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*Michel le Roi*

Conte: «Rapporti fantastici con Agnelli e Marotta ma il gap in Europa è difficilmente colmabile, prenderò le mie decisioni»

Post in rilievo

Hai affermato che non vi fu alcun tentativo tecnico/tattico di rispondere alle difficolta' contingenti proposte dal Bayern.Falso.

Il pressing proposto dal Bayern suggeri' a Conte di chiedere alla squadra di lanciare lungo sulle punte.

Peluso e Lich nel primo tempo cercarono di attuare il solito gioco dei nostri esterni;attaccare e coprire.Pessimi risultati.Non la vedevano mai.

Questa situazione suggeri' a Conte di tenerli BLOCCATI.E' diverso.

Il cambio delle due punte,il cambio modulo furono altri tentativi di dare una svolta al match.Falliti.

Ti rammento che un gol in trasferta sarebbe stato tanta roba.Altro che PARTITA BELLA CHE CHIUSA!

 

forse non hai letto bene quello che ho scritto, su cui si può essere d'accordo oppure no, il succo del discorso è che loro bloccarono le fonti del nostro gioco (la difesa e pirlo) perchè numericamente lo potevano fare, quindi è li che non fu fatto nessun accorgimento tattico e di certo non furono i lanci lunghi la soluzione.

 

Sulle ali, si può dire tutto e il contrario di tutto, il sunto è che furono di fatto nulle.

 

Qundo parlo di partita chiusa, mi riferisco sempre alle situazioni tattiche, se qui non usciamo dall'equivoco nudo e crudo del risultato, non ne usciamo piu. Sul 2-0, per il bayern la partita era tatticamente chiusa e tra l'altro, come ti ha fatto notare Leva, con il 442 la partita fu piu equilibrata. Motivi tattici o il bayern semplicemnte controllò? Non lo sapremo mai perchè il 2-0 cambiò comuqnue l'atteggiamento del bayern.

Poi potevi anche pareggiare 2-2 a due minuti dalla fine, ma non cambia il succo che quella sera Conte subi una lezione di tattica senza precedenti.

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La storia della Juve è costernata di successi e di continuità e non è certo legata ad un singolo protagonista, ma la nostra preoccupazione è che adesso non ci sono più i Boniperti in società, gli "Agnelli veri" alla Presidenza, e l'esempio di come gli Elkani ci abbiano abbandonato nel momento di massimo bisogno, facendoci spiattellare in serie B senza batter ciglio (se ci ripenso mi vengono i brividi :d), è troppo fresco per non avere paura di un ritorno alla mediocrità ranieriana.

Se dovesse arrivare Perdelli sarebbe un chiaro segnale di ridimensionamento.

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La storia della Juve è costernata di successi e di continuità e non è certo legata ad un singolo protagonista, ma la nostra preoccupazione è che adesso non ci sono più i Boniperti in società, gli "Agnelli veri" alla Presidenza, e l'esempio di come gli Elkani ci abbiano abbandonato nel momento di massimo bisogno, facendoci spiattellare in serie B senza batter ciglio (se ci ripenso mi vengono i brividi :d), è troppo fresco per non avere paura di un ritorno alla mediocrità ranieriana.

Se dovesse arrivare Perdelli sarebbe un chiaro segnale di ridimensionamento.

 

infatti è proprio così.

credo che nessuno si fidi ad occhi chiusi di questa società, che prima dell'avvento di conte era palesemente in difficoltà, anche con agnelli, ricordiamoci di del neri.

è proprio questo il punto, in altri momenti, se conte ci avesse lasciato, poco male, la certezza di continuare su alti livelli c'era comunque, ora no, proprio no.

Conte fino ad ora rappresenta l'oasi nel deserto.

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La storia della Juve è costernata di successi e di continuità e non è certo legata ad un singolo protagonista, ma la nostra preoccupazione è che adesso non ci sono più i Boniperti in società, gli "Agnelli veri" alla Presidenza, e l'esempio di come gli Elkani ci abbiano abbandonato nel momento di massimo bisogno, facendoci spiattellare in serie B senza batter ciglio (se ci ripenso mi vengono i brividi :d), è troppo fresco per non avere paura di un ritorno alla mediocrità ranieriana.

Se dovesse arrivare Perdelli sarebbe un chiaro segnale di ridimensionamento.

 

sono d'accordo in linea generale con il tuo discorso

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io continuo a pensare che sia tutto fatto sia nel caso conte rimanga sia che vada via, non è possibile che la juve parli col dortmund per immobile, prenda nani, cerchi sanchez e morata, senza l'allenatore, per dirne una, si legge di mancini, ma il mancio nonostante le parole con tevez ci ha litigato e anche spesso, magari lui vuole che tevez se ne vada e vuole puntare su immobile, e tu lo cedi senza aver parlato col mancio??? ripeto per me è una situazione troppo assurda per me è tutto fatto

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Esattamente signor vincosenzaprocessi. E' esattamente così, ed è importante che sia ben chiaro a tutti. E' un dato oggettivo che deve essere comunque chiaro anche a quelle persone che preferiscono i campionati proprio come tipologia di competizione (al di la del livello espresso). Le competizioni internazionale devono essere l'obbiettivo ultimo, il fine di ogni scelta societaria. Sempre; anche "mentre" si vincono i campionati.

Trovo la sua firma eccezionale (mi piacerebbe avere qualcosa del genere ma purtroppo non so come si inserisca): "Vincere la Champions è l'unica cosa che conta". Vero. Non perché i campionati non siano importanti (anzi), ma la massima competizione europea è infinitamente più importante perché sul lungo periodo è il fattore che maggiormente determina il blasone di un club. Tutto deve essere subordinato ad essa, sempre.

 

Unico appunto: sarebbe bene non considerare l'Ajax tra le squadre che non rappresentano più l'elite del calcio europeo, perché nonostante la scelta di questo club di proseguire su di una strada fatta di formazione e competitività solo nel gioco ma non nei risultati, l'eco delle gesta internazionali di questo club nel secolo scorso riecheggeranno comunque ancora per lungo tempo prima di spegnersi lentamente sovrastate dalla gloria di troppe squadre che vinceranno più di 4 Coppe dei campioni. Ma per ora è ancora troppo presto. 4 coppe di cui 3 consecutive (solo 3 club al mondo ne sono stati capaci, e questi, insieme ai vincitori di almeno 5 coppe, costituiscono complessivamente l'elite degli unici 5 club detentori del prestigiosissimo "Multiple-Winner badge", verosimilmente il vero pass ufficiale per la storia del calcio) sono ancora un vanto immenso per le poche squadre che possono fregiarsi di titoli e numeri simili.

Certo, non vincono da addirittura prima dell'ultimo nostro successo (loro però per scelta) e questo non li rende un top club contemporaneo, ma sono un club molto importante nella storia del calcio europeo almeno al pari della Juventus (ma addirittura di più). Dunque, almeno da parte mia, che sono amante del calcio, massimo rispetto. L'Ajax va attualmente considerata una nobile decaduta (al pari nostro) ma per scelta (a differenza nostra). Nulla a che vedere con il Celtic, se non nella dimensione attuale. Il Celtic non conta nulla nella storia del calcio mondiale e non ha mai contato nulla. Sono un'ottima realtà nazionale, ma non è il calcio nazionale a fare la storia di questo sport (e questo devono ricordarselo bene anche i molti tifosi della Juventus che non si preoccupano delle nostre prospettive future di competitività europea).

 

Saluti.

 

puo anche darsi che lei abbia ragione da vendere meno che su un punto. E qui casca l'asino.

Mi piacerebbe sapere se senza farsopoli, non avremmo dal 2006 ad oggi vinto ancora in Europa,

Noi non lo abbiamo scelto, ce lo hanno imposto.

Dimenticarsi di cosa ci ha fatto quell'anno, quando si parla di anni senza vittorie in Europa è come urinare contro vento.

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io continuo a pensare che sia tutto fatto sia nel caso conte rimanga sia che vada via, non è possibile che la juve parli col dortmund per immobile, prenda nani, cerchi sanchez e morata, senza l'allenatore, per dirne una, si legge di mancini, ma il mancio nonostante le parole con tevez ci ha litigato e anche spesso, magari lui vuole che tevez se ne vada e vuole puntare su immobile, e tu lo cedi senza aver parlato col mancio??? ripeto per me è una situazione troppo assurda per me è tutto fatto

 

concordo al 100%

 

Più ci penso e più mi convinco che loro già lo sanno, ma Conte ha ancora una volta clamorosamente (ma è il suo carattere spontaneo e non riflessivo) sbagliato i tempi.

Avrebbe dovuto tergiversare ancora 2 settimane, in attesa che si potesse svolgere la festa dello scudetto.

Adesso cosa fai? Se prima di qul giorno dici che te ne vai, rovini la tua festa, quella dei tifosi e quella della Società.

Per me è una questione di stanchezza psicologica. Poi il fatto che spesso lui debba fare le veci della società contro tutta la mer.da che ci tirano addosso, qualche querela in più non guasterebbe. Poi viene l'aspetto tecnico di costruzione della squadra.

Che resti o meno, però una cosa è certa, a meno che il nuovo allenatore non voglia ripartire dal 3-5-2 gli acquisti o gli obbiettivi di mercato di cui si parla, vanno bene che ci sia o meno Conte.

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Il MILAN MAI MESSO SOTTO DA NESSUNO?

 

E CON BARCA E MADRID? MI SON SOGNATO QUELLE PARTITE?

 

Il Signore vi perdoni...

 

Pensatele come vi pare, ma non corroborate le vostre tesi con inesattezze e fandonie, please... Mi sembra di parlare con dei romanisti...

anzittutto del romanista dallo ad altri. Poi se vuoi parlare del Milan ti segnalo che i rossoneri nelle ultime 3 stagioni, lasciando perdere i gironi dove comunque mi pare non abbiano mai perso col Barca hanno avuto i seguenti risultati

 

2012: col barca al top della sua forza hanno pareggiato in casa e perso 3 a 1 al camp nou subendo 2 rigori ridicoli, per delle micro-trattenute

2013: rossoneri ridicoli in campionato eppure vincono 2 a 0 a milano contro il barca, poi prendono un'imbarcata al camp nou nel secondo tempo. Chiudono comunque con una vittoria malgrado avessero una squadra che senza aiuti vari sarebbe arrivata a metà classifica in italia

2014: con una squadra che era quasi in zona retrocessione in A, giocano con l'atletico e perdono 1 a 0 abbastanza sfortunatamente a milano, poi certo vengono piallati al ritorno, ma la differenza tra le due squadre era enorme...

