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Gol del Cesena

VIDEO Buffon: «La gara è lo specchio della partita con Sampdoria e Torino. 102 punti sono irripetibili per tutti»

Post in rilievo

Questa Juve per il campionato italiano è potenzialmente una squadra da 100 punti a stagione, altro che irripetibili come dice Buffon

Il problema è che la macchiana non è guidata da un pilota ma da un tassista

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gigi meno parole e più fatti.

quella tua foto di ieri sera che te la ridi con Podolski (repubblica.it) mi fa incazzzare non poco (che ti ridi?)

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Siamo in netta e profonda crisi, i risultati parlano chiaro ragazzi senza proprio replica.

Nelle ultime 6 partite fatte abbiamo un sola vittoria contro il disastrato Cagliari e con ben 5 pareggi dove abbiamo anche giocato maluccio, se poi ci aggiungiamo che col Torino abbiamo vinto all'ultimo secondo sculando in maniera scandalosa e miracolosa allora............... SVEGLIA ALLEGRI E TUTTI I GIOCATORI !!!!!!!!!

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Per me hanno la pancia piena e sono spremuti come limoni dopo 3 anni di vittorie e record su record.

Soprattutto a livello mentale.

Poi quel giro palla contiano ha rotto: arrivare al limite dell'area avversaria per poi passare

il pallone fino alla nostra area, oltre a non produrre niente fa consumare troppe energie.

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"Non dovevo uscire" (cit.) Meno male che fai autocritica

 

E ieri dovevi anche gestire meglio i rinvii dal fondo porcaputtana!!!

 

L'ha capito anche un cieco che la giochi sempre su Pogba perché è il più alto. Ma cambia, no? Cambiaaa!

 

Ma dai, ma dai

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Se non altro fa sempre autocritica. E' un grande campione anche in questo.

Il calcio è fatto di episodi e la sua uscita ci ha penalizzato.

E' pur vero che la parata dopo ci ha salvato dall'andare in svantaggio.

 

Cerchiamo di essere obiettivi e di non fare drammi perchè francamente proprio non è il caso.

Nulla è in discussione.

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Amo buffon ma meno sorrisi grazie c'è poco da ridere dopo oggi

Lui ride, è sempre contento. Ieri Caressa ha commentato un abbraccio tutto sorrisi a fine partita con un avversario....ma lui ride. E'contento..boh

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E' ovvio che rifare 102 punti sia pura utopia. Ma al di là dei risultati non eccelsi, che ripeto possono starci, sarebbe lecito aspettarsi prestazioni degne.

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102 punti sono irripetibili, ma almeno giocate con decenza per 90 minuti. Una grande squadra capace di fare 102 punti non può fare schifo di colpo, si invecchia, si gioca con meno intensità, ma non ci si può farsela addosso e andare completamente in bambola. Anche perchè così facendo stiamo motivando gli avversari, e stiamo aiutando la nostra rivale che è già fin troppo aiutata dagli arbitri

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Qualificazione agli ottavi di UEFA Champions League strappata grazie al caso in una singola partita su 6 del girone (Olympiakos a Torino), con 2 sconfitte nelle due principali trasferte e 4 punti su 12 totali contro le corrispondenti squadre. Quarta mancata vittoria nelle ultime cinque partite tra Campionato e Supercoppa italiana. Primo trofeo perso (ovviamente una finale) e già 11 punti persi in Campionato (senza aver ancora affrontato nessuna delle 2 contendenti i posti Champions, in trasferta). Gioco osceno e singoli addirittura involuti. Il mercato? Ovviamente non abbiamo intenzione di spendere (e poi, diciamo la verità, se spendessimo più di 200.000 euro a gennaio, con 315 milioni di fatturato, come si farebbe a fare quello che invece, con un po’ di sana austerità, sarà certamente un mercato sontuoso a giugno?). Le necessità? Nessuna, siamo molto forti così. Le ambizioni? Elevatissime.

