Vai al contenuto

Benvenuti su VecchiaSignora.com

Benvenuti su VecchiaSignora.com, il forum sulla Juventus più grande della rete. Per poter partecipare attivamente alla vita del forum è necessario registrarsi

Archiviato

Questa discussione è archiviata e chiusa a future risposte.

ArthurLee

Vasto, spara al giovane che investì la moglie: lascia pistola sulla tomba e si costituisce

Post in rilievo

Poche ore dopo il delitto di Italo D'Elisa, i carabinieri trovano la semiautomatica sulla tomba di Roberta Smargiassi, 34 anni, morta quest'estate. Prima di consegnarsi alle forze dell'ordine Fabio Di Lello ha chiamato un amico confessando l'omicidio

 

01 febbraio 2017

 

VASTO - Aveva chiesto giustizia per la morte della moglie, per mesi aveva aspettato una risposta delle indagini, un colpevole. Poi Fabio Di Lello, ha deciso di agire da solo. Oggi a Vasto ha aspettato che Italo D'Elisa, il ventenne che l'estate scorsa aveva investito Roberta Smargiassi, sua moglie, uscisse dal bar 'Drink Water', in via Perth. Gli ha detto qualche parola, ha estratto la pistola e l'ha ucciso colpendolo tre volte all'addome. D'Elisa era indagato per omicidio stradale da pochi mesi.

 

I carabinieri di Vasto, provincia di Chieti, hanno cercato Di Lello per alcune ore dopo aver trovato la pistola semiautomatica in una busta di plastica sulla tomba della moglie. Lui si è costituito nel tardo pomeriggio. È stato portato in caserma, guardato a vista, è in stato di fermo. Lo assistono gli avvocati Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni.

 

Prima di consegnarsi Fabio Di Lello ha chiamato un amico dicendogli che aveva ucciso l'assassino di sua moglie e che stava andando al cimitero per salutare la sua Roberta. Lo faceva ogni giorno da quando era scomparsa, passava per un minuto, a volte per ore. Dicono che ogni tanto si fermasse perfino a mangiare davanti la tomba. Una volta lì, ha chiamato l'avvocato indicandogli dove si trovava. La Scientifica ha effettuato i rilievi, sul posto è arrivato anche il procuratore capo della Repubblica Giampiero Di Florio.

 

L'incidente in cui Roberta Smargiassi aveva perso la vita era accaduto i primi giorni dello scorso luglio. All'incrocio tra corso Mazzini e via Giulio Cesare, era stata investita in scooter da una Fiat Punto guidata da D'Elisa che non si era fermato al semaforo rosso. Dopo l'urto la Punto era finita contro una Renault Clio nella corsia opposta. Lo scooter invece su uno dei semafori all'incrocio e il corpo della donna era rotolato sull'asfalto. Roberta lavorava nel panificio del suocero, una delle panetterie più rinomate di Vasto. La sera dell'incidente, un venerdì sera, stava andando dai genitori in corso Mazzini. Era quasi a casa. "Mamma sto arrivando", l'ultima telefonata.

 

Per lei non c'era stato niente da fare, le ferite erano troppo profonde ed era morta pochi minuti dopo il ricovero in ospedale, aveva 34 anni. Solo pochi mesi prima si era sposata con il calciatore Fabio Di Lello, atleta del San Salvo e del Cupello. Sul suo profilo Fb le foto della loro storia, le mani intrecciate, le fedi nuove, il vestito bianco, i sorrisi.

 

L'episodio aveva destato l'attenzione dei cittadini che avevano chiesto giustizia. La magistratura di Vasto aveva aperto un fascicolo per omicidio stradale. Sarebbero dovute essere le telecamere della videosorveglianza a chiarire chi fosse il responsabile. L'indagine era stata chiusa a fine novembre. D'Elisa a breve avrebbe avuto la prima udienza dal gup. Dopo l'incidente era stato sottoposto a tutte le analisi e non era stato trovato né in stato alcolico né sotto effetto di sostanze. Ma da quel giorno, anche per il fatto che l'imputato della morte della moglie era a piede libero, gli 'scontri' sui social e tra le varie fazioni si erano fatti pesanti.

 

Attorno a papà Nicolino, mamma Silvana, ai fratelli Simone e Michele e al marito Fabio si era stretta l’intera città. Centinaia di persone avevano reso omaggio alla salma nella camera ardente allestita all’obitorio del San Pio e partecipato al corteo funebre verso la parrocchia dell’Incoronata dove sono stati celebrati i funerali. Una quindicina di giorni dopo l'incidente, una fiaccolata era partita proprio dall'incrocio dove Roberta era stata travolta. In prima fila il marito, il papà, gli altri familiari. Il corteo aveva percorso corso Mazzini per raggiungere l'incrocio con via Ciccarone con destinazione l'area davanti l'obitorio dell'ospedale 'San Pio da Pietrelcina' dove la ragazza era morta.

