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Clamoroso: Galtier e il figlio arrestati in Francia, tutti gli aggiornamenti

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Clamoroso: Galtier e il figlio arrestati in Francia, tutti gli aggiornamenti

Non è sicuramente un buon momento per la carriera di Cristophe Galtier. L'ormai ex-allenatore del Paris Saint Germain è stato infatti arrestato in Francia insieme a suo figlio nel corso della mattinata per opera della polizia francese. Una custodia cautelare che fa seguito alla chiusura dell'indagine in cui l'allenatore era accusato di discriminazione razziale e religiosa ai tempi in cui allenava il Nizza.

Formalmente Galtier è ancora sotto contratto con il PSG (ma prossimo ad essere sostituito da Luis Enrique), ed era stato accostato al Napoli prima della scelta di Rudi Garcia. Galtier è stato accusato da un ex dirigente del Nizza di insulti e atteggiamenti razziali pesanti nei confronti di alcuni calciatori.

calciomercato.com

 

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19 minuti fa, Roland Deschain ha scritto:

E lo si arresta sulla parola? Come Tortora? 

Più che altro mi sembra strano che insultare anche pesantemente qualcuno porti all'arresto, magari in Francia funziona diversamente.

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Ci andrei con i piedi di piombo, dopo quello che è successo un anno fa quando durante una partita europea un  giocatore di colore si offese quando il quarto uomo portoghese disse all'arbitro chi aveva fatto fallo e lui rispose il giocatore n.egro, che in italiano significa nero, e il giocatore non lo sapeva, casino per nulla, le cose Bisogna saperle e conoscerle..... 

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5 minuti fa, cuorebianconero-v2.0 ha scritto:

Ci andrei con i piedi di piombo, dopo quello che è successo un anno fa quando durante una partita europea un  giocatore di colore si offese quando il quarto uomo portoghese disse all'arbitro chi aveva fatto fallo e lui rispose il giocatore n.egro, che in italiano significa nero, e il giocatore non lo sapeva, casino per nulla, le cose Bisogna saperle e conoscerle..... 

 

Non posso non fare un collegamento con quanto sta succedendo in Francia in questi giorni. Altra serie di rivolte urbane contro la polizia scatenate dall'uccisione di un ragazzo francoalgerino.

 

(articolo di oggi su Limesonline.com)

 

LA FRANCIA CONTRO LO STATO [di Agnese Rossi]

L’uccisione del diciassettenne di origini algerine Nahel M. da parte di un agente di polizia a Nanterre, periferia Nord-Ovest di Parigi, ha innescato una spirale di guerriglia urbana che dura da tre notti. A scontrarsi con le forze dell’ordine sono stati gli abitanti delle banlieues, non solo nella capitale. La polizia ha inizialmente riferito che l’agente avrebbe sparato all’adolescente per legittima difesa, versione poi inequivocabilmente smentita dal video di un passante.

I fatti di Nanterre evocano il fantasma delle rivolte del 2005, quando la morte di due adolescenti di confessione musulmana durante una fuga dalla polizia avviò il paese a tre settimane di rivolte che portarono a dichiarare lo stato d’emergenza nazionale (invocato da alcune forze politiche anche in queste ore). Nel frattempo, e soprattutto dal 2010 in poi, la violenza esercitata dalle forze dell’ordine francesi è sensibilmente aumentata anche in termini di letalità: il picco è stato raggiunto nel 2021, anno in cui 52 persone hanno perso la vita a causa di un intervento della polizia. Gli abitanti delle banlieues, spesso di origine magrebina e di status socioeconomico precario, sono tra le principali vittime di questi «incidenti». La morte di Nahel riporta in superficie le condizioni di semi-segregazione in cui versano molte delle comunità nordafricane e arabe di Francia, che lo Stato non è mai pienamente riuscito a integrare nel tessuto urbano e sociale, con buona pace di leggi sul separatismo religioso e inasprimento delle misure repressive. Lo stesso sobborgo parigino di Nanterre, da cui è originata la rivolta, era negli anni Sessanta una bidonville: reflusso metropolitano della guerra d’Algeria (1954-62), che provocò un forte aumento delle ondate migratorie dal paese in lotta per l’indipendenza verso la métropole. Le sommosse di queste ore vanno quindi inquadrate nella tensione irrisolta tra lo Stato centrale francese e le sue periferie, tanto geografiche quanto sociali ed etniche. Che la rivolta abbia a bersaglio proprio lo Stato lo dimostra anche il numero di istituzioni pubbliche prese di mira, molte di più persino rispetto al 2005. Che le tensioni da allora non si siano smorzate, ma anzi acuite, è provato anche dalla giovane età media degli arresti durante i disordini (14-18 anni), segno che il fenomeno si sta riproducendo nelle nuove generazioni.