 

e comunque, rossoneri a parte, non mi hai risposto sul punto centrale e cioè che questa Juve, salvo qualche eccezione, ha fatto pena in Europa, faticando persino a battere i danesi in casa...

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Anche ai tempi di Lippi si vincevano partite di CL giocando male (ricordi Juve-Deportivo 3 a 2?)...

 

Il problema è non vincere quando fai 30 tiri in porta come a Copanaghen...

 

Argomentate su ste cose per favore... Ma non inventate... Attenetevi alla realtà che qui siamo tutti sobri e nessuno ha "fumato"... Basatevi sulla REALTA'...

 

P.S. E ricordatevi che Istanbul sta alla CL come Perugia sta alla storia dei campionati italiani... Ci siamo messi in una situazione di mer da ma è stato uno scandalo senza precedenti, suvvia! Ragionate, dai!

anzittutto cambia tono. che non sono tuo fratello. POi leggi meglio: ho criticato non la partita di copenaghen (anche se ritengo scandaloso non aver vinto, visto che le presunte grandi parate del portiere danese erano più che altro errori dei nostri), quanto quella del ritorno. Partita agghiacciante, con gioco inguardabile, che siamo stati fortunati a vincere grazie a 2 rigori. Su Lippi non tirarmi fuori la singola partita giocata male e vinta con fortuna nel 2003, perché allora io ti ricordo i gironi con 5 vittorie consecutive o gl avversari piallati nei quarti o in semifinale...se ti sembra che la Juve di conte giochi in Europa come giocava mediamente quella di lippi, mi sa che le idee poco chiare le hai tu

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anzittutto del romanista dallo ad altri. Poi se vuoi parlare del Milan ti segnalo che i rossoneri nelle ultime 3 stagioni, lasciando perdere i gironi dove comunque mi pare non abbiano mai perso col Barca hanno avuto i seguenti risultati

 

2012: col barca al top della sua forza hanno pareggiato in casa e perso 3 a 1 al camp nou subendo 2 rigori ridicoli, per delle micro-trattenute

2013: rossoneri ridicoli in campionato eppure vincono 2 a 0 a milano contro il barca, poi prendono un'imbarcata al camp nou nel secondo tempo. Chiudono comunque con una vittoria malgrado avessero una squadra che senza aiuti vari sarebbe arrivata a metà classifica in italia

2014: con una squadra che era quasi in zona retrocessione in A, giocano con l'atletico e perdono 1 a 0 abbastanza sfortunatamente a milano, poi certo vengono piallati al ritorno, ma la differenza tra le due squadre era enorme...

 

e comunque, rossoneri a parte, non mi hai risposto sul punto centrale e cioè che questa Juve, salvo qualche eccezione, ha fatto pena in Europa, faticando persino a battere i danesi in casa...

 

che il peggior milan se la giochi quasi con la miglior juve in ambito europeo penso sia un dato di fatto incontrovertibile...

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che il peggior milan se la giochi quasi con la miglior juve in ambito europeo penso sia un dato di fatto incontrovertibile...

Diciamo che il Bbilan ha un bel fattore c.lo in Champion, mentre noi un bel fattore sfiga.

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punti di vista....voi aspirate a tornare grandi in europa piu di quanto possano aspirare magari tifosi come me che sono maturati calcisticamente nel post 2006 e hanno sognato dominare in italia per far schiattare d'invidia tutti quelli che ci hanno buttato fango tra il 2006 e il 2011....certo, anchio aspiro a tornare grandi in europa ma capisco anche che non si può ottenere tutto subito battendo le mani, o meglio non si può ottenere tutto subito come ottiene l'atletico ad esempio (l'erba del vicino è sempre piu verde) ci può volere piu tempo o meno, cosi come è capitato all'atletico tenendo però conto che l'atletico non ha iniziato nel 2012...nel 2012 aveva gia vinto tre trofei internazionali..il risultato che sta ottendendo quest'anno è frutto del lavoro iniziato nel 2009, due anni prima dell'arrivo di conte alla juve...quindi ci può volere meno tempo in alcuni casi o ci può volere piu tempo in altri casi...non è che tutte le squadre fanno lo stesso percorso....poi io di certo non considero fallimentare questa stagione perchè la valuto in generale, non solo dal punto di vista internazionale....dal punto di vista internazionale la considero da 5,5 - 6 perchè si possono dare le colpe per un girone di champions, che sono daccordo anchio, avremmo dovuto superare, però poi siamo tornati a giocare una semifinale europea nella coppa minore, è vero non siamo andati in finali, può dispiacere ma da qui a definire la stagione interamente fallimentare secondo me, e ripeto secondo me ce ne vuole....

diciamo cose molto simili. Non credo di aver mai scritto che è stata una stagione fallimentare. Lo era se ci fossimo limitati all'eliminazione in Cl, con l'eliminazione in semifinale di El ha ridato dignità alla stagione europea. Però si poteva fare molto di più perché quando ti ricapita di giocare una finale a Torino (e col rendimento che abbiamo allo JS all'80% vuol dire vittoria?). Soprattutto non sarebbe stato un dramma perdere due punti col sassuolo e in cambio andare in finale..un allenatore esperto e che ha già vinto due scudetti non può realmente credere che la roma potesse rimontare 6 punti in 3 partite...quindi è stato un peccato

sul percorso di crescita sono d'accordo che ci vogliono anni...infatti l'atletico non l'ho citato a caso, l'ho citato in quanto è partito facendo bene per anni in El, vincendo e acquisendo mentalità e dopo alcuni anni è arrivato in cima

 

a me va benissimo l'idea che ci si possa mettere 4-5 stagioni per vincere in Europa ma diamine se continuiamo a giocare così manco in 20 di anni ce la faremo!!!

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Diciamo che il Bbilan ha un bel fattore c.lo in Champion, mentre noi un bel fattore sfiga.

 

e si.. solo fortuna, dai su, ammettere che il milan in europa ci è decisamente superiore mica è reato...

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Hai affermato che non vi fu alcun tentativo tecnico/tattico di rispondere alle difficolta' contingenti proposte dal Bayern.Falso.

Il pressing proposto dal Bayern suggeri' a Conte di chiedere alla squadra di lanciare lungo sulle punte.

Peluso e Lich nel primo tempo cercarono di attuare il solito gioco dei nostri esterni;attaccare e coprire.Pessimi risultati.Non la vedevano mai.

Questa situazione suggeri' a Conte di tenerli BLOCCATI.E' diverso.

Il cambio delle due punte,il cambio modulo furono altri tentativi di dare una svolta al match.Falliti.

Ti rammento che un gol in trasferta sarebbe stato tanta roba.Altro che PARTITA BELLA CHE CHIUSA!

 

Quello che dici è giusto. Ho solo due cosiderazioni:

1. Il primo tempo di quella partita fu una dimostrazione (non la prima peraltro) che il nostro gioco funziona pienamente quabdo schiacciamo l'avversario, o come spesso succede in Italia, quando l'avversario si lascia schiacciare. Al contrario appena una squadra con buone doti tecniche e atletiche viene a pressarci alto la manovra ristagna nelle retrovie in attesa del lancio lungo spesso e volentieri sbagliato di Bonucci per Llorente (all'epoca Matri). Una squadra che vuole essere definita organizzata non può avere solo ed esclusivamente questa soluzione per uscire dal pressing avversario. Per non parlare del fatto che questa componente (il pressing) fondamentale per me per me in Europa è completamente sparita dal nostro gioco.

2. Chi di noi non si è perlomeno sorpreso quando abbiamo visto la squadra rientrare dall'intervallo senza effettuare nessun cambio dopo essere stata travolta nel primo tempo. E in panchina c'erano Pogba, Vucinic e Giovinco che qualche pallone in più rispetto a Matri e Quagliarella lo avrebbero tenuto?

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e si.. solo fortuna, dai su, ammettere che il milan in europa ci è decisamente superiore mica è reato...

Sì vero, ma purtroppo, soprattutto in europa, la differenza spesso la fanno gli episodi, e loro il fattore c ce l hanno quasi sempre, vedi anche quest ' anno nelle 2 partite con l 'ajax, poi umiliato dal salisburgo...

Ed è vero che la juve di lippi era scintillante, anche se ha perso le finali, ma conte è appena al secondo anno d’europa, siamo sicuri che non migliorerà?

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Quello che dici è giusto. Ho solo due cosiderazioni:

1. Il primo tempo di quella partita fu una dimostrazione (non la prima peraltro) che il nostro gioco funziona pienamente quabdo schiacciamo l'avversario, o come spesso succede in Italia, quando l'avversario si lascia schiacciare. Al contrario appena una squadra con buone doti tecniche e atletiche viene a pressarci alto la manovra ristagna nelle retrovie in attesa del lancio lungo spesso e volentieri sbagliato di Bonucci per Llorente (all'epoca Matri). Una squadra che vuole essere definita organizzata non può avere solo ed esclusivamente questa soluzione per uscire dal pressing avversario. Per non parlare del fatto che questa componente (il pressing) fondamentale per me per me in Europa è completamente sparita dal nostro gioco.

2. Chi di noi non si è perlomeno sorpreso quando abbiamo visto la squadra rientrare dall'intervallo senza effettuare nessun cambio dopo essere stata travolta nel primo tempo. E in panchina c'erano Pogba, Vucinic e Giovinco che qualche pallone in più rispetto a Matri e Quagliarella lo avrebbero tenuto?

Ragazzi, state dicendo tutte cose giuste, ma non dimentichiamoci che prendemmo 2 goal disgraziati, e li la tattica c’entra poco

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Ragazzi, state dicendo tutte cose giuste, ma non dimentichiamoci che prendemmo 2 goal disgraziati, e li la tattica c’entra poco

 

Sì, ma quanti altri avremmo potuto prenderne?

Io ricordo sul finire del primo tempo varie conclusioni di Robben e Ribery fuori di pochissimo con Buffon fuori causa.

Mentre invece noi ci affidammo soltanto ad un paio di tiri da fuori di Vidal.

 

E comunque il mio è un discorso generale che esula dall'esito di una singola partita e fa riferimento al nostro gioco sia in Europa che in Italia.

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Sì, ma quanti altri avremmo potuto prenderne?

Io ricordo sul finire del primo tempo varie conclusioni di Robben e Ribery fuori di pochissimo con Buffon fuori causa.

Mentre invece noi ci affidammo soltanto ad un paio di tiri da fuori di Vidal.

 

E comunque il mio è un discorso generale che esula dall'esito di una singola partita e fa riferimento al nostro gioco sia in Europa che in Italia.

