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18 puntiOggi è il compleanno del più grande di tutti. Riporto l'intervista che Tardelli gli ha fatto un paio di giorni fa e pubblicata su La Stampa
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15 puntiQuesto animale, perché non c’è altro termine per definirlo , è lo stesso che dopo le partite contro Bayern Monaco e Barcellona andava ad esultare in faccia agli avversari per deriderli, ed in campionato fa lo stesso contro ogni giocatore che sbaglia un rigore , oltre alle frasi razziste e le continue minacce a Juan Jesus, ora si permette anche di dire ad un ragazzino che lo “ spacca di botte” solo per avergli nominato semplicemente Barcola, immagino riceverà un altra onorificenza da Gravina dopo questa , anzi magari per difesa della patria contro la Francia sarà premiato direttamente dal presidente del Senato
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13 puntiPer quanto mi riguarda, l’acquisto più inutile e incomprensibile fatto da Giuntoli.
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8 punti38 milioni buttati. Se per Koopmeiners e Douglas Luiz sono rimasto sorpresa dal deludente o nullo rendimento, per Nico avevo proprio il sentore che non stavamo facendo un buon affare. C’erano ben altri giocatori da poter prendere a quella cifra.
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7 punti
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7 puntiKoopmeiners è impresentabile. Vediamo di mettere la formazione migliore che vincendola sei già qualificato agli ottavi
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7 puntiPer chi era bambino negli anni ‘80 e vedeva il mondo in bianco e nero, Platini era la Juve, era il calcio. Emozioni, ricordi, vittorie. Grazie Michel.
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7 punti
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6 puntiLetteralmente un mostro il primo anno, tanto che stavamo per fare il triplete, secondo anno di sicuro non come il primo ma comunque buono. Se il suo acquisto deve essere considerato disastroso allora dovrebbero esserlo il 90% degli acquisti fatti
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6 puntihiguain su questo forum quando era al napoli era costantemente preso di mira per la sua scarsa forma fisica, specie quando si presentava d'estate in allenamento, e per la sua scarsa personalita' che veniva a mancare proprio nei momenti piu' importanti, vedi quando col napoli sbaglio' un rigore con la lazio che mando' la lazio in champions e il napoli in uefa, o il fatto che contro di noi (all]epoca unica vera squadra di un certo livello) scompariva. in argentina lo accusano di essere (insieme a messi che ovviamente si e' ripreso con la vittoria mondiale) la causa di 3 sconfitte in finale brucianti. 2 in coppa america e una al mondiale dove higuain manca clamorosamente occasioni semplici (cerca tranquillamente sul tubo, molto facile). semplicemente era uno che faceva fatica a reggere la pressione nel momento in cui lui era il leader, perche' era un giocatore molto forte e dalla tecnica sublime, ma non era un leader, e non aveva una personalita' forte, cosi' come non era uno che ci teneva alla linea. sempre su questo forum quando firmo' il contratto con la clausola, era un continuo "si e' scavato la fossa, non ci sara' alcun idiota che paghera' quella somma". chiaramente la prova di forza di marotta nel prendere il giocatore piu' forte e rappresentativo dei rivali rappresenta il sogno proibito di ogni tifoso, fiero di andare in ufficio per sfottere tutto e tutti. ci sta fa parte del gioco. esattamente come moltissimo volevano icardi, e gente non fa altro che parlare di giocatori dell'inter e napoli e di come provare a prenderli anche a cifre assurde. higuain all'epoca fu il terzo (credo) trasferimento piu' costoso della storia, per un attaccante che in champions non era mai stato decisivo, infatti ha uno score abbastanza misero in champions league, mentre nei campionati ha uno score pazzesco. al momento e' il 22 esimo...alla fine abbiamo contribuito ad alzare l'inflazione con i nostri 2 acquisti piu' costosi (higuain e ronaldo). gli acquisti del passato piu' costosi (buffon, thuram, buffon) sono durati tanto. tra l'altro...a guardare questa classifica, e di questi 20 trasferimenti, la maggior parte sono acquisti completamente cannati (a parte i nostri 