Se già si parla di “guerra civile”, è anche perché le recenti sommosse fanno parte di un fenomeno più sistemico e trasversale. L’uccisione di un giovane arabo alle porte di Parigi ha innescato, tanto nella popolazione insorta quanto nella polizia, episodi simili a quelli che hanno inondato le piazze durante le proteste per la riforma delle pensioni. I due casi si distinguono per la diversa matrice sociale della scintilla, ma raccontano della stessa frattura tra Stato e porzioni di società civile. Per molti versi è la stessa centralizzazione dello Stato francese, che svuota la funzione dei corpi intermedi come i partiti, a generare tale spaccatura. Spesso è proprio la polizia il soggetto istituzionale che si trova a dover colmare questo vuoto di mediazione. Anche per questo (oltre che come lascito della stagione del terrorismo) la violenza delle forze dell’ordine francesi non ha eguali in Europa: Parigi non ha mai aderito ai programmi europei sulle pratiche di “buona gestione” delle insurrezioni di piazza e negli ultimi anni il paese è stato condannato cinque volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, nonché richiamato a più riprese dalle Nazioni Unite.

Il presidente Emmanuel Macron ha definito la morte di Nahel «inspiegabile e ingiustificabile». Accento diverso da quello di pochi anni fa, quando riteneva che «“repressione” o “violenza della polizia”» fossero «parole inaccettabili in uno Stato di diritto». A cui però ha fatto seguito una reazione muscolare, nei toni (Macron ha condannato come «ingiustificabili» gli attacchi alle istituzioni pubbliche) e nei modi (un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine per contenere le proteste, con 40 mila agenti sul territorio solo nella scorsa notte e oltre 400 arresti). Difficilmente l’incriminazione dell’agente che ha sparato a Nahel sarà sufficiente a placare un disagio così strutturale e diffuso.

 

 

 

Adesso capite perché hanno arrestato questo Galtier.

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azzo.... ma se addirittura lo hanno arrestato cosa ha fatto?

ha fondato un movimento eversivo filonazista?

aveva un lager nel giardino?

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11 minutes ago, cuorebianconero-v2.0 said:

Ci andrei con i piedi di piombo, dopo quello che è successo un anno fa quando durante una partita europea un  giocatore di colore si offese quando il quarto uomo portoghese disse all'arbitro chi aveva fatto fallo e lui rispose il giocatore n.egro, che in italiano significa nero, e il giocatore non lo sapeva, casino per nulla, le cose Bisogna saperle e conoscerle..... 

rumeno...ma è uguale * significa nero

7 minutes ago, Ste71 said:

 

Non posso non fare un collegamento con quanto sta succedendo in Francia in questi giorni. Altra serie di rivolte urbane contro la polizia scatenate dall'uccisione di un ragazzo francoalgerino.

 

(articolo di oggi su Limesonline.com)

 

LA FRANCIA CONTRO LO STATO [di Agnese Rossi]

L’uccisione del diciassettenne di origini algerine Nahel M. da parte di un agente di polizia a Nanterre, periferia Nord-Ovest di Parigi, ha innescato una spirale di guerriglia urbana che dura da tre notti. A scontrarsi con le forze dell’ordine sono stati gli abitanti delle banlieues, non solo nella capitale. La polizia ha inizialmente riferito che l’agente avrebbe sparato all’adolescente per legittima difesa, versione poi inequivocabilmente smentita dal video di un passante.