 

Il calcio è solo un gioco, ma se al mondo c’è un minimo di giustizia, il malefico illusionista che ci umilia da quasi quindici anni riceverà in dono dal destino una sfortuna equivalente a tutta la sofferenza che egli causa, da anni, a milioni di persone. Non voglio ovviamente augurare a costui alcun dolore fisico; solo una catena di delusioni e sventure di entità pari alla somma dei fastidi psicofisici patiti da tanta gente incolpevole per colpa di questo soggetto vergognoso, viscido, manipolatore d’opinioni e di coscienze, venditore di fumo. Il denaro è il suo unico credo; la menzogna e l’omissione sono le sue sole forme di contatto con quel popolo che, per propria ingenuità e fiducia incondizionata, continua in gran parte a non vedere l’opera distruttiva di questo deplorevole individuo sulla nostra amata Juventus e sulla sua gloriosa storia. La propaganda e l’addomesticazione intellettuale sono invece il suo strumento di controllo su quell’altra parte del medesimo popolo, quella che finge di non vedere.

La sostanza delle nostre difficoltà nel terzo millennio è sempre la stessa, articolata e complessa, ma causata da aspetti semplici ed ormai chiari ai meno ottusi: la “sopravvivenza” della società in regime di basso rischio aziendale, con intraprendenza ed audacia nulle, imposta come linea guida, con tutte le conseguenze che ne derivano. Le inesistenti ambizioni sportive, la disgustosa politica amministrativa e gestionale unita a quella, ancor più deprecabile ma ad essa connessa, inerente la credibilità e l’immagine pubblica; la comunicazione inesistente o inadeguata con i media, la fredda visione del tifoso come “consumatore” salvo ignorare i doveri materiali e morali che da tale interpretazione scaturiscono, la visione del calcio di alto livello come “attività di intrattenimento” salvo disattendere gli standard qualitativi che il palcoscenico prevede.

 

Tutto ciò scaturisce dalla mente di quell’uomo, che attraverso i suoi più o meno sporchi tentacoli societari insudicia da anni la nostra amata Juventus della sua nauseabonda visione della vita, più che del semplice gioco del calcio.

Dopo tutto questo tempo sembra superfluo riassumere i punti cardine attraverso i quali si manifestano i connotati di tale deprecabile filosofia, ma è sempre bene farlo. L’avidità estrema, l’arroganza di chi identifica la diversificazione della dignità umana nella classificazione per ceto sociale, la sottovalutazione del prossimo e del valore delle sue opinioni, l’idea della marginalità della credibilità, la sua totale mancanza di empatia, la sconcertante freddezza, l’autoreferenzialità più presuntuosa e strafottente, la mancanza di rispetto verso gli altri sotto forma di menzogne, omissioni, forzature della realtà comunicate in forma esplicita o subliminale. Ed ancora il pragmatismo più spietato, quasi insolente verso le emozioni umane. Il suo disprezzo per il valore dei sogni, per il senso estetico, per l’arte delle gesta scaturite dal cuore anche contro il raziocinio. La sua opportunistica magnificazione del sacrificio, dell’abnegazione, e del lavoro come fattori universalmente vincenti sul talento e sull’abilità. Il suo elogio della quantità come antagonismo alla presunta vanità della qualità. Il suo disconoscimento del merito derivante dall’attitudine innata, il soffocamento dell’iniziativa individuale, la castrazione dell’ambizione e dell’aspirazione come motore dell’iniziativa e dell’intraprendenza. La celebrazione della continuità sull’eccellenza, e quella della mediocrità in opposizione alla presunta volubilità ed instabilità della saltuaria supremazia. La promozione dell’idea dell’ineluttabilità dell’imponderabile, giustificatoria verso la disattenzione, verso la scarsa cura dei dettagli, verso la negligenza nell’adempiere all’analisi del particolare, verso la mancata assunzione di responsabilità per l’esito sfavorevole delle circostanze. La perversa ideologia rappresentata dall’identità “club calcistico = azienda”, che permea ogni aspetto del pensiero di costui e dei suoi diretti collaboratori, oltre che quella raccapricciante “sport = intrattenimento” riconducibile a quel retaggio culturale di stampo aristocratico per il quale il popolo stolto ed impotente possa essere demagogicamente addomesticato e saziato anche e soprattutto attraverso il soddisfacimento di bisogni astratti quali quello di spettacolo (Panem et circenses).

Il suo disprezzo per tutti noi, tifosi della Juve, si estrinseca in molteplici modi, ma tutti convergono verso lo stesso effetto: le sue sciagurate linee guida relativamente alla conduzione della società Juventus ed il loro esito sistematicamente esiziale per la storia, il blasone e la credibilità di questo magnifico club.

