionamento della Superlega che sarebbero in discussione mentre sulla liceità di esistere dubbi non ne sussistono. Il discorso prende una piega che è più economico finanziaria ad un certo punto: cosa accresce maggiormente la salute del Sistema Calcio? Il modello UEFA (fallimentare) o la Superlega (che pare elitario)?  La discussione è più articolata di quanto si immagini. Di certo di fronte all'ottusità dei feudatari delle federazioni è inevitabile che arrivi una stangata. Ma detto ciò la Superlega va pensata con attenzione in termini di formula di funzionamento (come associazione è invece fuori di dubbio che possa esistere).  

 

29/01/2021

Negli ultimi mesi si è molto discusso sulla possibile creazione di una Superlega, un campionato di calcio Europeo a numero chiuso.

Il Times ha svelato che la competizione, annuale, vedrebbe partecipare 20 squadre, di cui 15  membri permanenti e cinque qualificate di anno in anno in base a criteri non ancora stabiliti. L’obiettivo dichiarato della Superlega sarebbe quello di incrementare i ricavi dei partecipanti, e distribuire una somma di 4 miliardi di Euro a stagione, a fronte dei 3,2 incassati dalla UEFA per la vendita dei diritti televisivi della Champions League, Europea League e Supercoppa europea (dato della stagione 2018/2019).

 

Guardando al passato si può notare che non è la prima volta che un gruppo di squadre europee minaccia la creazione di una competizione separata da quelle ufficiali. Nel 1998, Media Partners era arrivata molto vicino alla creazione della European Soccer Superleague. Tra la reazione ostile del pubblico – che vedeva nel progetto un veicolo per i grandi club per arricchirsi alle spalle dei “piú piccoli” – e la chiara ostruzione della UEFA – che aveva minacciato sanzioni severe contro i club partecipanti ed i loro tesserati – il progetto si arenó. Tuttavia, la pressione operata dai club capitanati da Media Partners ebbe quale effetto una sostanziale modifica del format della Champions League, in cui a partire dalla stagione 1998-1999 sono stati riservati un numero (crescente) di posti per le squadre provenienti dai 6 maggiori campionati europei. In tal modo, la UEFA garantí l’espansione della Champions League e una maggiore distribuzione di ricavi ai club, in particolar modo, favorevole per le squadre di vertice. Alla luce di quanto detto fino ad ora, pare dunque chiaro che la strategia dei club di vertice di minacciare la creazione di una lega rivale sia ragionevolmente volta ad ottenere concessioni di natura economica o politica.

Contrapponendosi al progetto svelato dal Times, il 21 Gennaio la FIFA ha pubblicato una nota, congiuntamente con le 6 Confederazioni Internazionali (UEFA, AFC, CAF, Concacaf, CONMEBOL, OFC), attraverso la quale ha chiarito nuovamente che la Superlega ipotizzata non verrebbe riconosciuta dalla FIFA e dalle confederazioni, e che qualsiasi squadra o giocatore che vi dovesse partecipare sarebbe automaticamente escluso/a dalle competizioni organizzate dagli organismi Federali.

La condotta della FIFA e della UEFA, in quanto associazioni di imprese che esercitano attività economiche, non può che sollevare l’interesse delle istituzioni dell’Unione Europea. Da Walrave, a Bosman, fino a Meca-Medina, le istituzioni UE hanno confermato che la condotta degli enti sportivi può avere una rilevanza sotto il profilo del diritto dell’UE, e in particolare, in relazione a possibili restrizioni della libertà di movimento e della libera concorrenza derivanti dalle regole delle varie discipline sportive imposte ai partecipanti. Da ultimo, tale interesse è stato comprovato dal fatto che la Vice Presidente della Commissione si sia espressa in favore della posizione della FIFA e delle 6 Confederazioni summenzionate.

In tale contesto, la disamina della legalità della posizione assunta dalla FIFA e dalle Confederazioni è di particolare interesse e di grande attualità. Infatti, il 16 Dicembre 2020, è stata pubblicata la sentenza sul caso International Skating Union, attraverso la quale la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) si è espressa circa la legittimità delle norme della federazione mondiale del pattinaggio su ghiaccio, atte ad autorizzare eventi e aventi ad oggetto i criteri di ammissione a tali eventi previsti per atleti e altri tesserati. L’esame della sentenza ci fornisce un prisma fondamentale attraverso cui valutare l’ipotesi della Superlega e una possibile reazione della FIFA.