 

"C'è stata una campagna di odio da parte dei familiari di questa ragazza. Ora ne vediamo le conseguenze. Vedevamo manifesti dappertutto. Continui incitamenti anche su internet a fare giustizia, a fare giustizia. Alla fine c'è stato chi l'ha fatta. Si è fatto giustizia da sé. Tra l'altro dopo tempo, quindi una premeditazione". A parlare per la famiglia D'Elisa è l'avvocato Pompeo Del Re. "Il percorso della giustizia stava andando avanti. Italo D'Elisa sarebbe dovuto comparire nei prossimi giorni davanti al gup. C'era stata notificata - prosegue il legale - la fissazione di udienza preliminare, nel corso della quale si sarebbe dovuto decidere se disporre o meno il rinvio a giudizio". "Ma a quanto pare - conclude Del Re - Italo è stato seguito, sono stati seguiti i suoi spostamenti e alla fine è stato ucciso. Sono stati esplosi più colpi di proiettile. È chiaro l'intento e la premeditazione da quanto si era verificato l'incidente".

 

Fabio Di Lello è molto conosciuto a Vasto e nel mondo sportivo abruzzese per essere stato calciatore di buon livello nei tornei dilettantistici abruzzesi fino ai primi anni del Duemila. Nella sua carriera ha indossato le maglie di diverse formazioni regionali. Fra queste, quelle del Casoli, della Virtus Cupello, del S.Paolo Calcio Pro Vasto e del Vasto Marina. Partito come difensore per poi diventare attaccante, aveva esordito ancora minorenne nel campionato nazionale di serie D con la Vastese. Oggi ha deciso di farsi giustizia. Su Facebook, la foto del suo profilo è quella della moglie e la scritta 'Giustizia per Roberta', l'immagine di copertina quella del film Il gladiatore, la storia di Massimo Decimo Meridio che, tornato dalla guerra, scopre la sua famiglia massacrata per vendetta.

 

repubblica.it

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Una vicenda veramente triste.

 

Superfluo, ma forse in realtà no, ribadire ancora una volta quanto sia sbagliata e inutile l'idea di farsi giustizia da soli.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Una vicenda veramente triste.

 

Superfluo, ma forse in realtà no, ribadire ancora una volta quanto sia sbagliata e inutile l'idea di farsi giustizia da soli.

Purtroppo in un sistema giuridico che fa acqua da tutte le parti, questo è il prezzo da pagare a volte...

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Purtroppo in un sistema giuridico che fa acqua da tutte le parti, questo è il prezzo da pagare a volte...

non esiste solo il sistema giuridico, esiste anche un sistema etico... e poi comunque l'avvocato ha detto che le indagini stavano proseguendo...

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Una sconfitta per tutti, mentre vedo che ci sono giornali, anche importanti come il Corriere, che lo definiscono "giustiziere". Questa non è giustizia, usando soluzioni del genere a perderci è l'assassino, la vittima, la donna uccisa e lo Stato.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Purtroppo in un sistema giuridico che fa acqua da tutte le parti, questo è il prezzo da pagare a volte...

 

Qui c'entra poco il sistema giuridico visto che si erano appena concluse le indagini preliminari e non era stato ancora neanche deciso il rinvio a giudizio. Posso comprendere il dolore di quest'uomo per la morte della moglie ma ha fatto una follia di cui pagherà le conseguenze per sempre e che non riporterà in vita la sua amata. Quanto alla campagna di odio scatenata sui social e non solo, se è tutto vero quel che riporta l'articolo, si tratta di una cosa gravissima che non andrebbe tollerata.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Mi pare di capire che i social abbiano alimentato il rancore di quest'uomo, che addirittura fa riferimento ad un noto film, quasi dovesse rendere 'giustizia' ad un'intera comunità oltre che alla propria famiglia.

Purtroppo internet è solo un mezzo e in quanto tale amplifica le cose buone ma pure quelle cattive.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Non è il problema internet...il problema è la giustizia italiana che fa schifo e vergogna.

Non è da giustificare l'atto di un folle con questa scusa. Fra l'altro la giustizia stava facendo il sul corso e nessuno può dire che il ragazzo non avrebbe scontato la condanna. Si parla di un 20enne che non si è fermato al semaforo (cosa gravissima) ma non aveva né bevuto né fumato. Il gesto del marito, per quanto mosso dal dolore, resta folle ed incomprensibile. A volte la giustizia italiana può far schifo ma non è così che si fa giustizia.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Non è da giustificare l'atto di un folle con questa scusa. Fra l'altro la giustizia stava facendo il sul corso e nessuno può dire che il ragazzo non avrebbe scontato la condanna. Si parla di un 20enne che non si è fermato al semaforo (cosa gravissima) ma non aveva né bevuto né fumato. Il gesto del marito, per quanto mosso dal dolore, resta folle ed incomprensibile. A volte la giustizia italiana può far schifo ma non è così che si fa giustizia.

Non ho detto che è giusto quello che ha fatto ma che sicuramente non aiuta il fatto che la giustizia in Italia sia una pagliacciata.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

 

 

Non ho detto che è giusto quello che ha fatto ma che sicuramente non aiuta il fatto che la giustizia in Italia sia una pagliacciata.

