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29 MAGGIO 1985

4 Novembre 1918 - 4 Novembre 2019: ricordiamoli. Anche loro hanno amato la Juventus, come noi l'amiamo

Post in rilievo

Cari Amici, 

ci sono date che, sebbene esse a noi possano apparire così remote e lontane nel tempo, di anno in anno, in questo caso di secolo in secolo,

e di generazione in generazione ci tramandano quanto ardua .. ostile .. tragica sia stata, ed a certe latitudini continua ad essere, la pacifica,tollerante

ed equilibrata coesistenza tra esseri ... cosiddetti ... " umani " ! 

 

Ed a pieno titolo, tra queste ricorrenze, rientra il 4 NOVEMBRE 1918 - L' ITALIA " UFFICIALMENTE USCIVA DALLA " PRIMA GUERRA MONDIALE ",

anche se " l'Armistizio " con gli " Austro Ungarici " in realtà era stato siglato e firmato il giorno prima, 3 NOVEMBRE, nella " Villa Giusti " di Padova .

 

Quel terribile e disumano conflitto, che vide coinvolte un gran numero di Nazioni/Imperi, iniziò il 28 LUGLIO 1914 e terminò l'11 NOVEMBRE 1918 

con l' " Armistizio di Compiègne " ( in Francia ) su un " Vagone Ferroviario ", tra rappresentati delle " FORZE ALLEATE "  .. e .. dell' " IMPERO TEDESCO ".

 

L'Italia entrò ufficialmente in Guerra il 24 Maggio del 1915 , anche se, circa un mese prima, a Londra, aveva firmato un accordo segreto con il quale si

impegnava a partecipare a quell'evento bellico entro un mese da quella firma ... e così fu ! 

 

Così riportava la " Gazzetta dello Sport " del 24 Maggio 1915 .... ( tratto da " storie di football perduto " di A.Bassi ) ..... .ehm

 

Che larghissima parte della stampa sportiva fosse sempre stata a favore della guerra vi sono numerosissime testimonianze, basti qui ricordare La Gazzetta dello Sport che il 24 maggio 1915 a tutta pagina e titolava “Per l'Italia, contro L'Austria hip hip hip hurrà!”. Quella prima pagina venne ripresa sul numero del 4 novembre 1918 e credo sia molto importante mettere qui in evidenza la didascalia riportata in calce: “Vi si legge il grido lanciato all'inizio del «grande match». La partita ora è finita: Italia batte Austria!...

 

Senza voler entrare nel merito dei giudizi, balza comunque all'occhio come il lessico e l'immaginario calcistico siano stati presi a prestito per un evento di ben diversa portata e gravità rispetto ad una semplice partita al pallone. La guerra e il nemico spesso dai giornali sportivi sono stati raccontati come un evento sportivo, come una partita da vincere. Questo è solo un esempio tra i tanti per mettere in evidenza come il mondo sportivo nella sua schiacciante maggioranza si fosse mosso compatto a favore della guerra. 

 

La guerra contro l'antico dominatore era vinta, come con molta enfasi il Generale Diaz scrive chiudendo il bollettino del 4 novembre: “(...) I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.”

 

- Impossibile stabilire, seppur con una " ragionevole " approssimazione quante furono le vittime di quell'immane eccidio: 

si ipotizza che i defunti, tra Militari e Civili, dovrebbero essere tra i 16/17 milioni , ai quali andrebbero aggiunti circa 20 milioni di mutilati e feriti !

 

- Solo per ciò che concerne gli " Italiani " , secondo un articolo redatto su " TUTTO STORIA " del 8 Luglio 2016 - a firma Gianluca Padovan, elevatissimo fu

il numero di coloro che persero la vita e/o riportarono gravissime conseguenze fisiche e psicologiche .....  .ehm  

 

Calcolo totale : In via del tutto approssimativa si può calcolare che la Prima Guerra Mondiale costò alla popolazione italiana, tra civili e militari:
1.280.000 – 1.780.000 morti  .............  462.800 – 1.300.000 invalidi permanenti. 

 

 

- Fatta questa lunga (e per alcuni probabilmente " tediosa ") ma doverosa premessa ( NON DIMENTICHIAMO MAI CHE, SE OGGI NON CI ESPRIMIAMO .. NON VIVIAMO ..NON RAGIONIAMO CON LINGUA E MODALITA' CHE NON CI APPARTENGONO LO DOBBIAMO .. SOLO ED ESCLUSIVAMENTE AL SACRIFICIO ED AL CORAGGIO DEI NOSTRI AVI ) veniamo al  " TRAIT D'UNION " CHE LEGA, E PER SEMPRE LEGHERA' LA NOSTRA AMATA " JUVENTUS F.C. " A QUEI DOLOROSI E DRAMMATICI EVENTI ! 