Il caso International Skating Union (ISU)

Il caso origina da una denuncia presentata alla Commissione europea da due pattinatori olandesi nel 2014, avverso le norme volte a disciplinare l’ammissione alle competizioni della International Skating Union (ISU). La ISU è la Federazione Internazionale responsabile su scala mondiale per la regolamentazione e organizzazione delle competizioni nelle varie discipline di pattinaggio su ghiaccio. In tal guisa, la ISU ha il compito di autorizzare le competizioni relative a tali discipline e al contempo di organizzare – tra gli altri eventi – i Campionati europei e la Coppa del mondo di pattinaggio.

Tornando al caso di specie, i due pattinatori denuncianti intendevano partecipare a una competizione internazionale organizzata da Icederby International, un ente commerciale esterno alla Federazione che prometteva agli atleti un premio in denaro superiore alla media offerta negli eventi ISU. Tuttavia, a norma degli Articoli 102 e 103 del Regolamento Generale ISU, gli individui – ivi inclusi atleti, staff tecnico, ufficiali di gara e altri – che prendano parte a competizioni non autorizzate dalla ISU sono soggetti a sanzioni che vanno da un’ammonizione alla radiazione.

Un sistema così strutturato ha l’effetto di dissuadere gli atleti dal prendere parte a competizioni non autorizzate, in ragione del timore di poter essere banditi dagli eventi ISU, tra cui Campionato Europeo e Coppa del Mondo, eventi, che potrebbero costituire l’apice della carriera di questi ultimi. La necessaria conseguenza dunque è l’effettiva impossibilità per organizzatori terzi che vogliano entrare nel mercato senza un’autorizzazione dell’ISU di attrarre tali atleti.

Nel 2017, la Commissione ha pertanto accolto il reclamo dei due pattinatori, ritenendo che le regole adottate dall’ISU e dai suoi membri violassero l’Articolo 101 TFUE, in quanto decisione di un’associazione di imprese avente per oggetto la restrizione della concorrenza sul mercato dell’organizzazione e dello sfruttamento commerciale di competizioni nel pattinaggio di velocità. La Commissione ha ritenuto che l’ISU utilizzasse il proprio potere regolamentare per proteggere i propri interessi economici, impedendo l’accesso al mercato ad organizzatori di eventi in concorrenza con i propri (Caso AT.40208).

La decisione della Commissione, avverso la quale l’ISU ha proposto appello, è stata in massima parte confermata dalla CGUE nella sentenza pubblicata il 16 Dicembre 2020. Nelle motivazioni, la Corte ha confermato che l’esame di una condotta potenzialmente restrittiva a norma dell’Articolo 101 TFUE debba tener conto: (i) degli obiettivi perseguiti tramite la stessa e (ii) del contesto in cui tale condotta è messa in atto (punto 67). Nel contesto economico e giuridico in cui la condotta emerge, le Federazioni internazionali esercitano un potere monopolistico sulla regolamentazione del proprio settore, che necessariamente ricade sulle imprese che esercitano un’attività economica in tale ambito. Le Federazioni pertanto utilizzano regole di autorizzazione e di “ammissibilità” al fine di garantire il controllo sulla struttura organizzativa del settore che sovrintendono. La Corte, richiamando la propria giurisprudenza in Ordem dos Técnicos Oficiais de Contas (C ‑ 1/12, EU: 😄 2013) e in MOTOE (C ‑ 49/07 EU: 😄 2008: 376) ha ricordato che “quando una normativa affida ad una persona giuridica, che organizza e sfrutta commercialmente essa stessa talune competizioni, il potere di designare i soggetti autorizzati a organizzare dette competizioni nonché di fissare le condizioni alle quali queste ultime sono organizzate, essa conferisce a tale ente un evidente vantaggio sui suoi concorrenti” (punto 70). Per evitare che tale impresa falsi la concorrenza, impedendo l’accesso di altri operatori al mercato e favorendo la propria posizione, è quindi necessario che l’esercizio della funzione regolamentare sia soggetto a limiti, obblighi e controlli.