Sicuramente vanno apportate varianti, come ho scritto prima conte è al secondo anno d’europa, ed è ancora giovane, può migliorare anche in questo

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Sicuramente vanno apportate varianti, come ho scritto prima conte è al secondo anno d’europa, ed è ancora giovane, può migliorare anche in questo

 

Io spero che sia così. In generale dovrebbe esserlo, ma sono 2 anni che il nostro progetto tattico si è fossilizzato (nessuna variazione neanche a partita in corso, tolte un paio di eccezioni), con il gioco che peggiora di continuo, nessuna voglia di far crescere I nostri giovani (o perlomeno non nella Juventus...) e in tutto questo non si vede mai il più impercettibile segnale di autocritica da parte di chi ha commesso questi errori (Conte e la dirigenza) e se manca autocritica diventa difficile sperare in un miglioramento futuro, prima che la speranza diventi illusione.

Chiaro che con Conte non ci parlo personalmente ma da fuori quello che traspare è che lui non si renda minimamente conto delle nostre lacune, tanto è vero che il nostro mercato sta già partendo col piede sbagliato per come la vedo io.

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preciso che la metafora sui cazzotti non riguarda la reazione della squadra, o del mister, ad un risultato avverso, ma di situazioni tattiche, puoi anche essere in svantaggio ma giocare talmente bene che la squadra non necessita di aggiustamenti tattici e viceversa, da qui il discorso che il loro gol all'inizio non scaturi da una situazione tattica, quindi, imho, la squadra non reagi al gol ma giocò nel modo in cui conte preparò la partita, si può dire che fu preparata male o no, non è questo il punto, il punto è che dal 25 in poi, quella partita dimostrò che Conte non solo non comprese, ma non ci capi proprio una mazza (parlo sempre di situazioni tattiche he) e la controprova fu che al ritorno si ripresentò con l'identico schema che si presentò all'andata, cambiando qualche giocatore nella convinzione, credo, che fosse un propblema di interpreti piu che di una situazione tattica (poi, cosa potesse dare Padoin piu Licth, questo lo sa sololui) ecco perchè di quella partita ricordo poco, perchè già leggendo la formazione e la disposizione tattica, non avevo speranze.

 

Si, possiamo dire tranquillamente che incontrammo la squadra piu forte del mondo, il problema è che di quelle situazioni tattiche (non nello specifico quella del bayern) ne abbiamo avute a bizzeffe quest'anno in italia. Parma, Verona, Inter, Genoa e via discorrendo. Gia prendendo in esame la partita con il bayern, si rischia di passare per troll, figuariamoci se iniziamo ad analizzare alcune partite che ho citato prima dove abbiamo vinto, apriti cielo.

 

Bè, ovviamente non possiamo sapere se il gol a freddo modificò un eventuale atteggiamento precedente impostato da Conte.

Cmq che fosse una risposta o un atteggiamento pregresso... io sottolineavo come a livello di impostazione lui i cazzotti avesse voglia di darli, ma tatticamente, con quel modulo (si badi bene... con QUEL modulo in QUELLA partita) e con quella forza dell'avversario... fu praticamente impossibile.

Cmq ho piacere nel constatare che c'è qualcuno che leggendo quella partita notò che l'impostazione della stessa fosse stata offensiva. Fallimentare, ma offensiva. Perchè a volte c'è chi parla di giocare un calcio offensivo a sproposito, magari muovendo il proprio ragionamento proprio da Bayern-Juve! .doh

 

Le partite "italiane" da te citate, invece, non le ricollego a Bayern-Juve. Sono generi di partite diverse, abbastanza "gestite", controllate. Anche contro il Genoa... abbiamo accettato la battaglia frontale correndo solo un rischio (oltre al rigore), ma tatticamente si è trattato di evoluzioni differenti (e anche abbastanza sotto controllo) rispetto a quella di Monaco, che per me rimane unica.

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ma tu lo capisci o non che il futuro della juventus sarà + o meno radioso a seconda di come si comporta in europa anno dopo anno?

non saranno il 56°, 57° 58° 94° 127° scudetto a fare grande la juve, saranno le grandi stagioni europee (se ci saranno) a dire se la juve sarà tornata una big europea o se sarà l'ajax o il celtic italiano.

vuoi un esempio?

 

quanto s'è speso ora che si vince? quest'anno 4 milioni, l'anno scorso? non ricordo, facciamo 20 milioni? 2 anni fa qualcosa in + giusto?

lo sai nell'anno dei settimi posti, i soli melo e diego costarono 50 milioni? che per tornare dove siamo sono entrati soldi freschi in società x circa 250 milioni?

però quest'anno abbiamo speso poco.

 

ora ti chiedo: com'è che quando spendevamo (o potevamo spendere) ci schifavano tutti i grandi giocatori trattati? come mai? eppure siamno la juve, no?

com'è che è bastata una buona champions........x avere i si immediati di llorente e tevez? mica cotiche, eh....

e ringrazia iddio che fose ci diranno si anche nani e sanchez.

 

fai altre 2 annate europee oscene come questa, e poi vedi se i giocatori forti vogliono venire da noi.....

 

dimostra invece di essere competitivo......e vedrai che ci sarà la fila x venire da noi (di quelli che possiamo permetterci economicamente, ovvio).

 

i giocatori forti vanno a giocare in squadre che si giocano le coppe, le squadrette che alzano la voce nel proprio paese E BASTA, manco se le filano.

 

esempio: se il napoli, che ha vinto una coppetta italia, non farà grandi cose il prossimo anno, higuain se ne andrà via, puoi starne certo.

i campioni non si rovinano le carriere nelle squadrette anonime.

 

La Juve lo status di squadra che arriva tra le prime 8/16 di Champions se l'è conquistato ormai. E te lo riconquisti davvero se intanto diventi la più forte nel tuo Paese, soprattutto se è un Paese importante per il calcio nel mondo come l'Italia (il paragone con la Scozia è una bestemmia, è come confrontare l'Nba con il campionato di basket irlandese!)

Puoi toppare il girone anche quando hai gli squadroni, come successo ad altre squadre in questi anni e alla stessa Juve in passato.

Detto ciò , stabilito lo status... i giocatori banno verso squadre che hanno i soldi! Il PSG non ha avuto bisogno nemmeno di giocarla la CL per far arrivare in squadra i fenomeni, e ancora oltre i quarti non è andata (uscendo NON con squadre che poi hanno vinto, anzi!). Il Manchester City un quarto di finale deve ancora vederlo, ma i giocatori li prende lo stesso... chissà perchè! E così via. L'Inter di Moratto ha fatto collezione di figurine per anni, comprando pure il Fenomeno, ma in Europa faceva ridere. Il Barcellona ha avuto tra le sue fila fino al 2006 tantissimi fenomeni della storia del calcio, eppure fino al 2006 contava una sola CL. Gli esempi sono tantissimi.

L'importante è essere tornati tra le prime 8/16 d'Europa, e già grazie a questo ci si può muovere meglio.

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Esattamente signor vincosenzaprocessi. E' esattamente così, ed è importante che sia ben chiaro a tutti. E' un dato oggettivo che deve essere comunque chiaro anche a quelle persone che preferiscono i campionati proprio come tipologia di competizione (al di la del livello espresso). Le competizioni internazionale devono essere l'obbiettivo ultimo, il fine di ogni scelta societaria. Sempre; anche "mentre" si vincono i campionati.

Trovo la sua firma eccezionale (mi piacerebbe avere qualcosa del genere ma purtroppo non so come si inserisca): "Vincere la Champions è l'unica cosa che conta". Vero. Non perché i campionati non siano importanti (anzi), ma la massima competizione europea è infinitamente più importante perché sul lungo periodo è il fattore che maggiormente determina il blasone di un club. Tutto deve essere subordinato ad essa, sempre.

 

Unico appunto: sarebbe bene non considerare l'Ajax tra le squadre che non rappresentano più l'elite del calcio europeo, perché nonostante la scelta di questo club di proseguire su di una strada fatta di formazione e competitività solo nel gioco ma non nei risultati, l'eco delle gesta internazionali di questo club nel secolo scorso riecheggeranno comunque ancora per lungo tempo prima di spegnersi lentamente sovrastate dalla gloria di troppe squadre che vinceranno più di 4 Coppe dei campioni. Ma per ora è ancora troppo presto. 4 coppe di cui 3 consecutive (solo 3 club al mondo ne sono stati capaci, e questi, insieme ai vincitori di almeno 5 coppe, costituiscono complessivamente l'elite degli unici 5 club detentori del prestigiosissimo "Multiple-Winner badge", verosimilmente il vero pass ufficiale per la storia del calcio) sono ancora un vanto immenso per le poche squadre che possono fregiarsi di titoli e numeri simili.

Certo, non vincono da addirittura prima dell'ultimo nostro successo (loro però per scelta) e questo non li rende un top club contemporaneo, ma sono un club molto importante nella storia del calcio europeo almeno al pari della Juventus (ma addirittura di più). Dunque, almeno da parte mia, che sono amante del calcio, massimo rispetto. L'Ajax va attualmente considerata una nobile decaduta (al pari nostro) ma per scelta (a differenza nostra). Nulla a che vedere con il Celtic, se non nella dimensione attuale. Il Celtic non conta nulla nella storia del calcio mondiale e non ha mai contato nulla. Sono un'ottima realtà nazionale, ma non è il calcio nazionale a fare la storia di questo sport (e questo devono ricordarselo bene anche i molti tifosi della Juventus che non si preoccupano delle nostre prospettive future di competitività europea).

 

Saluti.

 

La storia di questo sport si fonda innanzitutto sulle competizioni nazionali! Il blasone delle squadre deriva da quelle competizioni, e a maggior ragione se i rispettivi campionati si svolgono in Paesi davvero molto importanti per questo sport. Chi vincerà campionati in Italia, Spagna, Inghilterra, in parte Germania... addirittura in Argentina... godrà sempre di blasone, prestigio, pubblicità, diffusione planetaria. Paragonare la Juve al Celtic è una bestemmia sportiva per il valore dei tornei in questione! Sarebbe come paragonare i Los Angeles Lakers della Nba con la più forte squadra del campionato di basket irlandese: i Lakers non avrebbero bisogno di vincere alcun trofeo mondiale per ribadire l'importanza del proprio blasone!

