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*Michel le Roi*

Ultimo grado di giudizio sulla vicenda calciopoli: ecco cosa può accadere a Moggi, Giraudo, Juve, inter e figc

Post in rilievo

Non male l'articolo di Panorama, Purtroppo credo che, tra le ipotesi lí previste, quella che accadrá sará questa: "In assenza di una assoluzione piena, dunque, la giustizia sportiva potrebbe limitarsi a confermare che il comportamento di amministratore delegato e direttore generale bianconeri era contro le regole.".

 

Una domanda che mi sorge ora e la giro a tutti: ma la Casoria, che venne tentata di ricusare tre volte, venne poi affiancata da altre due giudici prima del verdetto finale del processo di primo grado?

Lo lessi e volevo conferme.

Sí era un collegio giudicante, dove la Casoria era Presidente ed era affiancata da altre due giudici, ma non so se ció fu conseuenza dei tentativi di ricusazione o fosse cosí sin dall' inizio del processo

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Ragazzi, ma in buona sostanza, la Juve farà ricorso all'articolo 39, qualunque siano le sentenze di domani?

 

Questo credo che lo speriamo tutti, non tanto perché abbiamo fiducia di ottenere giustizia quanto per il fatto che fermarsi sarebbe come dargliela vinta. La Juve è già stata assolta in sede di responsabilità civile, ergo il ricorso è una logica conseguenza.

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come finisce è già scritto.

 

non si è certo nella posizione di rivedere tutto quello che è successo ormai quasi 9 anni fa.

 

gli errori che nascono a monte difficilmente si riparano.

 

la verità più o meno è nota... certe cose succedevano, ma succedevano per tutti. (o quasi)

 

far passare una "prassi" per reato di un solo uomo non è possibile in una forma normale di giudizio, ma in un momento storico che ha visto la juve stessa "auto accusarsi" non c'è spazio per manovre secondarie.

 

ci siamo scavati la fossa da soli e ci abbiamo pure buttato sopra la terra. lasciando stare i prescritti (che però per me, vale la stessa cosa che penso della juve: un'accusa non è colpevolezza)... c'è l'esempio del milan che si è voluto difendere e ne è uscito con la qualificazione in champions league.

 

e meani non ha fatto meno di moggi, la differenza è che loro si sono proclamati innocenti e si sono difesi.

 

sono risultati colpevoli, ma quanto basta a non avergli causato nessun danno diretto. (l'anno successivo mentre noi tornavamo in serie A loro alzavano la champions) noi siamo stati gli unici * ad averci rimesso il mondo.

 

adesso si arriverà al solito discorso: (che è la sintesi di TUTTA la faccenda per TUTTE le squadre coinvolte)

 

"si sa che alcuni dirigenti hanno PROVATO ad ottenere dei favori, ma non ci sono prove CONCRETE che li abbiano ottenuti davvero"

 

questa è la realtà, che è vera.. perchè il milan (nella figura di meani e penso non solo sua), la juve con moggi, l'inter stessa e anche società minori... tutte ci hanno PROVATO.

 

il punto è che per NESSUNA c'è ad oggi la prova che il provare sia corrisposto ad un effettiva alterazione dei tornei.

 

ma a pagare siamo stati solo noi, perchè c'è stata da parte della juve in primis una difesa SCANDALOSA.

 

non voglio entrare nel merito di complotti o altro, ma il dato di fatto resta ed è amaro.

 

noi non siamo colpevoli (o meglio, non siamo colpevoli più di altri) ma solo noi abbiamo pagato.

 

però non si può sovvertire il giudizio e non si possono riavere indietro gli scudi perchè qualsiasi sentenza postuma avrà sempre il peccato d'origine: la juve stessa ha chiesto la serie B con penalizzazione come pena congrua.

 

la juve stessa ha ammesso quindi un reato o comunque un infrazione delle regole.

 

c'è una confessione in pratica e nessun tribunale cambierà mai una sentenza dove l'imputato si è dichiarato colpevole (a meno che non saltino fuori minacce o altre cose, ma non è il nostro caso)

 

bisogna capire una sola cosa: su calciopoli potranno uscire tutte le verità del mondo, ma noi non possiamo più farci niente ormai.