Per ciò che concerne invece gli obiettivi perseguiti attraverso la condotta, la Corte ha fatto riferimento all’articolo 165 TFUE, il quale pone l’accento sulla funzione sociale ed educativa dello sport, e dispone che l’azione dell’UE sia atta a promuovere l’equità e l’apertura nelle competizioni sportive […] proteggendo l’integrità fisica e morale degli sportivi, in particolare dei più giovani tra di essi. Pertanto, la protezione dell’integrità dello sport è un obiettivo che enti sportivi possono legittimamente perseguire, come d’altronde confermato da consolidata giurisprudenza (Meca-Medina e Majcen, C ‑ 519/04 P, EU: 😄 2006: 492, punto 43). Al contempo, ulteriori obiettivi legittimi sono la protezione della salute e della sicurezza dei partecipanti (parere di AG Kokott in MOTOE C ‑ 49/07, EU: 😄 2008: 376, punto 90) e la protezione della struttura e del funzionamento il sistema (Lehtonen C-176/96 [2000] ECR I-02681, punto 54).

Le Federazioni sportive possono quindi invocare una serie di obiettivi legittimi per giustificare comportamenti che abbiano effetti restrittivi sul mercato. Tuttavia, occorre verificare se tali effetti siano inerenti e proporzionati al perseguimento degli obiettivi suddetti. Nel caso di specie, la CGUE ha ritenuto che i criteri utilizzati dalla ISU nel processo di autorizzazione di eventi e nell’applicazione delle norme di ”ammissibilità” non fossero: chiaramente definiti, sufficientemente trasparenti, non discriminatori, verificabili, e in grado di garantire agli organizzatori terzi un accesso effettivo al mercato rilevante (Punto 88). Ciò permetteva alla Federazione di esercitare un’ampia discrezionalità, e poteva dar luogo a un trattamento arbitrario e disproporzionato (Punto 110). Pertanto, la CGUE ha confermato la Decisione della Commissione, qualificando le norme ISU come “un’illegittima restrizione della concorrenza”.

Che lezione trarre dal caso ISU: di Federazioni, Superleghe ed Euroleghe

Nonostante la Corte si sia pronunciata contro la ISU, si può notare che, tra le altre cose, la sentenza conferma il margine di discrezionalità lasciato alle Federazioni Sportive nell’individuare i propri obiettivi. Tuttavia, il perseguimento di tali obiettivi deve avvenire in maniera trasparente e non discriminatoria, per evitare che tale condotta costituisca un mezzo per prevenire l’accesso al mercato di concorrenti e promuovere i propri interessi economici a loro discapito. Risulta quindi chiaro che il diritto UE – e le sue trasposizioni a livello nazionale – non vietano di per sé che un ente sportivo adotti norme volte a regolamentare l’autorizzazione di eventi o, d’altro canto, che un organizzatore di eventi decida di ignorare queste ultime e stabilire un’altra competizione.

In ambito calcistico, la FIFA delega l’autorizzazione di eventi e match internazionali alle confederazioni. L’articolo 49 dello Statuto UEFA prevede che “la UEFA esercita giurisdizione esclusiva circa l’organizzazione o l’abolizione di competizioni internazionali in Europa a cui partecipano le Associazioni membri e / o i loro club” e inoltre che “Partite, competizioni o tornei internazionali che non sono organizzate dalla UEFA ma che si svolgono nell’ambito del territorio della UEFA richiedono la previa approvazione della FIFA e / o della UEFA e / o delle Associazioni affiliate in conformità con i Regolamenti FIFA che disciplinano le partite internazionali e le eventuali regole di attuazione aggiuntive adottate dal Comitato Esecutivo UEFA” (Traduzione dell’autore). Qualora un club o un tesserato partecipi a una competizione in violazione di quanto sopra, possono essere disposte a suo carico sanzioni disciplinari che vanno da un ammonimento, fino alla sospensione da qualsiasi “football-related activity”.

In applicazione della giurisprudenza ISU, la UEFA e le altre confederazioni possono legittimamente esercitare le proprie funzioni regolamentari e disciplinari. Tuttavia, nell’espletamento di tali funzioni, la UEFA deve garantire che a) le misure adottate siano volte al perseguimento di obiettivi legittimi e le restrizioni create ne siano una proporzionata conseguenza, e che b) possibili conflitti di interesse non contaminino l’adozione e l’applicazione di tali regole. Ciò significa che i criteri per l’autorizzazione di competizioni di soggetti terzi devono essere trasparenti e non-discriminatori, e che le sanzioni previste debbono essere chiaramente previste e commisurate alla gravità della condotta dell’individuo.

