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29 MAGGIO 1985

L'ineguagliato estro e la classe immensa di Omar Sivori, ed il surreale, direi quasi kafkiano, modo d'intendere il Giuoco del Calcio dello juventino Domenico Marocchino

Post in rilievo

Amici, ne son certo, dal titolo di questo topic vi starete    uum     chiedendo

 

ma che ..  .diablo ..  succede ?  Cosa possono avere in comune  due persone .. due giocatori .. così diversi in tutto, ma proprio tutto, per poter essere accostati l'uno all'altro ? 

 

Ed io, onde evitare di aggrapparmi ad un metaforico specchio, altro non potrei rispondervi che  .....  entrambi  ....  .ehm

 

 

 File:Juventus, Umberto Agnelli e Omar Sívori, Pallone d'oro 1961 ...                     Omar Enrique Sivori - Tutti Gli Uomini Della Signora ...                Quando Sivori segnò tre gol alla Samb - Riviera Oggi 

 

 

 

Il “regalo” di Nestor Sivori a chi ha amato papà Omar ...             PressReader - Corriere Torino: 2019-04-21 - Marocchino vota Kean ...               image.jpeg.0472906de6f08581d22ea139e1f83793.jpeg

 

 

 

hanno giocato  per la " JUVENTUS F.C. 1987 "  ed entrambi hanno amato, e continuano ad amare, sia in terra .. DOMENICO, che in cielo .. OMAR, la " VECCHIA SIGNORA " . 

 

Altre similitudini, lo  .paceebene confesso, non riesco a trovarne  ...  .nono 

 

Però, c'è un però

 

i " diversamente giovani " come il sottoscritto, ahimè, a causa del " maledetto virus " , da quasi un paio di mesi sono " prigionieri " in casa, e al massimo ci è concessa un'ora d'aria " una tantum " per la farmacia .. l'edicola .. il " sostentamento " per il corpo .. alias .. il supermercato .. per il resto vita rigorosamente " monastica " tra quattro mura. 

 

E la giornata, è lunga, tremendamente lunga, ed invece di 24 ore , ad andar bene, sembra durare 48 ore  ! 

 

Ed allora ti attrezzi .. ti ingegni per far passare il tempo .. il tutto con la " Padrona .uncinetto di casa " che ti marca sempre stretto neanche fosse GENTILE e/o MORINI ! 

 

E non appena lei si distrae, colgo l'occasione al volo e mi rivolgo all'altra Signora ... quella a tinte bianconere  ... l'amata "  VECCHIA SIGNORA " .... .ghgh

 

E un po' di qui ... e un po' di là ... rovistando tra antichi tomi e le moderne , e per me astruse, tecnologie, ogni tanto ritrovo e/o mi capita d'imbattermi in qualcosa di, a mio opinabile parere, piacevole ed interessante che, sperando di fare cosa gradita, mi piace condividere con tutti voi ! 

 

E proprio oggi mi sono imbattuto in uno SPLENDIDO VIDEO dedicato a OMAR SIVORI ( magari qualcuno di voi lo ha già visto ) che mi fatto tornare alla mente  indicibili ed intensissime emozioni che ho vissuto in prima persona  .... 

 

ed inoltre un surreale e spassosissimo  " resoconto "  di eventi calcistici e non che riguardano sia " L' Uomo Domenico .. che il Calciatore  Marocchino " 

 

.giornale Leggete tutto ma proprio tutto .... evidentemente il  " Marocco " , ai piani alti del Club Bianconero, doveva avere più di un Santo che vegliava su di  lui ... .ghgh 

 

BUONA VISIONE .. e .. BUONA LETTURA  ....  .ehm 

 

 

 

Scusate, ma, come scrisse il poeta/librettista de " L'Elisir d'Amore "  ....  una furtiva lagrima ( rigorosamente con la " g " ) mi ha solcato il :( viso 

 

 

in compenso, questa fantasmagorica " narrazione "  mi ha riportato un gran  sefz sorriso .....  .ehm ( tratto da " Meglio di niente " del 6 Maggio 2019 ) 

 

Tipo strano, il Marocco: un lungagnone, abilissimo palla a terra, con grande capacità di difendere il pallone, eccellente progressione. Eternamente in bilico tra il ruolo di tornante e quello di seconda punta, è stata un’incompiuta: troppo discontinuo e poco incline a seguire il terzino di competenza per giocare nel primo ruolo, troppo diffidente verso il goal per giocare nel secondo. L’immagine della sua carriera è un’amichevole estiva, nel luglio del 1981, Arsenal-Juventus: a metà secondo tempo Marocco parte da metà campo, semina cinque avversari in progressione ma, una volta arrivato davanti al portiere, con un pallonetto mette la palla fuori.
È sempre stato vestito di bianconero: «Ho esordito a pochi passi da Torino, a Tronzano nella squadra locale, poi un provino fortunato alla Juventus ed ecco tutta la trafila, fino ala prima squadra. Sono stato Campione d’Italia Allievi, vice Campione nella Primavera, ho giocato con Rossi, Marangon e Zanoni, poi ho giocato trentacinque partite in C e altrettante in B alla Cremonese e una in A, a Bergamo. Nell’estate del 1979, finalmente nella Juventus. Penso che, per un giocatore, la Juventus rappresenti il culmine delle aspirazioni, nel senso che giocare nell’Inter, nel Milan, nel Torino, è bello, ma la Juventus ha un qualcosa di più, rappresentato da quel certo fascino che le deriva dal fatto che tutta l’Italia guarda a lei. Quindi, una grossa soddisfazione e nello stesso tempo un notevole sacrificio perché sulle spalle si porta un fardello che non tutti sono degni di sostenere».
La sua stagione d’oro è stata la 1981-82: a causa dell’infortunio di Bettega, la prima linea non era propriamente costituita da autentici e conclamati fuoriclasse: Marocchino, Tardelli, Galderisi, Brady e Virdis. Il Trap sfruttò un Marco Tardelli addirittura sontuoso (che si confermò con un Mondiale super), la regolarità e la professionalità di Liam Brady, seppe spremere la miglior stagione juventina da Virdis, e mise in rampa di lancio Nanu Galderisi (che, complice un Vecio, forse troppo riconoscente, quattro anni dopo giocò addirittura in Messico ai Mondiali). Domenico disputò davvero una grande stagione, giocando quasi sempre e fornendo un contributo di qualità in maniera continua (il suo vero tallone d’Achille). Marocco fece anche una comparsa in nazionale (Italia-Lussemburgo 1- 0).
Con l’arrivo di Platini e, soprattutto, di Boniek era palese che non ci sarebbe stato più posto per lui. Un ultimo anno (1982-83) ricco soprattutto di spezzoni di partite e un repentino declino fisico e psicologico. Fu ceduto alla Sampdoria la stagione successiva e terminò la carriera, a meno di trent’anni, nel Bologna in Serie B, speso invano a cercare di rinverdire un non disprezzabile passato.
Lo stesso Trapattoni confermerà: «Per me è stata una grossa delusione, aveva grandi doti e avrebbe potuto essere fondamentale per quattro o cinque anni, non per uno soltanto».
Un aneddoto: nella gara di ritorno con il Widzew Łódź, nella Coppa Campioni 1982-83, in cui sostituì Bettega, fu accolto all’aeroporto di Varsavia da uno stuolo di ragazzine polacche entusiaste che esibivano un’incredibile striscione con la scritta (in italiano) “Marocchino, vieni a ballare con noi in discoteca”, a testimonianza che Domenico ha spesso, inconsciamente, inteso il calcio come un hobby e non come una professione vera e propria, condizionato, probabilmente, dalla condizione benestante della propria famiglia.
Ma lui nega questa tesi: «Anche in assenza del mio avvocato, smentisco decisamente. Mi sono sempre allenato regolarmente, solo che il mio rendimento non è mai stato troppo costante! Il mio, era un ruolo faticoso che, talvolta, mi portava a fare qualche figura di troppo; per di più, dal punto di vista tecnico non ero ineccepibile e, spesso, mi trovavo a giostrare in posizioni che non mi si addicevano troppo. Anch’io, come tutti, ho dei rimpianti; se potessi tornare indietro, cambierei molti atteggiamenti e qualche scelta. Ma, a questo punto, posso solamente far tesoro delle esperienze di allora, quando ero giovane e un po’ originale nel carattere; a ventisette anni, rinunciai alla Serie A, per giocare a Bologna, sicuro che nel giro di un paio di stagioni sarei tornato nell’Olimpo del calcio. Invece, le cose andarono molto diversamente. Pazienza; sono assolutamente felice di avere fatto, per anni, un lavoro che, per molti, nella migliore delle ipotesi rimane un sogno».

