Il destino ha sempre presentato il conto a Pablito.
Sin da giovanissimo gli ha inferto colpi duri, con quegli infortuni alle ginocchia che rischiarono di farlo smettere prima ancora di iniziare.
Lui andò avanti comunque, e da ex ala destra promettente seppe riciclarsi in centravanti d'area letale, reggendosi sempre su articolazioni precarie.
Conquistata la fama e la gloria col L.R.Vicenza e il Mondiale argentino, la scelta di Perugia e lo scandalo scommesse, nel quale fu tirato in mezzo da un delinquente, bugiardo di professione.
In piccolo, a Rossi é successo ciò che con toni molto più drammatici capitò ad Enzo Tortora, facendo le debite proporzioni.
Ua carriera spezzata a 24 anni, gli Europei in casa giocati con una Nazionale priva del suo uomo più importante sotto porta.
La risalita, la fiducia di Bearzot, il Mondiale spagnolo che gli restituì ciò che gli spettava e gli era stato tolto.
Tre anni di Juve in cui quando doveva esserci lui c'era sempre, con un altro scudetto, la Coppa delle Coppa vinta a Basilea giocando per tutto il secondo tempo con una costola incrinata, anni in cui fece tesoro della vecchia esperienza da ala, giostrando al largo per consentire al Re di stoccare più agevolmente.
Botte prese, tante.
Dopo Bruxelles, l'addio alla Juve, una giornata di gloria nel derby milanese e poi la passerella d'onore a Verona, avvicinandosi all'affezionata Vicenza quando le ginocchia presentarono il conto e imposero lo stop.
A soli 31 anni.
Grande Pablito, dal fisico esile ma dal carattere tenace, sempre gentile e sorridente, educato.
A proposito, non l'ho mai sentito fare polemica con nessuno, neanche con un Trapattoni che lo sostituiva un po' troppo spesso.
Ci manca tanto uno così.