Detto ciò è peraltro sbagliato dire che il Celtic non conti niente nella storia del calcio. Non solo perchè una Coppa dei Campioni l'ha vinta (a differenza, per esempio, dell'Arsenal), ma anche per "come" l'ha vinta, contro la Grande Inter degli anni '60, dando vita ad un vero e proprio passaggio di consegne sullo stile di giocare a calcio. In quella partita infatti, avvenne uno dei parti plurigemellari che daranno vita, nel giro di 2/3 anni, al calcio totale. Se leggerà la cronaca di quella partita giocata dai Leoni di Lisbona (dalla sede della finale) scoprirà che si trattò di un qualcosa mai visto in precedenza... un bombardamento che diede luogo a circa 40 tiri nella porta avversaria. Giusto per precisare...

 

Le coppe sono prestigiose, danno un pacco di soldi e riempiono il palmares.

Ma proprio per la loro "struttura", per il tipo di competizione, è molto facile che premino squadre meno forti di altre.

La "forma" campionato non sbaglia, alla lunga tu hai la reale dimensione di una squadra più forte di altre. E se 2 squadre arrivano a 2 punti di distanza si può obiettare su quale sia la più forte, ma sarà sempre una di quelle 2, non si scappa.

La "forma" coppa no. Nel tipo di competizione ad eliminazione diretta può capitare che la squadra più forte esca addirittura negli ottavi o nei quarti, o che perda una finale per un episodio, riducendo il tutto ad una sorta di lotteria. Spesso, naturalmente, la squadra più forte vince, spesso no. Ed è, peraltro, il motivo per cui il calcio è così bello e seguito.

In più c'è la determinante del tempo. Tu giochi una partita in un determinato periodo dell'anno, con un certo stato di forma, con dei giocatori squalificati. In un campionato questi fattori sono spalmati su un lungo periodo e ci sono più o meno per tutti.

Oltretutto il "blasone" di una squadra non è costituito, addirittura... "unicamente", dalle vittorie in coppa. Prima ho nominato l'Argentina... se io chiedessi il nome delle 2 più grandi squadre argentine chiunque mi risponderebbe River Plate e Boca Jr. Il Boca è leader insieme al Milan per numero di titoli internazionali. Il River sai quanti ne ha? 5! (Noi siamo quarti in Europa con 11). Ha vinto 2 Libertadores (l'equivalente della Champions in Sudamerica), ed è arrivata da ben ultima in Argentina. Ma non è finita qui. L'Indipendiente, che molti non sanno nemmeno in quale città giochi, non solo è la squadra che ne ha vinte di più in Argentina (7, più di Boca e River), non solo è la squadra che ne ha vinte di più in Sudamerica, ma ha complessivamente 16 titoli internazionali su 16 finali disputate, ed è il 3° club più titolato al mondo! Eppure se chiedi a chiunque se conosca di più il River o l'Indipendiente ti risponderà il primo, perchè il blasone si costruisce anche in patria, anche diventando la squadra leader, più forte, di una tra le grandi nazioni del calcio. Lo stesso Barcellona, prima del 2006, con una Champions in bacheca, nessuno si sognava di dire che non avesse una dimensione europea.

E' ormai una malattia quella relativa alle coppe. Specialmente per quanto riguarda molti tifosi juventini che magari se lo sentono dire dagli anti-juventini non sapendo come rispondere (non sto dicendo che è il suo caso, sia chiaro).

Chiarisco che io mi taglio le vene a seguito di una sconfitta eh, non sto facendo il superiore. Ma perchè vorrei sempre più trofei in bacheca, non perchè il non vincerla mi abbassa l'autostima o la dimensione di quello che sono. Anche perchè siamo la quarta squadra europea per numero di titoli internazionali nonostante (NONOSTANTE!) 5 finali di CL perse.

 

Tra l'altro io tifo JUVENTUS, basta questo a dire quale sia la mia dimensione!

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La storia di questo sport si fonda innanzitutto sulle competizioni nazionali! Il blasone delle squadre deriva da quelle competizioni, e a maggior ragione se i rispettivi campionati si svolgono in Paesi davvero molto importanti per questo sport. Chi vincerà campionati in Italia, Spagna, Inghilterra, in parte Germania... addirittura in Argentina... godrà sempre di blasone, prestigio, pubblicità, diffusione planetaria. Paragonare la Juve al Celtic è una bestemmia sportiva per il valore dei tornei in questione! Sarebbe come paragonare i Los Angeles Lakers della Nba con la più forte squadra del campionato di basket irlandese: i Lakers non avrebbero bisogno di vincere alcun trofeo mondiale per ribadire l'importanza del proprio blasone!

Detto ciò è peraltro sbagliato dire che il Celtic non conti niente nella storia del calcio. Non solo perché una Coppa dei Campioni l'ha vinta (a differenza, per esempio, dell'Arsenal), ma anche per "come" l'ha vinta, contro la Grande Inter degli anni '60, dando vita ad un vero e proprio passaggio di consegne sullo stile di giocare a calcio. In quella partita infatti, avvenne uno dei parti plurigemellari che daranno vita, nel giro di 2/3 anni, al calcio totale. Se leggerà la cronaca di quella partita giocata dai Leoni di Lisbona (dalla sede della finale) scoprirà che si trattò di un qualcosa mai visto in precedenza... un bombardamento che diede luogo a circa 40 tiri nella porta avversaria. Giusto per precisare...

 

Le coppe sono prestigiose, danno un pacco di soldi e riempiono il palmares.

Ma proprio per la loro "struttura", per il tipo di competizione, è molto facile che premino squadre meno forti di altre.

La "forma" campionato non sbaglia, alla lunga tu hai la reale dimensione di una squadra più forte di altre. E se 2 squadre arrivano a 2 punti di distanza si può obiettare su quale sia la più forte, ma sarà sempre una di quelle 2, non si scappa.

La "forma" coppa no. Nel tipo di competizione ad eliminazione diretta può capitare che la squadra più forte esca addirittura negli ottavi o nei quarti, o che perda una finale per un episodio, riducendo il tutto ad una sorta di lotteria. Spesso, naturalmente, la squadra più forte vince, spesso no. Ed è, peraltro, il motivo per cui il calcio è così bello e seguito.

In più c'è la determinante del tempo. Tu giochi una partita in un determinato periodo dell'anno, con un certo stato di forma, con dei giocatori squalificati. In un campionato questi fattori sono spalmati su un lungo periodo e ci sono più o meno per tutti.

Oltretutto il "blasone" di una squadra non è costituito, addirittura... "unicamente", dalle vittorie in coppa. Prima ho nominato l'Argentina... se io chiedessi il nome delle 2 più grandi squadre argentine chiunque mi risponderebbe River Plate e Boca Jr. Il Boca è leader insieme al Milan per numero di titoli internazionali. Il River sai quanti ne ha? 5! (Noi siamo quarti in Europa con 11). Ha vinto 2 Libertadores (l'equivalente della Champions in Sudamerica), ed è arrivata da ben ultima in Argentina. Ma non è finita qui. L'Indipendiente, che molti non sanno nemmeno in quale città giochi, non solo è la squadra che ne ha vinte di più in Argentina (7, più di Boca e River), non solo è la squadra che ne ha vinte di più in Sudamerica, ma ha complessivamente 16 titoli internazionali su 16 finali disputate, ed è il 3° club più titolato al mondo! Eppure se chiedi a chiunque se conosca di più il River o l'Indipendiente ti risponderà il primo, perché il blasone si costruisce anche in patria, anche diventando la squadra leader, più forte, di una tra le grandi nazioni del calcio. Lo stesso Barcellona, prima del 2006, con una Champions in bacheca, nessuno si sognava di dire che non avesse una dimensione europea.

E' ormai una malattia quella relativa alle coppe. Specialmente per quanto riguarda molti tifosi juventini che magari se lo sentono dire dagli anti-juventini non sapendo come rispondere (non sto dicendo che è il suo caso, sia chiaro).

Chiarisco che io mi taglio le vene a seguito di una sconfitta eh, non sto facendo il superiore. Ma perchè vorrei sempre più trofei in bacheca, non perchè il non vincerla mi abbassa l'autostima o la dimensione di quello che sono. Anche perchè siamo la quarta squadra europea per numero di titoli internazionali nonostante (NONOSTANTE!) 5 finali di CL perse.

 

Tra l'altro io tifo JUVENTUS, basta questo a dire quale sia la mia dimensione!

 

Buonasera signor Leevancleef. La ringrazio per la cortese risposta.

 

Mi accorgo che la sua opinione è quella prevalente tra i tifosi juventini di tutte le età, ed in questo forum si incontrano tantissime conferme di ciò.

Io trovo molta difficoltà a descrivere questa mia visione delle cose anche con alcuni miei amici juventini, perché sembra quasi un voler sminuire la storia della nostra squadra, dato che purtroppo (purtroppo per me, si intende, non necessariamente per altri) la nostra è una storia soprattutto nazionale.

E' evidente che la mia è una posizione articolata che è difficile descrivere pienamente in un breve messaggio, ma alcuni aspetti possono essere chiariti sinteticamente come segue.

 

Io, a differenza sua, non ritengo che la storia di questo sport si fondi "innanzitutto" sulle competizioni nazionali. Si fonda per me "anche" su di esse, ma in misura decisamente minoritaria.

Personalmente tendo ad avere una visione globale della percezione delle cose, cercando di immedesimarmi nell'interpretazione che gli altri (in tutto il mondo!Dai poli all'equatore) abbiano delle cose.

A tal proposito sono anzitutto abbastanza convinto che, per una questione di pubblicità, di diffusione delle immagini, di riferimenti extrasportivi, fenomeni di costume, interessi e giro di denaro, le gesta nelle competizioni internazionali siano le uniche di interesse veramente globale per questo sport. L'interesse che attrae la gente comune ancor prima che gli appassionati e conoscitori di calcio; l'interesse che coinvolge anche le persone che non si appassionano ne seguono il calcio, ma che raccontano comunque un pezzo di storia mediante le proprie opinioni. L'interesse nasce per la sovraesposizione ad informazioni riguardo queste competizioni, ma una volta innescato è amplificato in ciascuno di noi dal fascino verso ciò che ha valenza assoluta, illimitata, incondizionata: la "squadra più forte del mondo" è la squadra più forte tra tutte le squadre del mondo (almeno teoricamente), non la più forte della provincia, della regione, o della nazione. Se la competizione è estesa su scala globale, la vincitrice deve essere (sempre teoricametne) la squadra più forte del mondo. Questo semplice ragionamento è alla base del fascino di queste competizioni. Questo facino sovrasta ineluttabilmente l'interesse per ogni altra competizione caratterizzata da un confronto sportivo su base locale, ancorché nazionale.