MASSIMO BURZIO, “HURRÀ JUVENTUS” OTTOBRE 1987
Poteva essere un grande della Juventus. Poteva, voleva e ne aveva i mezzi. Per mille e una ragione è rimasto una promessa, uno in cui molti avevano creduto e nulla più. Domenico Marocchino è stato l’uomo delle occasioni perdute e delle grandi illusioni. Ed è un peccato perché potenzialmente il Meco aveva tutti i mezzi per sfondare. Non seppe, invece, tenere fede alle speranze di quanti, in primis Boniperti e Trapattoni, credevano in lui. I motivi sono molti e sarebbe ingiusto e riduttivo, oggi, esprimere soltanto giudizi negativi.
Anzi, la stima e la simpatia che ho per Marocchino mi spinge ad affermare, senza tema d’essere smentito, che il ragazzone di Tronzano poteva essere un titolare inamovibile se soltanto avesse temperato un poco il carattere e le circostanze generali fossero state più favorevoli. Ma a nessuno di noi è data la possibilità di ripetere le prove più importanti della nostra vita: siano esse legate agli affetti, al lavoro o allo sport. E tant’è. Si deve andare avanti facendo tesoro delle esperienze acquisite.
Ma chi è stato Marocchino? Il cavallone discontinuo (e certe volte assente) che tante volte ha fatto penare Boniperti, Trapattoni e i tifosi oppure un ottimo calciatore che ha avuto soltanto la sfortuna di non capire che la Juve concede poche prove d’appello e non può permettersi d’attendere oltre il lecito l’esplosione di un giovane calciatore?
«Ai ragazzi – mi disse un giorno Trapattoni dopo un allenamento, lontani da orecchie indiscrete – la Juve chiede una crescita graduale e costante. Non pretende e non cerca boom, né vuole meteore. Basta maturare giorno dopo giorno».
Per Marocchino non è andata così e, lo ripeto, mi spiace così come dispiacque, ai tempi, a quanti nel calcio vedono un poco più in là del proprio naso e del risultato contingente. Con questo non voglio dire che Marocco non sia personaggio intelligente calcisticamente e umanamente preparato. Anzi. Mi preme, invece testimoniare la storia di un giocatore a cui la sorte ha concesso meno del dovuto. E chi conosce Marocchino, sa che l’uomo è valido, il calciatore è di buon livello e il contenitore è certamente diverso dal contenuto.
Una cosa è certa: Beppe Furino è uno che di calcio se ne intende. Il Capitano era certo delle possibilità di Meco, avrebbe scommesso senza paura sulla carriera del buon Domenico e ancora oggi, come chi scrive, ricorda le belle intuizioni dell’allora giovane collega.
Nato a Tronzano (Vercelli) il 5 maggio del 1957, Marocchino è cresciuto nelle minori bianconere. Poi la provincia con un’escalation: Casale in serie C, Cremonese in Serie B e Atalanta in Serie A. Dovunque attestazioni di merito e approvazioni del pubblico. Nel 1979 Marocco viene richiamato alla Juve: l’intendimento dei dirigenti è quello di farlo diventare prima o poi il vice Causio e quindi arrivare a rilevare il campione leccese.
Con lui (seconda o meglio alternativa paritaria) c’è anche Fanna. Il colpo riesce in parte a tutti e due, anche se a nessuno, Fanna e Marocchino, sarà concessa la possibilità di diventare stabilmente il nuovo Causio. In ogni modo, Marocchino mette in carniere gli scudetti 1981 e 1982 e la Coppa Italia 1983. Un buon palmarès, illustrato nell’arco di un quadriennio da 137 presenze totali (novantanove in campionato, ventidue in Coppa Italia e sedici nelle coppe europee) e da dodici goal (nell’ordine nove, due e uno nelle tre manifestazioni).
Dotato di un buon fisico, di un discreto dribbling e di una vivace intelligenza calcistica, Marocco ha sempre peccato nello scatto e nel tiro (arma, questa, spesso validissima ma sempre usata con inspiegabile parsimonia). Tra le soddisfazioni di Marocchino anche un gettone azzurro: contro il Lussemburgo a Napoli. Poco, troppo poco.
Ragazzo simpatico e divertente, grande tombeur de femmes, amante dei begli abiti e delle buone automobili, Marocchino è stato il tipo giusto nell’epoca sbagliata anche alla Sampdoria dov’è approdato nel 1983 e poi al Bologna. Proprio in maglia rossoblu doveva esserci il grande rilancio. Invece oggi (ma scrivo con grande anticipo, sul finire dell’estate poiché l’amico Refrigeri è attento e preciso custode dei tempi di realizzazione di “Hurrà”) Domenico è rimasto addirittura senza contratto. La regola crudele dello svincolo e precise scelte tecniche del Bologna hanno fatto vivere al vercellese un’estate certamente non felice. Speriamo che quando queste righe saranno state stampate Marocchino abbia ritrovato una squadra. Ne ha tutte le possibilità e lo merita. E poi, se non accadesse, a Marocco resteranno occasioni extra calcistiche e un bagaglio di ricordi e vittorie targate Juve che nulla potrà cancellare.

