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Lev

[Topic Unico] L'Angolo del Guru

Post in rilievo

10 minuti fa, franjuve ha scritto:

Ma miretti si sta allenando con la squadra?

Differenziato con Milik 

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35 minuti fa, Zatopek ha scritto:

Miretti lesione di basso grado, altrove guaribile mediamente in 15 gg è fuori da 2 mesi. Inutile avventurarsi in previsioni sui nostri infortuni.

 

Alla Juve c è un grosso problema ma nn ho ancora capito se sia medico o comunicativo

Non so più cosa credere. Anche uno super meticoloso come Sinner si affida al J-Medical, a sto punto sono i preparatori il problema

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1 minuto fa, Lajoya95 ha scritto:

Non so più cosa credere. Anche uno super meticoloso come Sinner si affida al J-Medical, a sto punto sono i preparatori il problema

Sport diversi, traumi diversi per me non paragonabili

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Quoto

Muharemovic Juve, può tornare in bianconero? Ecco il nuovo scenario per il futuro del difensore bosniaco, cresciuto a Torino. Novità importanti

Un talento “made in Juve”, un rimpianto che cresce e un derby di mercato che si infiamma. Tarik Muharemović è una delle grandi rivelazioni di questo avvio di stagione e, dopo aver conquistato il Sassuolo, è finito nel mirino dell’Inter. Ma il mercato Juve ha un asso nella manica per un clamoroso ritorno.

L’Inter fa sul serio, ma la Juve ha l’opzione “sconto”

Come riportato da La Gazzetta dello Sport, l’Inter starebbe monitorando con grande attenzione il difensore e sarebbe pronta a bussare alla porta del Sassuolo già a gennaio. Il profilo del bosniaco è considerato perfetto per ringiovanire il reparto. La Juventus, però, osserva con grande interesse. Al momento della cessione, infatti, il club ha mantenuto una clausola sul 50% della futura rivendita.

L’infortunio di Bremer può cambiare gli scenari

L’infortunio occorso a Gleison Bremer, che costringerà il brasiliano a un nuovo lungo stop, potrebbe accelerare le riflessioni in casa bianconera. La necessità di un rinforzo in difesa è evidente, e l’idea di riportare a casa un talento cresciuto nel proprio vivaio, a condizioni economiche così vantaggiose, è una tentazione forte.

Cresciuto nella Juventus Next Gen, Muharemovic, difensore bosniaco classe 2003, sta dimostrando in Serie A tutto il suo valore. La Vecchia Signora si trova di fronte a un bivio: monetizzare la sua futura cessione all’Inter, incassando il 50%, o sfruttare la sua corsia preferenziale per riportarlo a Torino? La sfida di mercato è lanciata.

 

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1 hour ago, Spectreman said:

 

Ragionevole dato che il problema è adesso...se si crolla, a gennaio serve a nulla rimediare...se si rimane a galla, a gennaio ci saranno Bremer e Cabal...

1 hour ago, adrian85 said:

gli accordi vecchi possono anche decadere

David se è buono lo vedremo, per ora non lo giudico perchè sarei cattivo

Openda per assurdo ancora peggio di David

i soldi di Openda una parte li hai dati. E non prendi Hjulmand ma ne puoi prendere altri buoni e a poco. Basta avere uno scouting decente. Il livello della serie A è veramente basso e ci vuole poco per fare bene. 

Nomi? non sono io a farne ma vedo altre che di colpi ne fanno...pensa ad Akanji a 0 in pratica o Solet prima. 

Difensore che ha vinto, scuola pep, sa impostare, con esperienza..non è perfetto, qualche acciacco, ma sarebbe stato un ottimo colpo a quel prezzo..

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1 minuto fa, Dio Zigo ha scritto:

Ragionevole dato che il problema è adesso...se si crolla, a gennaio serve a nulla rimediare...se si rimane a galla, a gennaio ci saranno Bremer e Cabal...

Ma non devono entrambi rientrare ben prima di gennaio? 

Sopratutto il colombiano

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Just now, Lorell said:

Ma non devono entrambi rientrare ben prima di gennaio? 

Sopratutto il colombiano

Sì, appunto...i casini li abbiamo adesso...salvo ulteriori infortuni...

