Vai al contenuto

Benvenuti su VecchiaSignora.com

Benvenuti su VecchiaSignora.com, il forum sulla Juventus più grande della rete. Per poter partecipare attivamente alla vita del forum è necessario registrarsi

Archiviato

Questa discussione è archiviata e chiusa a future risposte.

Leevancleef

Da Quinquennio a Quinquennio: la storia di due generazioni di eroi del calcio

Post in rilievo

Inizio col dire che è un onore aprire questo topic. Raccogliere le info sui DUE quinquenni juventini è una cosa non pensavo sarebbe mai potuta capitare.

A differenza dei classici topic, in questo c’è un incrocio di notizie e nozioni (prese da Juventus.com, da wiki, e da un pezzo di Danilo Feola su J3S) per poter fare un quadro (seppur lungo :d) riassuntivo dei due quinquenni bianconeri. Ma soprattutto per provare a rievocare momenti, episodi, profumi di vittoria...

Insomma, un topic storico che più storico non si può, da conservare ;)

 

----------------------------------------------------------------------------------------

 

Vincere cinque scudetti di fila: semplicemente pazzesco. Ma non è la prima volta che la Juve ci riesce. Ottant’anni fa, nei remoti Anni Trenta, l’ha già fatto. Non c’era la TV, non c’era Internet. C’era a malapena la radio, con la voce del giovane Nicolò Carosio che faceva sognare. Quella Juve, ce l’hanno raccontata, a spizzichi e con il linguaggio della leggenda ( o al massimo della storia antica), nella certezza che nulla di simile sarebbe mai più successo. E invece…

Allora, proviamo a riviverla come un’impresa dei giorni nostri. Facciamo un viaggio sulla macchina del tempo con, negli occhi e nel cuore, l’impresa di Buffon e compagni. E raccontiamo con il linguaggio e gli strumenti di oggi quel che è successo ottant’anni fa. Poi, come nel film “Ritorno al futuro”, con un clic torneremo al presente e penseremo già a domani, magari a vincere il sesto di fila…

 

In questo rapido viaggio nel tempo, si possono persino trovare similitudini, tra uomini e tra cose così lontane e così diverse. Anche nell’’attualità’ degli Anni Trenta, volendo, si può navigare in libertà.



Torino_festeggia_la_Ju_1935_arrivo_a_Porta_Nuova.jpg

(Torino festeggia l'arrivo della Juve nel 1935 - Porta Nuova lato via Sacchi)

 

LA SQUADRA DELLA PRIMA CINQUINA

 

Un perfetto mix di campioni esperti e di giovani. La squadra del 1935 sintetizza quelle che nelle stagioni precedenti hanno dominato il campionato, anche se non sono tanti quelli che hanno resistito al logorio di stagioni massacranti.



Il_pullman_bianconero_del_Quinquennio_d_Oro_r.jpg

Il pullman bianconero... del Quinquennio d'Oro

 

Il portiere Combi si è ritirato da campione del mondo, dopo aver vinto la Rimet nel ’34. Il quinto scudetto di fila vede tra i pali, 30 volte su 30, Valinasso, che già aveva fatto apparizioni nella stagione precedente. Il pokerissimo di scudetti è il giusto premio per una pattuglia di fuoriclasse. Si comincia dalle due colonne rimaste, del trio leggendario.

I due terzini, Caligaris e Rosetta restano protagonisti, e al loro fianco si affaccia il giovane Alfredo Foni, che gioca più partite delle due leggende, alternandosi ora a destra e ora a sinistra

 

Rosetta_Combi_Caligaris_res.jpg

Rosetta, Combi, Caligaris

 

La mediana è il vero segnale di continuità della squadra nel quinquennio.

Cinque titoli di fila sono il bottino dei fratelli Mario e Giovanni Varglien. Il centro mediano Monti e il mediano sinistro Bertoliniarrivano il secondo anno, dunque per loro i titoli consecutivi sono quattro. Il giovane Depetrini aveva già dato una grossa mano nel ’33-’34: per il quinto titolo il suo contributo, specialmente al posto di Varglien II, cresce ancora.



Lo_Scudetto_31_32_festeggiato_con_il_President.jpg

Lo Scudetto '31-32, festeggiato con il Presidente Edoardo Agnelli a Villar Perosa

 

Un altro giovane che si farà presto strada, Serantoni, gioca metà delle partite e vince il suo primo scudetto. All’attacco, gli inossidabili, sempre protagonisti sin dalla prima stagione vittoriosa, sono le mezze ali Cesarini e Ferrari, mentre Orsi torna in Sudamerica per motivi familiari prima che finisca il campionato del quinto scudetto consecutivo, a cui comunque dà un contributo importante.

 

Cesarini_Sernagiotto_Combi_Caligaris_Maglio.jpg

Cesarini, Sernagiotto, Combi, Caligaris, Maglio

 

Quarto scudetto per Felice Borel II: gli manca solo il primo, per ragioni…anagrafiche. Classe 1914, ha appena 21 anni al quinto scudetto, al tempo del primo portava ancora i calzoni corti. Si affaccia il centravanti Gabetto: per lui 6 presenze e un posticino nel quinquennio. Passerà al Torino e vincerà lì altri scudetti.

 

(da Juventus.com)

 

 

I CAMPIONATI DEL PRIMO QUINQUENNIO

 

1) 1930-31

Desiderosa di colmare il gap con Ambrosiana e Genova, la Juventus si mosse con decisione sul mercato: ingaggiò dall'Alessandria l'allenatore Carcano, tra i migliori interpreti del metodo, seguito dal regista offensivo Ferrari, e si affidò in attacco, per sostituire il poco prolifico Zanni, al maturo centravanti Vecchina.

Il torneo iniziò il 28 settembre 1930. La partenza spedita della Juventus (otto vittorie consecutive) definì subito le gerarchie; alle spalle dei bianconeri si alternarono inizialmente rivali più o meno attrezzate. Dal gruppo delle inseguitrici emerse la Roma, che il 21 dicembre si portò a un solo punto dalla Juventus; la squadra torinese ritrovò comunque energie per chiudere a +4 sui vivaci giallorossi e sul Napoli il girone d'andata. L'8 marzo, battendo nettamente la Pro Vercelli, la Juventus sembrò aver piazzato lo scatto decisivo sulle inseguitrici. In realtà, la settimana dopo la squadra bianconera fu travolta a Testaccio dalla Roma, che tentò dunque per ultima un inseguimento, trascinata dai gol di un Volk all'apice della sua carriera. I torinesi seppero comunque amministrare il vantaggio di tre punti fino alla fine e il 21 giugno, in un ideale passaggio di consegne, batterono l'Ambrosiana e si laurearono Campioni d'Italia a cinque anni dall'ultimo titolo.

 

2) 1931-32

La già rodata Juventus si rinforzò ulteriormente; su consiglio dell'allenatore Carcano ingaggiò il mediano dell'Alessandria Bertolini, cui affiancò il maturo compagno di reparto Monti, argentino. Il campionato rappresentò anche uno dei primi eventi calcistici trasmessi in Italia per via radiofonica.