 

Ecco allora perché non può stupire il fatto che da anni acquistiamo calciatori inadeguati (alcuni addirittura quasi inadatti allo sport), gente di basso profilo tecnico-tattico, con caratteristiche adeguate al solo campionato italiano (e spesso neppure). Acquistiamo, in ordine sparso, calciatori calcisticamente poco intelligenti, con un profilo professionale poco ambizioso, una autostima pericolosamente contenuta o immotivatamente eccessiva, una fragilità psicologica ed emotiva palpabile, una scarsa attenzione ed una devastante propensione alla deconcentrazione od alla scarsa cura per i particolari.

Nei nostri calciatori non c’è quasi mai talento cristallino che si manifesti in modo soverchiante ai massimi livelli, determinazione oltre misura, capacità di effettuare scelte vincenti e giocate risolutive al momento opportuno (anche molto banali; non necessariamente sbalorditive), attenzione prolungata ed intensa, cura maniacale per i dettagli, visione dell’esito negativo di determinati duelli come sostanziale, irrimediabile, e da evitare metaforicamente “a costo della propria vita”. I nostri calciatori distinguono con difficoltà la differenza di “peso” tra le singole partite delle diverse competizioni o nell’ambito della stessa competizione, così come le reali conseguenza delle loro minime scelte in campo. Costoro faticano a leggere l’inerzia emotiva degli eventi sul terreno di gioco, da quelli più macroscopici e tangibili a quelli apparentemente più irrilevanti.

In una visione di ampio respiro che abbracci quasi tutto il nuovo millennio, i nostri calciatori sono spesso tatticamente disciplinati, ordinati, organizzati, propensi al sacrificio ed al lavoro, ma sono più o meno appositamente scelti per sacrificare doti fondamentali nel calcio ai massimi livelli continentali a vantaggio di altre che risultano vantaggiose nel contesto nazionale per il livello medio delle avversarie e per il tipo di gioco da esse praticato. Le loro caratteristiche garantiscono predominanza in termini di continuità delle prestazioni nell’arco di un campionato, dove l’esisto è frutto essenzialmente di scontri indiretti rispetto alle concorrenti al titolo, ma ci costringono a soccombere quasi sistematicamente nelle coppe (peraltro non solo propriamente europee) per via dei contenuti picchi di eccellenza (in termini di entità e numero) uniti ad alcune criticità strutturali (in questi ultimi anni Bonucci, Chiellini, Buffon, Lichtstainer) che mal si sposano con l’episodicità e la necessita di supremazia nei singoli duelli tipica delle competizioni ad eliminazione diretta (in particolare quelle di alto livello come quelle europee).

Contrariamente a quanto molti credono il nostro livello medio (di squadra) complessivo (sinergia costruttiva di doti tecniche, caratteriali, atletiche, ecc…) è piuttosto basso in senso assoluto. E’ tuttavia sempre abbastanza alto da garantirci continuità di rendimento negli scontri indiretti del campionato italiano. Negli scontri diretti, specie in trasferta, con compagini dotate di individualità di spicco (anche squadre che molti ritengono ridicole perché spesso mal posizionate in classifica) pari o superiori alle nostre, esso non è sempre sufficiente a garantirci quella netta supremazia che ci occorre per avere la meglio dell’avversario, con ragionevole certezza, in assenza di una condizione psicofisica e motivazionale superlativa, neppure in questi ultimi anni di risultati nazionali straordinari.

In quest’ultimo caso è un problema simile a quello che ci attanaglia in Europa, dove però si aggiungono anche gli effetti per noi negativi delle caratteristiche differenti del gioco tipico rispetto al campionato italiano cui tanto siamo abituati, la più evidente inappropriatezza strutturale all’interpretazione collettiva del gioco offensivo in generale, l’inadeguatezza ai ritmi delle squadre straniere, e soprattutto un rapporto di forza fortemente sbilanciato a nostro sfavore (a differenza dell’ambito nazionale) del particolare aspetto dell’abilità individuale relativo alla “tecnica”. Queste ulteriori avversità, rendono comunque questo contesto leggermente differente da quello degli scontri di vertice italiani, nel senso che, anche in presenza di una condizione eccezionale, avere la meglio sull’avversario è per noi davvero una circostanza inconsueta, tipicamente limitata solo ad alcuni degli scontri (prevalentemente casalinghi) con avversari di minor profilo e caratura.