 

- Secondo quanto riportato su " Tutto quello che avresti voluto sapere sulla Juventus " di Claudio Moretti, a TORINO C'E' UNA " TARGA " CHE RICORDA I 170,

diconsi, CENTOSETTANTA, TESSERATI DELLA " JUVENTUS " SACRIFICATI SUL FRONTE ( non è specificato ove essa sia, ma se qualcuno avesse notizie in

merito non abbia remora alcuna ad inserirle in questo topic : sarebbe cosa ... Buona ... Giusta ... ed assai ... Gradita ! ) 

 

- E con tutti limiti e le difficoltà del caso, vediamo un po' se riesco, anzi, se riusciamo, dopo così tanti tanti anni, a rendere UN SEPPUR PARZIALE, MA DOVUTO E DOVEROSO OMAGGIO ALLA " MEMORIA " DI CHI, CON LA  FAMIGLIA E LA JUVENTUS NEL CUORE, PERSE IL BENE PIU' PREZIOSO IN ASSOLUTO, E CIOE', " LA VITA ",  AL FINE DI  " LIBERARE "  LE" ITALICHE TERRE " CHE DA TROPPO TEMPO ORMAI ERANO  OCCUPATE/PRESIDIATE DAL " GIOGO AUSTRO-UNGARICO " ! 

 

 

-  BENIGNO DALMAZZO  ......  .ehm

 

 

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Dalmazzo (accosciato, secondo da destra) nella Juventus della stagione 1913-1914 

 

 

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Venuto a mancare in battaglia, probabilmente il 1° Giugno 1916, così lo  .mandrillaccio   ricordò " HURRA' " , che sospenderà le pubblicazioni nel mese di Ottobre del 1916, per poi riprenderle dal 1919 Fino al 1925 ! Tornerà in edicola nel mese di Gennaio del 1963 con il nome di " HURRA' JUVENTUS " ! 

 

Questo fu il primo numero di " HURRA' ! "  ......    .ehm  era il 10 Giugno 1915

 

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tratto da  " WIKIPEDIA "  .......   .ehm

 

L'intento era quello di fornire un bollettino che permettesse di tenere i collegamenti tra la società e i suoi soci sparsi sui vari fronti di battaglia della prima guerra mondiale — cosa esplicitata dalla frase inizialmente riportata a fianco della testata, «Omaggio degli juventini rimasti a Torino ai loro consoci sotto le armi» —; tra loro c'erano sei soldati semplici e diciotto tra allievi ufficiali, che diventarono centosettanta un anno dopo, oltre che con tutti i tifosi bianconeri al fronte. Il suo primo direttore fu il dirigente bianconero Corrado Corradino, poi presidente della società.

 

..... così, tra l'altro, recitava il primo numero di " HURRA' ! "  ......  .ehm

 

«Gli juventini sono fratelli, non avvertono l'affetto che nel distacco. Sbandati da turbine, cercano ora di tessere una trama, sia pure sottile, che li leghi e li renda presenti gli uni agli altri. Vi riusciranno, perché tutto riesce nella Juventus! Detto fatto. Si fonda un Bollettino, un passe-par-tout, che dovrà raggiungere il fronte, insinuarsi nelle trincee e, richiedendolo il bisogno, finire nelle retrovie...»

 

 

Questo è il cippo in memoria di DALMAZZO BENIGNO in quel di ASIAGO  ....  .ehm

 

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Tratto da " La Nuova di Venezia e Mestre " del 4 Agosto 2018, a firma Sergio Frigo  ....  .ehm

 

Celebrare il centenario della fine della Grande Guerra e valorizzare il ruolo avuto da queste terre nel conflitto, ricordare alcuni dei protagonisti ma soprattutto contribuire al consolidarsi di una cultura di pace che nonostante le tragiche esperienze del passato stenta ancora ad affermarsi compiutamente: è il senso del programma di iniziative predisposto dal Comune di Asiago questo fine settimana. "Asiago: l'anno della vittoria e della pace" è entrato nel vivo ieri con la commemorazione di un caduto illustre di cui solo un paio di anni fa quassù è stata riconosciuta l'identità, a partire da un cippo conservato a nord di Contrada Bosco: fino ad allora si sapeva che si chiamava Benigno Dalmazzo, che aveva 21 anni ed era un Tenente del 162 reggimento fanteria della Brigata Ivrea "caduto da prode - li 1 luglio 1916 - guidando i suoi fanti all'assalto". Sono state le ricerche di alcuni abitanti della contrada a scoprire che Dalmazzo era un celebre giocatore della Juventus (20 gol in 38 partite nei campionati pre-bellici, convocato in Nazionale) trascinato dalla cartolina precetto dai campi di calcio a quelli di battaglia. Lo spirito agonistico non doveva averlo abbandonato, se dal fronte scriveva al giornale "Hurra! ": «Non abbiamo premura di vincere, ma la vittoria la vogliamo completa. Il girone sarà lungo ma otterremo il campionato. Se non basta il tempo regolamentare faremo delle riprese supplementari, ma la débàcle degli avversari sarà clamorosa e il capitano Cecco Beppe sarà costretto a dare le dimissioni». Ad accompagnare la posa di una nuova targa sul luogo dove lasciò la sua giovane vita sono state ieri le note del Silenzio