 

D'accordissimo, non aiuta perché si crea un situazione di sfiducia da parte dei cittadini ma, in questo caso, non giustifica.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Non è il problema internet...il problema è la giustizia italiana che fa schifo e vergogna.

Ma capirei se non fosse stato rinviato a giudizio o uno che per un omicidio prende 3 anni o giù di li, ma qui ancora si doveva arrivare alla fine dell'iter.

Purtroppo ha perso la testa, non ha retto ed ha fatto una cosa ancora grave quanto l'altro, se non di più.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Allora qui i discorsi da fare sono 2:

-il primo sul tema "giustizia": la vendetta, già sbagliata di per se, qui entra nel campo della follia, perché c'è ancora un iter giudiziario in corso e in galera se non c'è il rischio di reiterazione reato, fuga o inquinamento prove si va a sentenza fatta, non prima...anche perché se pure lo metti prima quel tempo trascorso pre sentenza lo computano nella condanna, quindi non è che resta di piu

-il secondo punto, alla base della questione, è sociale e educativo: al giorno d'oggi vivere ancora in un sistema medievale in cui allo sgarbo si risponde con sgarbo, che sia effettuato da privato o stato, è folle, e questo omicidio lo conferma (si è finito di distruggere la vita lui, la sua famiglia, quella della moglie e quella della nuova vittima)

La cultura dell'odio e della rabbia porta solo ulteriore dolore...ma in Italia manca una educazione e formazione su questi temi

Detto questo è assurdo che una persona che subisca un lutto simile sia abbandonato a se stesso dallo stato e da qualsiasi istituzione...nessuna assistenza psicologica, sociale, niente...solo un uomo rimasto solo in balia di avvocati, sentenze, giudici, che ovviamente non comprende...ovvio che una persona che subisce un trauma cosi forte e si ritrova suo malgrado a subire una serie di eventi, anche giudiziari, che non è in grado di comprendere, possa perdere la testa...è l'ennesima sconfitta dello Stato e della società italiana

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Qui c'entra poco il sistema giuridico visto che si erano appena concluse le indagini preliminari e non era stato ancora neanche deciso il rinvio a giudizio. Posso comprendere il dolore di quest'uomo per la morte della moglie ma ha fatto una follia di cui pagherà le conseguenze per sempre e che non riporterà in vita la sua amata. Quanto alla campagna di odio scatenata sui social e non solo, se è tutto vero quel che riporta l'articolo, si tratta di una cosa gravissima che non andrebbe tollerata.

A cosa ti riferisci con la parte che ho messo in grassetto?

 

Ma capirei se non fosse stato rinviato a giudizio o uno che per un omicidio prende 3 anni o giù di li, ma qui ancora si doveva arrivare alla fine dell'iter.

Purtroppo ha perso la testa, non ha retto ed ha fatto una cosa ancora grave quanto l'altro, se non di più.

Molto di più, indubbiamente.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Ripeto, cosa c'entrano le solite lagne (per carità, spesso giustificate) sulla giustizia italiana con questo caso, proprio non si sa. Si erano concluse le indagini preliminari e si doveva andare ancora a giudizio, come si fa a prendersela con il sistema giudiziario ?

Posso comprendere sul piano umano il dolore di questa persona ma, se è vero quel che dicono i giornali sul clima di odio creato sui social e nell'ambiente di Vasto e dintorni, l'impressione è che l'uomo in questione si sia lasciato andare a un gesto criminale, di pura follia, fomentato anche da familiari e amici della vittima.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Detto questo è assurdo che una persona che subisca un lutto simile sia abbandonato a se stesso dallo stato e da qualsiasi istituzione...nessuna assistenza psicologica, sociale, niente...solo un uomo rimasto solo in balia di avvocati, sentenze, giudici, che ovviamente non comprende...ovvio che una persona che subisce un trauma cosi forte e si ritrova suo malgrado a subire una serie di eventi, anche giudiziari, che non è in grado di comprendere, possa perdere la testa...è l'ennesima sconfitta dello Stato e della società italiana

 

 

Quotone.

 

Non riesco neanche ad immaginare il calvario psicologico che ha affrontato, fino ad arrivare a catalizzarsi sulla folle idea di uccidere il ragazzo.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

A cosa ti riferisci con la parte che ho messo in grassetto?

 

 

Semplicemente a quel che dice l'articolo (vd. dichiarazionid dell'avvocato del ragazzo) sulla campagna di odio (social, manifesti pubblici addirittura) alimentata da familiari e amici della ragazza.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

E' una vicenda non commentabile perchè nessuno puo' entrare nella testa di quell'uomo. A volte sentendo le notizie di gente ubriaca che uccide alla giuda di un auto ti prende una rabbia anche se non sei direttamente coinvolto nella vicenda. Di questa invece so poco. A volte si puo' causare un grave incidente anche senza essere un delniquente (basta una distrazione mentre regoli l'autoradio).

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

×

Informazione Importante

Utilizziamo i cookie per migliorare questo sito web. Puoi regolare le tue impostazioni cookie o proseguire per confermare il tuo consenso.