NICOLA CALZARETTA, “GS” DICEMBRE 2010
A uno come Domenico Marocchino devi voler bene per forza. Impossibile fare diversamente. Divertente, estroverso, sveglio. Un portatore sano di genio, bambino dentro, senza scomodare l’immancabile Peter Pan, con le sindromi a lui associate. Perché il Marocco è una persona sana, anzi sanissima, imprenditore felice, opinionista acuto, con tanto di prole a carico. Non usa il computer, ma solo per pigrizia. Una persona intelligente, che non ha smesso di sorridere alla vita: un modo di essere, uno stile pregiato da quando quattordicenne entrò per la prima volta nel fantastico mondo della Juventus. Ricorda tutto, in special modo la sua prima maglia bianconera: «di lana, a mezze maniche e con il numero otto: bellissima».
Il provino andato bene e Italo Allodi, all’epoca General Manager della società bianconera, che gli ordina di passare dalla sede per la firma sul cartellino. È l’inizio di una favola, che ha come protagonista un giocatore vero, un talentuoso del dribbling, un anarchico borghese. Dal cuore grande e dalla simpatia contagiosa che all’inizio degli anni Ottanta ha toccato il cielo con un dito, vincendo due scudetti con la Juventus. Com’è possibile? «Ti stupisci, né? Li ho vinti davvero. Ventiquattro partite e cinque goal nel 1980-81. ventinove gare e un golletto l’anno dopo. Ho segnato meno, solo un goal, ma ho giocato con più continuità. È stato il mio campionato perfetto. Non mi era mai successo prima di avere così tanta consapevolezza nei miei mezzi e la piena fiducia dell’ambiente».
A quale dei due scudetti sei più legato? «Non c’è differenza. Quando vinci, e lo fai con la squadra che ami, tutti i successi sono belli. Il cuore ti batte forte, sei felicissimo. Piuttosto ci sono delle sfumature diverse tra l’uno e l’altro».
Per esempio? «Il primo scudetto lo abbiamo vinto al Comunale all’ultima giornata contro la Fiorentina. Segnò Cabrini con un sinistro volante, ma il merito fu mio che gli feci un assist perfetto. Fu un’azione caparbia, la palla sembrava persa. La recuperai, la difesi e poi crossai al centro dell’area. Ma la cosa più bella la feci a fine partita».
E cioè? «Fatta la doccia, me ne andai da solo nello spogliatoio del mio primo provino e mi fumai una fantastica Marlboro, con la mente leggera nel ricordo di quel giorno di dieci anni prima».
Già, le sigarette: quante ne fumavi? «Fumavo! Potevano essere tre al giorno come quindici. Il Trap era una bestia. Zoff una volta mi disse: “Moderati”».
Lo hai fatto? «Sì, proprio in quell’anno del primo scudetto. Quando Trapattoni iniziò a farmi giocare da titolare, ebbi l’illuminazione. Andavo a dormire un’oretta nel pomeriggio e iniziai a scalare le sigarette».
A proposito: com’è che il Trap ti mise dentro? «Non andavamo bene all’inizio. Brady ancora non si era integrato. La squadra era un po’ leggerina in avanti e Trapattoni pensò a me. Ma non solo per una questione di peso e centimetri. Gli facevo comodo tatticamente».
In che senso? «Nel senso che io ero in grado di fare tutti e tre i ruoli dell’attacco. Anche la punta centrale, perché ero capace di difendere il pallone. E poi c’è un’altra cosa: andavo a pressare. Mi venne così, d’istinto, fu una mia iniziativa. Ricordo che il Trap; tempo dopo, disse: “Il pressing lo abbiamo fatto per la prima volta con Marocchino”».
E intanto Causio ribolliva in panchina: «Causio era un’istituzione e un professionista esemplare. Con me si comportò molto bene. Certo, l’aver perso il posto lo stizzì parecchio. Ma già l’anno prima avevo fatto diverse partite. Spesso giocavo a sinistra, con lo stesso Causio. Non ti dimenticare che c’era anche Fanna, uno che batteva i corner allo stesso modo, sia di destro che di sinistro, bravissimo ragazzo, oltretutto».
Perché, tu invece come eri? «Hai un’altra domanda?»
No: «Ero giovane, mica potevo pensare solo al pallone. Cercavo di divertirmi, ma l’ho passata liscia poche volte. Boniperti mi conosceva benissimo, da quando ero un ragazzino. Appena tornai, mi fece pedinare. Lui aveva una cerchia di persone, per lo più militari in pensione, che pagava per controllare i giocatori, soprattutto di notte. Ma questa cosa l’ho scoperta un po’ di tempo dopo».
Come? «Una domenica, prima di una partita con il Napoli, chiesi a De Maria (il massaggiatore, ndr) dei laccetti per tener su i calzettoni. Lì vicino c’erano anche Boniperti e Giuliano. De Maria mi dà i laccetti e poi mi dice: “Vai a scaldarti”. E Boniperti: “Ma lui si scalda con le more”. Io spalanco gli occhi e gli dico: “Ma la mia fidanzata è bionda!”. Diavolo di un presidente, mi aveva beccato».
Però non mi risulta che tu abbia smesso di uscire di notte: «Una volta mi videro in giro che erano le tre. Io dissi che era colpa del presidente. Era lui che voleva che i giocatori respirassero aria buona. Ed io lo avevo preso alla lettera. E giù multe».
Quante ne hai pagate? «Tante, al punto che già nel contratto lo scrivevamo e mettevano la cifra, tanto era un evento sicuro».
Quella più salata? «La volta che non mi sono svegliato ed ho dovuto inseguire il pullman della squadra».
Racconto dettagliato, please: «Dovevamo andare a Verona a giocare. Appuntamento come al solito al Comunale. Succede che non mi suona la sveglia. Trapattoni non mi vede arrivare, smadonna, si incazza. È tardi, allora dice all’autista di passare da casa mia».
Sapevano dove abitavi? «Di preciso, no. Mai dare indizi al nemico. Conoscevano il quartiere. Immagina la scena: il pullman della Juve che ciondola per Torino per recuperare un giocatore. Ma io stavo dormendo, quindi la comitiva prende l’autostrada per Verona».
E tu? «Io intanto mi sveglio, mi rendo conto che sono in ritardo e mi fiondo allo stadio. Non trovo nessuno, solo il custode che mi fa: “Devi raggiungere Verona con ogni mezzo”. Prendo l’autostrada e dopo un po’ raggiungo il pullman. La cosa buffa è che i miei compagni che stavano in ultima fila (i vecchi erano doverosamente nei primi posti) mi facevano con le mani il gesto dei numeri».
A indicare cosa? «I milioni della multa. Qualcuno faceva otto, altri cinque, altri tre. Alla fine sono stati cinque, senza fattura. Un salasso. Boniperti mi disse soltanto: “Non ti sei fatto la barba”. Mi voleva bene. Solo una volta mi sono arrabbiato un po’ con la società».
In quale occasione? «Dopo la finale di Atene».
Scusa la parentesi, ma perché la Juve perse quella partita? «Perché giocai soltanto mezzora (ride). Un po’ mi dispiace, perché credevo di partire titolare. A ogni modo i motivi veri sono tre. Primo: ci ha danneggiato il fatto di essere arrivati alla finale imbattuti. Non eravamo abituati alla sconfitta. Secondo: passarono troppi giorni tra l’ultima di campionato e la finale, ci ammosciammo. Terzo: facemmo una partita blanda, mentre quella era una gara da prendere a morsi. Ci voleva uno rabbioso, uno come Furino, che peraltro rimase fuori».
Com’erano i tuoi rapporti con lui? (ride) «Lo so cosa dove vuoi andare a parare. Diciamolo: in allenamento non ero il massimo dell’impegno. Lui, invece, non mollava mai. Nelle partitelle, se poteva, mi voleva contro. Che momenti: prima della partita c’era una vera e propria campagna acquisti. La gestivano i vecchi: Bettega, Furino appunto, Zoff. C’era un po’ di nonnismo, ma sano, positivo. Noi giovani venivamo dopo».
C’era anche Prandelli tra i più giovani, giusto? «Cesare era con me a Cremona e Bergamo. Ragazzo serio, riflessivo, ma anche un giocherellone. Una sera siamo in ritiro a mangiare. Accanto me e a lui, Roberto Tavola. Si parla di fantasmi. Tavola dopo un po’ preferisce cambiare argomento. Si va a dormire. Io e Roberto siamo in camera assieme. Durante la notte mi sveglia e mi fa: “Domenico, smetti di darmi i pizzicotti al braccio”. Ma io stavo dormendo. Lui non mi crede, allora gli faccio vedere le mie mani. In quell’attimo il suo braccio viene pizzicato un’altra volta. Urla, sbianca, si impaurisce, proprio mentre da sotto il letto compare Prandelli che si era nascosto lì per fargli paura. Grande Cesare, si vedeva che avrebbe fatto l’allenatore. Era attento, assimilava, imparava».
E nelle partitelle scommetto che Furino lo voleva con sé: «Sicuramente. Ma sappi che la cosa più bella delle partite, che erano tiratissime, era ciò che succedeva dopo».
E cioè? «Le pagelle con i voti di Carlo Osti. Erano temute. Nello spogliatoio c’era una bacheca. Lui con il pennarello scriveva i voti. Era severissimo. Alcuni andavano e li correggevano, altri li cancellavano».
Tu che facevi? «Niente, avevo sempre voti alti. Osti era il mio compagno di camera».
Vabbeh, torniamo all’arrabbiatura dopo Atene: «Succede che sul volo di ritorno, mi capita una copia di un giornale. In prima pagina c’erano delle foto, tra cui la mia, con una croce sopra. Come dire: questi saranno ceduti. Vado dal dottor Giuliano. “Sono tutte illazioni”, fa lui. Bugia: mi avevano già venduto».
Ma c’era ancora la Coppa Italia da giocare: «Che a quel punto era diventata l’unico traguardo rimasto. Mi feci male, un risentimento muscolare. Boniperti mi lasciò andare in vacanza in anticipo. Me ne stavo bello per i fatti miei, quando arrivò una telefonata dalla sede. “Torna che devi giocare la finale”».
E tu? «Pensai che fossero tutti impazziti. Ero fermo, malandato, non stavo in piedi e dovevo giocare? Oltretutto, dopo che all’andata il Verona aveva vinto 2-0».
Come si è risolta la faccenda? «Boniperti mi disse di non preoccuparmi. “Ti marcherà Marangon, lo conosci. Lui ti viene addosso, tu lo scansi con un braccio e parti”. Feci una scommessa con il presidente. Il doppio del prezzo in caso di vittoria. L’accordo era che avrei giocato il primo tempo. Per cui, nell’intervallo, io mi metto una sigaretta in bocca e inizio a spogliarmi. Arriva Trapattoni e mi tratta malissimo: “Devi tornare in campo”. “Non ci penso nemmeno”, dico io. Mi convinse Cabrini. E vincemmo la Coppa».
Ma nel frattempo avevi fatto arrabbiare il Trap: «Sai che novità. Lo facevo arrabbiare dal primo giorno di ritiro all’ultimo. Arrivavo a Villar Perosa per la preparazione in condizioni disperate. Per le vacanze ci lasciava un biglietto con il lavoro da fare. Non ho mai fatto niente. La prima settimana non parlavo con nessuno, soffrivo in silenzio, non avevo la forza di fare nulla».
Nemmeno un gavettone? «Per quelli la forza c’era sempre. Peccato che una volta presi proprio la moglie del Trap. Ma il Mister per me aveva un debole. La sera prima della partita saliva in camera, mostrava una pallina da tennis e diceva: “La vedi questa cosa qui? Va presa al volo”. La faceva rimbalzare e la riprendeva subito. E poi, prima di uscire, minaccioso: “E quella cosa là, invece, morde”».
Morde davvero? «Ti racconto questa: dopo la fine del campionato 1980-81, c’era ancora la Coppa Italia da giocare. Feci un esperimento: fare l’amore tutti i giorni. All’ultima partita, dopo settanta minuti, stramazzai al suolo dalla fatica».
Aveva ragione il Trap, allora: «Trapattoni è un grande, lo dico davvero. Un maestro, soprattutto di tecnica. Era più allenato lui di tanti di noi. Credeva in quel che faceva. La Juve dei miei due scudetti gli somiglia molto. C’è una partita che secondo me è l’emblema della forza e della capacità di non arrendersi di quella squadra: Juventus-Perugia del 1981. A dieci minuti dalla fine stavamo perdendo 1-0. Alla fine si vinse per 2-1, il goal decisivo lo feci io di stinco, all’89’».
Ma fu una partita con molte polemiche: Bettega venne anche squalificato per le frasi a Pin. Cosa ricordi? «Bettega era uno che, se lo provocavi, diventava una belva. Non so se ha mai detto a Pin di lasciarlo segnare. So che quella Juve aveva una tale voglia di vincere e tali e tanti campioni che riusciva a superare ogni difficoltà. Anche in questo Trapattoni è stato bravo, soprattutto con i giovani. Ti stava sempre addosso. Anche se a volte sfiorava la paranoia».
A cosa ti riferisci? «Prima di ogni partita mi mettevo le scarpette senza i calzettoni. Era un mio rito, un tic, era il mio modo di concentrarmi. Lo facevo tutte le volte. E lui mi urlava di mettermi subito i calzettoni perché temeva potessi giocare senza».
È mai successo? «No, però è successo che abbia giocato per un campionato intero con una scarpetta rotta in punta dalla quale usciva il calzettone bianco. Così, ogni tanto, dovevo chinarmi per rimetterlo a posto. Un modo come un altro per tirare il fiato. La verità è che sono un pigro. A Cremona ho dormito per un anno con una cassetta di acqua minerale sotto il letto che si era rotto in due».
Mi ricordavo delle scarpe nel frigorifero: «Vero anche quello, ma a scoprirle fu un mio compagno al quale avevo prestato la casa. Disse, questo qua avrà sicuramente qualcosa di fresco da bere. Ci trovò due mocassini».
Stranezze in campo ne hai mai combinate? «In ordine sparso: una volta ho calciato fortissimo verso la porta, il pallone è andato fuori, mentre la scarpa ha centrato l’incrocio dei pali; ho fatto un goal di testa in tuffo al Catanzaro (mi marcava Ranieri), io che di testa ho sempre preso pochi palloni; ho fatto diciassette palleggi consecutivi a San Siro contro il Milan e sono finito dentro il film “Eccezziunale veramente”».
Hai qualche rimpianto? «Ho fatto quattro anni alla Juve. Con la testa di oggi, ne avrei fatto come minimo il doppio. Mi è mancata la costanza. Quando scali la montagna, devi avere il coraggio di scendere. Ma io ho vissuto il calcio come uno sport, non come un lavoro. E sono un uomo felice».