 

 

 

- LUIGI FORLANO   .....    .ehm  tratto da " Gli Eroi in Bianconero "  

Luigi Forlano - FBC Juventus.jpg

 

 

 

 

È il primo centravanti della Juventus. Giocava all’inglese, naturalmente, come tutti i calciatori di quell’esordio che imitavano gli inglesi. Non era calcio, era football. Non c’erano strategie, ma grandi rincorse. Il pallone era “ball” e lo inseguivano in frotte. Spesso incespicavano l’uno sull’altro. Spesso uscivano campanili sterminati. I pionieri, con la mano destra sulla fronte per proteggersi dal sole, seguivano la ricaduta del pallone. Spesso il pallone cadeva in mezzo ai prati che allora circondavano Piazza d’Armi a Torino (dove andavano i cavalli dell’esercito per il maneggio) e tanti saluti.

VLADIMIRO CAMINITI:
«Ricordo i primi compagni: i fratelli Canfari sempre allegri. Enrico fu il primo presidente, Luigi Forlano, il centravanti, un macigno, giocava con la lingua e con i muscoli, quando era in vena lui si vinceva sempre, quando non era in vena dipendeva dal fatto che non aveva potuto dormire. Il fratello non ammetteva di dovergli dare anche i soldi per il football, ed il sabato sera non gli apriva la porta di casa. Luigi dormiva sulle scale, prendeva l’umidità della notte, ci toccava andare all’alba a massaggiarlo per ore finché era ben sveglio. Ce ne accorgevamo quando apriva gli occhi e si strizzava i baffetti. Dovevamo massaggiarlo per bene, quel furbone. Poi gli davamo da mangiare e finalmente era pronto per partire con noi. Anche Luigi Forlano è morto in guerra come Enrico Canfari».
Fu un mattino degli anni Sessanta che andai a intervistare quel lungagnone rancoroso, un terribile vecchio tutto spigoli. L’intervista ebbe luogo nel suo studio. Avvocato Bino Hess. Via Montecuccolo numero 1. Mi bastò salire appena un giro di scale per trovarmi dinanzi la prima Juventus, quella dei calzoni alla zuava, dei figli di papà che respingevano i discorsi troppo seri dei genitori per un futuro fatto anche di viaggi, di scoperta del mondo e dei sani piaceri dello sport.
La parola patria ammuffiva già tra vecchie scartoffie, il Novecento portava fremiti originali: «Non arrecavamo disturbo a nessuno, sapevamo vivere e divertirci senza far danno. Non facevamo chiassate per la pubblica via, sapevamo trovare il divertimento nelle cose semplici. C’era la vera democrazia dei sentimenti, non le chiacchiere vuote. Un Mazzonis, della migliore aristocrazia, andava a braccetto con Moschino che portava i telegrammi, era fattorino telegrafico. Andavo al ginnasio. Ero un gorba, ragazzo noioso».
Ricordo quel bastone e quella faccia ossuta e rancorosa. Ricordo che mi fece alzare da una sedia: «Sloggi da quella sedia. È mia!».
Ero ospite inconsapevole di  un vecchio uomo di sport agli ultimi giorni terreni, che sfogava i suoi rimpianti con acre tristezza: «La nostra Juventus. Fu una cosa ginnasiale, ma ebbe significati e valori profondi. Come può capirmi lei che appartiene ad una generazione casi stordita?»
Per i vecchi, i giovani, come minimo, sono dei superficiali. E Bino Hess era un vecchio acido, con i giorni che gli suonavano blasfemi. La sua Juve era ben un’altra cosa. Essa era poesia: «Non eravamo propriamente giocatori, eravamo sportsmen. Però c’era uno spirito sociale, un piacere di stare insieme. Quella Juventus era fatta di persone civili. Essere juventino voleva dire un favore, un onore. Voleva dire garbo, senso dell’humour, lealtà, e naturalmente cultura. Non si meravigli, perché erano tempi in cui allo sportivo potevano servire anche gli studio Sentivamo subito il bisogno di avere una sede per riunirci d’inverno e fissare i nostri programmi. Le riunioni cominciavano e non finivano. Si stava insieme nelle ore libere ed alla domenica mattina si partiva per Genova o Milano dove generalmente si giocavano le partite».
Forse, fu quella la mia più bella intervista da quando mi occupo di Juventus. Se mi innamorai della storia, lo debbo anche a quel vecchio rancoroso. Ancora il suo bastone mi ammonisce e la sua aspra voce risuona nella mia fantasia. Assieme a lui conobbi il primo eroico centrattacco della Juventus, Luigi Forlano, del quale Domenico Donna, ala sinistra della stessa squadra Campione d’Italia 1905 (ma Hess ricorderà orgogliosamente che, capitano della seconda squadra bianconera, Campione d’Italia riserve, batterà la prima squadra): «Simpatico al pubblico, l’uomo più lunatico del mondo, che ora fa mirabilie, ora si accontenta di lavorare con la lingua, lanciando rimproveri ai compagni, al tempo, a se stesso. Fortunatamente il pubblico non riesce a sentire il rosario, e s’accontenta di ammirare in lui lo slancio, l’abilità pallone che lo rendono scocciante alla difesa avversaria. Simpatico perché non tralascia di lanciare il suo motto arguto, fidente, sul campo, della vittoria».
Certe considerazioni o riflessioni del resocontista ci trovano spiazzati. Ma il ritratto è sbozzato. Forlano è caratterialmente centravanti nato. Indossa con orgoglio la maglia bianconera dei colori giunti da Nottingham e gioca con furore per infilare il “ball” nella porta del “goalkeeper” avversario. Forlano, come Moschino, è uomo del popolo. Morì sul Carso, coi gradi e la piuma nera di ufficiale dei bersaglieri.