2 che diciamo mettiamo in stallo si legge: caceido, grealish - qualcuno puo' dire che il city ha vinto un paio di trofei grazie a lui, joao felix, lukaku, hazard, coutinho e greiezman al barcellona...). ce ne sono altri non male...ma come a dire, spendere tanti soldi e' a volte, se non spesso sbagliato. higuain era un giocatore molto forte che oggettivamente non serviva. venivamo da 5 scudetti consecutivi e 2 double consecutivi e una convinzione europea che stava crescendo, e abbiamo continuato a fare quello. il napoli ha fatto anche meglio senza di lui alla fine. non serviva anche perche' in serie A eravamo dominanti (e di molto) e a noi serviva qualcosa che potesse farci fare uno step in champions, cosa che a guardare i numeri higuain non poteva essere. abbiamo fatto una finale di champions e lui ha contribuito come gli altri, dybala, mandzukic e le 5 stelle davanti, e la super bbc dietro. per me i giocatori che hanno aiutato a creare mentalita' in quella juve sono stati evra, khedira, mandzukic e dani alves. poi ci sarebbe un altro aspetto. che se hai mandzukic come centravanti (classe 86), non vai a spendere 90 milioni per un giocatore nello stesso ruolo (classe 87). e non vai a prendere ronaldo a 100 (classe 85) che andava a toccare l'unico giocatore futuribile che avevi (dybala). non puoi spendere tutti questi soldi per giocatori di una certa eta', non quando sei al limite delle tue possibilita'. alla fine e' molto semplice, higuain e' stato un giocatore molto forte, tecnicamente eccelso, ma non e' andato neanche vicino a benzema e lewandowsky. e' stato pagato tanto, troppo per quello che ha dato. faceva parte di una strategia sbagliata, la strategia di colui che aveva paura della tua rivale che aveva meta' dei tuoi soldi, e che invece di farsi venire delle idee, si e' trovata tutti i soldi di pogba e li ha spesi praticamente per il giocatore sulla cresta dell'onda. paradossalmente se avessimo preso dzeko nel 2015 (pagato tipo 7 milioni) e salah nel 2017 (pagato 40)....adesso li avremmo ancora in squadra (be uno forse col bastone ma che 2 anni fa si e' fatto una finale di champions). e l'altro e' stato uno dei giocatori piu' forti degli ultimi 5-7 anni. il tutto per la meta'. quando si dice, piu' che i soldi bisogna avere le idee/intuizioni giuste, e soprattutto....bisogna avere la bravura e la fortuna di comprare i giocatori al momento giusto. noi invece (come con l'ultimo mercato, ma anche con de ligt, vlahovic e altri) li prendiamo sempre dopo che sono esplosi, e sempre al massimo del loro prezzo. questa e' la tendenza da cambiare. poi ogni tanto un acquisto come higuain lo puoi fare.
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6 puntiNon so se avete visto sui social, ma ieri un eroe ha chiamato Lo sai che a sportitalia e ha chiesto a Pedullá: per la Juve può tornare in voga Palmer Brown?!🤣🤣🤣 so che è stato uno di noi, rivelati 🤣🤣🤣
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6 puntiMi permetto di essere perplesso. L’inter è tutta da vedere sia per età della rosa sia per la novità in panchina. Il Napoli lo scorso anno ha goduto del vantaggio della mancanza del doppio impegno per le coppe, situazione in cui Conte da il meglio di se. Vanno inoltre ricordate 2 cose: 1) Se si escludono i 3 scudetti consecutivi con noi Conte dopo aver vinto non si è mai ripetuto rompendo per altro con l’ambiente e lasciando i cocci. 2) L’alchimia Conte De Laurentis potrebbe molto facilmente spezzarsi, 2 egocentrici che scaricano sempre le responsabilità su terzi al primo problema potrebbero andare in corto circuito, ricordiamoci il rendimento del Napoli l’anno dopo lo scudetto. Per ciò che riguarda la Roma ricordiamoci anche qui 2 cose: 1)Gasperini si troverà im un ambiente non solo diverso ma direi opposto a quello di Bergamo, società storicamente disfunzionale in un contesto sociale in cui c’è una tifoseria spesso aizzata da figuri discutibili nei media che campano sulle polemiche. La necessità di costruire una rosa adatta al gioco dell’allenatore. Paradossalmente non hai citato invece la squadra più pericolosa, il Milan di Allegri che è un allenatore che sa arrangiarsi e che piaccia o meno sa come arrivare sl risultato ed è pure senza coppe europee. Per me quest’anno non ci sono ad oggi favoriti. Sulla carta tutte le squadre hanno delle potenziali debolezze che rendono difficile individuare una favorita.