 

 

 

Video - gol di Cabrini - citato da Marocchino 

 

 

 

 

 

Video - MILAN - JUVENTUS - 1981 :  0 - 1 !  Minuto 3,20 : vabbè ... i palleggi sono 6/ 7 .. instead of .. 17 ... ma questo, si sa, è Marocchino : prendere o lasciare .... .ghgh

 

.salve Stefano 

 

 

 

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Marocchino ... quella Juventus che mi era dato seguire solo con gli aggiornamenti dei risultati che scorrevano in sovrimpressione durante "Attenti a quei Due" ... per me si intrecciano quei ricordi con quel telefilm ...

 

 

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Dedicandoci queste perle di vita juventina, ci allevii questa clausura, riempiendola di sana juventinità.

 La citazione del Cabezón, per me, diversamente giovane come Te, fa passare in secondo piano il buon Marocchino che per quattro stagioni ci ha fatto divertire e  allo stesso tempo imprecare per la sua pigrizia.

Sivori e Baggio sono e restano i due giocatori che per classe hanno maggiormente appagato il mio palato calcistico.

Grazie Stefano

 

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Complimenti per il pezzo

Marocchino, grande talento inespresso,sprecato, gettato al vento come se nulla fosse 

 Giocatore, poco calciatore

Sivori è stato immenso, per molti tra i migliori giocatori della storia del calcio.

Purtroppo non ho avuto modo di seguire le imprese gloriose e azioni guerresche dell’argentino 

Di lui parla la Storia, quella vera, quella scritta sopra gli almanacchi del  calcio

Temperamento focoso, alla Montero( meglio non scherzarci troppo)molto argentino

Quanto ammiro questo popolo.

A tal propósito, qua da noi raccontano di un dopo Real-Juve finito male per noi, con un Sivori sopra le righe; a tal punto che salí sul pullman Del Real ad aspettare l’avversario, col quale avrebbe regolato una serie di conti rimasti in sospeso durante le due partite

 l’intervento di Di Stefano fu determinante a far da pacere  tra i DUE

Caro Stefano...ne sai di più!?

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Grazie Stefano quanti ricordi.. Marocco è stato protagonista dei primi due scudetti che ho visto da tifoso consapevole e quindi lo ricordo sempre con affetto.. In generale sono legato ad un calcio che aveva un volto più umano con calciatori che sia pure privilegiati erano ancora persone normali 

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tratto da " Lib ( e ) ro   Libro "   del 30 Dicembre 2014 - a firma di Augusto Benemeglio - ......... .ehm

 

... .bambole rilassatevi appieno ... sorry ho  .imb  sbagliato emoticon  ... intendevo questa  .ehm     ......  .misollazzo  

 

e godetevi questa  ... ODE ... PROSA .. LIRICA  ... POESIA ROMANZATA .... DEDICATA ALL' IMMENSO ED  INEGUAGLIATO  .... 