Fu in particolare grazie al rafforzamento di una mediana che già annoverava nelle sue file Mario Varglien che la Juventus poté cucire il secondo scudetto consecutivo sul petto. La squadra di Carcano patì però l'assenza iniziale di Monti, giunto in Italia fuori forma, e per buona parte del torneo si limitò ad inseguire il Bologna. I petroniani si ritrovarono soli in vetta alla terza giornata. Cinque vittorie consecutive rilanciarono la Juventus, che si fece però imporre il pari dal Bologna nello scontro diretto del 6 dicembre e assistette alla conseguente fuga dei rossoblu, vincitori del titolo d'inverno il 24 gennaio 1932 con tre punti di vantaggio. Le due rivali facevano il vuoto alle loro spalle.

Nel girone di ritorno un calo di forma condusse il Bologna a subire le prime sconfitte del campionato; il 17 aprile, battendo la Triestina, la Juventus sorpassò i rossoblu, clamorosamente rimontati all'Arena Civica. Vincendo in rimonta lo scontro diretto del 1º maggio, la Juventus allungò, ottenendo lo slancio che la condusse verso il titolo. Il 29 maggio il Bologna perse un punto in casa ad Alessandria, mentre i bianconeri conquistarono contro il pericolante Brescia i punti necessari per ottenere la matematica certezza dello scudetto.

 

3) 1932-33

Durante la campagna acquisti, la Juventus si limitò a ringiovanire l'attacco col brasiliano Sernagiotto.

La partenza non fu felice per la Juventus, che cadde al debutto ad Alessandria e inciampò ancora sul campo del Napoli di Sallustro due settimane dopo. Piazzando però nove vittorie consecutive, i bianconeri si imposero sulle avversarie, arrivando al 18 dicembre con tre punti di vantaggio sul Napoli, che nel mese precedente aveva tentato la prima fuga. Sul finire del girone d'andata la Juventus fu avvicinata da Ambrosiana e Bologna, coi petroniani che chiusero il diciassettimo turno a due punti dalla capolista.

Nel girone di ritorno il cammino della Juventus verso il suo terzo scudetto consecutivo non conobbe soste: una nuova striscia di cinque vittorie positive aveva ormai staccato la squadra torinese dagli avversari. L'11 giugno la Juventus batté per 3-0 il Milan e conquistò matematicamente il terzo titolo consecutivo; alle fine vantò un distacco di otto punti sull’Ambrosiana. Sul trono dei cannonieri, peraltro, si piazzò il giovanissimo Borel, con 29 reti e una considerevole media di 1,035 gol a partita.

 

4) 1933-34

La Juventus, che in giugno inaugurava il nuovo stadio intitolato a Benito Mussolini, manteneva inalterata la rosa dei titolari e si limitava ad irrobustire il parco delle riserve.

L'agguerrita Ambrosiana partì lanciata, debuttando con un temibile 9-0 al Casale e agguantando la vetta solitaria alla quarta giornata. La Juventus iniziò dunque rincorrendo i nerazzurri, ma cadde il 12 novembre, nello scontro diretto, ed entrò a far parte di un folto gruppo di inseguitrici. Chiuso il girone d'andata con tre punti di vantaggio sulla Juventus, il 28 gennaio, però, i milanesi caddero a Napoli, di fronte ai vivaci azzurri di Garbutt. Il 4 marzo l'odierna Inter scivolò nuovamente, in casa, per mano del non irresistibile Livorno e la Juventus, che intanto espugnando Trieste aveva colto il dodicesimo risultato utile consecutivo, si portò a -1 dalla capolista. La Juventus superò indenne lo scontro diretto del 1º aprile ed operò il sorpasso due settimane dopo, domando il Brescia e approfittando della sconfitta dell'Ambrosiana a Firenze: con sette vittorie in altrettante gare, i bianconeri si assicurarono il quarto titolo consecutivo. L'attacco bianconero si confermò il migliore, e il diciannovenne Borel II, che mise a segno 31 reti, si laureò per il secondo anno consecutivo miglior marcatore; nella Nazionale italiana che poche settimane dopo vinse il Mondiale, una grande fetta di titolari era di provenienza juventina, e anche l'allenatore Carcano fu richiesto da Pozzo come suo collaboratore durante la rassegna.

 

5) 1934-35

La Juventus si trovava alle prese con il ricambio generazionale, specialmente in difesa: lasciò Combi, rallentò Caligaris; venne dunque promosso il portiere di riserva Valinasso e fu acquistato dal Padova il giovane terzino Foni.

Il campionato che vedeva in campo i freschi campioni della Nazionale italiana partì il 30 settembre, per la prima volta a sedici squadre. Già una settimana dopo, la Juventus era sola in testa; ma gli uomini di Carcano, nelle settimane successive, furono affiancati e superati da un'inattesa rivale, la Fiorentina di Guido Ara. La squadra viola approfittò dei tentennamenti della squadra bianconera e viaggiò spedita verso il titolo platonico di campione d'inverno, vinto il 3 febbraio, giorno in cui uscì indenne dallo scontro diretto e mantenne due punti di vantaggio sulla più titolata inseguitrice.

La Juventus pativa non solamente per il logorio dei suoi giocatori, ma anche per gli allontanamenti forzati di alcuni protagonisti, come l’allenatore Carcano e Orsi. Il 3 marzo la Fiorentina cadde inaspettatamente sul campo di una disperata Pro Vercelli, e vide avvicinarsi pericolosamente la Juventus e l'Ambrosiana; le tre squadre iniziarono una lotta serrata, in cui si susseguivano sorpassi e occasioni di fuga mancate fino alla penultima giornata, quando la Fiorentina perse ad Alessandria e lasciò campo libero alle due consuete contendenti: il 2 giugno, in un ultimo turno vibrante, la Juventus espugnò proprio Firenze a pochi minuti dalla fine, grazie ad una rete di Ferrari, mentre l'Ambrosiana soccombette alla Lazio, con un risultato (4-2) ed un esito identici a quelli che si sarebbero verificati 67 anni dopo, nel 2001-2002. Fu il quinto scudetto di fila per i bianconeri.

 

(sintesi e rielaborazione della cronaca dei campionati da wiki)

 

 

LA SQUADRA DELLA SECONDA CINQUINA

 

GLI EROI CONTEMPORANEI: DA BUFFON A MARCHISIO

 

Il Buffon del record di imbattibilità guida un gruppo di fedelissimi e inossidabili. Bonucci, Chiellini e Barzagli già c’erano all’alba del quinquennio, così come Lichtsteiner. Padoin arriva a gennaio 2012, dunque a pieno titolo rientra tra i sempre vincenti. Poi, Martin Caceres: l’alternativa di lusso per la difesa, un jolly buono sulla fascia come al centro.

Infine, Claudio Marchisio: una vita sempre a tinte bianconere e cinque anni tutti vissuti da protagonista. Con la certezza che presto tornerà ad esserlo.

Fanno collezione di scudetti di fila, anche se devono “accontentarsi” di quattro, Kwadwo Asamoah, Rubinho e Paul Pogba.