 

non ti sei difeso e hai contrastato una giustizia che per te era sbagliata... hai chiesto una condanna, te (juventus) direttamente.

 

punto e fine. non ci sono margini. quegli scudetti non torneranno mai.

 

il succo vero della questione è solo perchè noi siamo finiti in B ed il milan in champions al netto di intercettazioni (già all'epoca) tremendamente simili. questa è l'unica domanda a cui credo non verrà però mai data risposta.

 

Tanti applausi.

Analisi molto pertinente e,devo dirlo con tristezza,attinente alla verità dei fatti.

Complimenti. :-)

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Non ci sarebbero nemmeno più gli stadi x cantarci "siete voi...la rovina dell'Italia siete voi..." sefz

 

Che mestizia :(

Penso che tra non molto non ci saranno proprio più gli stadi in Italia: tranne il nostro, causa incuria e non curanza, saranno crollati tutti!!! :d

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Se la giustizia italiana usasse contro la mafia gli stessi mezzi usati contro la Juve durante Calciopoli, l'italia sarebbe un paese onesto!

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in questo stramaledetto paese la verità è morta da decenni...personalmente ho perso ogni speranza in una giustizia che si è dimostrata marcia come ogni settore in italia

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Che nessuno si illuda... Figuriamoci se quei quei loschi figuri permettono all'intero sistema calcio di perdere la faccia. Mica siamo negli USA qui

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Passeranno almeno un 40 giorni.

Quindi a marzo. Riportato da Marcello Chirico che avrebbe parlato con Prioreschi e Trofino, avvocati di Moggi.

 

Un attimo

 

i giorni di cui parli possono essere quelli delle motivazioni, che possono raggiungere massimo i 90 giorni

 

Domani pero' s'esprimeranno

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Pezzo spettacolare di Francesco Alessandrella, tratto da ju29ro

 

Quelli che “Calciopoli è una brutta pagina”.

Quelli che “dovevate essere radiati”.

Quelli che “non vorrai mettere sullo stesso piano Facchetti e l’Inter, spero”.

Quelli che “ormai meglio metterci una pietra sopra”.

Quelli che “guardiamo avanti”.

Quelli che “e lo dico da juventino”.

Quelli che “con tutto quello che avete fatto vi è andata di lusso” e quando chiedi che cosa abbiamo fatto cominciano a balbettare.

Quelli che “Moggi è un *” e quando gli fai notare che l’unica volta che hanno vinto qualcosa è perché il * era con loro si buttano sul vago.

Quelli che “quel 32 è una vergogna”.

Quelli che “le sentenze si rispettano” e quando gli dici che nelle sentenze c’è scritto che sono 32 dicono che quella è una tua interpretazione.

Quelli che non si sono mai disturbati a leggere una sola carta, una sentenza o una memoria difensiva prima di farsi un’opinione ma che vanno in televisione a parlare.

Sì, quelli. Tutti quelli.

E tu, per tante volte, da solo, a raccogliere quei frammenti di verità che le difese provavano a far filtrare dalle indagini, svolte in maniera parziale. Per tante volte, da solo, a battere sulla tastiera del computer lo stupore e lo sdegno degli avvocati davanti allosgretolarsi delle accuse. Per tante volte, da solo, a chiederti se nei banchi dell’accusa c’erano persone che recitavano una parte o erano davvero convinte delle tesi che stavano provando a portare avanti, piaccia o non piaccia.

Per tante volte da solo. E tanti altri a copiare, che solitamente ti dà fastidio, ma stavolta no. Stavolta avevi piacere che, in un modo o nell’altro, il tuo lavoro stava servendo a far venir fuori delle verità scomode che si stava provando ad insabbiare.

Sono iniziati e finiti amori, in quella mini comunità che si ritrovava puntualmente nell’aula del Tribunale, prima, della Corte di Appello (al piano superiore, c’è una simbologia anche in questo), poi. È nato un bambino, nel frattempo, qualcuno ha salutato per sempre.

Decine di udienze, milioni di parole, centinaia di facce. La mia professione mi ha insegnato che un processo è fatto di tante cose, ma soprattutto: di facce. Puoi capire tante cose ascoltando arringhe, leggendo comparse, consultando codici e leggi, ma mai quante quelle che una faccia, uno sguardo, possono raccontarti. Quelle, non mentono.