I fatti di Nanterre evocano il fantasma delle rivolte del 2005, quando la morte di due adolescenti di confessione musulmana durante una fuga dalla polizia avviò il paese a tre settimane di rivolte che portarono a dichiarare lo stato d’emergenza nazionale (invocato da alcune forze politiche anche in queste ore). Nel frattempo, e soprattutto dal 2010 in poi, la violenza esercitata dalle forze dell’ordine francesi è sensibilmente aumentata anche in termini di letalità: il picco è stato raggiunto nel 2021, anno in cui 52 persone hanno perso la vita a causa di un intervento della polizia. Gli abitanti delle banlieues, spesso di origine magrebina e di status socioeconomico precario, sono tra le principali vittime di questi «incidenti». La morte di Nahel riporta in superficie le condizioni di semi-segregazione in cui versano molte delle comunità nordafricane e arabe di Francia, che lo Stato non è mai pienamente riuscito a integrare nel tessuto urbano e sociale, con buona pace di leggi sul separatismo religioso e inasprimento delle misure repressive. Lo stesso sobborgo parigino di Nanterre, da cui è originata la rivolta, era negli anni Sessanta una bidonville: reflusso metropolitano della guerra d’Algeria (1954-62), che provocò un forte aumento delle ondate migratorie dal paese in lotta per l’indipendenza verso la métropole. Le sommosse di queste ore vanno quindi inquadrate nella tensione irrisolta tra lo Stato centrale francese e le sue periferie, tanto geografiche quanto sociali ed etniche. Che la rivolta abbia a bersaglio proprio lo Stato lo dimostra anche il numero di istituzioni pubbliche prese di mira, molte di più persino rispetto al 2005. Che le tensioni da allora non si siano smorzate, ma anzi acuite, è provato anche dalla giovane età media degli arresti durante i disordini (14-18 anni), segno che il fenomeno si sta riproducendo nelle nuove generazioni.

Se già si parla di “guerra civile”, è anche perché le recenti sommosse fanno parte di un fenomeno più sistemico e trasversale. L’uccisione di un giovane arabo alle porte di Parigi ha innescato, tanto nella popolazione insorta quanto nella polizia, episodi simili a quelli che hanno inondato le piazze durante le proteste per la riforma delle pensioni. I due casi si distinguono per la diversa matrice sociale della scintilla, ma raccontano della stessa frattura tra Stato e porzioni di società civile. Per molti versi è la stessa centralizzazione dello Stato francese, che svuota la funzione dei corpi intermedi come i partiti, a generare tale spaccatura. Spesso è proprio la polizia il soggetto istituzionale che si trova a dover colmare questo vuoto di mediazione. Anche per questo (oltre che come lascito della stagione del terrorismo) la violenza delle forze dell’ordine francesi non ha eguali in Europa: Parigi non ha mai aderito ai programmi europei sulle pratiche di “buona gestione” delle insurrezioni di piazza e negli ultimi anni il paese è stato condannato cinque volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, nonché richiamato a più riprese dalle Nazioni Unite.

Il presidente Emmanuel Macron ha definito la morte di Nahel «inspiegabile e ingiustificabile». Accento diverso da quello di pochi anni fa, quando riteneva che «“repressione” o “violenza della polizia”» fossero «parole inaccettabili in uno Stato di diritto». A cui però ha fatto seguito una reazione muscolare, nei toni (Macron ha condannato come «ingiustificabili» gli attacchi alle istituzioni pubbliche) e nei modi (un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine per contenere le proteste, con 40 mila agenti sul territorio solo nella scorsa notte e oltre 400 arresti). Difficilmente l’incriminazione dell’agente che ha sparato a Nahel sarà sufficiente a placare un disagio così strutturale e diffuso.

 

 

 

Adesso capite perché hanno arrestato questo Galtier.

certo che è stato arrestato per quello che è successo a Narbonne...tuttavia mi sembra un filo esagerato...