 

In presenza di continue gestioni di questo tipo, anti-europee nelle scelte e nelle intenzioni, il superamento dei nostri palesi limiti nelle competizioni UEFA non può avvenire se non “per caso” (in senso lato) ed in modo non strutturale, mentre il mantenimento di una accentuata supremazia nel campionato italiano (tipo quella degli ultimi 3 anni) può avvenire solo in occasione della presenza sulla nostra panchina di allenatori che siano grandi motivatori (veri e propri condottieri) e fini strateghi, per sfruttare appieno quelle scarse attitudini che abbiamo e che possono condurre frequentemente calciatori fortemente limitati a prestazioni sopra le righe o comunque molto efficaci, se coniugate a quella propensione al lavoro ed al sacrificio che negli uomini di stampo Juventus non manca mai. Il fatto che si tratti anche di bravi allenatori sotto il profilo tecnico-tattico e delle idee, è per noi ormai quasi secondario, tanto sono profondi i nostri problemi.

Per questo passare da un allenatore tra i migliori al mondo sul piano motivazionale come Conte (peraltro tra i migliori anche sotto gli altri aspetti, a mio avviso) ad un allenatore di scarsissimo impatto emotivo come l’attuale, non poteva e non potrà che avere conseguenze che molti non immaginavano, sottovalutando il valore del moltiplicatore del nostro rendimento apportato da un allenatore come il precedente.

Quando si valuta la malafede della società Juventus negli eventi di mercato degli ultimi tre anni culminati con la cacciata dell’allenatore dei tre scudetti dei record per “eccesso di ambizione”, si deve quindi tenere ben presente che costoro, pur avendo ben chiaro quanto sto affermando, hanno deciso consapevolmente di distruggere anche quel poco che, nell’ambito della nostra società, cominciava (con alterne fortune, ed essendo comunque in evoluzione) ad assumere i connotati di qualcosa di lontanamente dignitoso. Hanno messo le basi affinché anche quel minimo di supremazia almeno nazionale che, grazie all’opera di un grande allenatore eravamo riusciti a riconquistare a livello di squadra, navigando contro la corrente delle difficoltà causate dalla pessima proprietà, si sgretolasse in breve tempo sotto i nostri occhi.

Ora, indipendentemente dal fatto che quest’anno si riesca ancora a vincere lo scudetto (cosa della quale non sono sicuro), ciò sarà accompagnato da una breve discesa verso la posizione di seconda/terza forza effettiva del campionato nazionale (di cui taluni si renderanno conto non immediatamente), e si ricomincerà un’altra volta da capo, nel silenzio della società, un percorso che ci riporterà in un futuro prossimo alla supremazia italiana.

Ovviamente in questo continuo saliscendi a medi livelli assoluti (corrispondenti al top italiano) che costituisce sul piano dei risultati e della forza di squadra quella “sopravvivenza” di cui parlavo, non ci sarà mai spazio per una vera, totale, drastica inversione di rotta in direzione intraprendente ed europeista, che possa portarci con accettabile probabilità alla conquista di una UEFA Champions League entro i prossimi dieci anni. Probabilmente, vista la malafede unita ad incompetenza di chi dirige la società, non avremmo avuto in questo “ciclo” molte chances di completare un percorso tanto virtuoso da riportarci ad essere una delle squadre più forti del mondo e tornare a lottare per conquistare la vera gloria sportiva, ma almeno avremmo avuto la speranza che ciò potesse verificarsi (anche solo grazie a quella costruttiva sovrapposizione di fattori favorevoli di cui parlavo in precedenza).

Per questo chi tra i tifosi parla di progetti ed amenità varie con riferimento alle intenzioni di cialtroni che dispensano balle assortite da anni ed anni (cui ormai credono solo i fanatici, gli stolti, od i troppo giovani ed ingenui), dovrebbero prendere coscienza dell’inesorabile decadenza di questo club in conseguenza del meschino progetto di dimensionamento verso il basso, ed unirsi al coro di coloro che auspicano e sostengono da anni la vendita della società da parte dell’individuo che la stupra e la dileggia insieme al suo sporco codazzo di faccendieri, liquidatori, parolai ed acrobati della menzogna.