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6 puntiGrazie Michel per aver contribuito a rendere la mia adolescenza un tempo indimenticabile. Buon Compleanno. Per i più giovani: Tratto da "storiedicalcio": Dalle strade di Joeuf ai tre sandwich di Boniperti lungo la «vie en rose» di Nancy e Saint Etienne, i «coups francs», un cane più bravo di Zoff, il nonno piemontese, la cugina di Novara SAINT ETIENNE. In principio, nella vita di Michel Platini, «Le platine» come dicono i francesi, «il platino», c’è un cane. Poi c’è la saracinesca di un garage. E quindi, c’è un palo della linea telegrafica Nancy-Metz. «Il cane si chiamava Fufi ed era il cane di mia cugina Stefanina che sta in Italia», ricorda Michel. Passeggiamo sulla «pelouse» dello stadio «Geoffroy Guichard», che è il campo di calcio di Saint Etienne, tettoie in lamiera, seggiolini multicolori, la ciminiera fumante di una fabbrica di bottiglie da un lato. Vetri e bottiglie, e il carbone, sono la ricchezza di Saint Etienne. «Fufi è stato il mio primo portiere». Michel è di buon’umore. «E la saracinesca del garage vicino alla casa in cui abitavo, a Joeuf, è stata la mia prima porta di calcio». Ha buoni e simpatici ricordi, Michel, e la mattina a Saint Etienne è piena di sole. «Il palo del telegrafo, poi, mi serviva per prendere la mira. Naturalmente, sto parlando di tiri col pallone. E di quando avevo sette anni». JOEUF E IL NONNO Joeuf, cinquanta chilometri da Nancy, è un paese di minatori, case grigie, strade bitumate, e alla Rue Saint-Exupery, numero sette, un giorno di giugno nasce Michel, è l’anno 1955. «Mio nonno era italiano, piemontese di un posto di collina vicino Novara, faceva il muratore e venne a cercar fortuna in Francia. Vennero lui, due fratelli e due sorelle, e si sistemarono a Joeuf. Mio nonno si chiamava Francesco ed era veramente un grand’uomo. A Joeuf è nato mio padre e sono nato io, ed è nata mia sorella Martina. Questo è stato l’inizio». Michel racconta con un certo gusto. Dei Platini solo nonno Francesco ebbe la forza di restare a Joeuf. Gli altri suoi fratelli tornarono sotto il cielo più benevolo delle colline novaresi. Mettendo su mattoni, Francesco Platini (ancora senza accento sulla «i») fa un gruzzolo di vecchi, benedetti franchi e si compra un bar. E’ «le Café des Sports» di Joeuf. «Mio nonno era patito di calcio, non poteva comprare che quel caffè, il bar degli sportivi di Joeuf» UN «GAMIN» «Nella mia vita c’è stato subito il pallone. Mio padre è un vero intenditore di calcio. Sarebbe diventato un grande giocatore – dice il figlio. – Giocava a centrocampo, milieu de terrain, ma volle rimanere un amateur, un dilettante del calcio. Finì col fare l’allenatore nel tempo libero. Quando smisi di centrare il palo del telegrafo ed ebbi undici anni e firmai il primo cartellino per il Jovicienne di Joeuf, lui è stato il mio maestro. Se sbagliavo uno stop, mi faceva fare venti giri di campo. Era meglio tirare il pallone a Fufi il cane». A proposito di Fufi, un giornale parigino ha scritto che «il grande portiere italiano Dino Zoff avrebbe fatto bene a conoscere Fufi, il cane dei Platini, perchè Fufi era capace di prendere quei palloni che Zoff non è riuscito a prendere». Dunque, Platini. Nato col pallone, un disastro a scuola. È un vero «gamin», un monello. C’è un abate Pieron di un collegio di Briey che se lo ricorda ancora. E un monsieur Deremble, direttore del collegio, ha dichiarato a un giornale di Nancy, nel coro dei commenti alla partenza di Michel Platini «pour l’Italia», che star dietro allo scolaro Platini «era una faccenda scioccante». «Beh, insomma, non stavo fermo un minuto», dice Michel. INSUFFICIENZA CARDIACA La verità è che Michel Platini era un discolo. La sua giovane insegnante di inglese e l’autista dell’autobus sul quale Michele saliva per andare a scuola, un certo Parachini, ne sapevano qualcosa. Parachini però era un duro. E se Michel sull’autobus esagerava, Parachini frenava brusco e diceva a Michel di scendere. Più volte il «petit Platini» si fece a piedi da casa a scuola, sei chilometri. Quasi Gian Burrasca. Agli insegnanti che lo rimproveravano, lui replicava: «Vous verrez quand je serai champion». È stato di parola. «A quattordici anni – mi racconta Michel – vado a Parigi, finale