 

stor_5830515_18360.jpg?resize=200%2C275    OMAR ENRIQUE SIVORI ... detto ....EL CABEZON  

 

 

 

SIVORI. GENIO E SREGOLATEZZA

 

 

1. Un vizio per chi ama il calcio
Dieci anni fa , il 17 febbraio 2005, moriva Enrique Omar Sivori, che per chi ama il calcio – disse l’Avvocato , che lo portò in Italia – era un “vizio” , un po’ come il fumo, come le donne, come le cose belle, insomma, che hanno in sé anche un po’ di veleno.
E l’avvocato non sbagliava, perché Sivori aveva dentro di sé l’arcobaleno , la fantasia , la gioia, ma anche lo sberleffo e la provocazione. Sembrava un indio , con quel ciuffo nerissimo sugli occhi e l’andatura caracollante da ballerino, tant’è che in una partita col Real Madrid , Pachin, il suo marcatore , lo aveva sfottuto in continuazione – Ti manca solo la piuma in testa per essere un indio perfetto. E la risposta di Sivori fu una craniata sul naso di Pachin che finì lì la partita e andò all’Ospedale. Era fatto così, “ElCabezon” (nomignolo affibbiatogli per via di un zazzerone corvino) , che non era indio , ma di origine italiana, di ceppo genovese , e un suo avo era stato perfino ammiraglio della Marina Sabauda, e un altro suo parente era stato maestro di musica lirica del giovane Eugenio Montale.

2. Il cantore di Eupalla
Sivori aveva tutto del genio: l’estro e la pigrizia , la danza e l’indolenza , il pugno e la carezza, l’allegria e il pianto , il fulmine e il sonno. Era egoista ,strafottente, narcisista al massimo grado. Teneva il pallone come se fosse solo suo , il suo Padrone e Signore. o come un ballerino di tango tiene la sua donna. Faceva scivolare la palla nel casquè , poi l’ arrotolava d’amore, la toccava con la delicatezza di un pittore , sempre rubando il tempo all’avversario con quel suo piede sinistro prendeva in giro il mondo . Là sotto c’era la macumba e il gregoriano la forza e la leggerezza, il sogno e l’eleganza , la parabola perfetta e lo sberleffo, un corpo illimitato e la goccia di fuoco. E una fede cieca in sé stesso , un gallo nero che con il suo canto spacca la notte e le montagne. Là , sotto quel piede sinistro , questo quasi nanerottolo ( era alto un metro e sessantatre) , nascondeva immagini di santi e di poeti. Era lui – disse Gianni Brera – l’incarnazione del cantore , l’aedo di Eupalla , la musa del calcio , che guidava la sua danza sul prato verde.

3. Gli angeli dalla faccia sporca
“ Povero Cabezon, – scrisse Gianni Mura il giorno della sua morte– se ne è andato per un * al pancreas , ma aveva cominciato a morire quando gli era morto, ancora giovane, un figlio. E la vita gli era sembrata più piccola e amara, nella vasta tenuta di San Nicolas”.
Poco diplomatico e indisciplinato da giocatore, ( deteneva il record delle squalifiche), non era cambiato da commentatore televisivo. Andava giù piatto, a gamba tesa , i suoi giudizi erano netti, decisi, fin troppo per la prudenza dell’emittente che lo ospitava. Il calcio da tonnara, che vedeva un po’ ovunque, non gli piaceva e non faceva nulla per nasconderlo. Era arrivato in Italia nella stessa infornata di Angelillo e Maschio, detti gli “Angeli con la faccia sporca”. Tutti e tre si erano laureati, come Di Stefano, all’università della strada. Sivori era un fantasista per vocazione e provocazione. “Se Omar si fosse allenato, sarebbe stato forse il più grande di tutti” , ripeteva spesso il Petisso Pesaola. Ma già così, allenandosi poco e malvolentieri, è stato grandissimo. Giocava col pallone come un gatto col gomitolo, teneva sempre i calzettoni abbassati , senza parastinchi, sostenendo che gli dava fastidio l’elastico, che gli toglieva sensibilità alle gambe.

4. La linea Maginot
Ci voleva strafottenza ma anche coraggio, a giocare a gambe nude. Quelli erano gli anni di Blason e Picchi , anni in cui lo stopper o il libero tiravano coi tacchetti una riga fuori dall’area di rigore e dicevano agli attaccanti: se la passi ti rompo una gamba. E questo accadeva in tutte le categorie (ne sono diretto testimone , anch’io, per aver giocato in squadre dilettanti ) . Sivori non solo la passava allegramente, quella terribile Maginot , ma scherniva e umiliava il rozzo avversario di turno facendogli tunnel, e magari aspettandolo, per farglielo una seconda volta. E così un giorno – racconta Mura – a Torino uno stopper del Catania gli disse: al ritorno ti rompo una gamba. E Sivori, calmissimo: va bene, ma cerca di fare presto altrimenti te la rompo prima io. E così andò, col piede di Sivori a martello sul ginocchio di Grani. I vecchi a Padova si ricordano ancora del loro portiere che becca un gol su rigore e rincorre Sivori fino agli spogliatoi anche se l’arbitro non ha ancora fischiato la fine. La Juve vinceva quattro a zero, mancava poco alla fine. Occhiata implorante del portiere a Sivori che dice: non ti preoccupare te lo tiro sulla sinistra. Moro si butta e la palla va dall’altra parte. Sivori era fatto così.

5. Vide Omàr quanto è bello
“Omar sapeva essere carogna con le carogne, ma se uno lo marcava duro ma leale,
anche lui era leale”. E questo lo disse Bearzot , l’allenatore che vinse il mondiale dell’82 e che gli fu , – da giocatore ,- avversario onesto e tenace, ma leale. Gli Agnelli e tutto il pubblico juventino stravedevano per Sivori, pur sapendo della sua enorme passione per il poker notturno, il whisky , le sigarette e le belle donne. Poi andò a Napoli, per incompatibilità con il ginnasiarca Heriberto Herrera e i tifosi napoletani fecero festa grande e cantavano : “Vide omàr quant’è bello“.
E anche a Napoli, con Altafini e Canè , diede spettacolo di gioco e di gol . E quando arrivò la Juve al San Paolo il Napoli la battè con un gol di Altafini su assist di Sivori, che prese il pallone nella porta della Juve, andò piano verso il centrocampo e arrivato all’altezza della panchina di HeribertoHerrea gli tirò il pallone addosso. Ma non volgarmente, con forza, no, un tocchetto leggero, da gatto. Era lo scontro tra il genio e il militaresco allenatore che l’aveva mandato via dalla Juve perché non s’allenava.

6. Sono stati gli Herrera a rovinare il calcio
“E’ vero – disse una volta ElCabezon – che non mi sono mai allenato bene, ma non ritenevo di averne bisogno. In fondo dovevo giocare a pallone e col pallone ho sempre fatto quello che volevo. E poi allora bastava la tecnica a fare la differenza. Sono stati gli Herrera che hanno rovinato il calcio con l’atletismo, la tattica difensiva, l’ossessione del risultato ad ogni costo”.
Omar è una stravaganza del destino, una piroetta tecnica figlia dell’invenzione, un tocco che ricorda il pungere dei serpenti a sonagli; un’occhiata demoniaca rivolta all’avversario; uno show arrogante; un impulso suggerito da un gene maligno e spettacolare; uno slancio viscerale e luciferino che gli lievita dentro e che intanto gli ispira gesti leggiadri, uno che regalava gioia ai compagni di squadra, ai dirigenti e ai tifosi. Una creatura diabolica a cui piace respirare i battiti della vita nel modo più scanzonato, irriverente, talvolta dissacrante. Uno *, un picaro attaccato alla famiglia capace di una sensibilità rara che non vuole comunicare.