È infine utile rimarcare che la creazione di una Superlega nel calcio non costituirebbe una novità nel panorama sportivo internazionale ed europeo. Infatti, nella pallacanestro l’Eurolega è una competizione “ad invito”, organizzata da un ente autonomo, la ECA, a cui la FIBA ha di recente risposto per le rime creando la propria Champions League, con accesso sulla base dei risultati nei campionati nazionali. Di conseguenza, è sorta una disputa tra le due. Da un lato la FIBA ha minacciato le Federazioni nazionali di escludere le rappresentative dalle competizioni FIBA se i club associati avessero preso parte alle competizioni organizzate dalla ECA. Dall’altro, l’Eurolega ha minacciato l’esclusione dei club vincitori dei campionati nazionali nel caso in cui altri club della stessa federazione non si impegnassero a partecipare alle competizioni ECA.

Entrambe le parti coinvolte hanno quindi presentato denuncia presso la Commissione UE, adducendo pratiche anticoncorrenziali in capo alla rispettiva rivale. L’Eurolega lamentava come la FIBA, in virtù del suo potere monopolistico nel mercato per l’organizzazione di competizioni delle nazionali di pallacanestro, abusasse di tale potere per favorire la propria Champions League. Al contrario, la FIBA denunciava il fatto che l’Eurolega e i club che ne sono parte hanno creato un’associazione di imprese a numero chiuso, capace di esercitare una posizione dominante nel mercato per l’organizzazione di competizioni internazionali di club.

È pertanto interessante notare che anche la condotta dell’associazione promotrice della Superlega, un’associazione di imprese che opera a numero chiuso e “ad invito”, può costituire una decisione volta a limitare la concorrenza. In tal senso, come precisato fino ad ora, la Superlega dovrebbe dimostrare di perseguire obiettivi legittimi in maniera proporzionata. Se, da un lato, la FIFA e le federazioni possono giustificare restrizioni tramite l’obiettivo di proteggere la redistribuzione delle risorse a beneficio del gioco, del calcio amatoriale e dei campionati nazionali, dall’altro la Superlega avrebbe l’onere di dimostrare che il progetto non ha la funzione esclusiva di arricchire il piccolo gruppo di partecipanti.

Conclusione

Nella disputa tra Eurolega e FIBA, le denunce sono state presentate ad inizio 2016 e, ad oggi, non vi è alcun segnale di interesse pubblico della Commissione UE ad aprire un’indagine ufficiale in merito. Le probabilità di arrivare ad una decisione sono quindi evidentemente limitate e ciò può servire da monito per coloro che intendano sollevare controversie con l’obiettivo di raggiungere la Corte di Giustizia.

Al tempo stesso, l’esempio di Jean Marc Bosman illustra come sia sufficiente  l’azione di un  individuo, o persona giuridica interessata, presso una Corte o Tribunale nazionale perché una questione pregiudiziale sia rimessa alla Corte di Giustizia ex Articolo 267 TFUE. In quest’ultima ipotesi, e quindi nel caso in cui la questione dovesse arrivare alla Corte di Giustizia, che si ricorda non essere  vincolata dalle decisioni della Commissione, potrebbe essere adottata a livello europeo una decisione in merito alla legalità delle condotte della FIFA e dei promotori della SuperLega.

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In Spagna è uscito un articolo sullo * sloveno,in pratica siamo ostaggio dei paesi dell'est con a capo la Russia di Putin e dei paesi Nordici.Dobbiamo sgominare questa banda di delinquenti facendo scendere in campo l'artiglieria pesante della malavita italiana,le nostre mafie di cui tutto il mondo ha paura,leggevo un articolo sulla stampa un paio di anni fa,dopo la strage di Charlie Hebdo che riportava che l'Isis non ha paura di nessuno,solo della mafia italiana,della Ndrangheta,la mafia si combatte con la mafia,è questa è una guerra che si deve combattere con le mafie per abbattere il mafioso,tutti sti parrucconi devono essere spazzati via.