 

 

 

-  ENRICO CANFARI  ......  il nostro secondo PRESIDENTE  ..... (  il primo PRESIDENTE fu suo fratello EUGENIO ) 

 

 

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Enrico Canfari con la maglia della Juventus 

 

 

tratto da " IL PALLONE RACCONTA "  ......... .ehm  

 

Enrico CANFARI

 
 
 
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Socio fondatore e secondo presidente – scrive Renato Tavella – nato a Genova il 16 aprile 1877. Da ritenersi l’indiscusso trascinatore dei primi passi juventini. Nella torinese officina di biciclette di Corso Re Umberto 42, che condivide col fratello Eugenio, si tiene la storica riunione da cui nasce la società. Eletto presidente nel secondo anno di vita societaria, si attiva per organizzare le prime partite e far confezionare le prime maglie, quelle leggendarie di colore rosa. Della primissima formazione che si confronta sui prati del Valentino coi pionieri del gioco si assegna il ruolo di avanti centrale ma, ben presto, si fa da parte preferendo l’arbitraggio.
Laureatosi in chimica, la professione sovente lo conduce in Inghilterra da cui trasferisce e diffonde, primo in Italia, il riconosciuto Regolamento Arbitrale. Allo scoppio della Grande Guerra parte volontario col grado di capitano e pochi mesi dopo, il 22 ottobre 1915, muore sull’Isonzo.
Aveva chiesto il consenso alla mamma, prima di offrirsi volontario. Nominato sottotenente alla scuola allievi ufficiali, era stato promosso tenente a un primo richiamo e ora era salito al grado di capitano, in questi primi giorni di conflitto.
Arriva come una fucilata, la notizia della sua morte sull’Isonzo. Scrive alla madre, in data 10 novembre 1915, il sottotenente Antonio Cutietta, 12° Fanteria, 3ª Compagnia: «Egregia Signora, con l’animo profondamente commosso Le comunico i particolari della morte del mio Capitano che, più che un superiore era per noi un vero padre; tutti lo amavamo e, per quanto sia stato poco tempo al comando di questa Compagnia, pure ne apprezzammo le doti e ne serberemo imperitura memoria. Il giorno 22 alle ore undici ci fu dato l’ordine di lanciarci all’assalto di una trincea nemica. Egli, dopo avermi comunicato l’ordine e rincuorato i soldati, si è spinto oltre la nostra trincea per scacciare il nemico che stava a pochi passi. Tutti allora lo abbiamo seguito e già eravamo sulla trincea del nemico, quando una malaugurata pallottola di fucile lo colpì in pieno petto. Cadde a me vicino senza dire una parola; mi chinai su di lui per rialzarlo: non respirava più. La sua morte era stata fulminea! Signora, quello è stato per me un momento doloroso: avevo il mio Capitano ai piedi e la Compagnia davanti. Ho dovuto compiere il mio dovere, cioè prendere il comando della Compagnia; ho chiamato quattro soldati, ho affidato loro la salma del nostro amato Padre e l’ho fatto portare indietro per dargli onorata sepoltura, mentre io ho seguito la Compagnia per non far sbandare i soldati. Ora si trova seppellito nel piccolo cimitero improvvisato di Sdrussina. Ciò è quanto ho potuto fare. E ora in nome degli ufficiali tutti e di tutti i soldati Le invio le più sincere condoglianze».