Non è certo l'alta importanza della competizione nazionale e del paese che la ospita a risollevarla da questo inevitabile deficit; non lo sono i grandi campioni che possono essere comunque presenti, ne la competitività del campionato rispetto a quelli delle altre nazioni. E' proprio una qualifica intrinseca legata alla minor importanza di tutto ciò che interessa un ambito più ristretto rispetto a ciò che interessa uno più esteso. Non c'è da discutere su questo: si può discutere se sia più bello vivere in una casa più grande e più fredda o in una più piccola e più accogliente, ma non sul fatto che la casa più grande sia più spaziosa di quella più piccola. Il prestigio è "dimensione", è percezione di grandezza.

Siccome si ritiene che il prestigio acquisito nel tempo sia una misura di quanto si è fatta la storia, è inevitabile considerare che la storia del calcio mondiale sia rappresentata maggiormente dalle quadre che hanno lasciato maggiormente il segno nelle competizioni internazionali, mediante principalmente successi, e poi continuità dei piazzamenti, qualità del gioco, innovazioni tattiche proposte, eccellenze tecniche esibite, dimostrazioni di forza in singole partite, record ottenuti.

Nel confrontare l'importanza dei due tipi competizioni (nazionali ed internazionali) non ha molto peso la ragionevole constatazione che anche ciò che non appaia come immenso possa essere frutto di immenso valore, perché ai fini del prestigio conta solo l'immagine di immensità. Specifico poi che nel caso dei successi nelle competizioni internazionali non si tratta certo di apparenze non suffragate da fatti concretamente meritori, bensì effettivamente di imprese sportive talmente grandi da rubare legittimamente tutta la considerazione, l'ammirazione ed il rispetto dell'osservatore disinteressato.

In definitiva, prima di accettare di trascrivere i nostri nomi sui propri libri, la storia dello sport vuole che il piano del confronto sia quello sul quale agisce chi fino a quel momento vedeva a sua volta il proprio nome sul suddetto libro; non è sufficiente confrontarsi con chi soltanto aspira senza successo ad entrare in tale elite o peggio ancora con chi non ha neppure lontanamente la velleità di entrarci.

Quello che sposta veramente il prestigio di una squadra è il fatto di parlarne in un certo modo, l'attribuirle imprese epiche laddove queste siano da tutti visibili e riconoscibili. Sposta molto l'idea di grandezza assoluta con la quale un club possa essere identificato; l'aura di mito, di immortalità. Sposta molto il ricordo di immagini familiari come quella di una coppa dalla forma nota in tutto il mondo sollevata al cielo dal capitano della squadra vincitrice. Sposta molto il fatto di poter fare dei paragoni assoluti; di sentir confrontare l'oggetto della nostra attenzione con ciò che viene universalmente riconosciuto come "il meglio del meglio", con l'eccellenza assoluta.

La società moderna, dove ognuno dispone di una sovrabbondante quantità di tutto, fa inconsciamente desiderare qualità, eccellenza, successo ai massimi livelli (per se e per i propri beniamini), degradando crudelmente ogni impresa che non sia il raggiungimento della vetta della piramide del successo, a risultato frutto di non "eccezionali" qualità. E' proprio un processo inconscio, che prescinde dalla razionalità e dalla capacità di saper apprezzare il meglio di ogni impresa. La competitività è il motore dell'esistenza ed esiste dentro ognuno di noi un punto luce pronto ad illuminare maggiormente quello che è diffusamente descritto con entusiastici toni di grandezza ed immensità; le imprese ritenute eterne, insuperabili, la cui fama attraversa il tempo e si sedimenta nella nostra mente come una stele irremovibile sulla quale sia scolpito il nome di chi è destinato ad essere un eletto.

E' un discorso che va oltre il calcio ed abbraccia tutti i campi della vita, ma che nostro malgrado, nello sport mostra tutta la sua crudeltà, declassando imprese frutto di grande lavoro e sacrificio. La memoria collettiva non premia il lavoro ed il sacrificio, premia solo l'eccellenza, premia l'immagine di grandezza.

Il prestigio di una entità è la percezione di grandezza che la maggioranza disinteressata di chi ne abbia conoscenza, ha dell'entità stessa. Le competizioni nazionali scrivono la storia del calcio nazionale, che costituisce in modo quasi matematico una frazione del calcio mondiale; le varie espressioni del calcio nazionale trovano la loro manifestazione congiunta nel calcio continentale e mondiale e solo in esso si scrive la storia del calcio con valenza assoluta.

La crudeltà di questa realtà è purtroppo che, come lei giustamente sottolinea, le competizioni nazionali (principali) sono campionati, mentre quelle internazionali sono strutturate come delle coppe: dei tornei con fasi ad eliminazione diretta. La grande aleatorietà delle seconde rispetto alle prime le rende effettivamente più episodiche ed intrinsecamente più "ingiuste". Tuttavia tale aleatorietà è ingannevole perché trasmette negli sconfitti (e noi, purtroppo, lo siamo stati spesso) un eccessivo senso di ingiustizia dovuta all'incidenza dell'imponderabile, il quale tende a far vedere loro la vittoria come meno indicativa di grandezza rispetto a quanto in realtà non sia. Vincere la Coppa dei campioni / Champions League rappresenta un'impresa estremamente meritoria anche sul piano pratico, oltre che dell'immagine. Si tratta della valenza che hanno la cura per i dettagli, l'attenzione per ogni più piccolo particolare, la sistematicità dei comportamenti più produttivi frutto di un accurata selezione, l'intelligenza di fare sempre le scelte giuste al momento giusto senza il paracadute della seconda possibilità, la freddezza di non sbagliare quando si sa che l'errore comporterà la differenza tra la gloria etrna e l'anonimato. Indipendentemente dal concetto di merito che ognuno di noi può avere (è più meritevole la continuità a medio-alto livello, o i picchi di eccellenza accompagnati da un livello medio più basso? E' più meritevole l'alto volume di lavoro, o la precisione assoluta del lavoro che si svolge?) quello che è certo è che il "formato coppa" della massima competizione europea contribuisca ulteriormente ad alimentare quell'aura di mito cui vengono avvolti i suoi protagonisti vincenti. E' l'affermazione forzata della supremazia della qualità sulla quantità, del "poco ma perfetto" sul "tanto ma approssimativo", della "unica chance" contro il "c'è sempre una seconda possibilità", della filosofia della "perfezione a tutti i costi" contro quella del "abbiamo fatto del nostro meglio".

Le coppe sono alcuni di quei momenti sportivi in cui c'è bisogno di "andare all-in"; se poi queste sono internazionali, il risultato della propria audacia può essere solo la gloria o l'anonimato. Per quest'ultima ragione le competizione europee sono anche le più belle, oltre che indubbiamente le più importanti per quanto sopra descritto.

 

Per quanto riguarda l'esempio del River Plate e delle più grandi squadre argentine, sig. Leevancleef, ho paura che mi abbia frainteso. Lei parla di "più grandi squadre argentine". Ovvio che lo siano, ma una è diciamo tra i 10 club più importanti (per prestigio) "del mondo" (gli altri nove sono certamente europei), mentre l'altra non è da considerare probabilmente nei primi 30. So entrambe nella storia del calcio argentino, ma solo una di esse è nella storia del calcio mondiale (da protagonista, si intende). Per quanto riguarda l'Indipendiente, il discorso è lo stesso che vale per noi: hanno vinto l'ultima libertadores addirittura 12 anni prima dell'ultima nostra Champions, penalizzandone la memoria storica rispetto a squadre come il Boca.

Inoltre per tutte queste squadre deve prendere in considerazione il gap di mediaticità rispetto alle squadre europee, legato alla supremazia economica dell'Europa, che ne penalizza la diffusione del brand in ambito extra-nazionale su scala mondiale. Ciò valorizza maggiormente i comportamenti virtuosi in patria, ma si tratta di qualcosa che non ha nulla a che vedere con la realtà dei campionati europei. In particolare è differente dalla situazione di uno come quello italiano, dove la squadra più titolata a livello nazionale ha meno di un terzo delle Coppe Campioni della seconda squadra per titoli nazionali (Milan) ed addirittura una in meno della terza (l'Inter), creando un problema di credibilità agli occhi del mondo.

Il Barcellona ha rappresentato poi qualcosa di speciale nella storia del calcio per via principalmente della sua filosofia calcistica e volontà di innovazione verso la ricerca "del calcio totale", anche quando i successi non l'avrebbero portata, da soli, a tanta considerazione. Il punto non è solo vincere, ma essere competitivi ai massimi livelli, più frequentemente possibile, e nel modo più convincente possibile.

 

Io non solo me ne infischio altamente degli sfotto dei tifosi ani-juventini. A me interessa solo la realtà dei fatti, ed essa dice che purtroppo il nostro prestigio non è quello che dovrebbe essere per colpa di troppi errori e negligenza (vorrei dire altro ma non posso) da parte della vergognosa proprietà che hanno portato a vent'anni di assenza da successo e competitività sul palcoscenico internazionale, condita oltretutto da frequenti pessime figure.

Io non dico che in questo ventennio avremmo dovuto seguire la parabola del Milan, il quale è riuscito grazie ad un potere economico senza pari a anche a tantissima competenza a diventare il secondo club più prestigioso del mondo (quando fino al 1980 la situazione era simile alla nostra attuale), ma che avremmo dovuto porre le basi per entrare "effettivamente" nel novero dei primi 5 club della storia del calcio mondiale entro la prima metà di questo secolo. Ciò non è successo e purtroppo la dimensione nazionale sarà la nostra unica consolazione.

Parlando della vittoria di una sola (non addirittura più d'una) Champions League, è mio parere che almeno altre due squadre italiane vinceranno un esemplare di questa coppa prima di noi, e questo convincimento è un dispiacere non perché siano esse italiane (me ne dispiaccio anche quando è una straniera a vincerla prima di noi, il che accade praticamente sempre), ma perché, anche considerato lo stato disastroso di queste squadre sotto tutti i fronti, ciò sarebbe sintomatico delle nostre prospettive ai massimi livelli del calcio.

 

Spero che alla Juve sia già presente (Conte) o arrivi presto un allenatore talmente bravo da permettere anche ad una squadra con la proprietà della Juve di vincere in Europa entro tempi ragionevoli, principalmente per una questione di blasone e credibilità. Se ciò non accadrà sopravviverò come da vent'anni a questa parte, ma non potrò continuare a parlare del prestigio della squadra per cui tifo come fanno alcuni di voi, senza considerare la storia "recente". Ci vuole equilibrio ed onestà intellettuale, anche quando il tema è doloroso (per me dolorosissimo).

 

In ogni caso, sempre forza Juve!

 

Saluti.

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Buonasera signor Leevancleef. La ringrazio per la cortese risposta.

 

Mi accorgo che la sua opinione è quella prevalente tra i tifosi juventini di tutte le età, ed in questo forum si incontrano tantissime conferme di ciò.