 

Ceferin, l'uomo che è emerso dal ghiaccio

 

A una settimana dal terremoto causato dall'annuncio della Super League, la questione sembra ridursi a un antagonismo personale tra Florentino Pérez , leader dei ribelli, e Aleksander Ceferin, presidente della UEFA. Fino ad ora, sapevamo solo di Ceferin che ha tutto l'aspetto di un cattivo dei romanzi neri ambientato nella Guerra Fredda e che è sloveno, come Doncic. Per i madridisti, Ceferin era poco più che il ragazzo sorridente incaricato di regalare a Ramos la Coppa dei Campioni una sera di maggio. Ora è il nemico mortale di Florentino Pérez, che è riuscito a presentare all'opinione pubblica mondiale come un plutocrate avido di dollari, come Dalí amava definirsi. Ciò non è privo di meriti encomiabili, visto che il presidente UEFA è riuscito a reprimere (per ora) la più grande minaccia allo status quo dell'industria calcistica in vent'anni portando avanti una difesa numantina degli interessi economici di un pugno di petrochek arabi, Magnati russi e patrizi bavaresi.

 

Ma chi è questo Ceferin che è riuscito a sconfiggere Florentino Pérez e la Dirty Dozen in meno di 48 ore? Avvocato, 52 anni, sposato con un fotografo e padre, con lei, di tre figli, Ceferin è figlio di un prestigioso avvocato di Lujbljana e direttore di una scuola elementare nella capitale della Slovenia. Cattivo studente, bambino ribelle, tifoso croato di Hadjuk Split, come Modric, è entrato all'università l'anno in cui la Slovenia si è dichiarata indipendente dalla Jugoslavia. Nonostante il giovane Ceferin sia stato convocato, non doveva, secondo lui, sparare a nessuno, sebbene quell'esperienza, come si potrebbe supporre, lo abbia segnato profondamente. Per questo motivo, sostiene, non è facile destabilizzarlo psicologicamente, quindi Florentino sembra aver dichiarato guerra a un automa balcanico. Voleva fare il marinaio, ma come spesso accade in questi casi, ha seguito la tradizione di famiglia e si è laureato in Giurisprudenza: azzarda la sua voglia di avventura molto borghese attraversando di tanto in tanto il Sahara. L'ha fatto invece una volta in moto e quattro volte in macchina. È cintura nera di karate, un hobby che condivide con Putin, e parla, oltre allo sloveno, inglese e italiano. Apparentemente è un uomo familiare e introverso; severo ma affettuoso, molto riservato, molto scortese e amante soprattutto dei cani. Non è senza la sua grazia che, essendo il campione di Nasser Al Khelaifi, proprietario del PSG, cortigiano della famiglia reale del Qatar e uno dei promotori del Mondo degli schiavi (seimila lavoratori uccisi nella costruzione degli stadi, che si sa, e si sa poco), Ceferin si specializzerà come avvocato in Diritti Umani.

Ceferin y Putin

 

Aleksander Ceferin è diventato famoso nell'agosto 2016 quando, dal nulla, è corso come terzo in lizza per presiedere la UEFA dopo la squalifica, per corrotto, di Michel Platini. Tra l'ex presidente dell'Ajax e la federazione olandese, van Praag, e Ángel María Villar, Ceferin si è intrufolato come un outsider, presentandosi come un portabandiera per le federazioni più piccole, come la sua, di fronte agli oligarchi che minacciano dentro e fuori la stabilità del calcio europeo. Quando la rivista norvegese Josimar Fotball scoperto il "complotto baltico" che apparentemente aveva fabbricato la candidatura di un ragazzo eletto presidente della federazione calcistica slovena nel 2011 con l'accusa di aver violato il codice etico dell'istituzione (e coinvolto nell'opaco salvataggio di un club sloveno acquistato da uno dei i clienti dello studio del padre), Villar ha preso quelli di Villadiego, abbandonando la corsa presidenziale. Nel settembre dello stesso anno, ad Atene, Ceferin sconfisse in modo sbalorditivo van Praag, 55 voti contro 13, e divenne presidente della UEFA e vicepresidente della FIFA . Aveva il sostegno, nientemeno, di quello tedesco, francese, italiano, irlandese, di tutte le federazioni nordiche e, naturalmente, di quello russo.