Alcuni mesi prima di morire aveva scritto per il bollettino “Hurrà!” la storia sulle origini e i primi anni di vita della Juventus.
«Lo vidi e doveva purtroppo essere l’ultima volta – racconta Domenico Donna su “Hurrà!” nel dicembre del 1915 – ravvicinati dopo parecchi anni di lontananza, c’eravamo piantati l’uno dinanzi all’altro in attento esame per scoprire a vicenda gli effetti del tempo e spiattellarceli francamente e gaiamente sul viso. Io gli avevo trovato meno capelli in testa ed egli, più caritatevole, non mi aveva rivelato alcun cambiamento. “Tal quale (mi disse) sempre brut istess…”. Il frizzo era il suo genere congeniale. D’intelligenza pronta egli sapeva ribattere parola, opporre scherzo a scherzo, ma senza acrimonia e soprattutto senza invidia. Per la forma non aveva che una sdegnosa alzata di spalle. Sdegnava il convenzionalismo e le apparenze. Giovanissimo, già poco gli importava del giudizio altrui, se questo unicamente derivava dal vestire, dalle mani callose, dal volto annerito dal fumo. Sfido! Egli lavorava: egli, agiato, faceva il meccanico in società col fratello, s’incalliva le mani con rude fatica, perché l’aveva tentato l’appena nascente industria ciclistica. Che c’era di strano? D’altronde non erano volgari meccanici: il loro ideale richiedeva una somma di operosità, di cultura, di tenacia, della quale non tutti sarebbero stati capaci. Volevano diventare costruttori, volevano che la macchina in ogni sua parte fosse prodotto genuino del loro studio e del loro lavoro; in essi fondevano i due fattori che nella grande industria sono quasi sempre divisi: l’ingegnere e l’operaio. Compito allora né facile né breve, e nel quale pure riuscirono senza essere assillati dal bisogno. Unicamente li spingeva il desiderio dell’operare, la gioia del trionfo, l’orgoglio del bastare a se stessi… E sempre sulla voce dell’incudine, sul ronzio del tornio si levava acuto e giocondo il canto di Rico…».

 

 

ENRICO CANFARI  ..... IPSE DIXIT   ........ .ehm  

 

 

 

«L'anima juventina è un complesso modo di sentire, un impasto di sentimenti, di educazione, di bohémien, di allegria e di affetto, di fede alla nostra volontà di esistere e continuamente migliorare

 

 

E  POI ........  .ehm 

 

-  BIAGIO GOGGIO   ..... deceduto  il ......  28 -LUGLIO - 1915   ........ .ehm

 

 

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- ETTORE CORBELLI .... deceduto il    ....  ? .....

 

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- SANDRO COLLINO ( II ) ..... alla JUVENTUS dal 1910 al 1915 , prima come giocatore e poi come collaboratore .....  deceduto il ? ......  .ehm

 

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-ROBERTO CASELLI - ......... giovane giocatore, si affiliò alla JUVENTUS : giocò nelle " giovanili " ed in seguito disputò una partita nel Torneo del 1912/13 ...... deceduto  il  .... ? .....

 

 

- LEOPOLDO ANTONINI ....... di ruolo attaccante ..... morì  l' 1 GIUGNO 1916 

 

 

...... Tornarono a casa  ......  .ehm 

 

- HESS 

 

- BESOZZI 

 

- GIRIOIDI  (  n.b.: Essendo ufficiale degli alpini durante la Prima Guerra Mondiale, per non incorrere in sanzioni partecipò alla stagione 1915-16 celandosi sotto il nome di Giuseppe Laviosa.)