Solo quando questo terribile cancro sarà debellato potremo avere giustizia (dentro e fuori dal campo). Solo quando l’uomo che da anni spegne i sogni dei nostri bambini ed insulta la passione di milioni di persone potremo finalmente smettere di vergognarci e ritornare laddove dovremmo stare, ovvero nell’Olimpo del calcio tra i club più importanti del mondo, con grandi allenatori, grandi calciatori, grandi dirigenti, una grande ed ambiziosa mentalità vincente, ovviamente grandi vittorie (chiaramente quando possibile, ma con una frequenza minima accettabile), e tra il rispetto e l’onore delle armi da parte dell’intero mondo del calcio.

 

Deve finire l’epoca del basso profilo e dell’entusiasmo contenuto, deve finire l’epoca dei risultati buoni quando va bene, sempre solo in Italia, e subordinati a mille altri fattori. Deve finire la “striscia della vergona”, ossia quel periodo ormai storico, di durata quasi ventennale, senza trofei internazionali pesanti (che iniziò con altra gestione, lo so, ma non certo per l’inadeguatezza delle intenzioni come oggi), esposti inermi al pubblico ludibrio ed alle insinuazioni di chi non ci riconosce (peraltro in parte giustamente) alcuna credibilità.

Deve finire l’epoca dei calciatori inadeguati come i Bonucci, dei maniscalchi prestati al calcio come i Chiellini, dei vecchi bolliti e dei sognatori democristiani con la testa tra le nuvole come i Buffon, degli isterici scriteriati e sciocchi come Lichtsteiner, dei mediocri strappati per un tozzo di pane alle neopromosse od acquistati per convenienza dalle squadre partner in intrallazzi oscuri, delle elemosine sul mercato e delle gestioni eccessivamente conservative.

Devono finire le prese in giro da parte di chi si arroga il diritto di violentare a piacimento la passione di milioni di persone sulla base di un diritto di “proprietà” materiale che non intende abbandonare (“Il mercato è stato ricco”, “La Champions League bisogna sognarla”, “Il modello da seguire è l’Atletico Madrid”, “La proprietà è vicina alla Juventus”, “La Juventus è una questione di cuore”, “Conte non reggeva la pressione”, ed altre mille amenità simili).

Deve finire, ma non certo per colpa loro, anche il tempo dei Marotta, ovvero quello dei liquidatori inadeguati e conservativi, degli esecutori del verbo del perfido sovrano che ovviamente (giustamente) non hanno abbastanza a cuore il trasporto e la dignità dei tifosi da deformare con coraggio le penalizzanti linee guida imposte dall’alto, rischiando del proprio pur di tentare di restituirci ad una collocazione più consona alla nostra storia ed al nostro blasone (se possibile cercando addirittura di migliorare, come dovrebbe essere).

Basta mercati da pezzenti, basta derisioni e scherno da parte di ogni dirigente di club del mondo, basta estenuanti trattative più o meno finte per ottenere il minimo sindacale. Basta argomenti e modalità d’azione dentro e fuori dal campo il cui solo effetto sia quello di indispettire qualsiasi interlocutore del mondo del calcio, senza comunque riaffermare alcuna posizione di forza né trarre alcun tipo di vantaggio. Basta essere rappresentati da gente che apre la bocca solo a sproposito, sembrando arrogante pur non volendolo essere od essendolo quando ciò è meno opportuno.

Basta dirigenti strategicamente inetti, comunicativamente sempre incapaci di puntualizzare o focalizzare l’attenzione sul nucleo dei problemi, e distanti dai tifosi. Basta dirigenti circondati da quell’atmosfera mefitica di austerità aziendale, come se lo spegnimento di ogni emozione fosse un vanto quando subordinato al conseguimento del rigore aziendale. Basta uomini pervasi di quella freddezza e quel distacco marziale che sembra quasi infusa direttamente dal noto signore del male, anticamera di quella scarsa partecipazione e coinvolgimento che induce poi, a distanza di anni, la maggior parte dei nostri ex tesserati (a tutti i livelli) ad una inesistente identificazione nella nostra grande famiglia.