Io trovo molta difficoltà a descrivere questa mia visione delle cose anche con alcuni miei amici juventini, perché sembra quasi un voler sminuire la storia della nostra squadra, dato che purtroppo (purtroppo per me, si intende, non necessariamente per altri) la nostra è una storia soprattutto nazionale.

E' evidente che la mia è una posizione articolata che è difficile descrivere pienamente in un breve messaggio, ma alcuni aspetti possono essere chiariti sinteticamente come segue.

 

Io, a differenza sua, non ritengo che la storia di questo sport si fondi "innanzitutto" sulle competizioni nazionali. Si fonda per me "anche" su di esse, ma in misura decisamente minoritaria.

Personalmente tendo ad avere una visione globale della percezione delle cose, cercando di immedesimarmi nell'interpretazione che gli altri (in tutto il mondo!Dai poli all'equatore) abbiano delle cose.

A tal proposito sono anzitutto abbastanza convinto che, per una questione di pubblicità, di diffusione delle immagini, di riferimenti extrasportivi, fenomeni di costume, interessi e giro di denaro, le gesta nelle competizioni internazionali siano le uniche di interesse veramente globale per questo sport. L'interesse che attrae la gente comune ancor prima che gli appassionati e conoscitori di calcio; l'interesse che coinvolge anche le persone che non si appassionano ne seguono il calcio, ma che raccontano comunque un pezzo di storia mediante le proprie opinioni. L'interesse nasce per la sovraesposizione ad informazioni riguardo queste competizioni, ma una volta innescato è amplificato in ciascuno di noi dal fascino verso ciò che ha valenza assoluta, illimitata, incondizionata: la "squadra più forte del mondo" è la squadra più forte tra tutte le squadre del mondo (almeno teoricamente), non la più forte della provincia, della regione, o della nazione. Se la competizione è estesa su scala globale, la vincitrice deve essere (sempre teoricametne) la squadra più forte del mondo. Questo semplice ragionamento è alla base del fascino di queste competizioni. Questo facino sovrasta ineluttabilmente l'interesse per ogni altra competizione caratterizzata da un confronto sportivo su base locale, ancorché nazionale.

Non è certo l'alta importanza della competizione nazionale e del paese che la ospita a risollevarla da questo inevitabile deficit; non lo sono i grandi campioni che possono essere comunque presenti, ne la competitività del campionato rispetto a quelli delle altre nazioni. E' proprio una qualifica intrinseca legata alla minor importanza di tutto ciò che interessa un ambito più ristretto rispetto a ciò che interessa uno più esteso. Non c'è da discutere su questo: si può discutere se sia più bello vivere in una casa più grande e più fredda o in una più piccola e più accogliente, ma non sul fatto che la casa più grande sia più spaziosa di quella più piccola. Il prestigio è "dimensione", è percezione di grandezza.

Siccome si ritiene che il prestigio acquisito nel tempo sia una misura di quanto si è fatta la storia, è inevitabile considerare che la storia del calcio mondiale sia rappresentata maggiormente dalle quadre che hanno lasciato maggiormente il segno nelle competizioni internazionali, mediante principalmente successi, e poi continuità dei piazzamenti, qualità del gioco, innovazioni tattiche proposte, eccellenze tecniche esibite, dimostrazioni di forza in singole partite, record ottenuti.

Nel confrontare l'importanza dei due tipi competizioni (nazionali ed internazionali) non ha molto peso la ragionevole constatazione che anche ciò che non appaia come immenso possa essere frutto di immenso valore, perché ai fini del prestigio conta solo l'immagine di immensità. Specifico poi che nel caso dei successi nelle competizioni internazionali non si tratta certo di apparenze non suffragate da fatti concretamente meritori, bensì effettivamente di imprese sportive talmente grandi da rubare legittimamente tutta la considerazione, l'ammirazione ed il rispetto dell'osservatore disinteressato.

In definitiva, prima di accettare di trascrivere i nostri nomi sui propri libri, la storia dello sport vuole che il piano del confronto sia quello sul quale agisce chi fino a quel momento vedeva a sua volta il proprio nome sul suddetto libro; non è sufficiente confrontarsi con chi soltanto aspira senza successo ad entrare in tale elite o peggio ancora con chi non ha neppure lontanamente la velleità di entrarci.

Quello che sposta veramente il prestigio di una squadra è il fatto di parlarne in un certo modo, l'attribuirle imprese epiche laddove queste siano da tutti visibili e riconoscibili. Sposta molto l'idea di grandezza assoluta con la quale un club possa essere identificato; l'aura di mito, di immortalità. Sposta molto il ricordo di immagini familiari come quella di una coppa dalla forma nota in tutto il mondo sollevata al cielo dal capitano della squadra vincitrice. Sposta molto il fatto di poter fare dei paragoni assoluti; di sentir confrontare l'oggetto della nostra attenzione con ciò che viene universalmente riconosciuto come "il meglio del meglio", con l'eccellenza assoluta.

La società moderna, dove ognuno dispone di una sovrabbondante quantità di tutto, fa inconsciamente desiderare qualità, eccellenza, successo ai massimi livelli (per se e per i propri beniamini), degradando crudelmente ogni impresa che non sia il raggiungimento della vetta della piramide del successo, a risultato frutto di non "eccezionali" qualità. E' proprio un processo inconscio, che prescinde dalla razionalità e dalla capacità di saper apprezzare il meglio di ogni impresa. La competitività è il motore dell'esistenza ed esiste dentro ognuno di noi un punto luce pronto ad illuminare maggiormente quello che è diffusamente descritto con entusiastici toni di grandezza ed immensità; le imprese ritenute eterne, insuperabili, la cui fama attraversa il tempo e si sedimenta nella nostra mente come una stele irremovibile sulla quale sia scolpito il nome di chi è destinato ad essere un eletto.

E' un discorso che va oltre il calcio ed abbraccia tutti i campi della vita, ma che nostro malgrado, nello sport mostra tutta la sua crudeltà, declassando imprese frutto di grande lavoro e sacrificio. La memoria collettiva non premia il lavoro ed il sacrificio, premia solo l'eccellenza, premia l'immagine di grandezza.

Il prestigio di una entità è la percezione di grandezza che la maggioranza disinteressata di chi ne abbia conoscenza, ha dell'entità stessa. Le competizioni nazionali scrivono la storia del calcio nazionale, che costituisce in modo quasi matematico una frazione del calcio mondiale; le varie espressioni del calcio nazionale trovano la loro manifestazione congiunta nel calcio continentale e mondiale e solo in esso si scrive la storia del calcio con valenza assoluta.

La crudeltà di questa realtà è purtroppo che, come lei giustamente sottolinea, le competizioni nazionali (principali) sono campionati, mentre quelle internazionali sono strutturate come delle coppe: dei tornei con fasi ad eliminazione diretta. La grande aleatorietà delle seconde rispetto alle prime le rende effettivamente più episodiche ed intrinsecamente più "ingiuste". Tuttavia tale aleatorietà è ingannevole perché trasmette negli sconfitti (e noi, purtroppo, lo siamo stati spesso) un eccessivo senso di ingiustizia dovuta all'incidenza dell'imponderabile, il quale tende a far vedere loro la vittoria come meno indicativa di grandezza rispetto a quanto in realtà non sia. Vincere la Coppa dei campioni / Champions League rappresenta un'impresa estremamente meritoria anche sul piano pratico, oltre che dell'immagine. Si tratta della valenza che hanno la cura per i dettagli, l'attenzione per ogni più piccolo particolare, la sistematicità dei comportamenti più produttivi frutto di un accurata selezione, l'intelligenza di fare sempre le scelte giuste al momento giusto senza il paracadute della seconda possibilità, la freddezza di non sbagliare quando si sa che l'errore comporterà la differenza tra la gloria etrna e l'anonimato. Indipendentemente dal concetto di merito che ognuno di noi può avere (è più meritevole la continuità a medio-alto livello, o i picchi di eccellenza accompagnati da un livello medio più basso? E' più meritevole l'alto volume di lavoro, o la precisione assoluta del lavoro che si svolge?) quello che è certo è che il "formato coppa" della massima competizione europea contribuisca ulteriormente ad alimentare quell'aura di mito cui vengono avvolti i suoi protagonisti vincenti. E' l'affermazione forzata della supremazia della qualità sulla quantità, del "poco ma perfetto" sul "tanto ma approssimativo", della "unica chance" contro il "c'è sempre una seconda possibilità", della filosofia della "perfezione a tutti i costi" contro quella del "abbiamo fatto del nostro meglio".

Le coppe sono alcuni di quei momenti sportivi in cui c'è bisogno di "andare all-in"; se poi queste sono internazionali, il risultato della propria audacia può essere solo la gloria o l'anonimato. Per quest'ultima ragione le competizione europee sono anche le più belle, oltre che indubbiamente le più importanti per quanto sopra descritto.

 

Per quanto riguarda l'esempio del River Plate e delle più grandi squadre argentine, sig. Leevancleef, ho paura che mi abbia frainteso. Lei parla di "più grandi squadre argentine". Ovvio che lo siano, ma una è diciamo tra i 10 club più importanti (per prestigio) "del mondo" (gli altri nove sono certamente europei), mentre l'altra non è da considerare probabilmente nei primi 30. So entrambe nella storia del calcio argentino, ma solo una di esse è nella storia del calcio mondiale (da protagonista, si intende). Per quanto riguarda l'Indipendiente, il discorso è lo stesso che vale per noi: hanno vinto l'ultima libertadores addirittura 12 anni prima dell'ultima nostra Champions, penalizzandone la memoria storica rispetto a squadre come il Boca.

Inoltre per tutte queste squadre deve prendere in considerazione il gap di mediaticità rispetto alle squadre europee, legato alla supremazia economica dell'Europa, che ne penalizza la diffusione del brand in ambito extra-nazionale su scala mondiale. Ciò valorizza maggiormente i comportamenti virtuosi in patria, ma si tratta di qualcosa che non ha nulla a che vedere con la realtà dei campionati europei. In particolare è differente dalla situazione di uno come quello italiano, dove la squadra più titolata a livello nazionale ha meno di un terzo delle Coppe Campioni della seconda squadra per titoli nazionali (Milan) ed addirittura una in meno della terza (l'Inter), creando un problema di credibilità agli occhi del mondo.

Il Barcellona ha rappresentato poi qualcosa di speciale nella storia del calcio per via principalmente della sua filosofia calcistica e volontà di innovazione verso la ricerca "del calcio totale", anche quando i successi non l'avrebbero portata, da soli, a tanta considerazione. Il punto non è solo vincere, ma essere competitivi ai massimi livelli, più frequentemente possibile, e nel modo più convincente possibile.