 

- MASTRELLA 

 

- COLOMBO 

 

-  BALDI 

 

-  BONA 

 

- MALVANO ( che sposò la sorella di DALMAZZO ) 

 

- DE DOMINICIS

 

- DAPRA' 

 

( INFORMAZIONI TRATTE DAL SITO " STELLE JUVENTINE "  e dal Libro " JUVENTUS 1897 - 1935  di MARCO REGALI NAI )  

 

 

.. e l' ELENCO ahimè, è ancora troppo lungo, ed in parte a me sconosciuto, per poter arrivare ad ONORARE e CITARE ..... UNO PER UNO ..... quei ... 170 .... AMANTI DELLA " VECCHIA SIGNORA " che non ritornarono più da chi amavano e da dove erano partiti !  IMPEGNATI IN UNA " CRUENTA PARTITA " ..... ANCHE E SOPRATTUTTO LORO FURONO FONDAMENTALI PER LA VITTORIA FINALE ! 

 

Tempo fa, non ricordo esattamente dove, lessi che i soldati INGLESI, dalle loro trincee erano soliti lanciare un pallone nei  pressi della trincea nemica ( trincee che di solito erano assai vicine ), ed al momento opportuno si lanciavano verso il nemico al grido " ANDIAMOCI A RIPRENDERE IL PALLONE " :  purtroppo, in molti, non tornavano più indietro ed i palloni restavano infilati nel filo spinato dei loro acerrimi antagonisti ! 

 

( Riguardo a cio' che ho scritto appena qui  .mandrillaccio sopra .... a pag.3 troverete ulteriori ed interessanti informazioni  )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ovunque ora essi siano, sappiano che nell'A.D. 2019 c'è ancora chi non li ha dimenticati, 

ed in nome e per conto dell'ITALIA ... della loro e nostra JUVENTUS F.C. 1897 .... e mi sia 

concesso ... a nome mio personale ... VI GIUNGA IL NOSTRO PIU' SENTITO E SINCERO : GRAZIE !

 

Sempre e solo .....  FORZA JUVE  .... anzi  .... HURRA' JUVENTUS  ....  .juve

 

.salve Stefano !  

 

 

p.s.  Riguardo a quella " LAPIDE " ho reperito quanto segue ....  .ehm

 

  

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Il contributo alla Grande Guerra- Benigno Dalmazzo

All'inizio furono ventiquattro, così distribuiti: 6 soldati semplici e 18 tra ufficiali, allievi ufficiali, sottufficiali, addetti alla sanità. Tutti juventini, sacrificati sull'altare della Grande Guerra. Nel 1917 erano 170, un numero considerevole, al punto che per tenere i contatti tra la società bianconera e chi era al fronte nacque Hurrà Juventus, il periodico del club: era il giugno 1915 e il nome venne mutuato dallo slancio interventista e bellicista dei giovani juventini, il "Gu-rai", cioè verso la pace celeste, che urlavano i cosacchi.

Proprio nello stesso anno, il giorno 23 del mese di ottobre, cadde in combattimento sull'Isonzo Enrico Canfari, il presidente. Le identità patriottiche dei bianconeri al fronte erano in sintonia con lo spirito borghese e studentesco dell'epoca, ma riflettevano anche l'ambiente sociale a cui appartenevano. Le lettere inviate dai campi di battaglia a Hurrà  e poi successivamente pubblicate, offrono uno spaccato di cosa significava allora essere juventino dentro. Scriveva Sandro Zambelli, il 24 luglio 1915: "Sto benone nel vero senso della parola, non desidero che di trovarmi vis à vis. o meglio vis à dos con un austriaco per fargli provare la potenza degli shuts juventini". Insomma, il calcio finiva per essere il filo conduttore di carteggi dal contenuto drammatico. Tanto che Benigno Dalmazzo, scrivendo ad Alfredo Armano, ha il fegato per spingersi persino più in là: Non abbiamo premura di vincere, ma la vittoria la vogliamo completa. Il girone sarà lungo ma otterremo il campionato. Se non basta il tempo regola­mentare faremo delle riprese supplementari, ma la débàcle degli avversari sarà clamorosa e il capitano Cecco Beppe sarà costretto a dare le dimissioni. I limiti del campo sono un po' estesi: la Svizzera e la Serbia sono due buoni linesmen che come tutti gli altri si acconten­tano di gridare i loro falli, senza però poterli impedire; Trento e Trieste i due pali del goal che noi, novelli Zio Bomba, sfonderemo. Se pensi poi che tutti i soldati hanno ormai la camicia bianca e nera (più nera che bianca) ti potrai figurare tutto lo slancio dei nostri vent'anni".