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3 minuti fa, Dio Zigo ha scritto:

Difensore che ha vinto, scuola pep, sa impostare, con esperienza..non è perfetto, qualche acciacco, ma sarebbe stato un ottimo colpo a quel prezzo..

Verissimo, però inutile girarci tanto intorno, hanno purtroppo un appeal completamente diverso rispetto al nostro...

  • Grazie 1

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Adesso, The Natural ha scritto:

Ci manca solo quel pippone interista di skriniar

Ma prenderà anche un botto di stipendio grazie alla tassazione turca, non possiamo nemmeno permettercelo, menomale visto che è un bollito prescritto 

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19 minuti fa, Lajoya95 ha scritto:

Non so più cosa credere. Anche uno super meticoloso come Sinner si affida al J-Medical, a sto punto sono i preparatori il problema

Quale problema? Ma davvero c'è qualcuno che "da qui" pensa di capire se gli infortuni dipendono da errori fatti dai medici e/o dai preparatori? Un minimo di senso della realtà.

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22 minuti fa, sfonda ha scritto:

Sport diversi, traumi diversi per me non paragonabili

Ma ovviamente, però per far capire che a livello di strutture abbiamo davvero a disposizione l'eccellenza 

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1 ora fa, Zatopek ha scritto:

Miretti lesione di basso grado, altrove guaribile mediamente in 15 gg è fuori da 2 mesi. Inutile avventurarsi in previsioni sui nostri infortuni.

 

Alla Juve c è un grosso problema ma nn ho ancora capito se sia medico o comunicativo

Oggi ho letto questo:

Quoto

Federica Brignone: “La mia non è stata estate, ho vissuto al JMedical. Dopo mesi ho ancora dolore”

E mi è venuto da ridere (anzi, da piangere) sefz 

so che i medici e gli staff son diversi :d 

  • Triste 1

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Da almeno cinque anni, alla Juventus non c'è nulla che funzioni; NULLA. Situazione triste e patologica, che nulla ha a che fare con un fisiologico ciclo "ribassista". 

Non sono mai stato disfattista, ma è veramente difficile vedere anche un solo spiraglio di luce in fondo al tunnel. 

 

Mi permetto, tanto per gettare benzina sul fuoco, di girarvi un articolo letto qualche giorno fa sul corriere; parla della trasformazione della famiglia Agnelli (ora Elkann) da dinastia di imprenditori e industriali (coi loro difetti...), a ereditieri gestori, finanzieri, speculatori; il che fa TUTTA la differenza di questo mondo. 

Non dice niente di nuovo o che non sapessi già; ma, senza che nel pezzo venisse mai citata (anzi: proprio ignorata), chissà perché la mia mente è andata subito alla Juventus FC. Posto che i soldi, per rattoppare, ce li hanno messi, e TANTI, e che il problema è il modo in cui sono stati utilizzati, non la quantità, diciamo che anche un grande proprietario, imprenditore (e vale, almeno in parte, anche per un manager), per essere tale deve avere un'anima; la passione per quello che fa. 

Altrimenti è difficile persino scegliere le persone adatte a gestire il tuo "business". 

 

Il lungo addio degli Elkann a Torino: in vent’anni via aziende per 20 miliardi

di Christian Benna

Fiat, Iveco, Marelli e Comau: pezzo dopo pezzo, il legame industriale e simbolico tra Torino e la dinastia Elkann si è assottigliato. Oggi resta solo l’eco di un impero che fu. Ed Exor guarda altrove

Il lungo addio degli Elkann a Torino: in 20 anni via aziende per 20 miliardi, ora tocca a La Stampa?
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«Noi fabbrichiamo automobili, le fabbrichiamo in Italia e rappresentiamo Torino». Punto e a capo. Trent’anni fa, era fine agosto 1995, Gianni Agnelli rinsaldava così il legame tra famiglia e città alzando il velo sui nuovi modelli della casa: Fiat Bravo e Brava. Torino era capitale dell’industria italiana, gli Agnelli la famiglia regnante. Oggi, Exor, la holding di famiglia, guidata dal nipote prediletto dell’Avvocato John Elkann, sembra apprestarsi a recidere uno degli ultimi simboli della dinasty industriale con Torino dicendo addio allo storico quotidiano La Stampa.