Sempre a quota quattro si erano fermati, l’anno scorso, altri protagonisti indimenticabili della storia bianconera. Arturo Vidal e Andrea Pirlo sono stati per quattro stagioni elementi cardine della squadra, decisivi nella rincorsa al Milan nel primo anno come nella stagione dei 102 punti. Marco Storari ha dato sicurezza alla difesa quando Buffon è stato costretto ai box e Simone Pepe, prima del grave infortunio, è stato prezioso sulla fascia.



buffon_res.jpg

 

Tre scudetti sono il bottino di Mirko Vucinic, Alessandro Matri, Fabio Quagliarella e Sebastian Giovinco. Ma come scordarsi le due stagioni vittoriose nel segno di Fernando Llorente e Carlos Tevez? O il double del preziosissimo Emanuele Giaccherini, che mise il sigillo su secondo tricolore con quel gol al Catania allo scadere? Della ‘rosa’ vittoriosa quest’anno, concedono il bis Alvaro Morata, Patrice Evra, Roberto Pereyra e Stefano Sturaro.

 

Uno scudetto vinto, il primo, tra quelli del quinquennio, ma otto in totale; stiamo parlando del mito, dell'uomo che ha riscritto tutti i record bianconeri e che nel 2011/12 ha messo a segno gol decisivi, come quella punizione contro la Lazio: saranno le mani di Alex Del Piero ad alzare la prima delle cinque coppe.

 

Un pokerissimo che è stato calato anche grazie ai nuovi, straordinari interpreti di questa stagione: Juan Cuadrado, Paulo Dybala, Sami Khedira, Hernanes, Alex Sandro, Mario Mandzukic, Simone Zaza, Daniele Rugani, Mario Lemina, Norberto Neto, Emil Audero.

 

(da Juventus.com)

 

 

I CAMPIONATI DEL SECONDO QUINQUENNIO

 

1) 2011-12. Calciopoli e i cinque anni di gestione Cobolli-Blanc hanno distrutto tutto. Agnelli e Conte riescono a infondere quel clima e quella mentalità dei tempi d’oro, a un organico che sembra finalmente competitivo. La squadra acquisisce consapevolezza giornata dopo giornata, mostra di gran lunga il miglior gioco in Italia, è sfortunata in qualche episodio arbitrale ma ai posteri (as usual) rimarrà solamente l’episodio di Muntari. Il punto di non ritorno sembra essere costituito dalla gara di Marassi contro il Genoa: 0-0, -4 punti in classifica dal Milan e scudetto che sembra ormai un miraggio con un calendario non proprio agevole. Da lì i ragazzi di Conte riusciranno a costruire la propria rimonta: 10 vittorie nelle ultime 11 partite, 2 mesi a tavoletta che convoglieranno nel trionfo di Trieste del 6 maggio. È il primo scudetto post-calciopoli, il numero 30, quello da imbattuti, quello che potrà solo sembrare ineguagliabile.

 

2) 2012-13. L’allenatore Antonio Conte, ritenuto il principale artefice del successo dell’anno precedente è implicato nella vicenda calcio scommesse. Arriva una squalifica di 4 mesi da parte della giustizia sportiva, 2 mesi per il vice Alessio, mentre Pepe e Bonucci inizialmente coinvolti non subiranno alcuna squalifica. La Juve, pur senza il suo allenatore e con l’impegno della Champions che non c’era l’anno precedente, parte fortissima e vince 9 delle prime 10 partite. All’undicesima arriva la prima storica sconfitta allo Stadium contro l’Inter che si porta a -1 dai bianconeri. Sconfitta che non scalfisce la consapevolezza dei nostri che continuano a condurre la classifica fino all’ultima giornata.

 

3) 2013-14. Nelle prime partite la squadra vince a fatica diverse partite (contro Torino, Hellas, Chievo) a dispetto della Roma di Garcia, in testa alla classifica con un ottimo gioco. I nostri subiscono un’incredibile rimonta da 0-2 a 4-2 nel giro di pochi minuti a Firenze, scivolando a -5 dai giallorossi in classifica. Dopo due anni di successi sono già arrivati i funerali per la squadra di Conte che, si rialza e mette in fila 12 vittorie consecutive (tra cui il 3-0 dello Stadium contro la Roma nello scontro diretto) che permetteranno di ribaltare la classifica mettendo 8 punti di distacco tra le due squadre. I punti di distacco rimarranno tali fino alla matematica conquista del terzo titolo consecutivo, impreziosito dal record europeo di punti nei maggiori campionati: 102.

 

4) 2014-15. La stagione si apre con un evento del tutto inaspettato: dopo due giorni dall’inizio del ritiro Antonio Conte e la Juventus risolvono consensualmente il contratto. Al suo posto arriva Allegri tra lo scetticismo generale e gli insulti di qualche pseudo tifoso a Vinovo. Anche stavolta tutti ci danno per morti, essendo andato via colui che veniva considerato il protagonista assoluto dei tre precedenti anni, senza tener conto delle qualità tecniche e morali del gruppo. La squadra parte subito forte con sei vittorie in altrettanti incontri, compreso lo scontro diretto allo Stadium contro la Roma del violinista Garcia. Il punto di svolta arriva alla penultima del girone d’andata: la Roma non va oltre il pari nel derby, mentre i nostri espugnano il San Paolo dopo 15 anni e si portano a + 3 in classifica quando l’Italia pallonara stava già assaporando il sorpasso della Roma ai danni della Juve. Non sarà lo scudetto dei record, ma i nostri sono rimasti in testa per tutto il campionato, conquistato con quattro giornate d’anticipo dopo l’incredibile caos del 15 luglio.

 

5) 2015-16. È cronaca recente. Le partenze di Vidal, Pirlo e Tevez sembrano troppo pesanti da poter essere rimpiazzate dai nuovi arrivi. A Sassuolo tutto appare perduto, ma è proprio da lì che parte la cavalcata. Da meno 11 a più 12. Record di Buffon. Serie impressionante di vittorie consecutive, punteggio record nel girone di ritorno, difesa imperforabile, valorizzazione di tutti i nuovi arrivi, gioco di squadra e un’immutata voglia di vincere.

 

(sintesi dei campionati tratta da "5 passi nella Leggenda: lo scudetto dei tifosi", di Danilo Feola - J3S)

 

 

I MAGNIFICI OTTO E I PARAGONI CON CHI LI HA PRECEDUTI

 

Sono in otto a fare cinquina. Tanti, un gran segnale di continuità nel continuo rinnovamento che la squadra ha avuto dal 2011 ad oggi.

A Gigi Buffon questo quinto titolo di fila appartiene più che a chiunque altro: da capitano, ha saputo scuotere la squadra nel momento più difficile, poi quando è tornato il sereno ha abbassato la saracinesca e si è preso il fantastico record di imbattibilità.

Tra le due imprese, l’ordinaria grandezza del portiere più grande.

Nel primo quinquennio, il naturale paragone con l’immenso Gigi, il leggendario Gian Piero Combi, lascia da campione del mondo con la Nazionale, nel ’34, e dunque non è più tra i vincitori del quinto titolo. Merita comunque un ricordo che va al di là dei numeri: 367 partite, e gli scudetti, si badi bene, sono comunque cinque, perché ha già vinto quello del ’26, sempre insieme agli amici inseparabili Rosetta e Caligaris.



buffon_combi_res.jpg

 

In porta, nel ’34-’35 c’è Cesare Valinasso, classe 1909, torinese, che è arrivato nel ’33 per fare da riserva a Combi e si ritrova, prima del previsto, alla ribalta. Dopo aver contribuito allo scudetto del ’34 giocando 5 volte, le gioca tutte e 30 nell’anno del quinto titolo.