 

Io non solo me ne infischio altamente degli sfotto dei tifosi ani-juventini. A me interessa solo la realtà dei fatti, ed essa dice che purtroppo il nostro prestigio non è quello che dovrebbe essere per colpa di troppi errori e negligenza (vorrei dire altro ma non posso) da parte della vergognosa proprietà che hanno portato a vent'anni di assenza da successo e competitività sul palcoscenico internazionale, condita oltretutto da frequenti pessime figure.

Io non dico che in questo ventennio avremmo dovuto seguire la parabola del Milan, il quale è riuscito grazie ad un potere economico senza pari a anche a tantissima competenza a diventare il secondo club più prestigioso del mondo (quando fino al 1980 la situazione era simile alla nostra attuale), ma che avremmo dovuto porre le basi per entrare "effettivamente" nel novero dei primi 5 club della storia del calcio mondiale entro la prima metà di questo secolo. Ciò non è successo e purtroppo la dimensione nazionale sarà la nostra unica consolazione.

Parlando della vittoria di una sola (non addirittura più d'una) Champions League, è mio parere che almeno altre due squadre italiane vinceranno un esemplare di questa coppa prima di noi, e questo convincimento è un dispiacere non perché siano esse italiane (me ne dispiaccio anche quando è una straniera a vincerla prima di noi, il che accade praticamente sempre), ma perché, anche considerato lo stato disastroso di queste squadre sotto tutti i fronti, ciò sarebbe sintomatico delle nostre prospettive ai massimi livelli del calcio.

 

Spero che alla Juve sia già presente (Conte) o arrivi presto un allenatore talmente bravo da permettere anche ad una squadra con la proprietà della Juve di vincere in Europa entro tempi ragionevoli, principalmente per una questione di blasone e credibilità. Se ciò non accadrà sopravviverò come da vent'anni a questa parte, ma non potrò continuare a parlare del prestigio della squadra per cui tifo come fanno alcuni di voi, senza considerare la storia "recente". Ci vuole equilibrio ed onestà intellettuale, anche quando il tema è doloroso (per me dolorosissimo).

 

In ogni caso, sempre forza Juve!

 

Saluti.

 

Gentile Sig. Portatore di Luce (non avrei mai immaginato di scrivere un incipit così… bellezza dei forum!), l’ho letta con attenzione, interesse e a tratti una certa apprensione.

Innanzitutto, nonostante non sia nessuno per farlo, mi complimento per la forma, perché dalla sua scrittura traspare, oltre a tutta la sua preparazione, anche la sincerità… un’educata intensità, mi verrebbe da dire, verso quello che prova.

Allo stesso modo ho analizzato la sostanza di quanto afferma, e mi viene spontaneo affermare, senza voler con questo tradire alcuna mancanza di riguardo nei suoi confronti, anzi, se mi permetto è proprio perché intravedo in lei l’intelligenza per cogliere l’ironia… “esci da quel corpoooo!” (dove il “Tu” è ovviamente rivolto al demone dalle grandi, enormi orecchie che si è impossessato di lei, non certo alla sua persona ;) ).

Spero, ovviamente, che l’accetti con un sorriso.

 

Le confesso che sono combattuto, Sig. Portatore di Luce, tra il risponderle pezzo per pezzo o replicare ad una stretta sintesi del suo pensiero, facilmente ricavabile dal suo post (e da alcuni dei suoi precedenti). Nel primo caso il rischio è quello di instaurare un infinito scambio epistolare (o "ePOSTolare", trattandosi di forum) da tempi biblici, poco adatti alla fruizione di un forum e, peraltro, forieri di tempo sottratto ad altre mansioni. Nel secondo caso si corre il rischio di non riuscire a spiegarsi a sufficienza. Proverò a fare una sintesi tra le due cose, sperando di riuscirci.

 

Muovendo dalla sua premessa inizio col dirle che qualche juventino impossessato dallo stesso demone è presente anche su questo forum, e il numero di commenti che gira e rigira vanno sempre lì… è talmente alto da farli apparire in numero maggiore di quanti in realtà siano. Questo naturalmente perché, trattandosi di possessione, il demone sa bene come fare per manifestarsi apertamente in tutta la sua crudezza . E’ altresì palese che la difficoltà che lei trova nel far recepire il suo messaggio sia del tutto comprensibile, ed è riconducibile alla persistente illibatezza delle altre anime bianconere, ancora non intaccate da tale entità malvagia. :)

 

Lei afferma in parole povere che “bisogna vincere la Champions! Punto!” (Il “punto” appartiene alla sintesi del suo pensiero, è un rafforzativo, non intendo affermare che non ha altri argomenti). Per farlo, oltretutto, muove una critica alla proprietà a cui risponderò in seguito.

Poggia questa sua tesi su 2 piani che a me appaiono del tutto fuorvianti: uno filosofico, l’altro materialistico.

Lei traccia la storia del calcio, e il prestigio delle squadre che l’hanno scritta… essenzialmente… sul numero non tanto di coppe (in quello saremmo quarti in Europa… e il tutto potrebbe far intravedere delle crepe nel discorso a cui lei si vuole sottrarre), ma proprio di Champions League vinte. Inizia da quella che ne ha vinte di più e dice che è più importante o meno importante di un’altra eccetera, e Tizio non conta niente, e Caio conta di più, e via dicendo. Non solo… in base a questo stesso numero di coppe arriva a dire che Tizio “ha fatto più storia del calcio” di Caio!!!

Ora le chiedo… se per assurdo la Juve vincesse le prossime due Champions League, oltre al suo giovamento (come naturalmente anche al mio), la Juve, la Juventus FC… vedrebbe cancellarsi i 119 anni di storia precedente (calcolati tra 2 anni)… per il risultato conseguito in un biennio? Ma lei davvero pensa, Sig. Portatore di Luce, che la Juve sia quello che le vogliono far credere quelli che dalla Juve possono solo ricavare continui tormenti al fegato, e di cui non mi sembra, purtroppo, che non si curi… dato che in altri suoi post ho letto altri riferimenti verso chi ci considererebbe “il nulla del calcio” o verso coloro ai cui occhi dovremmo acquisire il “vero rispetto”? Ma siccome posso sbagliarmi e credo al fatto che non se ne curi… che se ne curi o no… questa è una convinzione endemica a cui è bene che lei ponga sin da subito rimedio, e se vuole io mi offro come esorcista in questo ( :) esorcista “a tempo”… oltre un certo numero di caratteri e di post la guarigione è impossibile!). Non è tanto differente dal tormento di chi guardandosi allo specchio si trova brutto, o da chi, perdoni l’esempio, soffre del complesso del righello per misurare parti in cui non batte il sole. E la cosa che mi fa più rabbia, Sig. Portatore di Luce, (rabbia, purtroppo sì, una rabbia di pura constatazione, ma rabbia) è dover constatare che persone della sua intelligenza si facciano condizionare da queste illogicità. Sul serio crede che, mettiamo il caso i Colchoneros vincano la Champions, il prestigio dell’Atletico Madrid nel mondo possa superare quello della Juventus? Davvero crede che ci siano oggi persone nel mondo che riconoscano all’Inter maggiore prestigio di quanto non riconoscano nella Juventus? O che magari ci siano altri che, impazzendo totalmente, vedano nel Nottingham Forest una squadra a noi affine? O che, anche solo nel 2005, prima dei successi recenti, qualcuno potesse pensare al Real e al Barcellona come squadre imparagonabili tra di loro, viste le 8 coppe di differenza, e non invece come 2 club di grande storia, blasone, tradizione mondiale, secolare… con la differenza che, semplicemente, una ha vinto più coppe dell’altra? Oppure, dato che contestava l’esempio sull’Indipendiente in quanto questo aveva vinto l’ultima Libertadores prima che noi vincessimo la prima CL (e non è che da allora il River, dato che il paragone era col River, abbia stradominato, ha vinto qualcosa, ma non ha dominato: la forza del River, anche in paragone col Boca, è nella sua stessa tradizione), può credere che il prestigio, il blasone, la tradizione del Real Madrid, possa essere stata intaccata dal 1966 al 1998… per i 32 anni di astinenza? O, guardi cosa arrivo a dirle, che possa essere cresciuta successivamente? O che la Ferrari (tanto per cambiare sport), in quei 20 anni senza mondiale, possa aver oscurato il suo fascino?

No egregio, e sa perché? Perché i club di certe nazioni, una volta affermatisi in Europa e schiodato lo zero dalla propria casella, manterranno il loro valore "ad aeternum", basta solo che non spariscano dalla scena, basta che continuino a vincere titoli nazionali e a lottare per quelli europei, affermandosi “a rotazione” in base alla forza, alla disponibilità economica, alla bravura, alla fortuna del momento. Per far sì che “pensando” ad una certa nazione, ad una grande nazione, si possa subito accostare quella squadra come appartenente alle alte sfere del mondo. E allora se si pensa alla Spagna si penserà SEMPRE a Real e Barcellona (e a quest’ultima anche nel 2005, anche nel ’96, persino nell’84, o nel '58, prima che i blaugrana vincessero la prima CL del ’92… e non per chissà quale tipo di calcio, ma perché semplicemente il “nome” Barcellona veniva trasmesso dalla notte dei tempi), se si pensa all’Italia si penserà sempre a Juve e Milan (e un po’ anche all’Inter), se si pensa alla Germania si penserà al Bayern, e così via… fino ad arrivare appunto in Argentina… dove NON il pensiero di un argentino, ma di un europeo o di un cinese sarà sempre rivolto a River e Boca. Questo è talmente vero che… addirittura venendo alle sue convinzioni… sarebbe immotivata la diffusione mondiale di cui godrebbero alcune squadre “nonostante” la mancanza di alcune coppe in bacheca. Già… chissà come mai!… Bè, è perché il “mito” non lo stabilirà la finale raggiunta dall’Atletico (assolutamente da osannare e che, per quella realtà, sarà più che mitica, ma che non stravolgerà nei prossimi 10 anni la percezione dell’Atletico a livello mondiale nei confronti di altre squadre), ma il “mito” affonda le radici nella notte dei tempi, e non tramonta mai! Non tramonta per squadre che arrancano in patria, figurarsi se tramonta per chi continua a costruire vittorie su vittorie! Ed in questo la Juve non prende lezioni da nessuno… forse solo dal Real Madrid, a cui peraltro differentemente da quanto lei asseriva in un altro post (del tipo che “non ci sarà mai nessun addetto ai lavori che dirà pubblicamente o scriverà che la Juventus abbia fatto la storia del calcio più di molte altre squadre”… o una cosa del genere), fu l’unica squadra a cui succedette nella classifica “del secolo XX” stilata dagli istituti preposti poco più di 10 anni fa. Secondi dietro al solo Real Madrid! Con buona pace degli altri!