del concorso per i migliori giovani calciatori di Francia. Allo stadio di Colombes c’era un vento cane. Non riuscii a toccare e a giocare un solo pallone buono. Mi offrirono un biglietto per andare sulla Senna in battello e uno per andare a vedere la Torre Eiffel. Gli altri ragazzi rimasero allo stadio a giocare al calcio, a me consigliarono di fare il turista». Era il maggio del 1969. Non andò meglio a Metz. «Diciassette anni, andai a fare un provino. Visite mediche. Mi misero davanti ad uno spirometro. Un tipo mi dà un tubo e mi dice: soffiaci dentro. Soffiai, ma cautamente. Il tipo mi dice: soffia più forte. Io riprovo. Quello fa: ancora più forte. Non so come, forse l’emozione, io soffiai forte e persi i sensi. Mi dissero che l’ago rivelatore aveva segnato tre litri d’aria, che era una capacità polmonare fiacca e mi liquidarono con una bella sentenza: insuffisance cardiaque». NANCY, LA SUA CITTÀ E, poi, Nancy. Comincia la «vie en rose» per Michel Platini. Egli è un giovane promettente calciatore che ha soltanto una palese incomprensione con gli spirometri. Bocciato a Metz, lo richiedono il Sochaux e il Sedan, persino il Charleroi dal Belgio. Ma Aldo Platini ha amici a Nancy, per esempio Hervé Collot, ex «capitano» della squadra lorenese. È un buon passepartout. Michel è del Nancy. Metz, la squadra di Nestor Combin, non è più una nostalgia. «E a Nancy conosco Claude Cuny». Sembra uno qualunque. Invece, Cuny è il presidente del Nancy e, quel che più conta, è l’uomo che inventa per Michel le famose quattro sagome azzurre di plastica con le quali il figlio del professore di matematica e intenditore di calcio Aldo Platini perfeziona il suo «coup frane», il suo calcio di punizione, quello che il cane Fufi riusciva a parare e che risulta essere una «chance» di famiglia perché già il calcio di punizione di Aldo Platini, il padre, era una grossa cosa. Quando parla dei suoi anni a Nancy, Michel Platini fa gli occhi dolci e la voce sentimentale. «Nancy est ma ville et elle le resterà encore après le football. I’y reviendrai, c’est sur». La neve a Nancy, le inferriate rosse di Nancy, la Place Stanislas di Nancy, il pubblico dello stadio «Marcel Picot» di Nancy, gli amici, Olivier Rouyer «la freccia del Nancy» e Francisco «Paco» Rubio, e la pizzeria «Capri». Che tempi, a Nancy! UN NANO Una delle cose più buffe che mi ha raccontato Platini è quando per guardare nonno Francesco e i suoi fratelli doveva «alzare gli occhi parecchio». «Loro erano dei giganti ed erano buoni per giocare a basket-ball, ma io proprio non crescevo mai, e in casa mi chiamavano “le nain”. Je devais toujours lever la tire pour les regarder. Ma per fortuna, un anno, venni su di colpo di dieci centimetri». Indubbiamente, deve essere stato uno dei migliori anni di Platini. Ma, poi, questo Platini «nanin» (oggi un metro e 78) era ugualmente un fenomeno sportivo. Dai ricordi del padre: «A dodici anni lo metto in un kavak sulle onde lunghe dell’Atlantico in Bretagna, a Perros Guirec, bella stagione balneare. Comme par enchantement, il trouve immédiatement le style du spécialiste». Alla pallavolo, alla pallamano, al basket, al tennis Michel Platini di primo acchito ha sempre lo stile dello specialista. Diciamo che, in ogni sport dove c’è una palla, Michel non è mai in difficoltà. E sulle piste ghiacciate del pattinaggio? Anche là, un fenomeno. Aldo Platini non si entusiasma facilmente per il figlio: dice le cose come stanno. E quando dalla barca lo buttò per la prima volta in mare? «Un poisson dans l’eau!», un pesce. Ecco che cos’è Platini. Sulla spiaggia di Perros Guirec, nella dolce Bretagna, Michel palleggia a piedi nudi come i brasiliani. E’ uno degli esercizi in cui lo allenava particolarmente il padre. Non hanno prodotto caviglie infrangibili: quella sinistra di Michel ha fatto due volte trac (è scritto nella «sèrie noir» degli infortuni, sei, di Platini). TREMARELLA Da giocatore professionista il nostro Michel debutta a Nancy un giorno di maggio, contro il Nimes. Gli danno la maglia numero undici, Kuzowski il titolare è infortunato, e gli dicono di stare avanti. Stagione 1972, Michel ha 17 anni. «Quel trac!», dice. Che tremarella! Per venti minuti non tocca palla. «Non vedevo niente, mi si era appannata la vista. Per me fu un