7. Più artistico di Maradona.
Quanti fiumi d’inchiostro versati per l’indio dal mancino diabolico!. E quanto era bello poter leggere “finta alla Garrincha” e “tunnel alla Sivori”: nessuno come lui fu capace di questa divina prodezza tecnica, scrive Angelo Caroli, che fu suo compagno di squadra. E i movimenti zizzaganti, le finte repentine, la grazia del tocco, la superbia carognesca dell’indio che lo portava al ritorno per dribblare di nuovo terzino e portiere. Li lasciava seduti aspettando che rinvenissero prima del cinico pallone in rete. Maradona fu più veloce e più uomo-squadra, ma Sivori era più artistico. L’etichetta di genio e sregolatezza gli va a pennello, – disse Boniperti , che era l’opposto di Sivori in quanto a carattere, ma in campo se la intendevano benissimo – “Pochi hanno raggiunto la sua perfezione nel dribbling e, – se ne aveva voglia,- dell’assist. Parola di Giampiero Boniperti”.

 

 

ED AL TERMINE DI QUESTA " INTENSA E PROFONDA LETTURA " ALTRO NON CI RESTA DA FARE CHE  :bravo   APPLAUDIRE L'AUTORE DI QUESTO VERO E PROPRIO " CARME " E RINGRAZIARE IL .paceebene BUON DIO PER AVER DONATO ALLA " VECCHIA SIGNORA ", ED A TUTTI I SUOI INNAMORATI, ANNI DI PARADISIACHE EMOZIONI  CHE SOLO LE " LUCENTISSIME STELLE " .. PROVENIENTI DALLA INEGUAGLIATA " COSTELLAZIONE BIANCONERA " .. SONO IN GRADO DI  INGENERARE NEL CUORE, NELL' ANIMA, NELLA MENTE DI TUTTI COLORO CHE, SECONDO QUELLI CHE SONO I PARAMETRI DELLA PERSONALE SENSIBILITA' ,  VIVONO IN TOTALE SIMBIOSI " CON & PER " LA NOSTRA AMATA ED INEGUAGLIATA " JUVENTUS F.C. 1897 " .

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9 ore fa, 29 MAGGIO 1985 ha scritto:

Ed allora ti attrezzi .. ti ingegni per far passare il tempo .. il tutto con la " Padrona .uncinetto di casa " che ti marca sempre stretto neanche fosse GENTILE e/o MORINI ! 

Mamma mia...da come la descrivi, la tua signora,  sembrerebbe una virago. Non ci credo, sono sicuro che tu ne faccia una allegoria giornalistica. 😂

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1 ora fa, alex65viareggio ha scritto:

Complimenti per il pezzo

Marocchino, grande talento inespresso,sprecato, gettato al vento come se nulla fosse 

 Giocatore, poco calciatore

Sivori è stato immenso, per molti tra i migliori giocatori della storia del calcio.

Purtroppo non ho avuto modo di seguire le imprese gloriose e azioni guerresche dell’argentino 

Di lui parla la Storia, quella vera, quella scritta sopra gli almanacchi del  calcio

Temperamento focoso, alla Montero( meglio non scherzarci troppo)molto argentino

Quanto ammiro questo popolo.

A tal propósito, qua da noi raccontano di un dopo Real-Juve finito male per noi, con un Sivori sopra le righe; a tal punto che salí sul pullman Del Real ad aspettare l’avversario, col quale avrebbe regolato una serie di conti rimasti in sospeso durante le due partite

 l’intervento di Di Stefano fu determinante a far da pacere  tra i DUE

Caro Stefano...ne sai di più!?

- Grazie ! Il tuo apprezzamento mi onora e mi gratifica  ! 

 

- Riguardo alla " vicenda "  ......  PACHIN & SIVORI  ..... che rammento come se fosse ieri ..... ti passo quanto segue ..... .ehm  

 

I gesti, anzi le gesta, sono quelle di Omar Sivori e Pachin. Il profeta della Juventus e un mediano ruvido e leonino rapportabile a una sorta di Conte in versione giocatore. “Hombre te falta la pluma por parecer un indio”. Tradotto e sintetizzato significa “sei un selvaggio”. Così Pachin irride Sivori. Lui non risponde, ma in compenso gli rifila una testata degna del suo appellativo di cabezon. L’arbitro non vede e le moviole non sono ancora state inventate. Morale. Le tre partite giocate da Juve e Real saranno caratterizzate da altrettanti match personali tra i due campioni. E alla fine della gara di Parigi, Sivori anziché salire sul pullman bianconero si nasconderà in quello degli spagnoli in attesa di Pachin e con l’intenzione di vendicarsi a botte. Fortunatamente lo scoprono prima e lo trascinano via. ( tartto da " Il Bianconero " a firma Bernardini ) 

 

Ca va sans dire che stiamo parlando dello spareggio di PARIGI tra JUVE e REAL nei " quarti " della COPPA dei CAMPIONI datata 1961/62 ! Fu un vero e proprio " FURTO " ... un arbitraggio ... " SCANDALOSO " .... una ... " Caccia all'Uomo " da parte dei Madrilisti, tant'è che la Juve giocò gran parte del match in 10 ( Charles in campo solo a fare numero ) .. ed in seguito ..in 9 ..a causa delle " carezze " riservate dagli spagnoli a Stacchini ( uscì dal terreno di gioco al 70° .. e tornò in campo, anch'egli in pratica inutilizzabile,a pochissimi minuti dalla fine del match ) 

 

E sia nell' andata a Torino, che nel ritorno al Bernabeu, i madrilisti ricorsero a tutti gli " espedienti ", anche i più illeciti, per provocare ed innervosire i nostri giocatori ! 

 

Buona Domenica a te e famiglia ! 

 

.salve Stefano ! 

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3 ore fa, Antojuve66 ha scritto:

Marocchino ... quella Juventus che mi era dato seguire solo con gli aggiornamenti dei risultati che scorrevano in sovrimpressione durante "Attenti a quei Due" ... per me si intrecciano quei ricordi con quel telefilm ...

 

Indimenticabile una sovraimpressione di  con marcatore CANDERISI e non Galderisi !!!

Me lo ricordero' sempre.

 

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7 ore fa, pablito77! ha scritto:

Come sempre un sincero ringraziamento amico mio. 
 

Buona domenica! (A casa) 😅

..... come sempre, Amico mio, sei il " Benvenuto " . Graditissimo " ospite " delle mie elucubrazioni mentali a tinte bianconere ! 

 

Buon proseguimento ! ( A casa )  .salve   Stefano !

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3 ore fa, saxon ha scritto:

Grazie Stefano quanti ricordi.. Marocco è stato protagonista dei primi due scudetti che ho visto da tifoso consapevole e quindi lo ricordo sempre con affetto.. In generale sono legato ad un calcio che aveva un volto più umano con calciatori che sia pure privilegiati erano ancora persone normali 

Grazie a te per aver apprezzato ! 

 

Faccio anche mio ciò che del tuo gradito messaggio ho evidenziato in grassetto : condivido tutto .. ma proprio tutto ! 

 

Buona Domenica, .salve Stefano !

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Grande come sempre! 
 

Fratello bianco nero, purtroppo la magia di alcuni personaggi legati al calcio oggi è impossibile ricrearla perché viviamo nell’era del “tutto e subito”

le storie d’amore sono racchiuse in una semplice ”sveltina”

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Sivori è stato un campione immenso, invidio tutti coloro che hanno avuto il piacere di vederlo dal vivo, ma tutta quella Juve era una squadra leggendaria, una vera macchina da gol !!