 

Il padre di Ceferin è titolare di uno dei più prestigiosi studi legali in Slovenia, fondato anche durante l'esistenza della Jugoslavia comunista. Nel rapporto di Josimar, i giornalisti norvegesi Andreas Selliaas, Pål Ødegård e Håvard Melnæs hanno sottolineato i famigerati buoni e fluidi rapporti d'affari che Ceferin Sr. e il suo team legale avevano sempre intrattenuto con Mosca, già prima della caduta del muro di Berlino. Questi redattori tracciano l'origine della candidatura di Aleksander Ceferin alla presidenza UEFA nel fine settimana della finale di Coppa dei Campioni 2016: a Milano, un giorno prima che il Real vincesse l'Undécima, Kjetil Siem, la mano destra di Gianni Infantino ("direttore strategico" della FIFA nel 2016 e uno dei factotum che hanno regalato al Sudafrica i Mondiali 2010, scelta, com'è noto, per nulla suscettibile di macchia) ha riunito i presidenti delle federazioni di Norvegia, Svezia, Danimarca, Islanda, Finlandia e Isole Faroe, con Ceferin. A quel tempo, il presidente della federazione slovena non aveva reso pubblica la sua intenzione di contestare la corsa presidenziale UEFA, che non era un ostacolo per i nordici, che sono stati poi raggiunti dai russi, 'approvandolo' come candidato del "rinnovo". . " "Ceferin condivide molti dei valori nordici", si legge nella dichiarazione firmata congiuntamente dalle federazioni di Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia. Questo movimento, a priori confuso, poco intelligibile, si è rivelato essenziale ai giornalisti di Josimar: Vitaly Mutko, Ministro dello Sport del Cremlino,

Il sostegno nordico a Ceferin, nel caso della Super League e della sua controversa "inesistenza", è rilevante solo nella sua maschera della presenza di Putin. E perché Putin è importante, in tutto questo casino? Si dice nelle bugie del calcio europeo che il Cremlino abbia chiamato all'ordine uno dei suoi oligarchi più significativi dell'Europa occidentale, Abramovich, proprietario del Chelsea, uno dei club fondatori della Super League. La presenza del Chelsea (il "Chelski") nel progetto sovversivo sarebbe intesa a Mosca come dannosa per gli interessi della Russia. Forse è così che si comprende meglio il volo veloce della barca del rivale di Madrid in semifinale di Coppa dei Campioni, che ha approfittato dello spavento del City (come si dice anche a causa di un conflitto di interessi tra la capitale emiratina che sostiene esso e la possibile origine del denaro saudita che, attraverso JP Morgan, avrebbe finanziato la Super League) per cedere alle pressioni del governo britannico e abbandonare il caso meno di 24 ore dopo che era stato annunciato. Abramovich ha avuto un ruolo interessante, come "lobbista", attorno a Blatter (un altro amico intimo dell'FBI) quando la Russia ha contestato l'organizzazione dei Mondiali 2018 con l'Inghilterra. Quella Coppa del Mondo, in effetti, è stata organizzata dalla Russia. . Era una scommessa personale di un genio della propaganda come Vladimir Putin, lo zar bianco che è l'alfa e l'omega di tutto ciò che accade in quel vecchio impero. Scosso dalla FIFA dall'indagine aperta dalla Procura Generale degli Stati Uniti contro il governo Blatter (che ha provocato, a cascata, la caduta di Platini in UEFA), il vice di Platini, Infantino, ha raggiunto la presidenza dei mondiali di calcio della confederazione con l'oggetto,

 

È qui che entra in gioco uno degli amici di lunga data di Aleksander Ceferin, Tomaž Vesel, un famoso intrigante della federazione slovena. Infantino, che voleva scrollarsi di dosso ogni residuo della presenza di Blatter, ha affrontato l'ex capo del Comitato Etico FIFA; La prima cosa che ha fatto quando è salito al potere è stata quella di nominare Vesel come "Capo del Comitato di audit e conformità della FIFA", ovvero, in ultima analisi, incaricato di controllare che l'organizzazione dei Mondiali di Russia e Qatar rispettasse il codice etico dell'istituzione. . Si scopre che Vesel era un compagno di classe di Ceferin all'università e più tardi un vicino di casa a Lujbljana; mentre dietro le quinte si covava la candidatura del secondo a presiedere la UEFA, il primo è stato nominato manager etico della FIFA, posizione, teoricamente, "indipendente" dal Comitato Esecutivo.