giorno di nebbia. Eppure c’era un gran sole». Passata l’emozione del debutto (Platini si diventa dopo), Michel fa due gol nelle successive due partite, contro il Sedan e contro il Lyon. Le cose si mettono bene, la tremarella non ci sarà più. Comincia «la leggenda». Devono però saperne poco a Bastia, dove notoriamente vive gente cattiva, perché, là, la leggenda-Platini viene presa a sputi e a insulti. Qualche fischio ci sarà a Saint Etienne anche dopo che Platini è diventato un idolo da queste parti, ma – si sa – anche gli idoli vengono fischiati qualche volta. Mentre con la maglia verde – «Les verts» – del Saint Etienne vola verso una finale europea, sfonda anche in nazionale, chiamatovi da Hidalgo, e «France Football» lo definisce «la locomotiva che conduce i francesi ai mondiali». Con Hidalgo ha un piccolo scontro di opinioni: quello vuole farlo giocare centravanti, Michel si sente un «milieu de terrain», un centrocampista. Vince Michel, il match è chiuso. «Sono pazzo di gol – mi dice Platini – ma non sono un centravanti. Io parto da lontano, mi inserisco. Ho sempre ammirato i registi. Da ragazzino, i miei idoli erano Rivera e Mazzola. Poi, ho ammirato Guillou. E ci ho giocato insieme, con soddisfazione». NAPOLI Il giorno che gioca a Fuorigrotta con la nazionale, prima dei «mondiali» in Argentina, Michel Platini aggira Zoff con due dei suoi «coups francs», punizioni, e scopre nel tiepido pomeriggio napoletano di febbraio che cos’è il tifo in Italia. Egli però ha modo di dichiarare: «Sono francese e mi sento tale. Stimo l’Italia, ma io non sono italiano». Ora, dopo aver firmato per la Juventus, rifiutando una eccitante contemporanea offerta del Paris Saint Germain, Michele Platini corregge il tiro e declama: «Parigi è Parigi, ma la Juve è la Juve». D’altra parte, suo nonno non era piemontese? E la cugina Stefanina non vive ad Agrate Conturbia, su una collina a trenta chilometri da Novara, e non lo chiama forse «Michelino», «il mio cugino Michelino, francese sì, ma il nonno era di qua»? Lascia la Francia perché il calcio francese non gli dice più nulla. L’ho visto intervenire molto regalmente la sera dell’ultima giornata di campionato qui, a Saint Etienne, quando tutti «les verts» correvano come matti e segnavano gol a gettoni nel vago-sognato-impossibile-inutile tentativo di sorpasso al Monaco per il titolo e lui, Michel Platini, toccava di grazia ma senza scomporsi essendo proprio di un altro pianeta, non un postino del pallone, ma un artista. Nel dramma della serata per un titolo già perduto, segna due gol da re e un terzo pallone mette dentro la gruviera del portiere di Metz Ettori (mai nome glorioso è stato tanto mortificato: nove gol nella sera di Saint Etienne) con un delicato colpettino di mano, annullato, da gran giocoliere del Circo di Mosca. MICHELINO E PABLITO Certo, sarà una bella coppia quella di «Michelino» e «Pablito» per una Juve di tutte stelle. Saint Etienne non ha fatto cose folli per l’ultima partita di Platini con la maglia biancoverde, e c’erano solo 17 mila spettatori sotto le tettoie in lamiera del «Geoffry Guichard» la sera degli ultimi due gol di Michel. Mi ha spiegato Gerard Simonian, chef du sport de «La Tribune» mangiando una pizza napoletana al ristorante di Mario D’Angelo, siciliano trapiantato qui da venticinque anni, amico di tutti i giocatori del Saint Etienne: «Il fatto è che nel Saint Etienne ci sono, oggi, un sacco di casini e nessuno ha voglia di organizzare feste, neanche per uno che si chiama Platini». Però Mario D’Angelo, «chez Mario», che ne sa una più del diavolo, mi confida: «Non c’è più grande entusiasmo per il Saint Etienne. Questa non è una grande squadra. Io mi ricordo quella di Larqué, di Bathenay, di Synaeghel. E, qui, una sola festa si è fatta: per Piazza l’argentino. Una favola era quell’uomo, veniva a giocare a bocce sul marciapiede del ristorante, e tiravamo le tre di notte, giocandoci la birra. Poi, era sempre il migliore in campo». La festa a Platini si farà in settembre: la Juve verrà a giocare in amichevole e mostrerà Michel in maglia bianconera per i rimpianti e i sospiri dei «platinois» di questo delizioso posto della Lorena neanche sporcato dal gran carbone che produce. TESTA A TESTA C’è un infortunio nel vostro futuro. Sembrò