 

E’ ora di dire basta a questo scempio (che, per chi comprende le dinamiche che ho descritto ed ha vissuto gli anni migliori del nostro club, non può essere offuscato dall’ebbrezza di essere spesso ai vertici della classifica del campionato nazionale) e smetterla di dare la colpa dei nostri problemi (solo quelli di campo, s’intende) ai malcapitati che a turno siedono sulla nostra panchina.

Non è certo principalmente colpa del Conte di turno se una squadra mal costruita (dai dirigenti, nonostante l’aziendalismo degli allenatori che di volta in volta dichiarano un coinvolgimento sensibile nel mercato) e con criticità in grado di impedirle potenzialmente di vincere contro qualsiasi avversario europeo, fallisce per un anno su due il piazzamento massimo conseguibile da questa banda di musicisti di strada (gli ottavi/quarti di finale della UCL). Così come ora non è colpa di quel pover’uomo pacato ma un po’ smidollato di Allegri (che ha anche qualche buona idea, ma troppo poco carattere ed incisività per attuarla) se stiamo iniziando a colare a picco (peraltro quest’estate io pensavo che il declino sarebbe arrivato molto prima, invece ha impiegato più tempo a distruggere quel poco di buono costruito da Conte, e potrebbe addirittura, per inerzia, classificarsi entro i primi due posti od addirittura vincere ancora, sorprendentemente, questo campionato).

La colpa è ovviamente di quei farabutti che hanno talmente poco a cuore le sorti del club da castrare le ambizioni di crescita progressiva ma tangibile teorizzata ragionevolmente dal primo, e contestualmente rendere possibile l’avvicendamento tra i due pur essendo perfettamente consapevoli degli effetti devastanti sul piano sportivo che questo evento causerà.

La colpa è di quei maledetti pifferai che riescono a convincere milioni di persone che ciò sia cosa buona e giusta e che si inquadri in un percorso virtuoso e costruttivo, che le prospettive siano rosee e luminose, che spendere sul mercato meno di squadre alla canna del gas sia un dovere etico, che farlo per dei falegnami incapaci e sciocchi (con esemplari contraddistinti persino da inabilità motoria e coordinativa) sia una questione di punti di vista. Quei dannati incantatori di serpenti in grado da anni di imbellettare in modo efficacemente artefatto la rappresentazione di quella che è in realtà semplice mediocrità, come un accettabile standard qualitativo frutto di una politica che è un vanto, un segno di distinzione.

Tutta questa mandria di bestiame deve scomparire una volta per tutte e riconsegnarci la nostra amata Juventus come l’avevamo lasciata quando, negli anni novanta, si prospettava per essa un futuro da protagonista del calcio mondiale, ed un posto speciale nella storia di questo sport.

 

La Juventus deve essere di chi la ama o perlomeno la rispetta, come tutti i grandi club di calcio, del resto.

Non importa se queste mie parole, che ripeto spesso in questa sede, troveranno poco consenso tra i tifosi e non serviranno mai ad alcun effettivo cambiamento. E’ il mio dovere di amante di questo club ad impormi di denunciare i suoi problemi più profondi e gridare il dolore di tante persone che soffrono per essi ma non vogliono o non possono parlarne.

Finché avrò voce (in questo caso una tastiera) non perderò occasione per criticare le scelte del malefico padrone e le conseguenti azioni dei suoi subalterni, fornendo il mio piccolo, insignificante contributo, alla costituzione di una opinione pubblica avversa che nei decenni possa portare all’esilio dell’uomo all’origine di ogni nostra disgrazia.

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tutto vero, ma è normale una cosa simile? Giocatori di 30 o più anni, comunque tutti maturi e già con parecchia esperienza che se la fanno sotto dopo un errore? E' assurdo

Allegri poi non avrà le capacità di motivare che aveva conte, ma 3 anni con il fuggitivo dovrebbero essere stati una bella esperienza per queste situazioni

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Ragazzi io vedo tutto tranne che la voglia di vincere.È l'anno dei tweet, dei proclami ,dei sorrisoni .....di fare le pecorelle, facendosi buttare tutta la melma dalla Roma e dai media .Solo un miracolo ,potrà portarci a vincere lo Scudetto.Sarei curioso di vedere senza Tevez questa squadra quanti punti avrebbe . Poi come si fa a non rinforzare la squadra ..mah

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