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Grazie, Stefano! Sei uno scrigno della memoria cui possiamo attingere per saziarci l’anima, poiché la Juventus è una dimensione dell’anima, visto che è nata dal sano idealismo di giovani liceali. Ho visto Sivori quand’ero bambino , costringendo mio nonno a portarmi a un allenamento di quella straordinaria squadra al campo Morrone di Cosenza ( la Juve andava a Catania in treno e si fermò il venerdì ad allenarsi a Cosenza ). Immagini che mai dimenticherò 

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Il 26/4/2020 Alle 09:33, sbiggia ha scritto:

Dedicandoci queste perle di vita juventina, ci allevii questa clausura, riempiendola di sana juventinità.

 La citazione del Cabezón, per me, diversamente giovane come Te, fa passare in secondo piano il buon Marocchino che per quattro stagioni ci ha fatto divertire e  allo stesso tempo imprecare per la sua pigrizia.

Sivori e Baggio sono e restano i due giocatori che per classe hanno maggiormente appagato il mio palato calcistico.

Grazie Stefano

 

Carissimo, come al solito i tuoi commenti, oltre che ad essere assai graditi, non sono mai banali .. e soprattutto .. sono permeati da dotta e profonda juventinità . 

 

Il fatto che Tu abbia apprezzato mi onora e mi gratifica, e nel contempo, lenisce un po' la mia delusione dovuta alla scarsa partecipazione degli utenti di " VS " in un topic come questo, in cui, accanto ad uno stravagante, estroso e piacevolmente bislacco  uomo/calciatore che ebbe la fortuna, e perchè no, anche un po' di merito, di indossare la " Maglia " per cui fremeva e freme il suo cuore ( leggi : Marocchino ) si narra, anche e soprattutto, di una delle " PIETRE MILIARI PIU' FULGIDE IN ASSOLUTO SULLE QUALI ... DA SEMPRE ... A IMPERITURA MEMORIA ... SI REGGE- SI SOSTENTA- SI ALIMENTA - SI TRAMANDA AI POSTERI  ...  IN SAECULA SAECULORUM ... L'INEGUAGLIATO FASCINO DELLA  LEGGENDA BIANCONERA "  (  leggi : OMAR ENRIQUE SIVORI  ) 

 

Fatto salvo l'assodato ed acclarato dato " anagrafico " che l'età media di coloro che frequentano questo forum non è molto elevata ( ma chissà il perchè, il sottoscritto,nonostante la giovane e puberale età già si interessava di Bigatto .. Combi ... Rosetta ...Calligaris  ecc.ecc. ) snobbare   .ehm  

 

Habilidades PES e FIFA: Habilidades Omar Sívori  ......... sarebbe un po' come recarsi a SAN PIETRO  e/o  ai MUSEI VATICANI  ed ignorare ......  .ehm

 

 

 

PIETà DI MICHELANGELO atto vandalico accadde nel passato     PIETA' di MICHELANGELO .... e/o ....  la ......ehm 

 

 

 

Cappella Sistina prima di Michelangelo  CAPPELLA  SISTINA ! 

 

 

 

Meno male che c'è qualcuno che , dall'altra parte del Mondo, ha inteso RENDERE OMAGGIO ALL'IMMENSO " OMAR SIVORI " IN QUESTA MANIERA ......  .ehm 

 

 

Monumento a Enrique Omar Sivori 

 

 

 

 

...... CHE POI ..... AHIME' ..... E' STATA  RUBATA  ......   .ehm 

 

 

De no creer, se robaron el monumento a Enrique Omar Sívori

 

IMG_20171012_132449.jpgIMG_20171012_132457-1.jpg

12.10.2071/ 12.40hs. En horas de la madrugada de hoy en la esquina de Av. Alberdi y Guaradias Nacionales , delincuentes sustrajeron la estatua monumento a Enrique Omar Sívori. Esta imagen  en homenaje al gran futbolista, se encontraba en ese lugar desde el 20 de marzo de 2015 y en otras oportunidades ya había sido dañada, pero ahora se de la robaron.

a cargo de la investigación se encuentra la UFI 1  a cargo de la doctora Verónica Marcantonio. Esperemos que este robo sea esclarecido a la brevedad y que no quede en  nada como la desaparición de la corona de la Virgen del Rosario en el santuario. Cabe acotar que en la esquina antes mencionada , extrañamente, no hay cámaras de seguridad, siendo una esquina muy importante ya que es el ingreso al paseo costanero donde todos los días ingresan miles de personas.

 

 

12.10.2071   uum  ..... forse sara' ... 2017 ! 

 

 

Se fai una ricerca su Google con :  MONUMENTO A ENRIQUE OMAR SIVORI  ( SAN NICOLAS DOS ARROYOS ) dovresti trovare il monumento finito !

 

Trattasi di alcune interessanti foto riportate sul sito " Tripadvisor " - vale la pena, anche perchè, troverai una sorpresa a " tinte bianconere " ! 

 

Purtroppo le foto non si possono " replicare " ! 

 

 

 

-  SIVORI e BAGGIO .... ed io mi allineo al tuo pensiero .... anche se .... del   " FRANCO-PIEMONTESE "   

 

 

  Legends, Michel Platini: inventava come Pirlo, segnava come un ...

 

 

...... che mi dici ?  

 

 

- E poi, mi raccomando, pur apprezzandolo, e guai così non fosse, perchè .......  .ehm

 

Le tre probabili destinazioni di Cristiano Ronaldo in caso di ...

 

 

....... non riesce a " strapparmi " il cuore ?   uum Qual'è il mio problema ?  

 

 

.salve Stefano !

 

 

 

 

 

 
 
 

 

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1 ora fa, OmarSivori50 ha scritto:

Grazie, Stefano! Sei uno scrigno della memoria cui possiamo attingere per saziarci l’anima, poiché la Juventus è una dimensione dell’anima, visto che è nata dal sano idealismo di giovani liceali. Ho visto Sivori quand’ero bambino , costringendo mio nonno a portarmi a un allenamento di quella straordinaria squadra al campo Morrone di Cosenza ( la Juve andava a Catania in treno e si fermò il venerdì ad allenarsi a Cosenza ). Immagini che mai dimenticherò 

Grazie per aver gradito e per il piacevolissimo e toccante aneddoto che ci hai donato !

 

2 ore fa, ronny80 ha scritto:

,Sivori è stato un campione immenso, invidio tutti coloro che hanno avuto il piacere di vederlo dal vivo, ma tutta quella Juve era una squadra leggendaria, una vera macchina da gol !!

...... in effetti .... Omar, poi così " malaccio " .... non era proprio .... .ghgh 

 

Boniperti dettava i " tempi " e dirigeva " l'orchestra " ... Charles era la " roccaforte " in grado di frantumare qualsiasi baluardo ... Sivori era  " uno e trino " camaleonte,equilibrista, opportunista ... o più semplicemente era .... " OMAR SIVORI  .... Basta la parola " ...... :sciarpata:

2 ore fa, Scirea1982 ha scritto:

Grande come sempre! 
 

Fratello bianco nero, purtroppo la magia di alcuni personaggi legati al calcio oggi è impossibile ricrearla perché viviamo nell’era del “tutto e subito”

le storie d’amore sono racchiuse in una semplice ”sveltina”

Come darti torto, Amico mio : sono sulla tua medesima " lunghezza d'onda ! " - 

 

Sono arrivato al punto, così come ho fatto accenno all'Amico @sbiggia , che non riesco ancora a coltivare in me quell'empatica seduzione che dovrebbe essere suscitata in me da un Campione del calibro di CR7 !

10 ore fa, Shingo Tamai ha scritto:

Mi alzo la mattina presto e leggo in assoluto silenzio quest'altra perla.

La giornata inizia bene, direi.

Grazie, Stefano.