Ieri Rosetta-Caligaris-Monti, oggiBonucci, Barzagli e Chiellini. Paragone impossibile, ma suggestivo. Giorgio Chiellini, a sinistra, è la versione moderna e meno romantica di Umberto Caligaris, difensore da tempesta e assalto. tutto impeto e forza fisica. “Caliga”, velocissimo, gioca da moderno incursore. L’ultimo titolo del quinquennio lo vive un po’ ai margini, dando spazio spesso ad un giovanotto di grande sagacia tattica e abnegazione, Alfredo Foni. Foni è in realtà il più presente dei tre terzini, con 27 partite. Un inizio di carriera che lascia presagire un grande futuro: sarà campione del Mondo con la Nazionale di Pozzo e poi allenatore di valore.



Rosetta_e_Caligaris_al_mare_con_i_figli_res.jpg

Rosetta e Caligaris al mare con i figli

 

Accostare Andrea Barzagli a Virginio ‘Viri’ Rosetta è rendere omaggio ad una leggenda dei nostri tempi: Barzagli viene, si capisce, da un mondo diverso e lontano, ma di Rosetta riproduce, oltre alla grandezza, anche la juventinità. Andrea è un fenomeno assoluto di tempismo, senso della posizione, anticipo. Virginio Rosetta è uno dei primi professionisti del nostro calcio, tecnica sopraffina, grande scuola. Nella Pro Vercelli a 19 anni ha vinto il suo primo scudetto. Nella Juve ne conquista ben 6, convivendo con qualche acciacco.

 

Leonardo Bonucci ha la classe che richiede l’arduo compito di tamponare e subito proporre gioco. Un regista arretrato, giusto il ruolo (fatte tutte le distinzioni del caso) che Luis Monti interpretava negli anni Trenta. Monti è il ‘centromediano che cammina’, vero regista difensivo capace di arginare ma anche di impostare. Arriva già maturo, qualcuno lo snobba definendolo sul viale del tramonto: errore, Monti è il più giovane della truppa, lotta e sgomita, le dà e le prende. Durerà ancora qualche stagione, ad alto livello.

 

Martin Caceres è, per tutti e cinque i campionati, quello che nel basket si definisce “sesto uomo”, imprescindibile valore aggiunto di qualsiasi squadra. Sa giocare da centrale, ma se la cava benone anche sulla fascia. Uno con queste caratteristiche, negli Anni Trenta non esiste. Ma Pietro Ferrero, torinese, classe 1905, per quattro anni riserva per antonomasia di Rosetta e Caligaris, 93 presenze dal ’31 al ’34, con Caceres ha almeno una cosa in comune: sa anche segnare qualche gol.

 

Stephan Lichtsteiner e i fratelli Varglien: fatte tutte le proporzioni del caso, Stephan ha un po’ dell’uno e un po’ dell’altro campione di Fiume. Veloce come Varglien I, abile anche nel gioco d’attacco come Varglien II. Mario Varglien I, classe 1905, è un lottatore che non indulge alle finezze, marcatore implacabile pure velocissimo nel ribaltare l’azione. Suo fratello Giovanni Varglien II, classe 1911, ha piedi migliori: un vero jolly del centrocampo, capace anche di giocare più avanti e buon colpitore di testa.

 

vinovo.jpg

 

 

Umiltà, dedizione, versatilità: ecco come Simone Padoin è entrato a far parte della leggenda. Si fa trovare pronto quando serve, è duttile al punto da saper occupare ogni spazio e svolgere qualsiasi compito tra difesa e centrocampo. Nel quinquennio Anni Trenta, c’era Luigi Bertolini: un fazzoletto in fronte, è mediano di cappa e spada, corre per tutti , si sacrifica dove occorre.

 

Infine, difficile dire qualcosa di nuovo su Claudio Marchisio: e allora ci soccorre la storia, con paragoni importanti con i grandi juventini del passato che hanno indossato una sola maglia, quella bianconera. Il grande Carlo Bigatto, quello che le rare foto dell’epoca presentano sempre con il caschetto a spicchi bianconeri in testa, ha giocato con la Juve dal 1913 al 1931 e ha vinto due titoli, nel ’26 e nel ’31, il primo del quinquennio.



ferrari.variant615x346.jpg

Ritratto di Giovanni Ferrari

 

Ma il Marchisio dell’ultima stagione è anche il regista che detta i tempi dell’azione. E allora torniamo alla grande storia del passato: il cuore della Juve del quinquennio è un alessandrino dai pochi capelli e dal molto fosforo, Giovanni Ferrari. Regista, la fonte del gioco è lui. Gioca a ritmi bassi, ma pensa velocemente, per la gioia dei compagni d’attacco. E’ stato decisivo in tutti e cinque i campionati vinti, soprattutto nell’ultimo, nel quale rivela anche doti di cannoniere, secondo solo a Borel.

 

 

DUE STADI ALL'AVANGUARDIA



scudetto_31_32_variant960x270_res.jpg

 

Lo Stadium è l'impianto del secondo quinquennio. Un quinquennio nato l'8 settembre 2011, giorno dell'inaugurazione dell'impianto. Sono cinque anni che lo stadio esiste. E sono cinque anni che la Juve vince lo scudetto. Di proprietà della società, è il sesto impianto italiano per capienza (con 41.475 spettatori), è la prima struttura calcistica italiana priva di barriere architettoniche e il primo impianto ecocompatibile al mondo. Lo Juventus Stadium è stato premiato con lo Stadium Innovation Trophy al Global Sports Forum 2012 quale scenario sportivo più innovativo d'Europa; la sua cerimonia d'inaugurazione, avvenuta l'8 settembre 2011, ha vinto il premio come miglior evento celebrativo in Italia ai Best Event Awards Italia.

 

stadium_res.jpg

 

All'interno della zona est dell'impianto ha sede il J-Museum, il primo museo calcistico ufficiale della squadra bianconera, inaugurato il 16 maggio 2012. Nel 2014, il polo museale bianconero si è affermato tra i 50 più visitati d'Italia. Nel perimetro immediatamente adiacente l'esterno del secondo anello dello stadio, posto a un'altezza di circa 18 metri rispetto al campo da gioco, è stato realizzato il Cammino delle stelle, vero Walk of Fame bianconera in cui sono onorati i giocatori più rappresentativi della storia della Juventus: in questa zona dell'impianto, la pavimentazione è stata suddivisa in 50 settori al cui interno trovano posto altrettante grandi stelle dorate celebrative ognuna delle quali reca al suo interno il nome di un calciatore che ha fatto la storia del club.

 

Anche il Comunale, per gli Anni Trenta, è uno stadio all’avanguardia, che tutti ci invidiano. Il primo stadio moderno in Italia. Torino nei primi anni Trenta ha due buoni stadi per il calcio (corso Marsiglia e il Filadelfia, proprietà del Torino) ma nessuno dei due ha la pista di atletica.