Tra i 170 nomi che nel 1917 tengono alto l'onore bianconero ce ne sono molti che appartengono alla crema torinese, ma ci sono anche tante persone comuni. In assoluto, l'esperienza della Grande Guerra - inizial­mente goliardica poi tragica - lascia tracce profonde nell'esistenza della Juventus. Lo si intuisce da alcune strofe dell'inno sociale, composto da Gigi Collino nel 1919: "Sappiam goder, ma pur sapemmo come sul campo occorra disfidar la morte", frase questa che poi subisce una serie di variazioni e accorgimenti fino a diventare "ma pur sapemmo come si debba oprar sui campi dell'onor". Il 5 luglio del 1919, l'Assemblea generale ordinaria della Juventus delibera di raccogliere tutti i nomi dei caduti nella campagna del '15-'18 in una lapide da porre sul campo di gioco. Commemorazione datata 10 gennaio 1920.

 

( Tratto dal sito dello JUVE CLUB BONIPERTI  ... di Sant'Agata  di Esaro ) ------- ( se qualcuno sa dov'è quella " Lapide " e/o ha a disposizione una foto, se non è troppo disturbo, è gentilmente invitato ad inserirla in questo topic ! Grazie in anticipo ! )

 

 

 

 

- Sosti la tua voce sulle pietraie, sui campi sconvolti dalla gloria, vicino ad ogni croce,

e dove non c'è croce agli insepolti !  

 

( Tratto dal sito " Fronte del Piave ) 

 

 

 

 

 

- e fatte salve le dovute " eccezioni  ", e con particolare riferimento ai più giovani tra noi, ciò che ora andrò a proporre ( circostanza

tutt'altro che remota ... anzi direi ... assai probabile,  ) non dovesse incontrare il gradimento delle nuove generazioni, nella mia mente

e nel mio cuore avverto l'intimo desiderio, anzi, l'obbligo, di dedicare a TUTTI QUEGLI UOMINI, NESSUNO ESCLUSO, MA IN PARTICOLAR

MODO A TUTTI COLORO CHE AVEVANO LA " JUVENTUS F.C. 1897 " NELL'ANIMA , UNO DEI  " GIOIELLI " PIU' PREZIOSI IN ASSOLUTO

DELLA NOSTRA FANTASTICA MUSICA .... E CIOE' .... IL CELEBERRIMO  " VA' PENSIERO " DELL'IMMENSO  GIUSEPPE VERDI  ...... .ehm 

 

  

 

 

TRATTASI DI UNO DEI METAFORICI  " G O L " PIU' BELLI IN ASSOLUTO NELLA STORIA DELLA  MUSICA MONDIALE

 

NON HO DUBBIO ALCUNO CHE ANCHE " LORO " DA LASSU' ... SU QUELLE TRIBUNE SOSPESE TRA NUVOLE E CIELO LO GRADIRANNO ASSAI !

 

IL " VA' PENSIERO " DI GIUSEPPE VERDI .... E' COME LA NOSTRA  " JUVENTUS " : NIENTE E NESSUNO POTRA' MAI EGUAGLIARLI ! 

 

E VISTO CHE QUI SIAMO GIUNTI, MI SEMBRA GIUSTO E DOVEROSO DEDICARLO ANCHE A QUEI  " 13 "  ILLUMINATI E SAPIENTI STUDENTI DEL 

" LICEO CLASSICO MASSIMO D'AZEGLIO " DI TORINO CHE, SU QUELLA PANCHINA DI CORSO RE UMBERTO, DIEDERO ALLA LUCE LA

LORO E NOSTRA AMATA " J U V E N T U S "  ..... .ehm 

 

Gioacchino Armano, Alfredo Armano, Luigi Gibezzi, Umberto Malvano, Carlo Vittorio Varetti, Umberto Savoia, Domenico Donna, Carlo Ferrero, Francesco Daprà, Luigi Forlano ed Enrico Piero Molinatti.  A LORO, CA VA SANS DIRE, VANNO AGGIUNTI I FRATELLI EUGENIO ED ENRICO CANFARI !

 

 

 

 

 

 

- SE SIETE VERAMENTE INTERESSATI ALLA " MATERIA ", E SE AVETE  " TEMPO E VOGLIA ", IN TUTTE  LE PAGINE " A SEGUIRE " DI QUESTO  MIO UMILE MA SENTITO E SCHIETTO " PSEUDO MEMORIALE "  A RICORDO DI CHI TROPPO PRESTO PERSE LA VITA PASSANDO DAI " CAMPI DI CALCIO " ... AI ... " CAMPI DI GUERRA ", POTRETE TROVARE APPUNTI - ANNOTAZIONI - RIFLESSIONI - CHE HO RITENUTO OPPORTUNO AGGIUNGERE PER, ALMENO CREDO, UNA PIU' PROFONDA COMPLETEZZA/ANALISI DI QUELLO CHE E' L'ARGOMENTO IN QUESTIONE !