Quella di Prioreschi alla lettura della sentenza di primo grado. Gli hanno dato Udinese – Brescia, diceva. E la faccia aveva l’espressione di un bambino al quale è appena stato svelato che Babbo Natale non esiste.

La faccia di Ambrosino al momento dell’assoluzione, le sue lacrime. E quelle di Rocchi.

 

La faccia di Pieri mentre legge una dichiarazione spontanea con la quale chiede al Tribunale una pronuncia che gli consenta di guardare nuovamente negli occhi il figlio, senza vergogna.

La faccia, lo sguardo, di Nicola Penta quando, tirandoti in disparte, ti dice, con quel suo accento romagnolo, di aver trovato delle telefonate dell’Inter.

La faccia di Scardina che è quella di uno capitato lì per fare un servizio giornalistico per Dribbling, il sabato all’ora di pranzo, ma che ogni tanto si ricorda di essere un imputato.

La faccia, gli occhi della Morescanti, quelli di una mamma premurosa, dolce, ma sempre pronta a bacchettarti, fosse anche solo con lo sguardo, che tante volte basta.

La faccia della Casoria mentre legge la sentenza di primo grado. Bravo chi l’ha vista, quella faccia. Mai alzata dal foglio che stava leggendo, forse per sopravvivere alla vergogna di ciò che c’era scritto.

Le facce di tanti, troppi (e anche uno solo sarebbe stato troppo) che hanno visto distrutte carriera, onore e futuro per colpa di chi, senza scrupoli, li ha coinvolti in questa storia e di chi, pur potendo, non ha avuto il coraggio di ristabilire la verità.

Chi mi conosce sa bene che idea mi sono fatto su questo processo, per avere assistito a quasi tutte le udienze, aver letto gran parte degli atti processuali, aver ascoltato quello che doveva essere ascoltato, dopo aver parlato con i protagonisti della vicenda, i giornalisti che si sono interessati al processo in maniera seria (uno, forse due).

Chi mi conosce bene sa che per la professione che svolgo, indegnamente la stessa di tanti colleghi presenti in quell’aula, mi è stato insegnato a non commentare le sentenze, ma ad accettarle e, se è il caso, ad appellarle.

Ma i miei maestri mi perdoneranno se mi sono permesso di rimanere sbigottito davanti a verdetti senza senso. Verdetti in cui è stabilita la colpevolezza degli imputati per alcuni capi di imputazione e non per altri, del tutto simili; si è condannato il direttore generale di una squadra e si è deciso, nello stesso istante, che quella squadra non era responsabile delle azioni del suo dirigente. Già nel 2006 era chiaro che qualcosa non quadrasse, che i tasselli non erano tutti al loro posto. Le sentenze, invece di fare chiarezza, hanno reso questa sensazione ancora più netta, quasi una certezza.

Mi perdoneranno, i miei maestri, se penso che se le sentenze, che come scopo dovrebbero avere quello di dispensare certezze, non fanno che aumentare i dubbi, vuol dire che sono sentenze sbagliate.

Mi scuseranno i miei maestri se una volta tanto mi sono permesso di dire che sentenze pronunciate “in nome del popolo italiano” mi hanno lasciato, dentro, un profondo senso di iniquità. E se, guardando negli occhi e le facce dei colleghi più anziani e più esperti, ci ho ritrovato la stessa sensazione, vuol dire che quelle sono state davvero cattive sentenze.

Ora è davvero finito. Domani, 22 gennaio, la Cassazione dirà la parola finale su tutta questa storia durata forse anche troppo.

Dopo, tutto sarà un ricordo, una sensazione da portare dentro, un insegnamento per il futuro.

Dopo, se ci sarà un atto di coraggio, potrà essere articolo 39, revisione del processo sportivo, risarcimento danni.

Dopo.

Ma per adesso c’è ancora quel sapore amaro di una brutta storia che nemmeno una sentenza favorevole della Suprema Corte (come dicono quelli bravi) forse potrà mai attenuare.

Eh sì, Calciopoli è proprio una brutta pagina!

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