Nasce l’idea di un terzo, grande stadio metropolitano. I lavori iniziano negli ultimi giorni del settembre 1932 e l'opera viene inaugurata il 14 maggio 1933 in occasione dell'inizio dei Littoriali. Alcuni cronisti dell'epoca testimoniano che:

"la prima impressione che prova chi giunge allo stadio è ottima appunto in grazie alla sua invidiabile posizione, poiché esso è situato al termine della Piazza d'Armi, fra grandi corsi alberati..." "…27 aperture permettono l'accesso all'interno dello stadio.

La principale di esse, cui conduce una rampa carreggiabile, si apre tra due pilastri in granito a tutta altezza, ed è costituita da uno scalone anche in granito parte martellinato e parte lucidato, che dà accesso ad un salone pavimentato in marmo cipollino. Il salone (...)

serve di disimpegno alla tribuna d'onore, cui si può accedere direttamente da due porte, con stipiti in marmo verde Alpi.(...).

Frontalmente alla tribuna d'onore si apre si apre un altro ingresso triplo, detto di Maratona, per il passaggio degli atleti provenienti dall'accesso della torre omonima. Altre 6 aperture conducono come questa al parterre dall'esterno. Due scale di granito costeggiano l'ingresso di Maratona; altre 16, di cinque metri di larghezza, pure in granito, portano dall'esterno ad una corsia che divide ai due terzi le gradinate per gli spettatori. Queste sono di due tipi: per posti a sedere e per posti in piedi, con l'avvertenza che anche queste ultime consentono al pubblico di sedersi quando l'affluenza non sia eccessiva(..). In corrispondenza alla tribuna d'onore, ma a pianterreno, vi sono un ufficio postale e telegrafico, una sala stampa con tavoli per scritturazioni e cabine telefoniche, una segreteria, il centralino telefonico, la sala medica modernamente attrezzata (...).

Il campo di giuoco comprende le sistemazioni per il giuoco del calcio (mt 70 x105), per la pista podistica di 6 corsie di oltre 400 mt di sviluppo, per il salto in lungo o con l'asta, per il salto in alto, per i lanci del giavellotto, della palla di ferro, del disco, ecc. (...).”

 

 

GLI HOBBY DEI CAMPIONI

 

Com’erano, fuori dal campo, i protagonisti del leggendario quinquennio Anni Trenta? “Bravi e tranquilli ragazzi”, così li definisce una rivista dell’epoca. Per la maggior parte sposati e padri di famiglia. Tempo libero? Poco. Vediamo come lo occupano.

Virginio ‘Viri’ Rosetta e Umberto Caligaris, grandi amici, giocano a bridge e i compagni si mettono intorno per imparare e tifare per l’uno e per l’altro. Giampiero Combi fa anche l’industriale: con il fratello gestisce una fabbrica di liquori, specialità il Marsala all’uovo.



Tapparone_Borel_II_e_Carcano_res.jpg

Tapparone, Borel II e Carcano

 

‘Nane’ Vecchina, il centravanti dei primi tre scudetti, commercia in liquori, dolciumi e stoffe, con specializzazione nella seta. I compagni lo prendono in giro e dicono che è ‘nato con la camicia’ (ovviamente di seta). Luis Monti, che parla pochissimo, unisce l’utile e il dilettevole: fa footing per tenersi in forma, visto che è tra i più ‘anziani’ del gruppo. I fratelli Mario e Giovanni Varglien, che hanno gusti molto simili, giocano (bene) a ping-pong. Giovanni Ferrari passa molto tempo a giocare a tennis. Renato Cesarini è ricercatissimo nel vestire e va spesso dal suo sarto. Spende una fortuna in vestiti.

Raimundo ‘Mumo’ Orsi ha la passione dell’automobile: al suo arrivo a Torino, con autista. Poi, prende il sopravvento la voglia di guidare e di…accelerare.

 

Oggi è un altro mondo...

 

... e non c’è ragazzo che non sia passato attraverso la passione per la playstation, figuriamoci se fanno eccezione i nostri eroi. Ma c’è un nuovo, straordinario filo rosso che unisce Mandzukic a Dybala, Barzagli a Chiellini, Pogba a Morata, Marchisio a Cuadrado: i social network.

I profili su Facebook, Twitter, Instagram, diventano passione, quasi sfida, sicuramente sono un modo per verificare in ogni momento il proprio appeal verso una platea sterminata, che non chiede di meglio che stare vicino al campione. Non tutti i protagonisti del quinto scudetto di fila hanno lo stesso approccio e non tutti usano la stessa piattaforma. C’è chi si racconta, giorno per giorno e addirittura ora per ora. Claudio Marchisio e Leonardo Bonucci sono tra i più attivi e chi li segue, qualunque sia il social prescelto, è costantemente informato sui loro spostamenti. I social sono anche un modo per veicolare messaggi positivi e per sostenere campagne di beneficenza, e sono stati utilizzati in tal senso da molti bianconeri: oltre ai già citati Marchisio e Bonucci, da Giorgio Chiellini, ad esempio, o dal mister.

 

instagram.jpg

 

Ebbene sì. Anche Allegri ha il suo profilo Twitter e il suo #fiuuu (dop ola partita contro l'Olympiacos di due anni fa) a fatto tendenza C’è chi, come Alvaro Morata e Sami Khedira, ha fatto di colpo un balzo pazzesco per numero di seguaci, sommando quelli del paese di origine (la Spagna e la Germania) con la marea di fans juventini: così, i due hanno entrambi più di 6 milioni di followers su Facebook.

A proposito di salti, attenzione a Paul Pogba, che ha appena annunciato sulla sua pagina di aver superato i 4 milioni, in poco più di due anni. Bel colpo davvero. Chiudiamo con il capitano: Gigi Buffon, anche lui ben oltre i 4 milioni di followers, è un campione anche su internet: il post dedicato al ritorno del ‘suo’ Parma tra i professionisti ha confermato che il grande portiere è anche un grande uomo: “E’ bellissimo accorgersi – ha scritto un suo fan – di come non ti dimentichi da dove sei partito…”

 

 

(Juventus.com)

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Combi Rosetta caligaris...

Zoff Gentile Cabrini...

Buffon Barzagli Bonucci Chiellini

Da...Brividiiiiiii...

 

L'inizio sempre diverso della stessa filastrocca vincente!

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Che differenze, i "nostri" nonni fanno tenerezza, anche solo nelle posture. Era davvero un altro calcio, i dettagli allora non erano contemplati. Basti vedere le scarpette poveretti dei veri e propri pionieri. Il pallone poi, a casa ne ho uno di mio padre primi anni '60 di corame marrone cucito a losanghe rettangolari e non a pentagoni b/neri, pesantissimo.............eroi.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Ho letto con attenzione. Interessante

Però che razza di giocatori erano quelli.... adoro i periodi pionieristici.

Poi la storia di Monti, questo che arriva obeso in nave, lo vanno a prendere senza riconoscerlo, lui che arrivi agli allenamenti in bicicletta e diventa un fenomeno,,,

 

Epoche diverse ma sicuramente stesse emozioni... soprattutto per chi è riuscito a viverle entrambe!