lo slogan di Platini fra gli anni ’72 e ’76. Due volte gli saltò la caviglia sinistra; una volta si ruppe una mano e una volta un braccio; gli hanno tirato fuori, inutile e fastidioso, un menisco. Ma storica è rimasta la grande capocciata con Tresor, un kappaò spettacolare, lo stadio ammutolito. «Mi hanno chiesto spesso dei miei infortuni – mi dice Platini – Ma non preoccupatevi, in Italia. Sono solido. Dopo l’operazione al menisco, guarii in diciannove giorni. Le mie ossa non si sbriciolano». Pessimista, invece, è Johnny Rep, l’olandese che gioca nel Saint Etienne e che mi chiede di Krol, e poi fa: «Non sarà facile per Platini da voi, con i difensori che avete». Ho chiesto a Platini, che nell’ultimo campionato francese ha segnato ventidue gol in trentotto partite, quante ne segnerà in Italia in trenta. Mi ha detto: «Dieci gol sicuri. E vengo a rendere un po’ più offensivo il gioco italiano». IL PASTORE TEDESCO Viene in Italia, e alla Juventus, convinto che non c’è posto migliore per giocare al calcio. «Siete unici, nel football create un ambiente pazzesco», ha dichiarato a un giornalista torinese. Lascia una villa con giardino e altalene per le sue bambine, Laurent di tre anni e Marina di 16 mesi, nel quartiere residenziale che è L’Etrat di Saint Etienne, ma la Juve gliene ha trovata una altrettanto confortevole sulla collina di Torino, press’a poco dove abita Tardelli. A Torino verrà con la bellissima moglie Christele, capelli biondi, bocca irresistibile e origini bergamasche, il padre (monsieur Bigoni, costruttore edile) ha grossi affari e una gran villa bianca a Plombières-les-Bains, piscina e campo da tennis. Verrà con le due figlie e con Mitty, il pastore tedesco che dovrà tenere lontano i fotografi («ne ho orrore») dalla sua privacy. Verrà per concedere interviste a pagamento e per conservare gli sponsor da mezzo miliardo l’anno: un succo di frutta, scarpe per bambini, calze sportive, maglie da gioco. Con la Juve ha un contratto per due anni. Potranno diventare tre, poi Michel potrebbe finire negli Stati Uniti («ci vanno tutti, si vedono bei posti, si guadagnano dollari»). GLI HOBBY Non ne ha uno, non va neanche al cinema, preferisce la televisione. Ama la poesia? Lamartine? Ha risposto sinceramente: «Lamartine e io siamo due cose diverse». E Jacques Laffite? «Non mi interesso molto di automobilismo. Mi piace il rugby». I giocatori che ammira di più sono due. «Beckenbauer e Cruijff». Poi aggiunge: «E Gerd Muller, perché sapeva fare dei gran gol». È a favore della pena di morte ed è per la parità fra uomo e donna. I giornalisti? «Bons. Ma sono troppo appiccicosi». Paragonato spesso a Raymond Kopa, ecco quello che ne pensa Albert Batteux uno dei più prestigiosi allenatori di Francia: «Platini fa più gol, è altruista, Kopa non mollava una palla che era una, ma Platini è meno rapido ed ha meno temperamento». Pare che Michel sia un solitario. «Solo all’apparenza», corregge. Trentaquattro partite in nazionale, venti gol. «In Italia si gioca solo alla domenica, avrò più tempo per la mia famiglia. E avrò sempre tempo per la nazionale francese. Je suis fier de la servir». Le vacanze che preferisce: Brasile, Martinica, Thailandia. Il giocatore che gli è più antipatico? Il nizzardo Huck che gli disse una volta «ma chi ti credi di essere», Michel disse di essere Platini, poi lo giocò sei volte facendo quattro reti e due passaggi-gol. Gli avversari coi quali non l’ha mai spuntata facilmente? Laposte del Paris Saint Germain e Kabyle del Nimes. LA CUGINA DI NOVARA Bernard Persia di «Foot 2» è partito alla scoperta dei parenti italiani di Platini e ha trovato una cugina ad Agrate Conturbia, in Piemonte: Stefanina, con suo marito Piero Santi. Sono loro che hanno tirato fuori la storia del cane Fufi. Quand’era piccolo, Michel Platini partiva dalla Francia con la famiglia e andava a far le vacanze da Stefanina. La cugina ricorda: «Aveva un caratterino. Non gli andava mai di perdere. Giocavamo a carte e, se era lui a perdere, non voleva proprio starci». La cugina, che non aveva più notizie di Michel, un giorno lo vide in una trasmissione di una tv privata. Fu un gran colpo. Era diventato il miglior calciatore di Francia. Ha detto Stefanina, tanto per stabilire che quella di Michel è una faccia