L’ipotesi di cessione, non confermata da Gedi, arriva dopo una lunga serie di operazioni che hanno messo sottosopra la Torino industriale: da Comau a Iveco,  la fabbrica Maserati, Magneti Marelli. E tra i dossier aperti ci sarebbero anche le cliniche mediche (Lifenet, con Cemedi) e anche il centro congressi del Lingotto. Un divorzio da Torino, da quasi 20 miliardi incassati, che segna la fine di un’era lunga un secolo.

 

Da Perrier all’auto

E pensare che il lungo addio degli Agnelli/Elkann da Torino ha avuto inizio con una battaglia per portare in città la minerale più famosa di Francia. Nel 2009 John Elkann, quando succede a Gianluigi Gabetti al vertice delle finanziarie di famiglia (Ifi e Ifil), decide di ribattezzarle con un nome più accattivante, che è quello di Exor. La società francese era vestigia di vecchie sfide: negli anni Novanta Gianni Agnelli prova ad acquisire Perrier, controllata appunto da Exor. Le bollicine finiscono però a Nestlè. Exor rimane agli Agnelli. E rinasce 15 anni fa come holding di famiglia.

Speranza Marchionne

Nel 2009 quando Elkann prende le redini di Ifil/Exor, la finanziaria ha in gestione circa 8-10 miliardi. Oggi il valore patrimoniale è di circa 40 miliardi; frutto della crescita degli asset (come Ferrari), di acquisizioni (come Philips e Louboutin) ma anche di tante cessioni. Gli esordi dell’«ex scatola» di Perrier sono nel segno del rilancio delle attività di famiglia, della centralità dell’Italia e di Torino. La cura di Sergio Marchionne, top manager scelto da Umberto Agnelli, porta Fiat dal baratro del fallimento, con l’opzione put di Gm come spada di Damocle, a ribaltare la situazione fino ad acquisire Chrysler con la benedizione di Obama. Nasce Fca: Fiat diventa globale, la Juventus colleziona scudetti, Elkann si impegna per il rilancio di Mirafiori investendo 2 miliardi nella linea della Fiat 500e.

L’era delle cessioni

Nel 2018-19,dopo la morte di Marchionne, il vento cambia. Exor diventa più family office che holding industriale. Elkann si appassiona al mondo tech: lancia Vento, venture capital per startup e a Torino «regala» l’Italian Tech Week con ospiti illustri. Ma sul fronte industriale campeggia il cartello vendesi. La prima società a finire sul mercato è Magneti Marelli, l’unico grande produttore di componenti auto italiano. Fiat la cede per 6,2 miliardi a Calsonic Kansei. Marelli passerà poi al fondo Kkr e ora versa in Chapter 11, la procedura fallimentare Usa. Nel 2019 è stagione di polemiche. Il prestito da 6 miliardi garantito dallo Stato (poi rimborsato) è solo un antipasto. Nello stesso anno si procede alla fusione di Fca con Psa che fa nascere Stellantis. La sede legale va in Olanda. Gli azionisti di Fca incassano nell’operazione più di 8 miliardi di cedole (3 miliardi agli Elkann).  

Il Lingotto a Reply

Il binomio Torino-Agnelli si indebolisce. Il nuovo ceo, Carlos Tavares, guida l’azienda da Parigi. Elkann, presidente di Stellantis e ceo di Exor, procede al riassetto del patrimonio. La storica palazzina del Lingotto, dove avevano gli uffici Sergio Marchionne e l’Avvocato, va in vendita, acquisita poi da Reply. Lo stabilimento Maserati di Grugliasco  finisce su Immobiliare.it. Intanto la produzione di auto a Mirafiori precipita a poche migliaia di unità.

I fischi alle Atp

Nel 2024 Stellantis cede anche Comau, prima azienda italiana di automazione industriale, a un fondo di private equity, pur rimanendo azionista di minoranza. Le tensioni tra galassia Agnelli e il governo italiano aumentano. Si parla di attivare la golden share contro la svendita. John Elkann alla finale delle Atp Finals viene fischiato dal pubblico. Sul mercato finisce anche Iveco (ceduta a Tata Motors e Leonardo per 5,5 miliardi). E ora in vendita ci sarebbe anche La Stampa, il centro congressi del Lingotto (per 3 milioni), Villa Frescot e le cliniche del Cemedi. Dell’impero Agnelli a Torino non resta che Mirafiori. E la vecchia scatola finanziaria della Perrier.