I giornalisti norvegesi dicono chiaramente che Ceferin è stato il modo in cui Infantino ha voluto rafforzare il legame con la Russia di Putin, in un momento, inoltre, in cui i Mondiali in Russia, a due anni da adesso, gettavano ombre non solo giudiziarie, ma politiche. . Nel 2014 la Russia ha invaso l'Ucraina, strappandole la CrimeaDiverse squadre di quella penisola sono entrate a far parte del campionato russo, violando le regole interne della UEFA, che alla fine potrebbe portare a uno scontro tra UEFA e FIFA con la federazione calcistica russa che porterebbe via l'organizzazione della Coppa del Mondo. 2018. Per Josimar, c'è stato un filo che collegava Ceferin a Mutko, all'epoca non solo ministro dello sport russo ma anche presidente della sua federazione calcistica,sponsor della Coppa Europa. Grazprom, che appartiene allo stato russo, fornisce gas a buon mercato a tutta la Slovenia, attraversata di parte in parte da uno dei suoi gasdotti. Non solo: si rafforza la sua presenza commerciale nel Paese. Secondo Josimar, nel giugno 2016, mesi prima che Ceferin si candidasse al Congresso Straordinario UEFA che si terrà ad Atene, Mutko gli fece avere i voti di tutte le federazioni calcistiche dell'Europa orientale appartenenti a nazioni. In un modo o nell'altro storicamente legato a la sfera di influenza russa. I nordici, avanzamento del gioco, erano stati tradizionalmente legati alle federazioni del Benelux, alla Germania e alla Francia. Fino a Ceferin.

 

Nel suo discorso di addio dalla UEFA, Platini non si è scusato né ha ammesso alcuna corruzione nel suo modo di comportarsi da presidente, a cui Ceferin, il suo evento recentemente rilasciato, ha applaudito con le mani. Poi ha detto che la UEFA aveva bisogno di aria fresca, per respirare nuove idee. Questo è l'uomo che vuole buttare il Madrid fuori dalla Coppa dei Campioni, quello che è stato in testa dall'annuncio della Super League a capo di un clan: un uomo conteso in Slovenia per essere stato eletto presidente della federazione nazionale senza aver soddisfatto il tempo sufficiente, secondo la normativa slovena, per essere ammissibile. Consulente legale (apparentemente altruisticamente) di club dilettantistici, praticamente estraneo al calcio professionistico fino al 2011, Ceferin si è venduto fin dal primo giorno come qualcuno al di fuori della tradizionale aristocrazia dello sport più influente del mondo, un emarginato delle "scatole" e delle loro complessità: ha incontrato Agnelli, ad esempio, a una mostra fotografica neorealista nella capitale slovena organizzata dalla moglie. Ma la verità è che sia la sua risposta alla sfida della Super League che la sua riforma della Coppa dei Campioni sembrano solo rafforzare una nuova, esotica aristocrazia, estranea al flusso tradizionale del calcio europeo, ma da cui differisce solo in quanto ha più soldi e ancora meno scrupoli.

 

 

 

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28 minuti fa, Antojuve66 ha scritto:

Se, da un lato, la FIFA e le federazioni possono giustificare restrizioni tramite l’obiettivo di proteggere la redistribuzione delle risorse a beneficio del gioco, del calcio amatoriale e dei campionati nazionali, dall’altro la Superlega avrebbe l’onere di dimostrare che il progetto non ha la funzione esclusiva di arricchire il piccolo gruppo di partecipanti.

 

La Superleague ha già esplicitato nel suo comunicato che saranno previsti contributi a tutta la piramide dal calcio (che aumenteranno progressivamente con la crescita degli introiti da diritti tv), in maniera superiore a quando avviene adesso con la Uefa. Quindi in questo senso non vedo particolari problemi. Ci guadagna tutto il calcio.

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1 minute ago, Bertok said:

La Superleague ha già esplicitato nel suo comunicato che saranno previsti contributi a tutta la piramide dal calcio (che aumenteranno progressivamente con la crescita degli introiti da diritti tv), in maniera superiore a quando avviene adesso con la Uefa. Quindi in questo senso non vedo particolari problemi. Ci guadagna tutto il calcio.

Infatti penso che gli avvocati della Superlega abbiano letto bene e si siano preparati alla battaglia legale. Ora sappiamo che le armi si stavano affilando da mesi. 

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3 ore fa, RogerWaters ha scritto:

Leggo che gravina si è aumentato lo stipendio, proprio come ceferin

Essere paladini del popolo rende

salvare i sogni dei bambini porta a realizzare i propri sogni.

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