 

Chi???? A parte le tartarughe delle Galapagos e le sequoie dello Yosemite uhuh

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Ho letto con attenzione. Interessante

Però che razza di giocatori erano quelli.... adoro i periodi pionieristici.

Poi la storia di Monti, questo che arriva obeso in nave, lo vanno a prendere senza riconoscerlo, lui che arrivi agli allenamenti in bicicletta e diventa un fenomeno,,,

 

 

 

Chi???? A parte le tartarughe delle Galapagos e le sequoie dello Yosemite uhuh

ad esempio Maria Sole Agnelli; vedi topic sulla consegna coppa scudetto al JMuseum :) .

 

Questa è storia, anzi è leggenda, non è semplicemente Juve.

Grazie Leev per questi topic

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Così fu esaltato e narrato il 5° Scudetto consecutivo degli anni 30 da parte dei quotidiani d'epoca !

 

Da brividi la narrazione di Vittorio Pozzo su " La Stampa " :

Passione ... Competenza ... Ammirazione nei confronti della " Vecchia Signora " trasudano da ogni riga !

 

Netta ho l'impressione che molti tra i " Tifosi Juventini " non abbiano ancora avuto l'esatta percezione di

quale VERA e PROPRIA IMPRESA sia stata messa in atto dal Nostro Club !

 

Mi sbaglierò ma penso proprio che ci vorranno un po' di anni perchè tutti riescano a percepire ed oggettivamente valutare

la reale portata di questo Fantastico ed Incredibile filotto !

 

tratto da " R.it " del 26/04/2016 - di A. Carotenuto :

 

1935 - L' Altra Juve dei 5 Scudetti : cosa si scrisse !

 

 

Vittorio Pozzo, la Stampa, 4 giugno 1935: "Non è più un fatto nuovo che la Juventus vinca un campionato. Fu un fatto nuovo di zecca nel 1905, quando interruppe la serie di vittorie del Genoa e del Milan, puntò fuori il capo in atteggiamento timido e dimesso, ed ottenuta l’affermazione si affrettò a rintanarsi. Lo fu ancora ventun anni dopo, nel 1926, quando mise d’accordo i due fieri antagonisti del momento, Genoa e Bologna, sfondò la cintura monopolistica che essi tenevano in fatto di onori, e si impose. Dal 1931 non lo è più. Ché da allora, la nostra grande manifestazione calcistica più non conosce se non un vincitore. Cinque vittorie consecutive. Non le ha mai ottenuto nessuno. (…) Il fatto nuovo sta nel modo in cui venne ottenuta la vittoria quest’anno. Vittoria che ha del miracoloso, dell’incredibile per coloro che conoscono le vere reali condizioni in cui si è venuta a trovare la squadra bianconera. Condizioni disagevoli all’inizio, che non han fatto altro che aggravarsi e complicarsi di mano in mano che si andava avanti. (…) Acciacchi, amarezze, contrattempi di ogni tipo. A chi la osserva da vicino, la squadra bianconera fa l’effetto di un invalido che si trascini più che di un atleta che lotti. Sul finir della stagione giuoca male. Il giuoco costruttivo è in essa quasi scomparso: l’attacco arranca e fa quel che può, non si impone più. Eppur, nel bel mezzo del grigiore salta fuori di tanto in tanto una giornata che lascia di stucco per la sua limpidezza, per il linguaggio che la squadra torna a parlare. Come memore del passato, essa sfodera risorse che portano il giuoco ad un livello di praticità a cui l’avversario non può giungere. Ne resta come soggiogato, l’avversario. Sono le giornate che salvano la situazione e portano avanti la squadra in classifica. (…) Può essere che della vecchia squadra juventina questo sia uno degli ultimi guizzi di energia – ché la squadra è vecchia e non può continuare a funzionare in eterno – ma come guizzo valse un campionato e mostrò cosa sia la classe. Non la si definisce la classe, la si vede. La si vede, tra l’altro, dal modo in cui fa fare con facilità ad un uomo quello che un altro con ogni sforzo non può fare. (…) La Juventus, società dai dirigenti sagaci, dall’ambiente organizzato, dai giuocatori di classe, ha vinto con una squadra che è al suo tramonto, forse il suo più bel campionato. Bello perché è l’intelligenza che lo illumina. La calma, l’accortezza, il freddo calcolo, la precisione sfoderate dal più che trentatreenne Rosetta a Firenze sono l’indice della forza della squadra, la base prima dei suoi successi. È difficile, terribilmente difficile vincere un campionato in Italia. Di questa competizione noi siamo riusciti a fare una fornace ardente. Una fornace che è una meravigliosa fucina di energie fisiche e morali, ma in cui il cammino da battere non si riesce a discernerlo se non si posseggono qualità di eccezione. Una compagine mediocre, il campionato italiano non lo vincerà mai. Queste doti di eccezione, gli uomini che compongono la vecchia squadra della Juventus le possedevano, le han possedute finora nella misura necessaria. Passerano degli anni prima che questi uomini, che tante soddisfazioni han contribuito a dare all’Italia calcistica, vengano dimenticati".

 

Bruno Roghi, Gazzetta dello Sport, 4 giugno 1935: "Ancora una volta l'elogio della disciplina e della volontà. Ancora una volta il riconoscimento che la Juventus, parlando poco e sottovoce, come s'usa nelle buone famiglie, non perde perché non si disperde. Le vittorie, per essa sono numeri da mettere in fila e da sommare, non serbatoi di chiacchiere. È una squadra, quindi una società, che quando vince esulta, quando perde riflette. Altre delirano quando vincono, si flettono quando perdono. Il mestiere, per la Juventus, significa questo: il domani di una vittoria può chiamarsi sconfitta, ma il domani di una sconfitta deve chiamarsi rivincita... Ma la Juventus ha avuto e detto qualcosa di diverso. Ha detto che le partite si possono vincere o perdere in campo a seconda della legge variabile che presidia i giochi di palla, si tratti delle palline d'avorio o della palla di cuoio. Ma ha detto che i Campionati si vincono e si perdono, essenzialmente, nella sede sociale. Le vittorie sportive non sono soltanto fatti tecnici, o estetici. Sono fatti morali. Sotto questo punto di vista la Juventus fa bene a tenere cattedra. Bene a se stessa, bene ai suoi avversari, bene allo sport nazionale".

 

Emilio De Martino, Corriere della Sera, 3 giugno 1935: "La Juventus è dunque riuscita un’altra volta a spuntarla e meritatamente, diciamolo pure. Poche squadre avrebbero potuto superare gli svariati colpi di sfortuna che hanno travagliato in questo campionato l’undici torinese. L’infortunio di Monti, l’incidente a Bertolini, le precarie condizioni di Serantoni impossibilitato a giocare per tutto il campionato, le molte assenze di Cesarini, quelle di Ferrari, la partenza di Orsi, per non citare che i fatti principali, avrebbero certo smontato una compagine dai nervi meno saldi e dal morale meno sicuro. Invece la Juventus pur cedendo nettamente su qualche campo – come ultimamente avvenne allo stadio di San Siro – ha saputo resistere alla meno peggio, ritrovando poi nel finale tutta la sua autorità e la sua volontà. Per questo si deve salutare la nuova vittoria della Juventus con simpatia e con plauso".