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1 ora fa, Zatopek ha scritto:

Miretti lesione di basso grado, altrove guaribile mediamente in 15 gg è fuori da 2 mesi. Inutile avventurarsi in previsioni sui nostri infortuni.

 

Alla Juve c è un grosso problema ma nn ho ancora capito se sia medico o comunicativo

alla juve ci sono grossi problemi un po' ovunque

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43 minuti fa, Spectreman ha scritto:

 

alla fine guadagnamo più dalle percentuali messe in fase di cessione che dalle cessioni vere e proprie

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finchè si metteranno al primo posto le esigenze del bilancio a discapito della competitività queste sono le stagioni che ci aspettano.  La nostra sfortuna è qualificarci in champions, un paio d'anni fuori dalle coppe ci avrebbe fatto bene.  Siamo uno schifo sotto qualsiasi punto di vista 

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37 minuti fa, The Natural ha scritto:

Ci manca solo quel pippone interista di skriniar

chiamare pippone Skriniar quando abbiamo in squadra Kalulu Gatti Kelly e Rugani... .ghgh ci vuole coraggio 

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12 minuti fa, Ronnie O'Sullivan ha scritto:

Da almeno cinque anni, alla Juventus non c'è nulla che funzioni; NULLA. Situazione triste e patologica. 

Non sono mai stato disfattista, ma è veramente difficile vedere anche un solo spiraglio di luce in fondo al tunnel. 

 

Mi permetto, tanto per gettare benzina sul fuoco, di girarvi un articolo letto qualche giorno fa sul corriere; perla della trasformazione della famiglia Agnelli (ora Elkann) da dinastia di imprenditori e industriali (coi loro difetti...), a ereditieri, finanzieri, speculatori; il che fa TUTTA la differenza di questo mondo. 

Non dice niente di nuovo o che non sapessi già; ma, senza che nel pezzo venisse mai citata (anzi: proprio ignorata), chissà perché la mia mente è andata subito alla Juventus FC. Posto che i soldi, per rattoppare, ce li hanno messi, e TANTI, e che il problema è il modo in cui sono stati utilizzati, non la quantità, diciamo che anche un grande proprietario, imprenditore, manager, per essere tale deve avere un'anima; la passione. 

Altrimenti è difficile. 

 

Il lungo addio degli Elkann a Torino: in vent’anni via aziende per 20 miliardi

di Christian Benna

Fiat, Iveco, Marelli e Comau: pezzo dopo pezzo, il legame industriale e simbolico tra Torino e la dinastia Elkann si è assottigliato. Oggi resta solo l’eco di un impero che fu. Ed Exor guarda altrove

Il lungo addio degli Elkann a Torino: in 20 anni via aziende per 20 miliardi, ora tocca a La Stampa?
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«Noi fabbrichiamo automobili, le fabbrichiamo in Italia e rappresentiamo Torino». Punto e a capo. Trent’anni fa, era fine agosto 1995, Gianni Agnelli rinsaldava così il legame tra famiglia e città alzando il velo sui nuovi modelli della casa: Fiat Bravo e Brava. Torino era capitale dell’industria italiana, gli Agnelli la famiglia regnante. Oggi, Exor, la holding di famiglia, guidata dal nipote prediletto dell’Avvocato John Elkann, sembra apprestarsi a recidere uno degli ultimi simboli della dinasty industriale con Torino dicendo addio allo storico quotidiano La Stampa.

L’ipotesi di cessione, non confermata da Gedi, arriva dopo una lunga serie di operazioni che hanno messo sottosopra la Torino industriale: da Comau a Iveco,  la fabbrica Maserati, Magneti Marelli. E tra i dossier aperti ci sarebbero anche le cliniche mediche (Lifenet, con Cemedi) e anche il centro congressi del Lingotto. Un divorzio da Torino, da quasi 20 miliardi incassati, che segna la fine di un’era lunga un secolo.