italiana: «Ha le stesse fossette, la stessa fronte, lo stesso sorriso, lo stesso naso dei Platini». E, giustamente, non ha accettato l’ultima «i». Un poster di Michel fa bella mostra nella casa della cugina a Conturbia. Ma il paese, ora, pretende che Michel vada sulla collina in carne e ossa. Loro, poi, andranno a vederlo giocare nella Juve. IL VIAGGIO IN ITALIA Quando è partito per firmare per la Juventus, Platini ha preso in contropiede tutti i giornalisti. Non se ne sarebbe saputo niente se non avesse funzionato il «telefono rosso» di Europe 1, la più popolare emittente radiofonica francese. I particolari me li racconta Eugène Saccomano, amico di Platini e voce notissima di Europe 1. «Il telefono rosso è un numero particolare della nostra emittente che tutti possono chiamare per darci la migliore informazione della settimana. Quella che poi utilizziamo viene premiata con cinquecento franchi. Bene, venerdì squilla il telefono rosso e una voce ci dice: Platini sta partendo per l’Italia, chiamo dall’aeroporto di Lyon. L’informatore, per il quale sono pronti i cinquecento franchi, è ancora anonimo. Ma solo un tecnico dell’aeroporto di Lyon poteva darci una soffiata del genere, uno cioè al corrente dei piani di volo predisposti dallo scalo di Lyon. Così noi di Europe 1 siamo stati gli unici a sapere del viaggio di Platini a Torino a bordo di un petit Cessna quattro posti. Quando abbiamo rilanciato la notizia in Italia, nessuno voleva crederci. Per convincere un giornale di Milano, poiché nel frattempo avevamo raggiunto telefonicamente Platini a Torino nello studio di Boniperti, abbiamo dovuto fare ascoltare la registrazione delle voci di Platini e di Boniperti. Il giornalista milanese che non voleva crederci mi è sembrato addirittura addolorato perché continuava a dire: impossibile, impossibile, Platini è dell’Inter». Sul viaggio segreto di Michel a Torino e sul suo ingaggio da parte della Juve la Francia conosce ormai tutti i dettagli che sono stati rivelati in esclusiva da «Paris Match» in un servizio di 318 righe, con una foto di Platini nella rilassante vasca da bagnomassaggi dello stadio di Saint Etienne, e il titolo «Le sette ore che hanno cambiato la mia vita». Di queste sette ore, tre sono state durissime. «Sono state le tre ore di discussione con Boniperti», mi ha confermato Platini ammirato dallo stile del presidente juventino ma anche scosso dalla sua abile fermezza. UNA PARKER TUTTA D’ORO I dettagli che più hanno impressionato i lettori di «Paris Match» sono i seguenti: 1) appena il giorno prima del «voyage en Italie» di Platini, quattro molto simpatici dirigenti dell’Arsenal, incontratisi col campione francese in un albergo di Saint Etienne, erano rimasti con la convinzione di avere le stesse chances della Juve, fifty-fifty; 2) il Paris Saint Germain non ha ancora capito, avendo offerto quasi il doppio della Juve (ma annunciava una colletta tra i suoi tifosi), perché Platini abbia preferito l’Italia; 3) Michel Platini è volato in Italia con Bernard Genestar, suo consigliere di affari, che sedeva accanto a lui sul Cessna a quattro posti, e con Philippe Piat, consigliere dei giocatori professionisti francesi, che invece sedeva dietro; 4) mentre l’aereo atterrava all’aeroporto di Caselle, la testa di Platini era vuota, egli non aveva preso alcuna decisione però pensava a nonno Francesco e guardando il cielo azzurro di Torino prometteva al nonno di «diventare una vedette nel suo paese»; 5) all’aeroporto di Caselle c’era la limousine grigia di monsieur Agnelli, la limousine era blindata, Boniperti era alla guida e lo chaffeur sedeva dietro; 6) lo chaffeur era armato; 7) alla fine di una discussione a sei – Michel Platini, Genestar, Piat, Boniperti, Giuliano d.s. della Juve e un avvocato italiano amico di Genestar – Michel si aspettava una colazione con vitello tonnato, o una scaloppe all’albese, e una bottiglia di barolo, gli venivano offerti invece due sandwichs (e un terzo riusciva a soffiarlo a Boniperti); 😎 al colmo del deludente spuntino, Michel Platini si è sentito chiedere da Boniperti se preferiva un succo di frutta al naturale o un succo di frutta con la soda; 9) Michel Platini ha replicato con trasporto: «Non, président, champagne!», ed è giunta una bottiglia di Asti; 