 

Corriere della Sera, 4 giugno 1935, senza firma: "Nel campionato testé concluso, la Juventus, unica squadra imbattuta sul proprio campo, può anche vantare i seguenti primati: punti conquistati nelle partite interne (26) e nelle partite esterne (18); vittorie realizzate 18, delle quali 11 sul proprio campo e 7 fuori; reti subite 22, delle quali 15 nelle partite esterne. (…) Durante tutto il campionato, la Juventus ha fruito di 4 calci di rigore, nessuno dei quali decisivo agli effetti del risultato. Due soli sono stati tramutati in goal. Il tiratore scelto della squadra è rimasto Borel II, con 13 porte".

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

La storia siamo noi, nessuno si senta offeso @@

 

uum Che poi , Amico caro , detto tra noi , se qualcuno , davanti alla Verità , si dovesse sentire offeso ,

altro non resterebbe da fare che rispondergli così :

 

 

:) Ciao ! Stefano

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

"il domani di una vittoria può chiamarsi sconfitta, ma il domani di una sconfitta deve chiamarsi rivincita".

 

Per me in questa frase c'è il segreto della Juve: non cullarsi sugli allori (ecco perchè ad alcuni sembra che festeggiamo poco) e non abbattersi quando si perde senza perder tempo a trovare alibi, ma rimboccarsi le maniche per vincere)

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

uum Che poi , Amico caro , detto tra noi , se qualcuno , davanti alla Verità , si dovesse sentire offeso ,

altro non resterebbe da fare che rispondergli così :

 

 

:) Ciao ! Stefano

.asd

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

bellissima storia, bellissimo post iniziale

qualche nota (forse) interessante:

Raimundo "Mumo" Orsi, uno degli oriundi che fu capace di vincere titoli con due nazionali diverse (il titolo sudamericano con l'Argentina e il mondiale del '34 con l'Italia, mentre Monti arrivò a giocare due finali mondiali con due casacche diverse ma ne vinse una sola, quella del '34 con noi, perdendo contro l'Uruguay 4 anni prima...ci torno dopo) tornò in patria nel '35 per evitare la chiamata alle armi per l'imminente guerra in Etiopia.

 

Luis Monti venne scoperto dalla Juve alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928 ma dopo il mondiale del '30 aveva smesso l'attività agonistica. Scottato dalla terribile finale Uruguay-Argentina, per la quale fu minacciato di morte, sbagliò un gol facilissimo, perse e fuggì a bordo di una barca a remi sentendosi minacciato, si ritrovò a fare il pastaio a Buenos Aires...venne convinto da Orsi e Cesarini a vestire la casacca bianconera ma arrivò in sovrappeso di una quindicina di kg (praticamente quelli attribuiti a Tevez al suo arrivo...). Al suo arrivo a Porta Nuova dal treno scese un armadio di oltre 90 kg che scandalizzò tifosi e stampa. Decise di sottoporsi ad un duro allenamento mettendosi di sua volontà fuori rosa per recuperare: sotto il sole d'agosto correva con 3 maglioni, mangiava pochissimo, lavorava con la palla medica sul campo da gioco. In un mese perse 12 kg e al suo debutto in partitella segnò un gol pazzesco. Rimase ancora fuori qualche settimana per smaltire il tutto e poi divenne inamovibile titolare in mezzo al campo. Era fisicamente fortissimo e anche molto duro, furono diversi gli avversari costretti a uscire in barella, tra i quali anche Schiavio, suo compagno in nazionale. Talmente duro che, durante la mitica "battaglia di Highbury", quell'Inghilterra-Italia giocata nella nebbia novembrina dopo il mondiale del '34, subì la frattura dell'alluce dopo un pestone di Drake ma decise di rimanere in campo, praticamente immobile, pur di non lasciare la squadra in inferiorità (non c'erano le sostituzioni). Mandato comunque negli spogliatoi da Pozzo, subì un infortunio così grave da rimanere fermo per parecchi mesi.

 

A tinte fosche la storia che coinvolse Carcano. L'allenatore dei primi quattro scudetti era omosessuale, nemmeno troppo nascosto, e fu lui a pagare per tutti in un momento, sotto il fascismo, in cui queste cose non potevano rendersi troppo evidenti ed esplicite (a ben pensarci le cose non sono cambiate così tanto oggi). Le cronache raccontano che omosessuale non fosse il solo Carcano, ma anche alcuni giocatori come Varglien I e Luis Monti e che l'oggetto dei desideri dell'allenatore fosse il giovane Borel (detto "farfallino"), anche se in realtà pare che le mire fossero su Felicino.

In ogni caso Carcano venne allontanato e nessuno se ne stupì più di tanto, ma il lavoro del mister negli anni precedenti fu tale che i giocatori pareva giocassero ormai a memoria e vinsero anche il quinto scudetto di fila.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Così fu esaltato e narrato il 5° Scudetto consecutivo degli anni 30 da parte dei quotidiani d'epoca !

 

Incredibile come, pur trattandosi di un'epoca lontanissima, quelle che sono le caratteristiche che rendono unico ed inimitabile il nostro club, fossero già così ben definite ed evidenti.

La tenacia, il lavoro, la serietà, gli UOMINI. A 360°, da Combi ad Agnelli, all'ultimo dei magazzinieri.

La poca propensione a farsi condizionare dagli eventi, come al fatalismo. La consapevolezza che per raggiungere dei grandi traguardi c'è una sola strada possibile, quella del lavoro.

Una cultura che appartiene a questa società. Che è figlia della sua terra, nonostante in molti (tifosi bianconeri soprattutto) ancora non riescano a cogliere questo fondamentale aspetto.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

- Tratto da " Il Fatto Quotidiano " -

 

- Incredibile ma vero , a differenza di molti altri quotidiani che affermano il falso, l'INTER , come è giusto che sia ,

non è inserita tra i Club che hanno vinto 5 Scudetti di fila ( e molto avrei da ridire

anche sulla effettiva valenza dei 4 Scudetti consecutivi " vinti " nel post-farsopoli )

 

- N.B. - Su Ragazzi , un po' di vita ed entusiasmo :

rincorrete i quotidiani " 999.999 " Topic inerenti il Calciomercato e , incomprensibilmente a parer mio ,

state " snobbando " questo ottimo Topic creato ad arte per esaltare ancor di più e ribadire

l'immenso spessore dell' ennesimo Trionfo della Nostra Juve e cosa esso rappresenta e

rappresenterà in positivo per la Nostra Società nei decenni a venire ! :)

 

Juventus campione d’Italia per la quinta volta consecutiva. Solo due precedenti: sempre la Signora e il Grande Torino

 

juve-storica-675.jpg

Serie A

 

Mai nella storia del calcio italiano un club è riuscito a vincere cinque scudetti di fila, tranne la Vecchia Signora dal 1930 al 1935 e i granata. I trionfi del Torino, però, furono 'spezzati' dalla Seconda guerra mondiale; nel quinquennio dell'Inter di Moratti, invece, un titolo è stato vinto a tavolino

 

 

 

 

 

 

 