 

Da Perrier all’auto

E pensare che il lungo addio degli Agnelli/Elkann da Torino ha avuto inizio con una battaglia per portare in città la minerale più famosa di Francia. Nel 2009 John Elkann, quando succede a Gianluigi Gabetti al vertice delle finanziarie di famiglia (Ifi e Ifil), decide di ribattezzarle con un nome più accattivante, che è quello di Exor. La società francese era vestigia di vecchie sfide: negli anni Novanta Gianni Agnelli prova ad acquisire Perrier, controllata appunto da Exor. Le bollicine finiscono però a Nestlè. Exor rimane agli Agnelli. E rinasce 15 anni fa come holding di famiglia.

Speranza Marchionne

Nel 2009 quando Elkann prende le redini di Ifil/Exor, la finanziaria ha in gestione circa 8-10 miliardi. Oggi il valore patrimoniale è di circa 40 miliardi; frutto della crescita degli asset (come Ferrari), di acquisizioni (come Philips e Louboutin) ma anche di tante cessioni. Gli esordi dell’«ex scatola» di Perrier sono nel segno del rilancio delle attività di famiglia, della centralità dell’Italia e di Torino. La cura di Sergio Marchionne, top manager scelto da Umberto Agnelli, porta Fiat dal baratro del fallimento, con l’opzione put di Gm come spada di Damocle, a ribaltare la situazione fino ad acquisire Chrysler con la benedizione di Obama. Nasce Fca: Fiat diventa globale, la Juventus colleziona scudetti, Elkann si impegna per il rilancio di Mirafiori investendo 2 miliardi nella linea della Fiat 500e.

L’era delle cessioni

Nel 2018-19,dopo la morte di Marchionne, il vento cambia. Exor diventa più family office che holding industriale. Elkann si appassiona al mondo tech: lancia Vento, venture capital per startup e a Torino «regala» l’Italian Tech Week con ospiti illustri. Ma sul fronte industriale campeggia il cartello vendesi. La prima società a finire sul mercato è Magneti Marelli, l’unico grande produttore di componenti auto italiano. Fiat la cede per 6,2 miliardi a Calsonic Kansei. Marelli passerà poi al fondo Kkr e ora versa in Chapter 11, la procedura fallimentare Usa. Nel 2019 è stagione di polemiche. Il prestito da 6 miliardi garantito dallo Stato (poi rimborsato) è solo un antipasto. Nello stesso anno si procede alla fusione di Fca con Psa che fa nascere Stellantis. La sede legale va in Olanda. Gli azionisti di Fca incassano nell’operazione più di 8 miliardi di cedole (3 miliardi agli Elkann).  

Il Lingotto a Reply

Il binomio Torino-Agnelli si indebolisce. Il nuovo ceo, Carlos Tavares, guida l’azienda da Parigi. Elkann, presidente di Stellantis e ceo di Exor, procede al riassetto del patrimonio. La storica palazzina del Lingotto, dove avevano gli uffici Sergio Marchionne e l’Avvocato, va in vendita, acquisita poi da Reply. Lo stabilimento Maserati di Grugliasco  finisce su Immobiliare.it. Intanto la produzione di auto a Mirafiori precipita a poche migliaia di unità.

I fischi alle Atp

Nel 2024 Stellantis cede anche Comau, prima azienda italiana di automazione industriale, a un fondo di private equity, pur rimanendo azionista di minoranza. Le tensioni tra galassia Agnelli e il governo italiano aumentano. Si parla di attivare la golden share contro la svendita. John Elkann alla finale delle Atp Finals viene fischiato dal pubblico. Sul mercato finisce anche Iveco (ceduta a Tata Motors e Leonardo per 5,5 miliardi). E ora in vendita ci sarebbe anche La Stampa, il centro congressi del Lingotto (per 3 milioni), Villa Frescot e le cliniche del Cemedi. Dell’impero Agnelli a Torino non resta che Mirafiori. E la vecchia scatola finanziaria della Perrier.

Io credo che per far funzionare le aziende qualunque sia l'ambito serva tanta passione da parte dei proprietari, altrimenti le stesse vengono date in "gestione" per togliersi il fastidio e generalmente finiscono male.

 

 

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