 

Quando affermo che la storia di questo sport si fonda innanzitutto (innanzitutto che lei ha messo tra virgolette) sulle competizioni nazionali è perché il calcio “nasce” proprio da quelle, quindi “si fonda” (la parte più giusta da inserire tra virgolette) su quelle. Le competizioni internazionali così come le conosciamo, al di là di alcune rassegne internazionali che in precedenza godevano di un prestigio minore, nascono 50, 60, 70 anni (a seconda del Paese che prendiamo come riferimento) dopo la nascita dei campionati. E quando appartieni ad un movimento calcistico importante come quello di alcune nazioni, i tuoi successi vengono goduti anche all’estero, e prima ancora dell’avvento delle coppe è questo che è avvenuto. Il “mito” è lì che è stato costruito, in quell’epoca. Il suo credo fondamentalista verso il potere sciamanico emanato dalle coppe, ed in particolare una, avrebbe senso se fossimo nel 1970, nel 1980… quando, con un’ancora relativa vita breve delle stesse, potevano esserci grandi squadre che ancora non si erano affermate in Europa. Le coppe, dopo una prima fase a cui peraltro si dava un’importanza relativa, hanno goduto del loro fulgore, ma addirittura in quelle stesse fasi nessuno, nessuno al mondo poteva mettere in discussione il prestigio di una qualunque grande squadra dell’epoca che non ne avesse nemmeno una nel suo carniere, e questo perché il mito delle grandi squadre già allora si tramandava! Oltre un certo limite è solo palmares, non più prestigio. Oltretutto la consumazione del calcio attuale è effimera. Passionale certo, sentitissima, seguitissima, ma più veloce, digerita più in fretta. Il Porto nel mondo… gode di una maggiore considerazione dell’Arsenal? O pensa che possa essere “percepita” di più la vittoria di un exploit in Champions di 6 o 7 anni fa rispetto all’attualità di 3 o più campionati di fila di una delle grandi nazioni del calcio? O forse la Francia, vincitrice di un mondiale, gode di maggior prestigio o “ha fatto più la storia” dell’Olanda? O della Grande Ungheria? O il Chelsea “ha fatto più storia del calcio” del Grande Torino?!?

 

Non abbia paura, Sig. Portatore di Luce, ho viaggiato e viaggio abbastanza in Europa per constatare che non c’è nessun rischio di complesso del righello con nessuno, se non a livello momentaneo, difronte a cicli come quello del Barcellona di Guardiola a difronte a cui ci si siede tutti in silenzio ad ammirare… per poi tornare alla normalità, alla solita giostra. Non solo perché il nome della Juve è ben chiaro e presente, associato a quelli di Barcellona, Real, Manchester e di tutte le grandi del continente, ma perché addirittura (forse memori anche di "caratteristiche particolari" che ci contraddistinguono… in aggiunta al blasone ed al mito che ci portiamo dietro… come quella, giusto un filino “unica”, di aver avuto alla nostra guida un ambasciatore mondiale come l’Avvocato Agnelli) è capitato molto spesso che dicendo che provenivo dall’Italia la prima cosa che mi sia stata detta sia “Juventus”, prima ancora di Ferrari, Armani, Fellini, Benigni, Leonardo Da Vinci e via dicendo!

Non si faccia condizionare oltre da questo demone, vivrà male e in modo distorto il rapporto d’amore con la sua squadra del cuore. Lo vivrà basandolo sulla logica “pubblicitaria” del calcio attuale, il calcio come “immagine” momentanea, che, persino nella vittoria di una Champions, a questo si riduce, alla pubblicità effimera di alcune settimane (tralascio il lato economico perché qui si è volato alti con discorsi sul prestigio e la storia) e ad un ovvio quanto auspicabile arricchimento del palmares (ripeto, non faccio il superiore, quando usciamo dalle coppe rischio seriamente la rottura di varie ossa della mia mano per i pugni dati al muro), ma che nulla dà e nulla toglie a talune squadre che il loro nome lo hanno scolpito sulla pietra da decenni, ormai, nella storia di questo sport! Dà “solo” una bacheca più ricca, e che tutti vorremmo tale, ma lo “status” la Juventus ce lo ha nella carta d’identità ormai, anche grazie ai suoi successi internazionali!

 

C’è di più, e cioè che l’aspetto sociologico da lei accennato, quasi crudele (ragion di più per non sottomettervisi, senza che, peraltro, ve ne siano nemmeno le basi) della “corsa all’eccellenza” che varrebbe per tutti i campi della vita, nel calcio, anzi, per “alcune” squadre di calcio, conta paradossalmente infinitamente meno rispetto a tutti gli altri campi dello scibile umano. Perché la vita di una singola persona è SEMPRE “da costruire”, per ognuno di noi, per qualunque bambino stia nascendo in questo momento nel mondo. E oltretutto si tratta di vite “finite”, con un principio ed una fine, quindi con un tempo relativamente breve per poterne raccogliere i frutti. Nel calcio, e ripeto, soprattutto per alcune squadre di calcio, la “carriera” è già lì, c’è la storia, il passato, la tradizione, si tratta solo di arricchirla. In più si tratta di entità infinite, e per questo bellissime! La Juve esisterà anche dopo di noi ed esisteva prima. Questo fermo restando che si punta e bisogna puntare sempre al successo, ma un conto è chi “si deve fare”, un conto è chi è già una realtà di successo. La Juve è DA SEMPRE memoria collettiva!

 

Nella differenza tra la “forma” delle competizioni, a suo commento rispondo che non c’è nessun senso di “ingiustizia dovuta all'incidenza dell'imponderabile, il quale tende a far vedere la vittoria come meno indicativa di grandezza rispetto a quanto in realtà non sia”. E’ chiaro che vi siano dei meriti e degli aspetti premianti che hanno il loro importantissimo peso nello scontro dentro/fuori, ma erano sottintesi. Si voleva intendere che spesso persino tutta quella cura dei dettagli, l’attenzione per il particolare, la sistematicità dei comportamenti più produttivi frutto di un accurata selezione… e chi più ne ha più ne metta… va a farsi benedire difronte all’episodio non preparato da nessuno e che condiziona una singola partita. E questo a testimonianza della bellezza di questo sport che, con riferimento all’incidenza dei suddetti episodi, quasi non ha eguali al mondo, e per questo è il più amato.

 

Leggo poi da più parti di accuse alla proprietà… di dimensione “volutamente” nazionale nel corso della nostra storia… ma… mi scusi, una proprietà… deciderebbe di conquistare 7 finali di Champions, cioè in media 1 ogni 4 partecipazioni… quindi un importante dimensione “internazionale”… salvo poi una volta in finale cambiare idea, decidendo di ritornare alla dimensione “nazionale”… perdendo quelle stesse finali? Se non avessimo mai combinato niente potrei capire… ma essere arrivati 7 volte in finale, ripeto, 1 ogni 4 partecipazioni, dimostra ampiamente che, a parte i primissimi anni di vita delle coppe stesse (il Wiener, per intenderci), l’intenzione c’è sempre stata. Ripeto, un paio di finali su 5 andate diversamente e tutti questi ragionamenti starebbero ancora nell’iperuranio. Senza contare gli altri 11 titoli vinti che ci vedono quarti nella gerarchia europea “nonostante”, “nonostante” quelle 5 finali perse. Appena 16 anni fa sarebbe bastato che una certa finale fosse andata diversamente e avremmo avuto serie possibilità di diventare in quel momento il club con più titoli internazionali al mondo… poi c’è stata una finale nel 2003… ed un certo terremoto di mezzo… che è sempre bene rammentare, dato che la memoria collettiva deve valere per tutti gli ambiti.

Per quanto concerne la parte relativa alla gestione attuale, non sono affatto un ammiratore di Elkann (anzi!), Ma pur prendendo le parti di Conte nella vicenda del rinnovo (in quanto da tecnico preparato, da fine osservatore, e da juventino che ha vissuto una certa Juve, ha capito che c’è la necessità di alzare il livello attuando un cambiamento in alcuni uomini), va detto che la Juve attuale, quella di Andrea, esiste da 4 anni, da solo 2 in Europa. E partiva da un rosso di bilancio clamoroso lasciato dai gestori messi lì inizialmente dal nostro velista in erba. Leggo che fa già previsioni sui vari percorsi delle italiane da qui ai prossimi 10, 20 anni… bè, come minimo, eufemisticamente, direi che siamo al pessimismo cosmico. Poi magari va così, perché la storia c’ha insegnato che il Real c’ha provato 30 anni mentre la vincevano Amburgo, Porto e Steaua, ma è il presupposto che è fuorviante. Così come lo stesso Real è tornato in finale dopo 12 anni, cioè più anni della nostra assenza… ma con una spesa enooorme e senza un terremoto come farsopoli alle spalle. Questo per dire che “i soldi, i soldi, i soldi”… sono importanti per raggiungere uno status (che la Juve si sta ricostruendo), ma non sono l’unico fattore, e talvolta nemmeno bastano, come dimostrano Manchester City e Psg (o come ha dimostrato per 15 anni Moratti… e come lui tanti altri!).

 

Insomma caro Portatore di Luce, si liberi da quel demone dalle grandi orecchie quanto prima! Bene la voglia, il desiderio, la bramosia di vincerla, che ci deve essere e ci deve accomunare, ma non se questa stessa fame deve dare adito a considerazioni che con il prestigio, il blasone… addirittura la credibilità della nostra squadra nulla hanno a che vedere!

Sembra di scorgere dei segnali di possibile ravvedimento ( ;) )quando afferma di rendersi conto da sé che si tratta di considerazioni mutuate dalla società dello spettacolo, da un’amara realtà “pubblicitaria”, ma che a questa bisogna adeguarsi… ecco, riparta da qua, e pensi che la Juve per ribadire il suo prestigio non deve sottostare ad un bel niente. Pensi che con 2 finali diverse su 5 a quest’ora lei non starebbe patendo alcun “dolorosissimo” complesso d’inferiorità, e pensi che non sono 2 partite in 117 anni che possono modificare chi siamo. Possono farci incazzare ancora adesso a pensarci, ma non scalfiscono la nostra storia!

Vedrà che pian piano il demone se ne andrà!

 

La Juve è la Juve! La Juve non muore mai! (cit. Hernan Crespo)

 

Saluti.

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