Ci sono voluti settant’anni, ma alla fine l’impresa è riuscita di nuovo. E ancora alla Juventus. Un altro Quinquennio d’oro, cinque scudetti in cinque campionati consecutivi: non accadeva dai tempi del Grande Torino. Dieci anni prima, correvano gli Anni Trenta, era toccato ancora ai bianconeri, che non un pokerissimo di successi in cinque anni alimentarono il mito della “fidanzata d’Italia”. Quella squadra, sempre sotto la presidenza Agnelli, monopolizzò il nostro calcio e si fece fenomeno sociale, venendo amata oltre i confini territoriali. In un Paese provinciale e campanilista, nessuno aveva ancora scaldato i cuori da nord a sud. Ci riuscirono il capitano Virginio Rosetta assieme ai compagni di reparto Gianpiero Combi e Umberto Caligaris. E poi Giovanni Ferrari, Felice Placido Borel e Raimundo Orsi. Dalla panchina, in quattro dei cinque trionfi, impartiva ordini Carlo Carcano, prima di lasciare il posto alla coppia Gola-Bigatto. Vinse sempre e solo la Juve dalla stagione 1930/31 alla ‘34/35.

Quante analogie con il ciclo costruito da Conte e rifinito da Allegri tra il 2011/12 e il 2015/16. Questa squadra è capace come quella di far molto bene anche in Europa mentre domina il campionato. Le fondamenta poggiano su una difesa granitica, ieri Rosetta-Combi-Caligaris e oggi Barzagli-Bonucci-Chiellini, e poi un modulo inamovibile (dal Metodo al 3-5-2, che doveva passare di moda con Allegri ma è ancora lì). Oriundi e stranieri, sì, ma con moderazione. E infatti quei bianconeri trasformarono la Nazionale nella Nazio-Juve che vinse il titolo mondiale nel 1934, così come tanti bianconeri saranno l’architrave della spedizione azzurra agli Europei di giugno in Francia. Anche i numeri raccontano di come il vecchio e il nuovo Quinquennio d’oro siano spesso sovrapponibili: nel primo pokerissimo di scudetti, la Fidanzata d’Italia non perse mai più di 5 partite in un campionato e riuscì a non subire sconfitte in casa per 49 partite consecutive tra il 1933 e il 1935; nel nuovo filotto, la Vecchia Signora ha chiuso con zero squadre capaci di batterla nel 2011/12 per trovarne appena 5, 2, 3 e infine 5 in questa stagione, nonostante rispetto agli Anni Trenta sia cresciuto il numero di avversarie. Lo Stadium è un fortino (quasi) inespugnabile: la vittoria dell’Udinese nell’esordio casalingo di quest’anno ha interrotto una striscia di risultati utili che andava avanti dal 6 gennaio 2013.

Tra la Juventus di Carcano-Gola-Bigatto e quella di Conte-Allegri, scorrendo l’albo d’oro, si rintraccia lo stesso nome per cinque volte di fila in altre due occasioni. Il Grande Torino, frenato dall’incidente di Superga, ha però il “buco” di due anni di inattività a causa della Seconda Guerra Mondiale. La cinquina dell’Inter di Massimo Moratti ha il vizio iniziale dello scudetto a tavolino post Calciopoli. “Sul campo”, quel campionato, non venne vinto dai nerazzurri e la diatriba sulla giusta assegnazione o meno del tricolore non avrà mai fine. Tocca quindi di nuovo alla Juve vincere per cinque anni consecutivi. Sulla Gazzetta dello Sport del 4 giugno 1935, dopo il quinto trionfo, si leggeva: “La Juventus ha detto che le partite si possono vincere o perdere in campo a seconda della legge variabile che presidia i giochi di palla, si tratti delle palline d’avorio o della palla di cuoio. Ma ha detto che i Campionati si vincono e si perdono, essenzialmente, nella sede sociale”. Nel moderno calcio-azienda, dove la programmazione vale più di dieci acquisti a caso, le parole di Bruno Roghi per affrescare il primo Quinquennio d’oro sono ancora più calzanti e attuali. Attorno la Juve ha il deserto, tecnico come ha dimostrato la rimonta degli ultimi sei mesi, ma non solo. Perché nella sede sociale bianconera si guarda al futuro, a differenza delle altre (ex) avversarie. Ottantuno anni fa, il ciclo si arrestò. I bianconeri tornarono a vincere solo nel 1950. Adesso, invece, non si capisce chi possa interrompere la nuova era dorata.

 

 

 

di

Andrea Tundo | 25 aprile 2016

 

 

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Incredibile come, pur trattandosi di un'epoca lontanissima, quelle che sono le caratteristiche che rendono unico ed inimitabile il nostro club, fossero già così ben definite ed evidenti.

La tenacia, il lavoro, la serietà, gli UOMINI. A 360°, da Combi ad Agnelli, all'ultimo dei magazzinieri.

La poca propensione a farsi condizionare dagli eventi, come al fatalismo. La consapevolezza che per raggiungere dei grandi traguardi c'è una sola strada possibile, quella del lavoro.

Una cultura che appartiene a questa società. Che è figlia della sua terra, nonostante in molti (tifosi bianconeri soprattutto) ancora non riescano a cogliere questo fondamentale aspetto.

 

Quoto tutto , anche le virgole !

 

In estrema sintesi , tutto ciò che hai sapientemente citato , si racchiude in una semplice ma esauriente espressione : " STILE JUVENTUS " !

Qualcosa di Unico ed Inimitabile , oltre che Intangibile , che travalica Tempi - Modi - Epoche ! .juve

 

Ciao ! .salve Stefano

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Così fu esaltato e narrato il 5° Scudetto consecutivo degli anni 30 da parte dei quotidiani d'epoca !

 

Da brividi la narrazione di Vittorio Pozzo su " La Stampa " :

Passione ... Competenza ... Ammirazione nei confronti della " Vecchia Signora " trasudano da ogni riga !

 

Passione, competenza, garbo, uso perfetto della lingua italiana, esaltazione dei valori positivi, nessuna dietrologia, nessun eccesso iperbolico fine a sé stesso.

Poi uno legge Il Mattino, il Corriere dello Sport, la Gazzetta, e si chiede cosa é successo all'Italia negli ultimi 80 anni.............

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Passione, competenza, garbo, uso perfetto della lingua italiana, esaltazione dei valori positivi, nessuna dietrologia, nessun eccesso iperbolico fine a sé stesso.

Poi uno legge Il Mattino, il Corriere dello Sport, la Gazzetta, e si chiede cosa é successo all'Italia negli ultimi 80 anni.............

 

Caro Amico,

senza spirito di polemica alcuno , ma solo per poter meglio comprendere ed apprezzare lo spirito che sostenta il tuo post ,

potresti aiutarmi a cogliere ancor di più e meglio il senso e la finalità di questo tuo gradito intervento ?

 

Perdona i miei limiti , anche se , il solo riconoscerne di averne , ed io ne ho a iosa , almeno in parte dovrebbe giustificare

questa mia inusuale replica !

 

:) Stefano.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

×

Informazione Importante

Utilizziamo i cookie per migliorare questo sito web. Puoi regolare le tue impostazioni cookie o proseguire per confermare il tuo consenso.