10) Boniperti gli ha detto: Adesso che siete dei nostri, dovete tagliarvi i capelli» e Michel Platini.con un «coup frane» di lingua ha chiesto: «Avete forse paura che mi possano cadere?» ; 11 ) Michel Platini ha sottoscritto il contratto che lo lega alla Juve per due anni con una «Parker» d’oro prestatagli da Bernard Genestar; 12) il ritorno è stato tranquillo, mentre all’andata Michel, attardandosi a bere un caffè, aveva costretto il pilota del Cessna a cambiare il piano di volo. UNA COCA Il viaggio-lampo di Michel Platini si è concluso con una Coca Cola offertagli dalla moglie Christèle al suo ritorno a casa. Lui ha detto: «On a gagné!». Lei si è compiaciuta e poi ha azionato il videoregistratore assistendo con Michel al film «La guerra dei bottoni». Anche questo ha scritto «Paris Match». Alla Juve, in tanti anni, è arrivata tanta gente: Luisito Monti con i suoi 92 chili, Mumo Orsi con la più bella brillantina nei capelli, Renato Cesarini col violino e la sua celebre «zona», Felice Borel col soprannome di Farfallino, Omar Sivori col suo fantastico piede mancino. Ora c’è Michel Platini con l’accento sulla «i» ma proprio con le fossette, la fronte, il sorriso e il naso dei Platini che non hanno mai avuto la «i» accentata, sono nati sulle colline novaresi e gli piaceva il calcio. Ma questo, a Saint Etienne e nella Lorena, non risulta. Qui, Michel ha una tipica faccia francese che andrebbe benissimo sull’etichetta di uno champagne «très brut».
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5 puntiHiguain è stato un acquisto disastroso E, ancora più grave, facilmente prevedibile lo fosse
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5 puntiGiusto, peraltro è stato molto scorretto a fare ironia e critica dopo l’incontro con Trump, voluto da JE che gli paga lo stipendio ed al quale evidentemente sta a cuore avere buoni rapporti con il Presidente USA 🇺🇸 Se Whea ha idee politiche contrarie ci può ovviamente stare, ma è pagato anche per stare zitto in certe situazioni…
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5 puntiMi dicono che questo sarà già un avversario più difficile. Comunque in attesa di Bremer una quadra va trovata anche in difesa…ogni volta non si può schierare trii difensivi da film horror… Questo al momento mi preoccupa di più che non Koop,DL e compagnia cantante
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5 puntiPer me è più titolare di Locatelli...ora molti mi insulteranno ,ma se io dovessi togliere un centrocampista dai titolari toglierei l'italiano.Per me si può avere molto di meglio lì in mezzo.
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4 puntise per te spendere 90 milioni per un giocatore che dura 2 anni e poi non porta alcun profitto e' un acquisto giusto, nonostante noi non navigassimo nell'oro....la dice lunga. da un punto di vista puramente economico higuain e' un acquisto disastroso, come quello di ronaldo. da un punto di vista tecnico, l'effetto disastroso e' mitigato, ma 2 anni sono troppo pochi. queste sono cose che non fa neanche il real madrid, e tu pensi che siano buone per noi. pensa mentre noi abbiamo comprato higuain a 90, il liverpool prendeva mane a 40, e l'anno dopo hanno preso salah a 40. quando spendi cosi' tanto devi essere sicuro che o il tuo investimento resti nel tempo, o che lo puoi rivendere. questo e' l'ABC, ecco perche' vieni qui a piangere miseria e dire che bisogna investire, perche' per te i soldi sono l'unica cosa che conta. non hai imparato niente dagli ultimi 10 anni. e poi ti chiedi come mai certe cose succedono.
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4 puntiPosso anche capire che abbia una tecnica sopraffina ma Luiz fino ad adesso si è dimostrato estremamente lento in campo. Quando lo vedo mi viene da chiedere: ma quand'è che corre? I giocatori tecnici che abbiamo come Yildiz, Conceicao e aggiungo anche Thuram si vede che corrono e non a vuoto ma con e senza palla. Abbiamo veramente bisogno di uno che non corre?
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4 puntiNon so che problemi abbia Luiz, ma so anche che Locatelli in una Juve competitiva non può fare il titolare.
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4 punti
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