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

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A volte non ci rendiamo conto che la Juve accomuna più generazioni e  popoli diversi nel corso dei decenni fino ad arrivare ad un’epoca ormai quasi remota, così come non ci rendiamo conto che ad un certo punto giovani ragazzi non hanno più potuto seguire le partite della loro squadra del cuore come accade oggi ma sono dovuti partire per il fronte per non fare più ritorno 

 

.juve 

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29 Maggio 1985 salve,

Bello e istruttivo frutto di ricerche e passione.

Chi come me ha avuto un padre, nato nel 1897, destinato al “Piave” dal quale ha la fortuna di  ritornare nel 1918, che gli tramanda la passione per i “nostri” colori, ti ringrazia per questo topic, nella speranza che tutti lo leggano traendone spunto per un tifo “sano”.

Al più presto farò in modo di andare a trovare Benigno Dalmazzo e lo saluterò a nome tuo che ci hai fatto partecipi della sua storia e di altri 169 bianconeri.

Fino alla Fine.

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La Grande Guerra viene spesso dimenticata (tant'è che il 4 novembre non viene neanche piu' celebrato come dovrebbe... e se domandi ai ragazzi cosa è successo il 4 novembre non lo sanno)... abbiamo perso la seconda (che poi non è neanche corretto dire cosi... semplicemente non dovevamo entrare in guerra con la Germania nazista) e allora meglio non celebrare neanche la fine della prima. 

Le Guerre sono atroci ed è brutto parlarne ma non va mai dimenticato che sono morte intere generazioni di ragazzi che meriterebbero di essere ricordati.

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Onore a quella generazione di giovani che si è sacrificata anche per noi (in tutto e per tutto) e che meriterebbe più rispetto e riconoscenza!

 

Grazie Stefano per questa discussione emozionante e commovente al tempo stesso! .ok

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Può impressionare oggi la lettura di certe frasi che interpretano la guerra come fosse una competizione sportiva, ma nel 1915 la percezione generale era ancora orientata in quella direzione. Ciò era in gran parte dovuto alla tradizione risorgimentale, che aveva idealizzato nella guerra un valore positivo, un mezzo per conquistare la gloria e innalzare tutti i valori tipici dell’Ottocento, quali i concetti di Patria, Libertà, grandezza della Nazione. In quel frangente la potenzialità distruttiva della guerra non si era ancora manifestata appieno, tanto che nei primi mesi del conflitto i tenenti e i capitani italiani erano soliti guidare in prima persona a spada sguainata gli assalti alle trincee nemiche, come da tradizione ottocentesca, finendo falciati dalle raffiche di mitragliatrice. Il modo in cui è morto il capitano Canfari testimonia questo stato di cose, tale da aver privato il nostro esercito della quasi totalità degli ufficiali di complemento nel solo primo anno di guerra.

L’avvento della mitragliatrice diede l’avvio alla trasformazione novecentesca della guerra, capace di diventare sempre più sanguinosa con l’invenzione delle armi distruttive di massa.

Il legame con il calcio appare agli occhi di oggi aberrante, ma vale la pena, quantomeno come monito, citare una frase se non sbaglio attribuita nei nostri riguardi a Winston Churchill durante il secondo conflitto mondiale: «Gli italiani interpretano le guerre come fossero partite di calcio e queste ultime come invece fossero guerre...»

Il clima di questi anni in serie A mi sembra dargli ragione in pieno

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Quando una pagina di storia eroica ma al contempo dolorosa si coniuga al sacrificio di tanti juventini che offrirono alla Patria il fiore dei propri anni quando avrebbero dovuto solo calcare i campi gioiosi del football non possono che uscir fuori pagine così poetiche e tristemente malinconiche.

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Ideali che oggi non esistono più... Grazie per il tuo sforzo  per la memoria che tieni viva della Juventus.

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@29 MAGGIO 1985 Malvano visse a Milano fino al 71 :)

Riguardo alle tombe della Juve, un caro amico ci sta lavorando da un anno e mezzo, per identificarne la posizione e scriverci un libro...

e' qualcosa di stupendo... 

Ad oggi, dei pionieri della fondazione manca solo Durante!!!!

Cesarini e Hirzer sono purtroppo finiti in una tomba comune :(

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Grande post , come sempre ,

La Juventus ha una storia che parte da lontano ,

bisognerebbe conoscere un pò tutto il percorso fatto dall'inizio , dico meglio : dai sacrifici che hanno fatto i fondatori dall'inizio  ;

per fortuna abbiamo il N/S. Stefano che ci illumina spesso con i Suoi post .allah

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