Ti prego, aiutami : indicami Tu delle parole .. delle  espressioni .. attraverso le quali io possa in maniera consona e compiuta Ringraziarti a dovere : mi spiace, ma io proprio non ce la faccio .... .nono

 

 

 

 

AMICI, GRAZIE A VOI TUTTI PER AVER APPREZZATO E PER AVER LASCIATO IL VOSTRO GRADITO CONTRIBUTO ! 

 

Forse, con questo mio post, potrebbe trovare qualcos'altro che ho aggiunto in " seconda battuta " e che potrebbe/dovrebbe incontrare il vostro gradimento ! 

 

Tanto, come noterete, vista e considerata la " scarsissima affluenza " di posto ce n'è finchè volete , ed anche se non è troppo originale, cosa volete che vi dica,

se non che, sic stantibus rebus, affido la mia .. definiamola .. perplessità ad un banale ed atavico ... " MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI " .

 

Un Cordiale saluto a voi ed alle vostre famiglie ! 

 

.salveStefano ! 

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13 minuti fa, 29 MAGGIO 1985 ha scritto:

Ti prego, aiutami : indicami Tu delle parole .. delle  espressioni .. attraverso le quali io possa in maniera consona e compiuta Ringraziarti a dovere : mi spiace, ma io proprio non ce la faccio .... .nono

Non dirlo neppure per scherzo.

Sono io a non sapere come ringraziarti, come Juventino mi sento privilegiato per avere l'opportunità di arricchire la mia juventinità con questi autentici diamanti di storia bianconera.

 

PS: credimi, ogni volta che ti leggo, penso a quanto sarebbe fantastico fare una cena insieme e parlare di Juve con te di persona fino a tarda notte. Ma mi accontento, e ne son felice, di leggerti qui .drink.salve

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Non so se ricordo male... traversa clamorosa di Marocchino in Juve -Celtic 2-0 in Coppa dei Campioni..gran tiro da fuori ... mi sembra che fosse stata trasmessa in differita di 30 min da Canale5 che non poteva fare trasmissioni in diretta

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Come al solito grande Stefano: quanta nostalgia con questi ricordi  a tinte bianconere

Il grande Omar Sivori  detto "El Cabezòn" non lo mai visto dal vivo, ma in gioventù ho potuto seguire le sue gesta per televisione,me ne parlava tanto il mio amico scomparso giorni fa. classe immensa ma un pò troppo focoso, nel gergo calcistico una "carogna"ma, come calciatore sicuramente da mettere sul podio tra i campioni della storia della Juve.

Mentre  per Marocchino erano gli anni che maggiormente frequentavo il Comunale, giocatore discontinuo ma se azzeccava la giornata buona(di rado) era incontenibile, il Trap lo martellava spesso, gli piaceva la vita non  proprio da atleta, ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona in ritiro pre partita in hotel a Milano, a quei tempi era in auge invitare giocatori alle cene degli Juventusclub. nonostante l'apparenze persona simpatica e scherzosa, sempre molto disponibile anche  perchè aveva un ritorno......

Caro Stefano chissà quanti aneddoti e quante pagine di storia Bianconera da raccontare se avresti conosciuto il mio caro amico appena scomparso,

Buona serata

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Grande Stefano , sei  il migliore!   ho una domanda da farti , visto che si parla di Sivori , e visto che  alcune volte Dybala viene paragonato a lui , tu ci vedi qualcosa di simile tra loro 2 ? un abbraccio e buona serata!

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16 ore fa, MATTEO1973 ha scritto:

Bellissimo Stefano, grazie!

Grazie a te, Amico mio ! Spesso mi onori della tua presenza e ciò, lo .paceebene confesso, mi fa piacere assai, anche perchè sapere che c'è ancora qualcuno che è interessato alla Storia della Juve, mi gratifica assai ! Trattasi di un modo d'agire e di pensare sempre più desueto ormai : persone come te andrebbero protette e salvaguardate  :tsa:

12 ore fa, italiauno61 ha scritto:

Mamma mia...da come la descrivi, la tua signora,  sembrerebbe una virago. Non ci credo, sono sicuro che tu ne faccia una allegoria giornalistica. 😂

  
Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta ....... ecc. ecc. ecc.

 

....... però con me .... così tanto gentile  ....   :vava:  .....  non lo è affatto  .......  :upss:

3 ore fa, vecchionibbio ha scritto:

Come al solito grande Stefano: quanta nostalgia con questi generi di ricordi  a tinte bianconere

Il grande Omar Sivori  detto "El Cabezòn" non lo mai visto dal vivo, ma in gioventù ho potuto seguire le sue gesta per televisione,me ne parlava tanto il mio amico scomparso giorni fa. classe immensa ma un pò troppo focoso, nel gergo calcistico una "carogna"ma, come calciatore sicuramente da mettere sul podio tra i campioni della storia della Juve.

Mentre  per Marocchino erano gli anni che maggiormente frequentavo il Comunale, giocatore discontinuo ma se azzeccava la giornata buona(di rado) era incontenibile, il Trap lo martellava spesso, gli piaceva la vita non  proprio da atleta, ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona in ritiro pre partita in hotel a Milano, a quei tempi era in auge invitare giocatori alle cene degli Juventusclub. nonostante l'apparenze persona simpatica e scherzosa, sempre molto disponibile anche  perchè aveva un ritorno......

Caro Stefano chissà quanti aneddoti e quante pagine di storia Bianconera da raccontare se avresti conosciuto il mio caro amico appena scomparso,

Buona serata

Grazie, Amico mio, troppo gentile ! 

 

" Carogna " no ... proprio no ... ti posso assicurare che tutto era tranne che una " Carogna " ! Più appropriato, forse, è il definirlo " Provocatore "  ... senza parastinchi ed i calzettoni abbassati , come dire, " vieni qui .. sono pronto .. ti aspetto .. non ho paura di te "  .... " magari le prendeva ... non faceva scene ... e poi le restituiva con gli interessi " . Epiche le sue " disfide " con Giorgio Ferrini ( tra l'altro, venuto a mancare a soli 37 anni ) Capitano Storico del Toro :  più il granata gli martoriava le gambe, più Omar sembrava non sentire dolore alcuno ... e l'altro non si capacitava del fatto che il Cabezon, in pratica, lo irridesse  .....  ovviamente, alla prima occasione, a modo suo, pareggiava i conti ! Omar era fatto così .... prendere o lasciare .... e milioni e milioni di amanti del " giuoco del calcio " ... presero ( sì, perchè, Sivori, non era amato solo dai supporters juventini : era amato, anzi, idolatrato, dai tifosi di tutte le squadre  ... perchè Lui era Fantasia .. Estro .. Imprevedibilità ... era il " CALCIO " con la " C " maiuscola )

 

Mi spiace assai per la perdita del tuo Amico ... ovunque ora Egli sia ... Riposi in Pace ! E sebbene non sia dato a noi sapere, non escludo che da " Lassù "  Egli continui a gioire e soffrire per la sua e nostra Juventus !

 

 

3 ore fa, Son Goku ha scritto:

Grande Stefano , sei  il migliore!   ho una domanda da farti , visto che si parla di Sivori , e visto che  alcune volte Dybala viene paragonato a lui , tu ci vedi qualcosa di simile tra loro 2 ? un abbraccio e buona serata!

Esagerato ! Comunque grazie di cuore, sei veramente una persona squisita ! 

 

Amico mio, per ciò che può valere il mio parere, io che li ho visti giocare entrambi, non trovo alcuna affinità tra Omar e Paulo, sia da un punto vista calcistico che umano !

 

Se proprio vogliamo azzardare un accostamento, in alcune movenze mi ricorda Del Piero ... che, in realtà, era un prima punta che agiva e si muoveva come seconda punta ! Però, sai com'è, sono passati così tanti anni che fare  dei paragoni è una vera e propria mission impossible :  altro CALCIO ... altra GENTE  ... altro MONDO !

 

 

 

Un Cordiale saluto a tutti voi ! Buona Notte, .salveStefano !

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