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1 ora fa, Roland Deschain ha scritto:

E lo si arresta sulla parola? Come Tortora? 

cavalcano l'onda visto le sommosse popolari in atto, servono dei "razzisti"colpevoli, sbaglio?

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2 hours ago, cuorebianconero-v2.0 said:

Ci andrei con i piedi di piombo, dopo quello che è successo un anno fa quando durante una partita europea un  giocatore di colore si offese quando il quarto uomo portoghese disse all'arbitro chi aveva fatto fallo e lui rispose il giocatore n.egro, che in italiano significa nero, e il giocatore non lo sapeva, casino per nulla, le cose Bisogna saperle e conoscerle..... 

poteva anche usare la parola “ di colore” o la parola “ africano”.

 

il razzismo si combatte anche con L istruzione. 

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Posso capire (mica tanto) fare Cleopatra, la sirenetta e Superman neri, ma ora si sta esagerando con questa nevrosi.

Non si rendono conto che questo è il modo migliore per fomentare razzismo e descriminazioni.

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Come si sa in puglia c'e' il famoso vino negroamaro , quello che produce anche al bano carrisi. Sono andato alla coop e c'erano le bottiglie del vino. Ma sotto alla bottiglia, sulla targhetta gialla che mette la coop con il prezzo e il nome del prodotto la coop ha scritto neroamaro senza la g.

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11 ore fa, Mamma come sono Gobbo ha scritto:

poteva anche usare la parola “ di colore” o la parola “ africano”.

 

il razzismo si combatte anche con L istruzione. 

Va bhe stavano comunicando tra loro gli arbitri e c'era da individuare rapidamente un giocatore....

Se in una partita della nazionale francese individuassero Giroud tra i suoi tanti compagni neri (non è una parolaccia....) come "quello bianco" che problema ci sarebbe?

Non giova a nulla alla battaglia contro il razzismo un politicamente corretto peloso e burocratico, non è da queste cose che si vede il rispetto.

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4 minutes ago, garrison said:

Va bhe stavano comunicando tra loro gli arbitri e c'era da individuare rapidamente un giocatore....

Se in una partita della nazionale francese individuassero Giroud tra i suoi tanti compagni neri (non è una parolaccia....) come "quello bianco" che problema ci sarebbe?

Non giova a nulla alla battaglia contro il razzismo un politicamente corretto peloso e burocratico, non è da queste cose che si vede il rispetto.

Condivido il tuo punto.

Quello che volevo dire era che l uso di certe parole indica una mancanza d`istruzione a livello di stile di vita di una nazione.

Bisognia educare fin da bambini le persone ad essere piu`accorti e sensibili a quello che offende qualcun altro.

Non è un semplice politicamente corretto è una scelta di vita.

 

  • Grazie 1

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47 minuti fa, Sugarleonard ha scritto:

Come si sa in puglia c'e' il famoso vino negroamaro , quello che produce anche al bano carrisi. Sono andato alla coop e c'erano le bottiglie del vino. Ma sotto alla bottiglia, sulla targhetta gialla che mette la coop con il prezzo e il nome del prodotto la coop ha scritto neroamaro senza la g.

Paracul.li senza senso, che tristezza.

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13 minuti fa, Mamma come sono Gobbo ha scritto:

Condivido il tuo punto.

Quello che volevo dire era che l uso di certe parole indica una mancanza d`istruzione a livello di stile di vita di una nazione.

Bisognia educare fin da bambini le persone ad essere piu`accorti e sensibili a quello che offende qualcun altro.

Non è un semplice politicamente corretto è una scelta di vita.

 

In quale modo dire che un nero è nero è mancanza di istruzione? Un bianco è bianco, un nero è nero, e se pensi di poter vivere la tua vita in funzione dei sentimenti altrui buona fortuna, la gente si offende per un sacco di cose. Personalmente io mi comporto correttamente e se qualcuno si offende per quello che faccio non me ne importa assolutamente nulla.

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